I Restauri
                 

Ipotesi di ricostruzioneDopo la distruzione del 1799 e l'abbandono, Monterano divenne luogo di rifornimento di materiale da costruzione. Dagli edifici in rovina sono stati asportati infissi, tegole, travi, mattonelle, pietre lavorate, il tutto destinato alla costruzione di nuove abitazioni a Canale e Montevirginio o al commercio.

Le spoliazioni, unite all'opera devastatrice delle intemperie e all'assalto della vegetazione infestante, sembravano condannare l'antico abitato all'inesorabile scomparsa fino al 1995, quando il Comune ha avviato la sistematica attuazione di un vasto programma di restauro.

Prima di allora si rammentano solamente due efficaci interventi di recupero.
Il primo, nel 1956, ha permesso di sottrarre ai predatori, che già avevano iniziato il trafugamento, i pezzi più pregiati dell'abitato: la fontana ottagonale di San Bonaventura e i due frammenti più grandi (testa e dorso) della colossale statua berniniana del Leone. Le due opere d'arte non rimasero infatti a Monterano ma furono collocate a Canale, rispettivamente nella Piazza del Campo e nei giardinetti pubblici.
Il secondo intervento riguarda l'esemplare restauro delle arcate dell'acquedotto eseguito nella seconda metà degli anni '80 dalla Provincia di Roma.

Dal 1995 ad oggi i sistematici lavori di restauro hanno permesso di riportare alla suggestione originaria insigni monumenti: la fontana del Leone, sepolta quasi completamente, il Palazzo Ducale, la Chiesa di San Rocco, la facciata della Chiesa di San Bonaventura, la Porta e la Via Gradella, il campanile della cattedrale e i bastioni settentrionali.

La fontana ottagonale è stata totalmente consolidata e la statua del Leone, ricomposta con i frammenti fortunatamente ritrovati nel corso dei lavori del 1996, è stata spostata nell'atrio del Palazzo Comunale.
Copie fedeli delle due opere sono state quindi portate a Monterano e collocate nei luoghi originari di provenienza, sulla Piazza di San Bonaventura e sulla sommità della scogliera del Palazzo Ducale.


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