Nicolò Rezzara (1848-1915)
Rezzara era nato nel 1848 a Chiuppano, nelle campagne vicentine,
da una famiglia contadina di modeste condizioni;
il padre morì quando aveva soltanto sette anni e uno zio materno
lo accolse in casa sua, a Vicenza, per fargli proseguire gli studi.
Dopo aver concluso le scuole tecniche, iniziò a insegnare
in un collegio cittadino e in seminario e, contemporaneamente,
conseguì l'abilitazione all'insegnamento superiore.
All'età di 29 anni si trasferì a Bergamo dove gli era stato offerto
di insegnare letteratura e storia.
E in questa città svolse anche la parte più intensa della sua attività
all'interno del movimento cattolico.
L'educazione familiare e l'assidua frequenza alla vita parrocchiale
lo avevano abituato ad una intensa pratica religiosa che gli consentì
di inserirsi e operare nell'ambito delle associazioni cattoliche locali.
Quì si segnalò come ideatore e realizzatore di molteplici iniziative,
sia in campo religioso sia in ambito civile, capaci di guidare saldamente
i credenti nella società italiana attraversata da profonde trasformazioni
e soggetta ad acute tensioni politiche e religiose.
Nel 1882 fu nominato membro della Commissione provinciale
per la cura della pellagra, portandovi l'esperienza maturata
dai cattolici bergamaschi nel campo della prevenzione di tale malattia.
Il suo interessamento alla "questione operaia" lo fece indicare
alla Santa Sede quale suo rappresentante all'assemblea generale
dei delegati dei governi aderenti all'Associazione internazionale
per la protezione legale dei lavoratori, svoltasi nel 1908.
Fu eletto prima nel consiglio provinciale di Bergamo e poi nel
consiglio comunale della città.
La sua conoscenza del mondo cattolico e la sua capacità organizzativa
lo portarono ben presto a ricoprire numerosi incarichi, tra i quali la presidenza
del comitato diocesano dell'Opera dei Congressi.
Rivolse un'attenzione particolare alla diffusione della stampa cattolica
e collaborò alla nascita di alcuni periodici, tra cui nel 1880 "L'Eco di Bergamo",
il quotidiano locale ancora oggi esistente.
Grande attenzione rivolse ai problemi delle classi più disagiate.
Tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, Rezzara promosse
numerose iniziative, alcune delle quali decisamente innovative,
ispirate a quella sua idea: dall'"Opera delle cucine economiche"
alla "Società cattolica femminile di mutuo soccorso",
dal "Panificio cooperativo bergamasco" alla "Banca di piccolo credito",
dalla costruzione della "Casa del popolo" sorta per dare una sede
alle associazioni locali alla "Scuola popolare" gratuita per adulti,
creata per l'alfabetizzazione nelle valli bergamasche.
Le sue capacità si segnalarono rapidamente a livello nazionale
e fu chiamato a ricoprire numerosi incarichi, prima dell'Opera dei Congressi
(del cui consiglio direttivo fu membro dal 1882 al 1904 e segretario generale ininterrottamente per 14 anni)
e, in seguito, nel consiglio superiore della Gioventù cattolica italiana.
Negli ultimi anni della sua vita, lasciò progressivamente i numerosi incarichi pubblici,
ma continuò ad essere osservatore attento e partecipe delle vicende
del mondo cattolico italiano. Le numerose iniziative intraprese da Rezzara
tra cattolici bergamaschi e italiani si posero spesso all'avanguardia
nel panorama religioso e civile del tempo, indicando le possibilità che
si potevano aprire ai credenti in una realtà mossa da sommerse ma potenti
spinte verso la modernità.