Il Territorio | |
Nel corso dei secoli, il territorio di Monterano ha conosciuto diverse estensioni, dalla presunta (date le scarse notizie) consistenza del periodo etrusco, alla massima estensione dell'alto medioevo, quando il territorio di Monterano arrivava fino a Tolfa e al lago di Bracciano. Attualmente il territorio monteranese comprende le rovine medioevali, le sottostanti valli del Mignone e del Bicione, l'altopiano della Palombara e i colli della Bandita.
Il territorio è ampiamente solcato da corsi d'acqua che scorrono sul fondo di valli di erosione chiamate forre (profondi e strette valli scavate nel tufo dai corsi d'acqua). Il pianoro che ospita le rovine dell'abitato medioevale e che in passato aveva ospitato il fiorente insediamento etrusco è un aspro sperone roccioso i cui fianchi dirupano da un'altezza di cento metri sulle valli sottostanti formate dal Mignone, dal fosso Bicione e da parte del fosso della Palombara. Il torrente Mignone è il corso d'acqua più cospicuo e ad esso confluiscono i numerosi fossi e rigagnoli del territorio, fra cui ricordiamo il fosso Bicione che nasce in una valle ricca di sorgenti solforose. La portata dei corsi d'acqua è modesta, specialmente nel periodo estivo.
Sui
sedimenti calcarei che costituiscono la base della geologia locale, si appoggiano
i Flysch tolfetani, composti da strati sovrapposti di marne, argilliti, arenarie
e calcari risalenti al Cretaceo e al Paleogene. Dai terreni vulcanici
deriva invece il tufo, la roccia tipica di Monterano, più precisamente
il tufo pomiceo, di cui è composta la rupe monteranese e i picchi
e i dirupi degli altopiani della Palombara e della Madonnella. In questa roccia,
rossiccia e porosa, sono stati scavati il monumento rupestre della Greppa
dei Falchi e i sepolcri etruschi, nonché le case e le mura cittadine.
Il peperino invece, una varietà di tufo più compatto meno
diffuso nel Monteranese, è stato largamente utilizzato per le opere romane
di difesa e nella vicina zona di Stigliano, come pure nella muraglia
di Casale e nel Ponte del Diavolo.
Un'altra roccia vulcanica largamente usata era la trachire che, data
la sua compattezza e refrattarietà, era utilizzata per costruire stipiti,
scale, camini e forni.
Di roccia calcarea, invece, sono costituiti i colli della Bandita, e la stessa
roccia si può rinvenire lungo le rive del Mignone e del Fosso di Rafanello.
I
minerali di ferro rinvenuti nella zona, lasciano presupporre un'attività
di estrazione e di lavorazione del ferro fin dall'antichità, così
come pure avveniva nei vicini monti della Tolfa. Lo zolfo è presente
nelle valli di Mignone, Bicione, e lungo il fosso della Fonte del Lupo,
dove era attiva la solfatara di Canale, rimasta aperta fino al 1882,
fornendo un prodotto che nel 1860 fu valutato intorno alle 250 tonnellate di
zolfo.
Acque minerali a base di zolfo si trovano a Bicione e Mignone, mentre
una sorgente di acqua ferruginosa viene ancora oggi utilizzata presso
il Fosso di Rafanello.
Il clima
è alquanto variabile, nonostante l'ambito ristretto: passiamo dal clima
umido e riparato delle valli, al clima asciutto e ventilato del pianoro dove
nel periodo invernale soffia spesso un forte vento di tramontana.
Non è neanche raro che d'inverno, specialmente nei mesi di gennaio e
febbraio, la zona venga ricoperta da una soffice coltre di neve.
Associazione Pro Loco Canale
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