Giuseppe Toniolo (1845-1918)
E' nato a Treviso nel 1845.
Studia giurisprudenza: a ventidue anni è già laureato a Padova,
e dopo un tentativo doppio di mettere in campo le sue competenze
da libero professionista, prima in uno studio d'avvocato poi in uno di notaio,
scopre che la sua vocazione è diretta all'approfondimento degli studi,
alla ricerca e all'insegnamento.
Dopo essere stato assistente, assume l'incarico della docenza
di economia politica a Venezia, per poi approdare definitivamente a Pisa.
A partire dalla sue competenze apre nuovi orizzonti alle stesse materie legali:
economia e sociologia diventano i territori sui quali si muove,
spinto da una insopprimibile istanza etica.
Nella sua famiglia ha appreso l'articolazione politica della storia,
essendo tra l'altro figlio di un funzionario del Regno lombardo-veneto.
E ha compreso intimamente che la formalizzazione del vivere sociale
attraverso le leggi dichiarate dal diritto e quelle praticate dall'economia
devono trovare giustificazione nel principio primo del servizio all'uomo.
Per questo il professore si trova da un lato ingaggiato nella traduzione
di questo principio nelle nuove frontiere del sapere dottrinale,
dall'altro si scontra continuamente con l'atteggiamento culturale
dei suoi colleghi che - in massima parte allevati alla scuola liberale,
occasionalmente a quella socialista - trovano più semplice
collocare su piani diversi morale e scelte storico sociali.
Forse questo atteggiamento è figlio non solo di un percorso intellettuale,
ma anche dell'esperienza che egli ha vissuta nella famiglia di origine
e in quella che ha costruita con Maria Schiratti.
Papà Giuseppe è capace di interpretare come vocazione
il dono dell'amore coniugale, con i suoi sette figli si comporta
davvero come sacerdote della casa.
Gli allievi incontrano in lui, oltre che un docente, un educatore,
e i più intimi fra loro trovano un padre.
Giuseppe Toniolo avverte l'importanza che nell'età universitaria le persone siano accompagnate a porre le basi definitive del loro pensiero e della loro azione.
Per questo raccomanda e cura i giovani cattolici che frequentano le istituzioni formative di un'Italia saldamente in mano alla massoneria, perché salvaguardino la loro "diversità" e la loro libertà.
E' consapevole che in quel contesto, mentre è importante che i credenti
intellettuali rimangano distribuiti come lievito nella pasta delle culture,
si radunino fra loro e diano vita a studi disciplinari e a esposizioni di pensiero
che siano punto di riferimento per tutti.
Anzi, che facciano sì che il cristianesimo non sia al traino
ma spinga la storia verso il suo obiettivo: l'instaurazione completa del regno di Cristo.
Ha dato vita (nel 1889) all'"Unione Cattolica per gli studi sociali",
matrice delle Settimane Sociali in Italia.
Soprattutto, vuole sprovincializzare metodi e contenuti:
Guarda con attenzione a quel che fanno i cattolici in altri Paesi europei,
in Belgio, in Francia o in Germania, dove l'università non è
monopolio statale ma si arricchisce dell'iniziativa delle Chiese.
Così pensa a un istituto superiore di cultura, un'idea che inizierà a concretizzarsi
nel 1902 quando incontra un frate francescano, Agostino Gemelli,
che sarà poi il fondatore dell'Università Cattolica nel 1920.
Toniolo era morto da poco ma la paternità morale di questa istituzione
gli sarà riconosciuta intitolando a lui l'Istituto.