Ogni buon sorso di vino molisano, tende a sfatare l'immagine dei vini del Sud, scarsi di sapore e adatti esclusivamente al taglio. Anche se da non molti anni, i produttori, infatti, hanno superato i confini regionali conquistando con la qualità, i gusti più raffinati degli italiani che, come si legge nei più recenti rapporti sui consumi, bevono meno ma meglio... I cambiamenti nello stile di vita e nelle abitudini alimentari sono stati determinati nella scelta della qualità dei vini. La storia dei vini molisani, in questo senso, è piuttosto recente. Solo nel 1983 è stato colmato il vuoto nella carta dei d.o.c. con l'attribuzione del marchio di denominazione d'origine controllata al Biferno ed al Pentro. Il ritardo è imputabile all'errata previsione dei produttori secondo i quali il consumo del vino sembrava potesse aumentare come qualsiasi altro genere di necessità, tanto da essere indotti a privilegiare vitigni antichi per recuperare uve d'origine remota e pregiata dal momento che il vino è diventato un prodotto voluttuario sempre più legato a sapori, emozioni, tradizioni e cultura. Quando sia iniziata la trasformazione del succo d'uva in vino, stabilirlo è pressoché impossibile. Il racconto biblico dell'arca di Noè sul monte Ararat e quello della casuale scoperta della possibilità di trarre dai grappoli della vite che crescevano spontaneamente sui fianchi del monte a 5.000 metri d'altezza, una bevanda gradevole e inebriante, sta a significare la remota origine di quella che nel corso dei secoli ha costituito l'esordio dell'enologia. E' probabile che la vinificazione risalente ai tempi pre-omerici sia stata introdotta nell'Italia meridionale dall'antica Grecia. Il Molise era terra particolarmente vocata, lo testimoniano i resti archeologici delle zone di Pozzilli e Venafro a conferma delle lodi intessute da Plinio, Cicerone ed Orazio che avevano preferito la bellezza di questa provincia a quella romana anche per i suoi secolari vigneti, oltre che per gli uliveti e per le abbondanti fonti di acque salutari e medicamentose. L'agricoltura che rappresenta ancora oggi la base più solida dell'economia molisana, annovera tra i suoi vari settori, in primo piano, la vite. Terreni coltivati da millenni, ricchi di sostanze facilmente assimilabili, conferiscono alle uve una quantità costante di gradazione zuccherina ed un'inconfondibile colorazione.

Lo stimolante bouquet, l'aroma, l'armonia tra profumo e sapore ne hanno fatto una sostanza inebriante, dotata di particolari prerogative gustative ed energetiche. "Po chiù 'na votte de vine che 'na chiese de sande!" "Può più una botte di vino che una chiesa di Santi", ripetevano i nostri bisnonni al cospetto di un buon fiasco, a significare le mille salutari virtù del succo d'uva, per il quale era consentito anche l'impossibile. "Nen pozze je a la messe che so ciuppe, purtateme a la candine chiane chiane","non posso andare a messa che son zoppo, portatemi alla cantina piano piano", è un altro adagio diffuso e praticato nei nostri paesi dove sopravvive la consuetudine e la passione per il buon goccetto.

Il Biferno d.o.c. nelle sue varietà di rosso, rosato e bianco, deriva il suo nome da quello dell'omonimo fiume che, come scriveva il poeta Spensieri in "Sottovoce", "Giù nella valle che si apre ampia dai costoni di Oratino, Roccaspromonte e Castropignano e s'addolcisce poi nella grande ansa fossaltina, corre vivo e pulito", fino alle terre del Sacramento dove imbrigliato in una barriera di argini, forma oggi, un grande e misterioso lago. Sui pendii delle colline che da Campobasso degradano verso l'adriatico, grandi estensioni di vigneti, producono le preziose uve montepulciano, trebbiano ed aglianico dalla cui fermentazione nasce appunto il "Biferno" dal colore rosso rubino, tendente al granato se un pò più invecchiato. Dal sapore asciutto, vellutato e giustamente tannico, servito e abbinato ad una varietà di cibi e pietanze che meglio evidenziano la tipicità degli stessi luoghi di produzione, con i cibi rituali e le ricette dei vari paesi. Gli "Sfringiuni" di Guardialfiera, le "scrappelle" di Termoli, la "pizza e grandinje" di Casacalenda, "le sagnitelle e fagioli" di Castellino, la porchetta, le salsicce e le soppressate e i capicolli dei paesi alla destra e alla sinistra del fiume. Di colore rosa più o meno intenso, dal sapore asciutto e dall'odore fruttato, il "Biferno" rosato, prodotto dalle uve delle stesse colline e dai vigneti posti più a valle, si abbina alla scamorza arrostita e ai tipici formaggi di pasta filata, tra i più rinomati di Bojano e dintorni. Per non parlare poi del Biferno bianco, dal caratteristico colore paglierino tendente al verdognolo, amarognolo e piacevolmente delicato, si sposa agli arrosti di pesce, ai naselli, alle triglie, alle orate, ai merluzzi e alle numerose varietà dei fondali prospicienti la costa o il largo delle isole Tremiti.

Le alici spogliate, i calamaretti in purgatorio, le triglie al cartoccio, il brodetto, sono alcune delle specialità locali che meglio si apprezzano se innaffiate da un buon bicchiere dei vini delle cantine Cliternia, il Trabucco o il Pinot di Martarosa, a quelli della Val Biferno, o ai più prestigiosi prodotti della cantina Di Maio Norante a Campomarino. Montepulciano e Sangiovese sono le uve che unite a quelle provenienti da vitigni a bacca nera, o bianca, non aromatici, concorrono alla produzione dei d.o.c. Pentro rosso, rosato e bianco di Isernia. Agnone, Belmonte del Sannio, Castel Verrino, Venafro, Monteroduni, Colli al Volturno, sono alcuni dei paesi di produzione oltre che dei d.o.c., di tanti altri vini buoni, meritevoli di particolari attenzioni, che egregiamente assolvono il ruolo dell'accompagnamento di pietanze a base di pesce o di carne, con gli annodati di trippa, la pezzata di pecora, le grigliate di agnello, gli involtini, gli abbuoti, con la fruffula, la pantoccia, col macco, con cazzaregli e norcina coi mogliori caciocavalli e formaggi di Vastogirardi. Una varietà di cibi e vini nostrani, magari non d.o.c. ma ugualmente preziosi, come la più rara "tintiglia" di Ferrazzano e dintorni. Una carrellata di profumi, colori e sapori racchiusi in uno scrigno di verde. Poco più di una manciata di chilometri quadrati di territorio aspro e suggestivo, montuoso ed incontaminato chiamato Molise.

Tratto da: Guida del Molise - Monografie -