Gino Bartali (1914-2000)


"La fede mi ha sempre aiutato. Per me fede vuol dire forza morale, una forza superiore a quella fisica. Ringrazio tutti i giorni la Madonna per avermi dato gambe forti e fisico da atleta".

IL TOUR DEL 1948
Un fatto, circondato da un alone di leggenda, che lo ha fatto entrare nella storia si verificò nel luglio del 1948 quando correva il Tour de France ed era attardato in classifica di molti minuti. Il 14 luglio arrivò la notizia che avevano attentato alla vita di Togliatti, il leader dell'opposizione comunista: ci futono manifestazioni e violenze, l'Italia rischiava la guerra civile. Togliatti, per fortuna, non morì e Bartali, che con gli altri italiani aveva pensato di lasciare la Francia, poté continuare la corsa. Il giorno dopo andò in fuga e vinse il Tour. Nel paese e nel parlamento l'annuncio del suo successo fu accolto da tutti con grande entusiasmo contribuendo a stemperare la tensione e a moderare ogni rivalità: forse è anche un po' merito suo se tra gli italiani, probabilmente più tifosi che rivoluzionari, tornò la calma.

Toscano, nato nel 1914 a Ponte a Ema è considerato uno dei più grande ciclisti di tutti i tempi vincitore di numerose gare tra il 1936 e il 1948 tra cui tre Giri d'Italia e due Tour de France.

Chi lo conosce sa che numeri, primati e allori non si addicono al personaggio. Deciso e determinato, guascone ma anche serio professionista, il Bartali corridore è stato per tutti un simpatico brontolone, il compagno di squadra ideale per gregari in cerca di fama. Era il 1940 quando aiutò un certo Fausto Coppi a vincere per la prima volta il Giro d'Italia.

Iscritto all'Azione Cattolica dall'età di 10 anni, non si è mai tolto il distintivo dalla giacca, nenache quando durante il regime, a causa dei dissidi tra organizzazioni fasciste e AC, Binda, temendo per la sua incolumità, gli consigliava di levarselo.
Con la guerra le gare furono sospese e a Bartali furono probabilmente tolte molte vittorie.

L'accesa contrapposizione ideologica che caratterizzò i primi anni della nuova Repubblica italiana fece assumere a Bartali anche un inconsapevole ruolo politico-sociale.
Infatti la rivalità sportiva con Fausto Coppi assunse connotazioni più ampie e il Bartali credente e socio dell'Azione Cattolica fu contrapposto a Coppi più disinvolto e simpatizzante delle sinistre.