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L'Attacco giapponese a Pearl Harbor alle isole Hawaii, presso Honolulu sull'isola di Oahu (7-12-1941)

Tratto da: www.mobydick.it   e  da:  www.cronologia.it

A fine pagina è presente anche un ottimo scritto di Giacomo Pacini dal titolo:
"Dove i samurai persero l'onore"; nonché, il
discorso in italiano e in inglese del Presidente degli Stati Uniti d'America F. D. Roosevelt del 8 dicembre 1941.

 

 

Il 7-12-1941, ore 7.49 delle isole Hawaii, 183 caccia modello Zero dell'aviazione giapponese attaccarono di sorpresa e a tradimento - mentre il governo Usa stava trattando con Tokyo per evitare la guerra - la flotta americana del Pacifico all'ancora nella base militare di Pearl Harbor. Tre ore dopo l'attacco il Giappone dichiara guerra agli Stati Uniti. Nel corso dei bombardamenti, che durano pochi minuti, muoiono 2.330 americani, tra civili e militari, i feriti sono 1.347. 
Il giorno successivo il Presidente Roosevelt, dopo l'approvazione del Congresso, dichiara guerra al Giappone e 4 giorni dopo la dichiarazione di guerra viene estesa ai restanti paesi dell'Asse: Italia e Germania.

 
 
 

L'attacco giapponese non fu un evento inaspettato. Nel novembre del 1941 l'Ammiraglio H."Betty" Stark, di stanza nel Pacifico, aveva inviato il seguente messaggio: "Questo è un avvertimento di guerra. Un mossa aggressiva da parte giapponese è prevista nei prossimi giorni." I motivi dell'aggressione devono essere ricercati nell'embargo sull'olio e i minerali di ferro imposto al Giappone dagli Stati Uniti il 26 luglio del 1941, due giorni dopo l'invasione giapponese dell'Indocina Francese, oggi Repubblica Socialista del Vietnam.
Sull'attacco giapponese a Pearl Harbor esistono pochissime fotografie e una breve sequenza cinematografica, girata da un amatore il mattino dell'attacco. Nel 1943 John Ford, su incarico della Marina USA realizzò "December 7th", un film su quel drammatico evento.
Dopo Pearl Harbor si scatenò in tutta l'America una violenta forma di razzismo nei confronti dei giapponesi-americani che sfociò nell'internamento degli americani di origine giapponese in veri e propri campi di concentramento.
Si fecero alla fine ricadere le responsabilità sui militari. Le polemiche  durante il processo all'ammiraglio Kimmel si sprecarono, accusandolo di impreparazione e di aver ammassato nella rada 96 tipi di navi quasi affiancate e 300 aerei vicini ala contro ala. Ma non mancarono dai maligni accuse pesanti verso Roosevelt, di aver usato del cinico machiavellismo; di aver dato prova di noncuranza alle informazioni dei servizi segreti, al solo scopo di provocare un attacco giapponese, e con questo l'indignazione nell'opinione pubblica americana per rompere ogni remora e intervenire nel conflitto, fargli accettare insomma sacrifici e spese di una lunga e costosa guerra.
I danni a Pearl Harbur fra l'altro non furono poi così tanto gravi (a parte le vite umane - di cui 2008 della marina - dai dati ufficiali USA pubblicati nel 1955, risulta che i morti sono stati 2330, i feriti 1347); le due importantissime portaerei erano state mandate (!!) da Kimmel al largo, furono colpite 8 corazzate, 3 incrociatori, 3 cacciatorpediniere, 2 navi ausiliarie, 1 posamine e 1 nave-bersaglio. Le navi danneggiate la maggior parte le ripararono; solo tre corazzate colarono a picco, e in quanto ai 188 aerei distrutti, questi in America uscivano già nelle catene di montaggio in una sola settimana o anche meno. La potenza industriale americana colmò subito i vuoti.
Dunque il nerbo della flotta USA del Pacifico non era stato eliminato dalla lotta ancora prima che questa iniziasse. Fra l'altro i nipponici avevano concentrato il loro fuoco quasi esclusivamente sulle navi ormeggiate e sui 4 piccoli aeroporti, lasciando del tutto intatti i cantieri navali e (grave errore) intatto un colossale deposito di carburante. E senza più carburante Pearl Harbor  per gli Usa non era più una base, né sotto il fuoco giapponese avrebbe più potuto ricrearla.

 
 
 

Nel famoso discorso pronunciato al Congresso degli Stati Uniti, il presidente Roosevelt......accusò il Giappone di infamia e viltà per il "proditorio attacco". Ma fu veramente così?

Tale discorso è riportato successivamente in questa stessa pagina.

La dichiarazione di guerra del Giappone agli Usa era partita il giorno prima, ma si perse (!) in qualche ufficio. Quando il giorno dopo alle ore 8  i rappresentanti diplomatici giapponesi a Washington si recarono al Dipartimento di Stato per notificare la rottura delle relazioni tra i due paesi, l’operazione di Pearl Harbor era già iniziata da mezz’ora.
Oggi sappiamo che i servizi segreti americani avevano intercettato la nota giapponese, il giorno prima,  molte ore prima che l'ambasciatore nipponico la consegnasse ufficialmente. E già dalla sera del 6 dicembre gli Stati Uniti si erano preoccupati di mettere in allerta tutte le loro basi, Pearl Harbor compresa. Ma il segnale d'allerta arrivò (stranamente) alle Hawaii 5 ore dopo l'attacco.
Sembra (questa appare come una tardiva giustificazione) che il segnale di allerta giunse con grave ritardo alle Hawaii per un comprovato intasamento alle stazioni di trasmissione dell'Esercito e della Marina, costringendo così gli USA ad utilizzare linee telegrafiche commerciali. Così la comunicazione arrivò mischiata ad altri messaggi, senza avere la priorità assoluta, e quando fu ricevuta e letta era già accaduto tutto.
Ma (analizzato dai maligni) l'episodio, unito alla troppa superficialità con la quale si era agito nell'isola prima dell'attacco giapponese, ha fatto sorgere il sospetto che in realtà Roosevelt sapesse della decisione nipponica di colpire Pearl Harbor e che non avesse fatto nulla per evitarla. In questo modo Roosevelt, da tempo preoccupato per le vittorie naziste in Europa, per le sorti dell'Inghilterra oltre che chiaramente per le difficoltà nel trattare col Giappone, accettando dolorosamente la morte di migliaia di soldati, avrebbe messo il Congresso, sempre contrario all'entrata in guerra, di fronte ad un fatto compiuto. E questo (come accadde) gli avrebbe consentito di superare ogni opposizione per l'ingresso nel conflitto. Ma di tutto ciò non esistono prove, queste restano solo illazioni.

 
 
 

Una sorpresa? Non sembrava proprio. Un generale era stato chiaro 17 anni prima.

"Il 10 ottobre 1924, in una memorabile conferenza-stampa, il generale di brigata William Mitchell che da quattro anni si batteva accanitamente perché l'Aeronautica militare degli Stati Uniti godesse di maggiori appoggi governativi e fosse autonoma rispetto all'Esercito, pronunciò queste frasi profetiche: «Le sorti della prossima guerra mondiale dipenderanno in modo primario dalle forze aeree. Oggi le nostre capacità di offesa dall'aria sono irrisorie, ma ancor più trascurabili sono le nostre possibilità di difesa dagli attacchi dall'aria, specialmente nelle Basi navali. Quella di Pearl Harbor, che rappresenta la chiave del dominio del Pacifico, è completamente sguarnita. Ebbene, signori, io prevedo che un giorno i bombardieri in quota, i bombardieri in tuffo e gli aerosilurante di una Potenza straniera, decollati da una flotta di portaerei a circa 200 miglia di distanza da questa nostra base, coleranno a picco senza colpo ferire tutte le navi alla fonda e distruggeranno al suolo ogni installazione. L'attacco sarà sferrato senza preavviso la mattina di una domenica e la Potenza a cui alludo sarà sicuramente il Giappone ».
Alcuni mesi più tardi, Mitchell accusò di «incompetenza, faciloneria criminosa, negligenza che sfiora l'alto tradimento» lo stesso Dipartimento della Guerra. Per tali infamanti accuse fu convocato dinanzi alla corte marziale e la sentenza di condanna venne ratificata dal Presidente Coolidge. Quando, all'alba del 7 dicembre 1941 i bombardieri e gli aerosiluranti giapponesi decollarono dalla portaerei e annientarono la Flotta americana del Pacifico, furono in molti a chiedersi se, quindici anni prima, Billy Mitchel non fosse stato giudicato un po' troppo affrettatamente"

Nell'apprendere l'attacco a Pearl Harbor Churchill  si era fregato le mani "bene adesso devono anche loro entrare nella stessa barca". La sera stessa, subito dopo l'attacco, Churchill  parla con Roosevelt, ma il presidente piuttosto titubante cosa fare, vuole sentire il giorno dopo il Congresso. Churchill gli assicura che avrebbe agito subito dopo.
Finora gli Usa erano rimasti in disparte con una opinione pubblica non interventista sul conflitto europeo. Ora l'opinione pubblica veniva scossa da quella che era la cruda realtà. Il "male" che il premonitore Roosevelt andava predicando da anni era scoppiato con tutta la sua virulenza. E poi lui aggiunse: "si è perso fin troppo tempo per contrastare Hitler diventato ormai il pericolo pubblico mondiale numero uno".
Churchill da grande "volpone" che era, andava dicendo da tempo (soprattutto dall'8 agosto quando era scoppiata la "pace" fra Usa, Urss, e Gran Bretagna ) e prometteva, ogni volta che apriva bocca, che se gli Stati Uniti fossero stati attaccati, "entro un'ora la Gran Bretagna sarebbe andata in loro aiuto".

Per il fuso orario, Roosevelt solo al mattino riuscì a riunire il Congresso.

 
 
 

Il discorso del Presidente degli Stati Uniti d'America F. D. Roosevelt

8 dicembre 1941

Questo discorso passò alla storia anche come il "Discorso dell'infamia".

"Ieri, 7 Dicembre 1941, una data segnata dall'infamia, gli Stati Uniti d'America sono stati improvvisamente ed intenzionalmente attaccati dalle forze aeree e navali dell'Impero del Giappone. Gli Stati Uniti erano in pace con questo paese, e su richiesta del Giappone, erano ancora in contatto con il suo Governo e il suo Imperatore nel tentativo di mantenere la pace nel Pacifico. In realtà, un'ora dopo che le squadriglie aeree giapponesi avevano iniziato il bombardamento a Oahu, l'Ambasciatore giapponese negli Stati Uniti e il suo collega hanno consegnato al Segretario di Stato una risposta formale al recente messaggio americano. Sebbene questa risposta affermava che sembrava inutile proseguire i negoziati diplomatici in corso, non conteneva alcuna minaccia o accenno di guerra o di attacco armato. Tenuto conto della distanza delle Hawaii dal Giappone risulta evidente che l'attacco è stato intenzionalmente pianificato con molti giorni se non addirittura settimane di anticipo. Nel frattempo, il Governo Giapponese ha intenzionalmente cercato di ingannare gli Stati Uniti facendo dichiarazioni false ed esprimendosi al favore del proseguimento della pace. L'attacco di ieri alle Isole Hawaii ha arrecato un grave danno alle forze militari e navali americane. Un numero ingente di vite americane sono state perse. E' stato inoltre comunicato che le navi americane sono state attaccate con siluri in alto mare tra San Francisco e Honolulu. Ieri il governo Giapponese ha attaccato anche Malaya. Ieri notte le forze giapponesi hanno attaccato Hong Kong. Ieri notte le forze giapponesi hanno attaccato Guam.
Ieri notte le forze giapponesi hanno attaccato le Filippine. Ieri notte le forze giapponesi hanno attaccato l'Isola di Wake. Questa mattina i giapponesi hanno attaccato l'Isola di Midway. Pertanto, il Giappone ha intrapreso un'offensiva a sorpresa estesa a tutta l'area del Pacifico. Gli accadimenti di ieri parlano da soli. Il popolo degli Stati Uniti si è già fatto un'idea ed è ben conscio delle implicazioni per la stessa vita e la salvezza della nostra nazione. In qualità di Comandante in Capo dell'Esercito e della Marina, ho dato disposizioni affinché venissero adottate tutte le misure per le nostra difesa. Rimarrà per sempre nelle nostre menti l'attacco furioso nei nostri confronti. Non importa quanto tempo occorrerà per riprenderci da questa invasione premeditata, il popolo americano con tutta la sua forza riuscirà ad assicurarsi una vittoria schiacciante. Ritengo di farmi interprete della volontà del Congresso e del popolo quando affermo che non solo ci difenderemo fino all'ultimo ma faremo quanto necessario per essere sicuri che questa forma di tradimento non ci metta mai più in pericolo. Le ostilità esistono. Siamo coscienti del fatto che il nostro popolo, il nostro territorio i nostri interessi siano in serio pericolo.
Accordando fiducia alle nostre forze armate, e con la sconfinata determinazione del nostro popolo, raggiungeremo l'inevitabile vittoria, in nome di Dio. Chiedo che il Congresso dichiari lo stato di guerra tra gli Stati Uniti e l'Impero giapponese, a seguito dell'attacco non provocato e codardo del Giappone di Domenica 7 Dicembre 1941"

 

 

 

Franklin Delano Roosevelt - Pearl Harbor - Address to the Nation       (December 8th, 1941)

Mr. Vice President, Mr. Speaker, Members of the Senate, and of the House of Representatives:
Yesterday, December 7th, 1941 -- a date which will live in infamy -- the United States of America was suddenly and deliberately attacked by naval and air forces of the Empire of Japan.
The United States was at peace with that nation and, at the solicitation of Japan, was still in conversation with its government and its emperor looking toward the maintenance of peace in the Pacific.
Indeed, one hour after Japanese air squadrons had commenced bombing in the American island of Oahu, the Japanese ambassador to the United States and his colleagues delivered to our Secretary of State a formal reply to a recent American message. And while this reply stated that it seemed useless to continue the existing diplomatic negotiations, it contained no threat or hint of war or of armed attack.

It will be recorded that the distance of Hawaii from Japan makes it obvious that the attack was deliberately planned many days or even weeks ago. During the intervening time, the Japanese government has deliberately sought to deceive the United States by false statements and expressions of hope for continued peace.
The attack yesterday on the Hawaiian islands has caused severe damage to American naval and military forces. I regret to tell you that very many American lives have been lost. In addition, American ships have been reported torpedoed on the high seas between San Francisco and Honolulu.
Yesterday, the Japanese government also launched an attack against Malaya.
Last night, Japanese forces attacked Hong Kong.
Last night, Japanese forces attacked Guam.
Last night, Japanese forces attacked the Philippine Islands.
Last night, the Japanese attacked Wake Island.
And this morning, the Japanese attacked Midway Island.
Japan has, therefore, undertaken a surprise offensive extending throughout the Pacific area. The facts of yesterday and today speak for themselves. The people of the United States have already formed their opinions and well understand the implications to the very life and safety of our nation.
As commander in chief of the Army and Navy, I have directed that all measures be taken for our defense. But always will our whole nation remember the character of the onslaught against us.
No matter how long it may take us to overcome this premeditated invasion, the American people in their righteous might will win through to absolute victory.
I believe that I interpret the will of the Congress and of the people when I assert that we will not only defend ourselves to the uttermost, but will make it very certain that this form of treachery shall never again endanger us.
Hostilities exist. There is no blinking at the fact that our people, our territory, and our interests are in grave danger.
With confidence in our armed forces, with the unbounding determination of our people, we will gain the inevitable triumph -- so help us God.
I ask that the Congress declare that since the unprovoked and dastardly attack by Japan on Sunday, December 7th, 1941, a state of war has existed between the United States and the Japanese empire.

 

Ma Churchill non aspettò il responso del Congresso Americano, la dichiarazione di guerra al Giappone lui l'anticipò di sei ore. Annunciò alla radio che la Gran Bretagna dichiarava guerra al Giappone, e concluse   "come ricorderete ho dato la mia parola "entro un'ora", quindi come potete vedere, non abbiamo perso tempo, e in realtà siamo in anticipo rispetto ai nostri obblighi, e non c'è bisogno di aspettare la dichiarazione del Congresso".
Anche nell'ipotesi di un NO al Congresso, a quel punto gli Usa non potevano più tirarsi indietro; mica l'Inghilterra era la loro tutrice!
Il Congresso americano, da sempre neutralista, sotto l'indignazione della popolazione, superò ogni remora nell'appoggiare il Presidente, e dichiarò guerra, ma solo al Giappone. Ci furono per tre giorni indugi se dichiararla anche alla Germania e all'Italia, crucciando non poco Churchill che voleva gli Usa al suo fianco in Europa, perché - nonostante gli ingenti aiuti economici - lui da solo (con Londra sempre sotto i bombardamenti) mica poteva aprire un fronte occidentale. A togliere d'imbarazzo Roosevelt ci pensò poi Hitler che l'11 dicembre fece lui pervenire la dichiarazione di guerra agli Stati Uniti, ma non per i fatti giapponesi ma per "provocazioni statunitensi nell'Atlantico".
Comunque quando fu letta la dichiarazione di guerra a tutto l'Asse, l'opinione pubblica americana era ormai a favore della guerra sia in Giappone come in Europa, e felici i comunisti americani, finalmente esultanti nell'apprendere che si portava aiuto alla Russia.
Altrettanto in Inghilterra: gli "insopportabili  comunisti" di Churchill era dal mese di agosto che sfilavano con i cartelli "apriamo un secondo fronte a ovest". Ma Churchill era ancora solo, e l'Europa non era l'Africa. Insomma se non ci fosse stata una Pearl Harbour Churchill avrebbe dovuto inventarsene una lui per dare finalmente una scossa agli americani.

L'11 dicembre 1941; gli Stati Uniti, che finora formalmente non avevano partecipato direttamente alla guerra, pur sostenendo gli inglesi con imponenti mezzi sia economici che militari, entrano nel conflitto ufficialmente da questa data.
L'attacco a Pearl Harbor e la dichiarazione di guerra della Germania e Italia, permette agli USA di intervenire anche in Europa  che da questo momento il conflitto diventa mondiale, coinvolgendo direttamente e indirettamente quasi tutti gli Stati del mondo. 43 nazioni partecipano alle eliminatorie della grande "olimpiade della morte". Dopo questo attacco agli Usa, tutto il pianeta é coinvolto.
In Oriente sotto i colpi giapponesi, cadono uno dopo l'altro tutti gli stati coloniali inglesi, la Malesia, Singapore, Hong Kong, le Filippine, le Isole Midway, Giava, Sumatra, Nuova Guinea, le Isole Salomone, a rischio anche l'Australia e infine la Birmania dove i giapponesi sono a un passo dall'India.
I successi dei giapponesi all'inizio sono considerevoli.
Ma è nata la grande alleanza bellica delle tre potenze schierate  per distruggere le speranze giapponesi di una "Nuova Grande Asia"; le speranze  tedesche di un "Impero del Reich" dalla Spagna agli Urali; e le speranze italiane di "Un nuovo Impero Romano" dalle Alpi alle Piramidi.