Il nostro "stile" associativo

Da un intervento di Paola Bignardi

C'è un profilo spirituale e culturale che la nostra sensibilità, le nostre scelte, il patrimonio di testimonianze di cui abbiamo goduto hanno contribuito a delineare.
Tutto ciò ha prodotto una comune cultura associativa che è individuato da alcune parole chiave:

Quotidiano.
Il laico di AC è una persona che ha il senso delle cose ordinarie, quelle che non fanno notizia ma che costruiscono la vita di tutti. La dimensione quotidiana, ordinaria della vita è quella che noi condividiamo con tutte le persone semplici; non viviamo in attesa dei grandi momenti, perché ogni momento è grande; ogni momento è un dono che Dio ci fa' e ha in sé tutta la grandezza della vita.

Dialogo.
Vogliamo essere persone di dialogo, aperte, cordiali, interessate, disposte a crescere e a imparare dall'incontro coli gli altri. Dialogo vuole essere lo stile della nostra relazione con gli altri al lavoro, in famiglia, ma anche nella comunità cristiana, anche in Associazione.
Vuol dire rispetto per l'altro, mitezza che non consente mai di prevaricare; capacità di ascolto e di attenzione.
La persona di dialogo non si consente mai di essere arrogante, nemmeno quando questo la espone alla sconfitta; sa far credito alla verità! Ha una ricerca aperta dentro di sé e crede che le persone che incontriamo possono essere un dono di Dio, per illuminare i nostro cammino verso Dio e verso una comprensione più profonda della vita e dei suoi problemi.

Responsabilità e partecipazione.
Il laico di AC è una persona che non si tira indietro da nessun impegno perché si sente responsabile della vita della comunità cristiana così come dei suo ambiente di ogni giorno. Partecipa non per smania di attivismo o per il desiderio di esserci, ma perché sente di dover rispondere della vita degli altri, della qualità nel contesto entro cui vive.
Anche per questo sente l'impegno di fare con competenza ciò che deve fare; nel lavoro, come nella realtà ecclesiale, in politica come in famiglia; riconosce il valore della politica e di ogni impegno civile per costruire la città comune, per il bene di tutti, per "rendere migliore il mondo.

Fiducia.
Il nostro stile di vita è improntato a quella speranza che si fa' atteggiamento di fiducia davanti alla vita: non a un ottimismo superficiale e ingenuo, ma la speranza cristiana, che crede che la nostra vita di ogni giorno, così come la storia umana, sono il luogo in cui misteriosamente è presente lo Spirito del Signore Gesù. Per questo non ci abbandoniamo allo scoraggiamento, crediamo al bene al di la di ogni evidenza e scommettiamo su di esso.

Ospitalità.
L'esperienza associativa ha educato le persone dell'AC a pensare le proprie relazioni coli gli altri in modo semplice e impegnativo. Lo spirito di famiglia che l'AC ci dona e ci educa a vivere ci abitua a impostare la vita della nostra famiglia in maniera aperta, cordiale, ospitale. Quando si entra nella casa di una persona dell'AC, ciascuno si sente come a casa propria, accolto come una persona di famiglia.

Sobrietà.
Lo stile di vita nostro non può che essere sobrio; viviamo in una società che ha troppo di tutto, eppure sappiamo che viviamo in un mondo in cui la maggior parte delle persone ha molto meno di quello che sarebbe necessario.
Le aperture internazionali della nostra Associazione, oltre che aprirci a dimensioni oggi imprescindibili, ci danno anche la percezione di legami che non possono non aprirsi alla solidarietà. Non si può stare vicino a chi è povero senza sentirei interpellati a condividere la stia stessa povertà; che è più difficile che condividere con lui i nostri beni!
Dobbiamo consentire all'incontro con i poveri di cambiare la nostra vita. E di renderla più semplice, più capace di farsi sensibile alle dimensioni essenziali della nostra umanità. Occorre che contrastiamo con decisione e con consapevolezza la tentazione del consumismo, della mediocrità, del torpore intellettuale e acritico che sentiamo che lusingano anche noi e che tendono a chiuderci negli orizzonti angusti dei nostro piccolo benessere.

Fraternità.
Ciascuno di noi, se ha vissuto intensamente l'esperienza associativa, sa che da essa è stato abituato a sentirsi vicino a ogni persona, legato a ciascuno da un legame di benevolenza, di responsabilità, di fraternità.
Sarà un grande dono, se il Signore ci darà di avere un cuore buono che si senta amico di tutti; inquietato la sera che andrà a dormire pensando con disagio a qualcuno; inquietato il giorno in cui incontrerà qualcuno e sentirà desiderio di non salutarlo; preoccupato il giorno in cui gli impegni per la testimonianza cristiana lo avranno allontanato dall'avere rapporti fraterni con chi vive impegni diversi dai suoi o ha compiuto altre scelte di vita.

Sacrificio.
Vuol dire fatica, difficoltà, rinuncia. Le parole della nostra cultura associativa non possono essere vissute senza sacrificio, fatica, difficoltà, rinunce. Dobbiamo ricordarci che le scelte grandi hanno un prezzo; parlare di sacrificio e di fatica non significa essere pessimisti, ma semplicemente avere una concezione realisticamente cristiana della vita. E' necessario mettere in programma questa dimensione, perché la vita cristiana non è a basso prezzo ed è solo nella prospettiva della croce che può essere capita.