LUIGI PIRANDELLO

 

Nacque ad Agrigento nel 1867, compì gli studi di lettere all'università di Roma e li portò a termine in Germania a Bonn, dove si laureò con una tesi sul dialetto della sua città natale. Visse quasi sempre a Roma dedicandosi alla sua attività di letterato e di insegnante. Ebbe una vita travagliata, subì un dissesto finanziario a causa dell'allagamento della zolfara (miniera) del padre nella quale aveva investito i suoi averi e la dote della moglie (Antonietta Portulano), la quale dal dispiacere cominciò a mostrare i segni di quello squilibrio mentale che la portò alla pazzia. Inoltre durante la prima guerra mondiale, un figlio fu fatto prigioniero. Reagì con il suo lavoro che può essere distinto in due periodi: prima della guerra scrisse novelle e romanzi, dopo la guerra si dedicò al teatro. Nel 1925 fondò "la compagnia del teatro d'arte" e si legò profondamente all'attrice Marta Abba. Nel 1934 ebbe il premio Nobel per la letteratura, morì nel 1936. (nel 1924 quando il Fascismo attraversò un momento di grave crisi a causa dell'assassinio di Giacomo Matteotti, Pirandello per anticonformismo aderì ad esso affermando che una dittatura è meglio di una falsa democrazia, poi quando il Fascismo superò la crisi, Pirandello si distaccò dalla politica).

 

LA POETICA

Poeta, romanziere drammaturgo (scrittore di opere teatrali), Pirandello è il maggiore esponente della letteratura italiana del primo novecento. Fu ignorato per lungo tempo in Italia perché ritenuto uno scrittore scomodo in quanto criticava la borghesia e tutte le sue false certezze, raggiunse la fama invece all'estero grazie alle opere teatrali rappresentate a Londra e a New York. Questo perché Pirandello analizza l'uomo e i suoi problemi al di là di determinate condizioni storiche e ambientali, cogliendone invece i problemi esistenziali uguali in ogni tempo ed in ogni luogo. Iniziò la sua attività sotto la guida di Luigi Capuana, scrivendo novelle ambientate in Sicilia.

Dal Verismo riprese alcune caratteristiche:

1-La descrizione della monotona e grigia vita quotidiana;

2-I personaggi che appartengono alla piccola e media borghesia, come avvocati, medici, impiegati;

3-Le passioni che animano i personaggi.

Ma poi si allontana dal Verismo, perché come i decadenti, egli non crede ad una realtà oggettiva valida per tutti, ma parla di una realtà complessa, RELATIVA, dominata dal Caso. Si spinge poi più inoltre perché afferma che anche il nostro io è mutevole, vario, in continua evoluzione. Toglie così all'uomo anche l'ultimo punto di riferimento, il proprio io, e porta all'estrema conseguenza la condizione di deracinè, di smarrimento dell'uomo moderno che oltre ad aver perso il contatto con la realtà esterna perde anche quello con il proprio io, arrivando così alla sconfitta. Quella sconfitta che D'Annunzio finse di ignorare, che Pascoli avvertì in modo istintivo, Pirandello la scrisse e la analizzò in modo lucido e razionale. 

 

I TEMI FONDAMENTALI DELLA POETICA

Nella sua poetica possiamo rintracciare quattro temi fondamentali:

1-Contrasto tra la vita (o io) e la forma (o maschera): Per Pirandello la vita è un flusso continuo, il nostro io si modifica secondo le circostanze, mentre noi a causa di regole e di convenzioni che la società ci impone siamo costretti ad assumere un ruolo preciso, una maschera immobile che ci blocca. Noi così non siamo più uno ma mille, diecimila, centomila quanti sono quelli che ci conoscono e al tempo stesso non siamo nessuno, perché nessuna di quelle forme che gli altri ci attribuiscono, corrisponde al nostro io: "noi non siamo né quello che crediamo di essere, né quello che gli altri credono che noi siamo".

2-Lo scacco, la sconfitta: Talvolta possiamo toglierci la maschera e "vederci vivere" dal di fuori, ma senza la forma non possiamo vivere e non ci resta che rimetterci la maschera. Le uniche possibilità che ha l'uomo di sfuggire alla maschera, sono azioni estreme come l'omicidio, il suicidio, la pazzia ( tutti atti che ci isolano dalla società e che quindi ci permettono di non rispettarne le regole).

3-L'umorismo: Per esprimere questa tragica situazione umana, Pirandello si serve dell'umorismo. Nel 1908 egli pubblicò un saggio sull'Umorismo in cui afferma cha a volte ci capita di vedere situazioni o persone diverse da quelle che noi, in base ai nostri pregiudizi, ci attenderemmo che fossero e allora ridiamo. Questo è l'avvertimento del contrario o comicità. Ma se noi guardassimo le cose in profondità, se noi usassimo la riflessione, ci accorgeremmo che dietro l'apparenza comica si potrebbe nascondere un dramma; allora il riso si trasformerebbe in un amaro sorriso, e questo è il sentimento del contrario o umorismo. L'umorismo è dunque la tecnica con cui Pirandello descrive la realtà.

4-L'assurdo: Spesso le opere di Pirandello si basano su situazioni strane, assurde (ad es. il primo romanzo "l'esclusa").

Riassumendo, per Pirandello la realtàesterna è varia, sfaccettata, e soprattutto non è retta da leggi scientifiche ma nel Caso. L'uomo nasce per caso, in una determinata famiglia, riceve un nome determinato, si ritrova a vivere in condizioni che egli non ha scelto, in un'esistenza dominata da regole, si rende conto di essere una marionetta, capisce che la vita è "un'enorme pupazzata" e tenta di ribellarsi. E' questo che succede al fu Mattia Pascal che si illude di potersi togliere la maschera, ma ciò non è possibile, il nostro io senza la maschera non vive, non si può sfuggire alle regole della società. Il dramma più grave dell'uomo pirandelliano è la perdita di ogni punto di riferimento.

 

LE OPERE

Le Novelle: sono tutte comprese nella raccolta "Novelle per un anno", esse hanno come caratteristica la tecnica dell'umorismo. I protagonisti vivono tranquillamente la loro quotidianità; un evento banale (es. il fischio di un treno), li fa però entrare in crisi perchè scoprono di indossare una maschera e così vivono il contrasto tra vita e forma.

I Romanzi: Sono sette, e cioè L'esclusa; I vecchi e i giovani; Uno, nessuno, centomila (il protagonista, Vitangelo Moscarda vive senza problemi, fino al giorno in cui la moglie gli fa notare un'imperfezione al naso; questo particolare banale fa entrare in crisi il personaggio che non si riconosce più nelle molteplici immagini che gli altri hanno in lui). Il fu Mattia Pascal (Mattia Pascal dopo aver litigato con la moglie Romilda e la suocera, si allontana da casa con l'intenzione di imbarcarsi per l'America. In una sosta a Montecarlo, vince una grossa somma alla roulette... Mentre è in treno,legge sul giornale che a Miragno, suo paese, è stato riconosciuto un cadavere, nella gora di un mulino, che dalla moglie e dalla suocera è stato riconosciuto come quello di lui. Egli prova gioia all'idea di potersi finalmente liberare della sua odiosa antica forma in cui lo aveva imprigionato la vita, e di assumerne una nuova. Viaggia per quasi un anno e poi con il nome di Adriano Meis si stabilisce a Roma. Ma intrecciando i rapporti con gli altri, si accorge che senza una carta d'identità, senza una "forma" ufficialmente riconosciuta non può vivere. Ad esempio si innamora di Adriana, la figlia del proprietario della pensione, ma non può sposarla perché ufficialmente non esiste, viene derubato ma non può denunziare il ladro per lo stesso motivo. Allora decide di riprendere la sua "forma" primitiva, finge il suicidio di Adriano Meis e ritorna a Miragno. Ma Romilda si è sposata con Pomino il suo migliore amico da cui ha avuto una figlia. Potrebbe, se volesse, con l'aiuto della legge ricostruire la sua vecchia famiglia, ma capisce che è un intruso. Egli ormai per tutti, per la società è il fu Mattia Pascal, così assume questo ruolo, si reca ogni tanto sulla sua tomba e non potendo più vivere la sua vita non gli resta che scriverla. Da questo romanzo risulta evidente che se vivere con la maschera è difficile, vivere senza è impossibile). Gli altri romanzi sono: "Il turno", "Giustino Roncella nato Boggiolo", "Quaderni di Serafino Gubbio operatore".

 

IL TEATRO

Dalla prima guerra mondiale in poi la produzione di Pirandello si rivolse soprattutto al teatro. Le cause di questa scelta furono diverse:

1-Il teatro gli offrì la possibilità di parlare direttamente ad un pubblico più vasto e di poter vedere subito la reazione. Pirandello volle coinvolgere il pubblico, volle abbattere la quarta parete che separa il pubblico dal palcoscenico e gli affidò il quarto ruolo ( il primo è del regista, il secondo degli attori, il terzo dei personaggi).

2-Pirandello afferma che i personaggi creati dalla fantasia di un autore sono più veri delle persone, perché mentre le persone "hanno la forma" e sono soggette al contrasto tra vita e forma e alla morte, i personaggi "sono forma", quindi non mutano mai, non muoiono.

3-Il teatro è il luogo più adatto a rappresentare la vita: la vita è finzione e quindi per rappresentarla niente di meglio del teatro dove si recita, si finge. Pirandello chiamò il suo teatro "teatro dello specchio", perché in esso si rappresenta la vita nuda, cioè senza maschera, con le sue reali verità e amarezze, così chi assiste, si vede come in uno specchio così com'é, e diventa migliore. Proprio per questo la raccolta che comprende tutte le opere teatrali si chiama "Maschere nude".

LO SVILUPPO DEL TEATRO PIRANDELLIANO: Con il passare del tempo, il tetro di Pirandello si complica sempre di più, scompare del tutto l'iniziale impianto verista e già dal primo atto tutto è complicato e cerebrale. Si approda poi al METATEATRO, al teatro nel teatro alla finzione nella finzione. Pirandello vuole portare sulla scena la sua convinzione che l'uomo è in continua evoluzione. Vuole dare allo spettatore la sensazione che quello che accade nella scena non è stato prestabilit, ma si compie in quel momento. Nasce così l'opera "SEI PERSONAGGI IN CERCA D'AUTORE", la storia si evolve, muta, cambia durante la stessa rappresentazione. Questi sei personaggi rifiutati dal loro autore, che li ha fatti nascere come personaggi ma non li ha completati come tali, cercano un regista e degli attori che portino sulla scena il loro dramma e lo completino per potersi realizzare come personaggi e restare così, per sempre. Allora recitano essi stessi la loro storia, ma poi confondono la finzione con la realtà e agiscono come persone concrete e cessano di essere personaggi. Anche questo dramma si chiude con un fallimento.

 

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