L'AC e gli altri movimenti

Un tempo, i laici che prendevano coscienza del loro ruolo nella Chiesa venivano aggregati nell'Azione Cattolica che quindi era l'unica forma dell'apostolato dei laici nella parrocchia.

Col Concilio Vaticano II si sono definite le caratteristiche peculiari dell'AC e si è sancito il diritto dei fedeli ad associarsi liberamente nella Chiesa dando il via al nascere di diverse forme di aggregazione laicale, segno della ricchezza dei carismi che il Signore dona alla Chiesa.

Il fiorire delle aggregazioni laicali nella chiesa corrisponde alla ricchezza dei carismi, doni dello Spirito Santo per la Chiesa. Ogni aggregazione sviluppa un determinato carisma.

Ad esmpio i movimenti sorti come emanazione di ordini religiosi sono caratterizzati dall'impegno di vivere la particolare spiritualità tipica del loro fondatore (ad esempio i Gruppi Francescani...). Ugualmente fanno movimenti più recenti che sottolineano una particolare ispirazione religiosa (Neocatecumenali, Carismatici...).

Gli scout cattolici hanno una particolare metodologia che mira all'educazione umana e cristiana della persona (AGESCI...).

Altri movimenti sono particolarmente impegnati sul piano sociale e politico (Comunione e Liberazione, ACLI...), nel volontariato (Conferenze di San Vincenzo...).

Altri gruppi si riuniscono soprattutto per favorire la vita di preghiera (gruppi di preghiera, gruppi di Padre Pio...).

L'AC, per sua natura, non ha invece un carisma particolare ma semmai la propria specificità è l'attenzione all'intera vita della chiesa: essa è infatti accanto ai pastori nel compito di edificare la Chiesa.

Nella Chiesa è riconosciuto il diritto a i laici di associarsi liberamente. Questa pluralità di aggregazioni laicali che vede, accanto all'Azione Cattolica e ad altre affermate esperienze, la nascita di nuovi gruppi e movimenti, rappresenta una ricchezza e un segno dei doni che lo Spirito offre alla Chiesa.

Tale ricchezza esige che si rispetti sia la diversità (cioé la ricchezza dei vari carismi) che la meta comune (cioé la comunione ecclesiale) nel servizio alla Chiesa. Infatti far comunione non vuol dire fare tutti la stessa cosa bensì avere, agendo con la propria identità, lo stesso fine.
Nella realtà occorre ricercare una positiva collaborazione che faccia crescere tutta la comunità.

Non a caso oggi viene chiesto all'AC, proprio per la specifica vocazione ecclesiale e di collaborazione con la Gerarchia che la caratterizzano, di divenire motore di una integrazione armonica delle diverse realtà di associazioni, movimenti e gruppi.

Per promuovere questa comunione, è necessario educarsi ad evitare le polemiche, ricercando nella concretezza della Chiesa il dialogo ed il confronto. Il modo più concreto per far ciò e sperimentare il dialogo e la comunione nei Consigli Pastorali parrocchiali, che sono il luogo più adatto per realizzare il reciproco arricchimento tra le diverse sensibilità ecclesiali con la guida del sacerdote, pastore della comunità.