UMBERTO D

di Vittorio De Sica

Un capolavoro del neorealismo italiano.

Regia: Vittorio De Sica.
Sceneggiatura: Cesare Zavattini.
Durata: 94 minuti. Anno: 1952.
Fotografia: G.R. Aldo.
Scenografia: Virgilio Marchi.
Montaggio: Eraldo Da Roma.
Musica: Alessandro Cicognini.
Produttore: Giuseppe Amato (per Rizzoli Film, V. De Sica, G. Amato)
Interpreti: Carlo Battisti (Umberto Domenico Ferrari), Maria Pia Casilio (Maria), Lina Gennari (la padrona della pensione), Alberto Albani Barbieri (amico della padrona), Memmo Carotenuto (paziente all'ospedale), Lamberto Maggiorani, il cane Napoleone.

Una curiosità
A proposito di questo film, Giulio Andreotti, all'epoca Sottosegretario allo spettacolo, scrisse su "Libertà": «Se è vero che il male si può combattere anche mettendone a nudo gli aspetti più crudi, è pur vero che che se nel mondo si sarà indotti - erroneamente - a ritenere che quella di Umberto D. è l'Italia della metà del ventesimo secolo, De Sica avrà reso un pessimo servizio alla sua patria, che è anche la patria di Don Bosco, del Forlanini e di una progredita legislazione sociale».
By:  http://it.wikipedia.org/wiki/Umberto_D.

Carlo Battisti  (Trento 10 ottobre 1882 - Empoli FI 6 marzo 1977)
Come sopra indicato, l’attore che interpreta il personaggio di Umberto D.(Ferrari) è Carlo Battisti. Questo è il suo unico film. Dal 1919 al 1925 primo direttore italiano della Biblioteca statale Isontina di Gorizia. Poi professore di glottologia all'Università di Firenze.

"Sono stato per un'ora e mezza in compagnia di un uomo solo e del suo cane, e non mi sono sentito solo": così scrisse Umberto Eco, dopo aver visto la versione restaurata di "Umberto D."

Il film
Un mite, silenzioso pensionato, ridotto a non essere più (economicamente) in grado di sopravvivere, rifiuta la tentazione del suicidio per non abbandonare il proprio cane. Uno dei capolavori del cinema neorealista, e il suo canto del cigno. Frutto maturo del sodalizio tra Zavattini e De Sica, sostenuto anche da ricerche, non tutte risolte, sul tempo e la durata (famosa la sequenza del risveglio della servetta), il film tocca una crudeltà lucida senza compromessi sentimentali, fuori dalla drammaturgia tradizionale. Non ha la "perfezione" di Ladri di biciclette, ma va al di là.   A cura di: “Il Morandini” - Dizionario dei film, Zanichelli.

Umberto D è un film del 1952 e sicuramente uno dei meno compresi diretti da Vittorio De Sica. Roma vi fa da sfondo, con le sue piazze e le sue strade, i suoi suoni, i tram, le musiche semplici accompagnano unite ai suoni e ai rumori quel senso di vita scarna e di profonda solitudine che la storia emana. Quella di Umberto Domenico Ferrari, colto nella sua stanza di via San Martino della battaglia 14. Quando uscì nelle sale cinematografiche, incontrò non pochi ostacoli. Come con Ladri di biciclette ci fu chi si lamentò per il fatto che vi veniva mostrata la realtà con drammatico realismo e questo, soprattutto ad una certa classe politica e benpensante di allora, non piaceva.
La storia è molto semplice: è quella di un pensionato che non ce la fa a tirare a campare con la sua magra pensione di funzionario del ministero. I personaggi scorrono via sulla pellicola: vediamo la polizia, i vecchi pensionati, i barboni, la padrona di casa, i suoi amici, i portantini, i medici, la suora, l'ex collega d'ufficio, gli impiegati del canile, il militare, i mendicanti, insomma quasi tutti sembrano sordi alle emozioni. Un'umanità cinica, in cui ognuno pensa a sé stesso. Non ci sono affetti, pietà, non c'è amicizia.
È il dramma di un uomo che ha lavorato tutta una vita onestamente ed ora, solo, si trova ad avere problemi economici è vissuto con un'estrema dignità da Umberto, ignorato dagli altri. Unico amico e compagno è il suo cane, un bastardino. Unici gesti e parole di conforto sono quelle di Maria. Con lei il vecchio ha quasi una forma di affetto, riservato. Sembra un vecchio padre o un nonno. La rimbrotta dicendole "Hai fatto i compiti? Certe cose avvengono perché non si sa la grammatica, tutti ne approfittano! Degli ignoranti."
Unico piccolo gesto di aiuto quello di un vicino di letto in ospedale. Il resto dell'umanità vive la sua vita cinicamente e non degna Umberto nemmeno quasi di un gesto di pietà. Anche quando gli sguardi si posano su di lui, subito si ritraggono in preda ad egoismo che cela la paura. I gesti d'amore non sono contemplati in quella società, tutta reclinata su se stessa, sui propri interessi dell'oggi. Le parole che i personaggi si scambiano sono drammaticamente significative e distanti, il commendatore gli domanderà: "Secondo lei ci sarà la guerra?" cui Umberto risponderà: "Mah!" ... una guerra cinicamente era già in atto, tutto attorno a lui.
Questa umanità ricorda quella di Napoli Milionaria, di quel "Adda passa a nottata". Lo stesso è per Maria, che aspetta un bambino, il militare la lascerà, lo stesso per la piccola Daniela, cui non sarà permesso di tenere Flick.
Infine Flick, un bastardino, l'unico che nutre un po' d'amore verso Umberto e che alla fine lo salva dalla morte e con cui si incammina verso un futuro che non sappiamo come e quale sarà. Non è un finale col sorriso, ma amaro, è un chissà ... e lo spettatore deve domandarsi quale sarà questo futuro, deve farlo, non si può alzare cinicamente dalla sua sedia senza farsi questa domanda.
Il film si apre con una sequenza girata nel centro di Roma, c'è un corteo non autorizzato di pensionati. I loro cartelli recitano: "Aumentate le pensioni. Abbiamo lavorato tutta una vita." Il corteo viene fatto sgomberare dalla polizia. Alcuni vecchi inseguiti, si nascondono nell'atrio di un edificio. Qui il protagonista si presenta. Umberto Domenico Ferrari ha lavorato per 30 anni come funzionario al ministero dei lavori pubblici, pensionato con 18.000 mila lire al mese. I vecchi si lasciano. È mezzogiorno, alcuni operai staccano dal lavoro per la pausa pranzo. Umberto va alla mensa dei poveri, cerca di vendere il suo orologio per poter pagare l'affitto. In piazza del Popolo riesce a venderlo per tremila lire.
Tornato a casa, trova la sua camera occupata da una coppietta cui la padrona ha lasciato la camera mentre lui non c'era. Si lamenta e la padrona di casa lo minaccia di sfratto se non gli paga l'affitto. Umberto restato solo in cucina con Maria, la giovane serva, le chiede un termometro. Tra i due c'è confidenza e Maria si confida con lui, dicendogli di essere incinta. Il vecchio rimane rattristato. Il vecchio Umberto febbricitante, ritorna in camera. Sistema il letto che era stata usato dalla coppia, entra Maria che va alla finestra per vedere il suo innamorato un soldato che sta uscendo dalla caserma. Il vecchio rimane solo col cane. Arriva la padrona che gli ridice che lo sfratterà. Il vecchio si corica con il cagnolino Flick ai piedi del letto. Rientra Maria, cui chiede di guardargli la gola, e poi le affida le tremila lire da portare alla padrona che però gliele rimanda indietro, non essendo il pagamento di tutto l'arretrato. Così si alza e va a vendersi dei libri. Rimanda i soldi ora sono cinquemila lire, ma anche stavolta gli vengono rimandati indietro.
Nella casa la padrona continua a cantare con i suoi amici, arriva anche il suo fidanzato. Il vecchio cerca di prendere sonno, cantano, si suona il piano, fuori la tromba della caserma ed il rumore dei tram giù nella via. Si apre il tetto del cinema sottostante e si ode il sonoro del film, il vecchio si alza, si asciuga il sudore per la febbre e poi si ricorica. È mattino il vecchio fa una telefonata. Maria si sveglia e piangendo prepara il caffè. Suonano alla porta, sono due infermieri, il vecchio finisce di fare la valigia, lascia un infermiere a giocare con Flick ed esce di casa salutando Maria. La scena si sposta all'ospedale, due lunghe corsie, i medici, la suora a cui, su consiglio del vicino di letto, chiede un rosario per conquistarne la benevolenza e poter rimanere in ospedale ancora una settimana. Maria lo va a trovare, gli porta una banana in dono, Flick è giù in cortile, Umberto va alla finestra per farsi vedere, ma Flick che è accompagnato dal fidanzato di Maria non può vederlo. Umberto esce dall'ospedale con il suo vicino di letto e lo saluta dandogli il suo indirizzo: Via San Martino della Battaglia 14. Arrivato a casa trova gli operai intenti a restaurare l'appartamento, la padrona si sta per sposare. Cerca in casa Flick, non trovandolo esce in strada dove trova Maria piangente, ha appena detto al militare di essere incinta ma questi non ne vuol sapere e poi gli dice che la padrona ha aperto la porta ed il cagnolino è scappato. Va così a cercarlo al canile, temendo che sia stato già ucciso, finalmente lo ritrova. In piazza della Minerva vede un uomo mendicare. Incontra un vecchio collega e quando gli dice dei suoi problemi economici, questi se ne va. Siamo alle spalle del Pantheon. Davanti al colonnato Umberto prova a chiedere l'elemosina, ma tanta è la dignità che ha, che non ci riesce. Prova allora a lasciare Flick col cappello in bocca, nascondendosi. Il cagnolino sta ritto sulle gambe col cappello in bocca, passa un suo conoscente che riconosce il cagnetto, Umberto si vergogna, esce e saluta il commendatore dicendo che Flick stava giocando. Il commendatore sale sull'autobus. Al ritorno a casa Umberto scopre che c'è stato un banchetto per le nozze e che la sua stanza è ridotta un macello per dei lavori, infatti hanno iniziato ad abbattere una parete. Si sentono i rumori del tram e se ne vedono le luci. Maria gli porta un pezzo di pizza dolce, rimasta dal banchetto. Umberto è stanco, ormai ha capito che a nulla valgono i suoi sforzi e che gli toccherà lasciare la sua stanza. Avrebbe voglia di piangere, fissa i sampietrini della strada e pensa di gettarsi dalla finestra, guarda Flick e richiude la finestra. Un foro nel muro inquadra Umberto mentre prepara la valigia.
Mattino. Sveglia Flick ed esce di casa. Maria lo sente ed esce sul ballatoio per salutarlo. Umberto le sorride e con affetto le dice di lasciar perdere il militare e scende le scale. Roma è deserta nel mattino. Sale su un tram e vede scorrere le vie che conosce. La sua casa scompare. Prova poi a trovare un posto per Flick dando in cambio i soldi che si era procurato per l'affitto e la sua valigia con i vestiti e le scarpe, tanto a lui, che medita di uccidersi, non sarebbero più serviti. Vede che Flick ha paura di un altro cane e non se la sente di lasciarlo lì. Ai giardini prova a regalare Flick a Daniela una bambina che gli vuol bene, ma la governante gli dice che la sua padrona non vuole cani. Rimasto solo, Umberto si allontana, mentre Flick gioca coi bambini, si nasconde ma il cane arriva e lo trova. Si abbassa il passaggio a livello, sta arrivando un treno. Umberto vorrebbe buttarsi sotto il treno, Flick lo avverte e scappa. Il treno passa. Umberto segue il cane che impaurito non ne vuole più sapere di andare da lui e si nasconde. Umberto gli tira una pigna per giocare. Il cagnolino dopo un po', non più impaurito, inizia a giocare.
Il film finisce con Umberto che si allontana sul viale giocando con Flick mentre arrivano dei bambini che giocano a pallone.    By:  http://it.wikipedia.org/wiki/Umberto_D.

Ciò che mi sorprende rivedendo oggi "Umberto D." è innanzitutto la sua capacità di dare vita a una storia così forte e intensa a partire da uno spunto quasi esile (l'impossibilità da parte del protagonista di pagare la pensione in cui abita) per costruire un itinerario così ricco di momenti e di sequenze: la manifestazione di protesta con la quale inizia, le scene dell'ospedale, il tentato suicidio finale.   A cura di Mimmo Calopresti