Giovanni Acquaderni (1839-1922)


Benché non abbastanza titolato e ricco (dovette faticare per giungere a sposare la marchesina Marietta della nobilissima e ricchissima famiglia Rusconi), riuscì presto a mettere in atto un progetto di vita originale. Assistito anche da una certa fortuna, creò per se un'attività di lavoro che gli consentisse di riservare all'impegno apostolico buona parte del suo tempo.

Fu l'editoria il settore nel quale si immerse, come imprenditore e come scrittore allo stesso tempo. Non trascurò i doveri nei confronti del suo lavoro, ma si riservò energie mentali ed economiche per sostenere in campo religioso quello che presto divenne un turbinio di iniziative. D'altra parte il carattere gioviale lo rendeva capace di intrattenere buone relazioni con tutti.

Giovanni Acquaderni era nato a Castel San Pietro, nel Bolognese, nel 1839 da una famiglia medio borghese.

Si formò dai Gesuiti, dove fu educata la sua religiosità. Il servizio alla Chiesa nella persona del Papa maturò secondo l'osservanza di sant'Ignazio, l'interiorità di fede si approfondì attraverso il riferimento a Maria, la carità divenne presto operativa sotto l'ispirazione di Federico Ozanam.

Gli studi lo portarono regolarmente alla laurea in giurisprudenza a Bologna. Senza fatica, ma anche senza che Giovanni legasse ad essi le sue passioni. Che si rivolsero presto ad una "azione cattolica" ancora con le iniziali minuscole ma che, anche grazie al suo contributo, acquisì presto le maiuscole.

Nel pieno della sua gioventù, incontrò la "grande proposta" per la sua vita. Nel cenacolo bolognese guidato dai Gesuiti in casa Rusconi, alla quale Giovanni Acquaderni partecipava fedelmente, maturava l'offerta ai giovani di momenti qualificanti di formazione cristiana. Il motivo era dato dalla necessità di contrastare la propaganda anticlericale, ma le ragioni più profonde stavano nella salvaguardia di un patrimonio anche di natura etica di cui godeva l'intero popolo italiano "a maggioranza cattolica" come ricorderà qualche anno più avanti (nel 1871) lo stesso Acquaderni in una lettera al sovrano Vittorio Emanuele Il indotto dalla Massoneria a sciogliere la Compagnia di Gesù.

La forza di numerose esperienze come quella bolognese avrebbe potuto essere maggiore se si fossero collegate fra loro e avessero dato luogo ad una "società" capace di incidere nella vita culturale, sociale e, indirettamente, politica. Per questo il circolo rusconiano, dedicato al patrono della città, trovò del tutto naturale unirsi agli altri (meno di una decina, inizialmente) sparsi in tutta Italia, come il viterbese Mario Fani, stava propagandando in quegli anni.

Anzi, fu proprio il circolo di san Petronio a dare i necessari supporti alla "Società della Gioventù Cattolica" e il suo primo presidente: Giovanni Acquaderni. L'atto di fondazione è il 29 giugno 1867. Il motto suggerito dal Gesuita padre Tirelli, «preghiera azione sacrificio», cominciò presto ad attirare le giovani energie sopite del cattolicesimo italiano.

La biografia successiva di Acquaderni potrebbe continuare per elencare le "imprese" da lui avviate. Così come richiederebbe una comparazione con gli altri cattolici emergenti" di quegli anni per comprendere bene come egli si collocasse di fronte alle scelte obbligate della Chiesa italiana.

Troviamo un momento cruciale nell'esperienza dell'Opera dei Congressi: ne fu convinto propugnatore, nella logica dell'unione delle espressioni del cattolicesimo italiano. Non mancavano, è vero, le spinte ad un totale irrigidimento del movimento cattolico: il terzo Congresso cattolico nazionale, nel 1876 a Bologna, era stato sciolto dall'autorità prefettizia su pressione di dimostranti istigati dagli anticlericali.

Il clima religioso e politico di quel periodo era forttemente contrassegnato dalle opposte passioni ideologiche sul ruolo della Chiesa in Italia come ben espresso dagli avvenimenti, per opposta ragione "estremi" legati alla morte e ai funerali di Papa Pio IX di cui Giovanni Acquaderni fu grande amico, figlio spirituale e confidente.

Giovanni Acquaderni non poteva non rivendicare ancora nel 1890 la legittimità della scelta di restare, con l'Opera dei Congressi e più ancora con la Gioventù cattolica, nell'ambito strettamente religioso.

Ma la sottrazione dell'intellighenzia cattolica dall'Italia politica non poteva durare a lungo: il realismo (o la maturazione) svuotarono gradualmente la scelta di isolamento e avviarono il tempo della compromissione del laicato nelle istituzioni liberal borghesi.

Era cambiato anche il Papa: ora c'era Leone XIII con la sua pastorale che coglieva il "nuovo" nelle cose italiane. La stagione dell'Acquaderni leader nazionale si andava chiudendo. Si apriva tuttavia quella della presenza attiva nella sua terra e fra la sua gente sotto il segno della carità feconda. Tenendo le radici nel circolo di san Petronio, Giovanni rimase quel "vulcano" di idee e di proposte che tutti conobbero.

Siamo a cavallo di due secoli, Giovanni Acquaderni ha varcato la soglia dei sessant'anni. Ancora per oltre vent'anni, fino alla morte nel 1922, presterà la sua generosità e la sua intelligenza alla Chiesa.