Il Concilio è il Progetto dell'AC

Da un intervento di Paola Bignardi

Lo stile di vita dell'AC, è la traduzione di alcune scelte di fondo che poggiano sul Concilio e, solo con questo spirito, si può approfondire e rendere sempre fresca la nostra cultura associativa.
Sui quattro doni fondamentali del Concilio, è bene riflettere e verificarsi per individuare i limiti e le prospettive dell'Associazione.

Parola di Dio.
Dobbiamo chiederci che posto ha nella nostra vita associativa la Parola di Dio, ovvero Dio che si rivela a noi ed è presente nella nostra esistenza, quale esperienza di fede viviamo, a quale esperienza di vita cristiana ci educa il nostro essere di AC.

Siamo dunque invitati a interrogarci su come abbiamo vissuto e stiamo vivendo la scelta religiosa. E' stato dunque troppo facile identificare la scelta religiosa cori la scelta di tenere distinto impegno ecclesiale e impegno politico, escludendo l'impegno diretto in politica dal novero delle scelte associative. Forse tante difficoltà della nostra Associazione dipendono non già dall'aver noi fatto una scelta religiosa, ma dal non averla fatta abbastanza, dal non aver approfondito i significati e gli impegni severi e liberanti che essa comportava.
Se c'è un mea culpa che l'AC deve fare rispetto all'attuazione del Concilio, credo che questo riguardi proprio il modo con cui è stata vissuta nel tempo la scelta religiosa. Occorre allora tornare a compiere questa scelta preziosa, a capirla con quell'intelligenza spirituale che chiediamo come dono al Signore e che ci darà anche una nuova sapienza sulla vita.
Occorre che nella vita della nostra Associazione torniamo a mettere al centro, con nuovo impegno, la questione della fede e dell'essenziale della fede, come mistero da vivere e come dono da condividere; che nei nostri itinerari formativi perseguiamo quella che Dossetti chiamava la ricostruzione delle coscienze e del loro peso interiore, che dovrà poi, per intima coerenza e adeguato sviluppo creativo, esprimersi con un peso culturale e sociale e politico. Ma la partenza assolutamente indispensabile oggi mi sembra quella di dichiarare e perseguire lealmente - in tanto baccanale dell'esteriore - l'assoluto primato dell'interiorità, dell'uomo interiore.

Comunione.
L'ecclesialità costituisce una delle scelte qualificanti la nostra identità.
I meno giovani certo ricordano la gioia di vedere riconosciuto dal magistero conciliare il desiderio dei laici di essere accolti nella Chiesa non come persone marginali, ma come soggetti, come figli nella propria famiglia. L'AC sottolineò questa novità assumendo come propria finalità la stessa finalità della Chiesa e impegnandosi a vivere questo in un rapporto di stretta collaborazione con i pastori.

Il nostro legame con la Chiesa ha costituito in questi anni un'esperienza molto forte, anche se talvolta la nostra interpretazione dell'esperienza ecclesiale è stata parziale, più limitata agli aspetti operativi ed esteriori che aperta ad una vera corresponsabilità caratterizzata dall'esercizio di una vocazione che è dono, che è mistero, che non si qualifica solo per gli impegni concreti.
Se c'è una correzione di rotta da intraprendere, riguarda un modo più intenso e più interiore di pensare l'esperienza ecclesiale, cercando strade anche faticose di comunione, cercando di vivere in essa cori gli atteggiamenti adulti della responsabilità che prende l'iniziativa, che pensa e non si accontenta di eseguire; che si pone in modo creativo di fronte al compito missionario della Chiesa intesa non come luogo in cui cercare protezione dalla complessità della vita di oggi, ma come luogo intenso dell'incontro con il Signore nella mensa dell'Eucaristia e della Parola per intraprendere con coraggio e responsabilità le strade della testimonianza dell'amore al mondo, nel mondo.

Dialogo con il mondo.
Il nostro essere laici ci pone nella condizione privilegiata di sperimentare e condividere le gioie e i dolori, le tristezze e le angosce degli uomini e delle donne di oggi; che sono anche le nostre. La laicità è una delle note qualificanti della nostra identità associativa.

Sappiamo che questa dimensione della nostra vita è stata vissuta in modo troppo debole rispetto a ciò che desideriamo e all'intensità con cui avvertiamo questa dimensione; credo che questo sia un dono di Dio da accogliere, per rendere più intenso il nostro legame con la vita dei nostri fratelli, con il nostro tempo, con la vita, la sua bellezza e le sue domande.
Dobbiamo riflettere su come fare affinché la nostra sensibilità laicale sia il punto di vista da cui leggere tutto la nostra esperienza Associativa; e questo per il desiderio che abbiamo di essere aiutati dall'Associazione a vivere una fede intrecciata fortemente con la nostra vita di ogni giorno e la nostra esperienza dei mondo, ma anche perché ci rendiamo conto che la capacità di tradurre la fede in parole di intensa umanità può costituire un linguaggio leggibile a tanti nostri fratelli in cerca di un senso per la loro vita.
Dalla lezione dei Concilio abbiamo imparato che non possiamo giocare il nostro essere laici solo sui versante interno alla comunità cristiana, ma in primo luogo nel mondo; e sappiamo che la legittima autonomia il Concilio riconosce alle realtà terrene ci spinge a scelte di cui siamo chiamati ad assumerci tutte le nostre responsabilità, spesso nella solitudine di decisioni difficili.

Partecipazione dei laici.
Abbiamo molto partecipato alla vita della comunità cristiana, in questi anni di dopo Concilio: credo che in ogni comunità parrocchiale sia possibile incontrare laici che si dedicano alla catechesi o all'animazione liturgica; al servizio educativo ai ragazzi e ai giovan così come al servizio della carità; ciascuno di noi ha certamente presenti molte persone semplici che danno un umile e insostituibile contributo alla vita della comunità; spesso i laici di AC sono presenti nei consigli pastorali e nei vari organismi nei quali oggi la pastorale si organizza. Mi pare che si possa dire che il Concilio ha riconosciuto il cammino che negli anni precedenti aveva compiuto l'AC sensibilizzando e preparando molte persone ad una partecipazione più intensa alla vita della comunità.

Il passo avanti da compiere a questo punto è quello che ci impegna a valorizzare la nostra esperienza associativa in quanto tale. Il nostro essere associazione - esperienza organica, comunitaria, di presenza, di testimonianza e di servizio - costituisce una forma forte di partecipazione laicale alla vita della Chiesa.
La nostra scelta associativa ci impegna a vivere in maniera qualificata la dimensione comunitaria, l'interdipendenza; le relazioni, ma anche la dimensione istituzionale, la nostra democraticità, la corresponsabilità delle scelte associative. Abbiamo scelto non di vivere isolatamente, individualmente la nostra esperienza di laici cristiani, ma di associarci, di stabilire tra di noi dei legami di cui dobbiamo sempre più ritrovare la forza; ci siamo dati delle regole che dobbiamo motivare nuovamente dentro di noi come modo concreto di dare ordine al nostro stare insieme.