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Il 2001?  Roba vecchia, è passato da nove anni !

Articolo, pubblicato il 31-10-1997 sul quotidiano "Il Messaggero", scritto da Giovanni Baratta dell'Osservatorio astronomico di Monte Mario in Roma e collaboratore dell'Istituto di Astrofisica spaziale del CNR, nonché autore di una novantina di ricerche e pubblicazioni scientifiche.

I catastrofisti possono mettersi l'anima in pace. Oggi è il 31 ottobre 1997 ma il Secondo Millennio è finito da un pezzo. E, per conseguenza, è cominciato da un pezzo il Terzo. Di Mille e non più Mille, e cioè di sciagurata fine del Mondo, si potrà riparlare fra Mille anni.

"Oggi, invece che nel 1997, siamo perlomeno nel 2003", dice il fisico Giovanni Battista Baratta, laziale di Priverno, 55 anni, astronomo presso l'Osservatorio Astronomico di Roma. "Uso l'avverbio, perché, in realtà, siamo nel 2009. Fra l'altro Gesù non può essere nato nemmeno nel 7 avanti Cristo, come invece sosteneva Keplero". E' arrivato a questa conclusione, spiega, dopo lunghe indagini storico - astronomiche: "Le avevo cominciate negli Anni Sessanta, all'Università. Le ho riprese e perfezionate con ulteriori ricerche linguistiche e semantiche all'inizio degli Anni Novanta, dopo aver letto un articolo del direttore del Planetario di Milano, professor Mario Cavedon, sul "Corriere della Sera". E le ho portate a termine qualche mese fa".Aggiunge: "Per ora". Gli studi sono condensati in 4.000 pagine, raccolte in cinque grosse cartelle che custodisce nell'ampia libreria del suo ufficio. Insieme alla ricca documentazione, Baratta mostra al cronista il testo che ha pubblicato lo scorso anno sulla rivista "Impegno Ospedaliero" (dell'Associazione nazionale medici istituti religiosi spedalieri) e la versione più aggiornata, sintetizzata in cinque pagine, che ha presentato il 26 settembre al Congresso della Società Astronomica Italiana, presso l'Osservatorio Astronomico di Capodimonte. E che illustrerà il 12 novembre in una riunione dello Zonta International Club, all'Hotel Bernini Bristol.

Intanto va affrontato il problema della data di nascita di Gesù, sulla quale si basa il nostro calendario, introdotto da Dionigi il Piccolo nel 516-526 dopo Cristo. "Il monaco commise almeno tre errori:

  • non inserì l'anno 0 (che per lui non esiste, ma che i cronografi devono considerare) fra gli anni 1 a. C. e 1 d. C.;
  • ignorò i quattro anni in cui l'imperatore Augusto fu sul trono col suo nome di Ottaviano (si chiamava infatti Caius Julius Caesar Octavianus Augustus);
  • omise due anni nei quali l'imperatore Tiberio regnò come "collega Imperii" in Siria.

Anche volendo prescindere dall'anno 0, bisogna spostare l'anno di nascita di Gesù perlomeno al 6 a. C. Al momento, comunque, non è possibile determinarla con esattezza, e anzi non sono sicure neanche la data di morte e l'età di Gesù, che si può far oscillare fra i 30 e i 50 anni".

Per uscire da questa situazione, alcuni studiosi si sono affidati alla stella di Betlemme, che indicò la capanna ai Magi, di cui si parla nei Vangeli (Matteo). L'astronomo William Bidelman, seguendo una vecchia teoria, tende a identificarla con una congiunzione di astri e, sulla base delle tavole planetarie di B. Tuckerman, colloca la nascita di Gesù nel 2 a. C.. L'interpretazione più comune, per la quale propendeva anche Keplero, è che questa stella sia stata una congiunzione di Giove e di Saturno, verificatasi nel 7 a. C. In realtà quell'avvenimento non determinò un a congiunzione nel senso che oggi attribuiamo comunemente a questa parola. Come ho scoperto nella mia ricostruzione, rifacendo i calcoli, Giove e Saturno, nel momento di maggiore avvicinamento, restarono distanti almeno 1°, e cioè ben due diametri lunari. Una separazione enorme, per effetto della quale due corpi celesti non possono sicuramente apparire come l'astro singolo di cui parla Matteo. Quindi il 7 a. C. è escluso, in questo caso, per motivi di carattere astronomico".

Ma ci sono anche ragioni storiche, Baratta sottolinea. E le riassume così: "I fautori dell'evento astronomico del 7 a. C. affermano, a sostegno della loro tesi, che quell'anno avvenne anche il "censimento" di cui parla San Luca che (riferisce) "ebbe luogo quando Quirino aveva il comando supremo della Siria". La tesi è insostenibile: i documenti storici testimoniano, infatti, che nel 7 a. C. governatore della Siria fu Saturnino, non Quirino. Ho consultato, in particolare, l'ampia ed accurata ricostruzione dei governatori in Siria al tempo di Gesù Cristo di Emil Johann Schürer (Storia del popolo giudaico al tempo di Gesù Cristo), nella quale l'ebraista tedesco non riesce a indicarne uno per gli anni 12 e 14 a.C.

Negli studi successivi compiuti sugli Annali di Tacito, sull'Augusto di A. H. M. Jones, sull'Augusto e il suo tempo di Mario Attilio Levi, l'astronomo privernate ha scoperto che Quirino fu non una, ma due volte governatore della Siria: "E la conferma è rintracciabile nell'iscrizione di Tibur, un ritrovamento archeologico del 1764, dove si dice che il personaggio a cui fa riferimento il reperto fu per due volte, "iterum", governatore in Siria e in Fenicia, fece guerra, vinse, ottenne il trionfo. Lo storico e filologo tedesco Theodor Mommsen e i critici successivi lo identificano, unanimemente, in Quirino". E questo è in accordo coi Vangeli, sottolinea, "nonostante la Bibbia Concordata abbia fatto una traduzione a suo uso e consumo distorcendo i testi".

Stabilito, per via storica, che Quirino fu governatore in Siria una prima volta nel periodo 12-11 a. C., Baratta ha cercato se in quel tempo ci fosse stato un evento astronomico significativo, che confermasse quanto dice San Matteo a proposito della stella di Betlemme: una congiunzione vera, stretta; l'esplosione di una Nova o di una Supernova (stelle che esplodono con spaventosa potenza aumentando a dismisura la loro luminosità); oppure la comparsa di una cometa. "E che cosa ho trovato? Che nel 12 a. C. comparve un astro attraverso le costellazioni dei Gemelli, del Leone, dell'Ofiuco, dell'Idra, dello Scorpione: una cometa, ben visibile e osservata anche dai cinesi che la descrissero nelle loro cronache. Lo storico Cassio Dione, d'altra parte, nell'Historia Romana racconta che "sotto il consolato di Valerio Messalla Barbato e di Sulpicio Quirino una cometa, dopo che per molti giorni era apparsa sulla città, svanì in fiaccole". E doveva essere veramente eccezionale: nel 12 a.C. comparve addirittura la famosa cometa di Halley, con una luminosità almeno quattro volte maggiore che nel 1910, come segnalano anche gli astronomi Giovanni Virginio Schiaparelli nel libro Le più belle pagine di Astronomia popolare e Paolo Maffei nel libro La cometa di Halley. E una cometa, diversamente da una congiunzione, indica anche una direzione".

Tutte le paure per la fine del Millennio, a questo punto, risultano azzerate. "Alle ipotesi, io aggiungo i fatti: le testimonianze astronomiche e storiche. Il Duemila è passato. Anche chi crede alle superstizioni, e teme il peggio, deve prenderne atto". Agli effetti del calendario in sé, può essere mantenuta la convenzione di Dionigi il Piccolo, dice: "Se invece si fa riferimento al dato storico reale, nessuno può continuare a dire che Gesù è nato nell'anno 1 dell'Era Cristiana. In realtà, dalla data di nascita di Gesù sono passati non 1997 anni, ma 2009 anni".

I  CALENDARI     (A cura di Riccardo Deserti & Billi Forlivesi)

La Datazione

I sistemi di datazione delle varie civiltà sono sempre stati influenzati dall’astronomia. Gli astri erano e sono tuttora i lenti e precisi orologi che scandiscono il tempo e che permettono di verificare la durata delle stagioni e degli anni. Infatti, se si pensa al mese civile ha una durata media di 30 giorni, molto simile al ciclo lunare di 29,53 giorni. Risulta evidente che il nostro calendario è influenzato dal moto dei corpi celesti.

 

I Primi Calendari

I Calendari dell’antichità furono infatti costruiti sulla base del moto lunare e vennero chiamati calendari lunari. Un anno era composto da dodici mesi con alternativamente 30 a 29 giorni, per un totale di 354 giorni. Un calendario simile a questo è tutt’oggi in uso dal popolo ebraico ed anche in maniera leggermente modificata dal popolo arabo. La terra per compiere un giro attorno al sole impiega 365,2422 giorni. Un calendario del tipo di quello lunare restava dunque indietro di circa 11 giorni rispetto all’anno solare. Così facendo la percezione delle stagioni variava di anno in anno. La prima correzione imposta a questo tipo di calendario è il calendario "Lunisolare" che prendeva in considerazione non solo i moti della Luna ma anche del Sole. Poiché ogni 18,6 anni le fasi della luna si ripetono ciclicamente il calendario Lunisolare comprendeva 19 anni in cui 12 erano composti da 12 mesi e 7 anni erano composti da 13 mesi. Questo permetteva di recuperare il ciclo delle stagioni correttamente. Tutti questi sistemi di calendari comunque non erano ancora sufficientemente precisi e lasciavano che le stagioni si spostassero in maniera visibile attraverso le date del calendario.

 

Il Calendario Giuliano

Prima di avere un calendario completamente stabile bisogna aspettare l’avvento dell’Imperatore "Giulio Cesare". Egli fece la prima riforma ragionata nei calendari. Costruì il calendario con 7 mesi da 31 giorni, 4 mesi da 30 giorni e 1 mese da 28 giorni. Decise inoltre che siccome con questo sistema le stagioni si spostavano lo stesso ogni quattro anni venisse ripetuto il sesto giorno prima delle Calende. Da questa particolarità deriva il termine bisestile (bi-sextus) cioè due volte il sesto giorno (prima delle calende). Curioso è che Giulio Cesare si riservò un mese intitolato a suo nome, il mese di Luglio che deriva dal Latino "Julius" (ovvero "di Giulio" oppure "Giuliano"). Il calendario fu messo in opera però dal successore di Cesare, Augusto che anch’egli si dedicò un mese all’interno del calendario, Agosto (da "Augustus" o Augusto). Per rimettere a posto la data e ricoordinare le stagioni, la riforma creò molta confusione tra la popolazione e l’anno 46 a.C. è noto anche per il fatto che durò 460 giorni. Con questo calendario detto calendario Giuliano l’anno medio aveva una durata di 365,25 giorni che era un’ottima approssimazione dei 365,2422 dell’anno solare. Quel tipo di calendario entrò in vigore in tutta la popolazione romanica e romanizzata.

 

L’anno 1

Nel sesto secolo un monaco chiamato Dionigi "il Piccolo" decise di estendere la tavola per il calcolo del giorno della Pasqua che arrivava fin o all’anno 247 dell’impero di Diocleziano. La sua tavola comprendeva gli anni dal 248 al 267. Ma il monaco Dionigi non voleva che la sua tavola perpetrasse la memoria di un imperatore che aveva così tenacemente perseguitato i cristiani. Decise quindi di usufruire di un’altra data invece di quella attualmente in uso. Quale data sarebbe potuta andare meglio se non l’anno di nascita di "Nostro Signore Gesù Cristo" ? Sfruttando i ben pochi riferimenti storici contenuti nella Bibbia e nel Vangelo egli determinò la data di nascita di Cristo nell’anno 753 "Ab Urbe Condita" (dalla fondazione di Roma). Oggi noi sappiamo che quella data è errata e i più recenti studi sono ormai concordi nel dire che il Cristo è nato negli anni 747-748 Ab Urbe Condita. Quindi Dionigi sbagliò di circa 5 anni, errore che, considerati i mezzi in suo possesso, è a tutt’oggi più che tollerabile. Il calcolo di Dionigi venne subito felicemente accolto da tutto il panorama clericale e determinò le datazioni dal sesto secolo in poi. L’anno della nascita di Gesù venne chiamato dunque "Anno I Domini Nostri Jesu Christi" ovvero "Primo anno di vita di Nostro Signore Gesù Cristo". Quindi il monaco utilizzò la numerazione tradizionale per il conteggio degli anni, numerazione che, a differenza di quella decimale, parte da 1 invece che da 0. Quindi il primo anno del calendario è l’anno I. Il primo anno prima della nascita di Cristo venne appunto chiamato Anno I prima di Cristo. Non vi è mai menzione nel sistema di Dionigi dell’anno zero. La nozione arabica di zero non era ben vista dal Clero dato che proveniva dalla cultura di un popolo "infedele". Inoltre l’anno -1 non aveva ragione di esiste dato che non erano mai stati introdotti i numeri negativi e la loro invenzione risale solo al sedicesimo secolo.

 

Il calendario Gregoriano

Nel 1582 papa Gregorio XIII introduce l’ultima riforma che interessa il nostro calendario. Egli modifica il conteggio degli anni facendo sì che gli anni multipli di 100 fossero bisestili solo se divisibili per quattrocento. Dunque gli anni 1800, 1900 e 2100 sebbene divisibile per quattro non sono bisestili, mentre lo è il 2000. Con questo sistema la durata dell’anno civile medio è di 365,2425 giorni, con uno scarto i soli 0,0003 giorni (Ciò significa che le stagioni si spostano di 3 giorni ogni 10000 anni) che è la migliore approssimazione a cui il nostro calendario è giunto. Inoltre, per far sì che l’equinozio di primavera fosse di nuovo il 21 Marzo, papa Gregorio abolì per il 1582 i giorni dal 5 al 14 d’ottobre facendo sì che al 4 d’ottobre 1582 seguisse istantaneamente il 15 ottobre. Questo è il calendario correntemente in uso. Siccome tale riforma è avvenuta dopo la scissione della chiesa ortodossa, non tutte le popolazioni hanno assunto questo tipo di calendario, alcuni paesi asiatici ad esempio lo hanno accettato solo di recente (ventesimo secolo). Il Calendario Gregoriano è dunque solo un’estensione di quello Giuliano con la data calcolata da Dionigi.

 

L’equivoco del Nuovo Millennio

Dunque il primo anno del nostro calendario è l’anno I. Il primo decennio termina quindi nell’anno 10 e il secondo decennio comincia nell’anno 11. Il primo secolo va dal I d.C. al 101 d.C. così il primo millennio dall’1 al 1001, ed il terzo millennio dal 2001 al 3000. Infatti il giubileo del 2000 è la festa di fine millennio. Questo contraddice quello che i Mass-Media stanno affermando ormai da un paio di anni, ovvero che il nuovo millennio comincia l’1-1-2000. Ciò si può ritrovare anche nelle varie diciture delle date. Le diciture delle date europee sono fondamentalmente sbagliate. L’anno 1 d.C. ovvero il primo anno dopo la nascita di Cristo, può dare adito a varie interpretazioni, e così si ritrovano anche queste imperfezioni in altre date (che sono poi la traduzione di questa dicitura) quali quella francese (av. J. C. e ap J.C.) o quella tedesca. L’unica dicitura che riporta in maniera fedele la datazione è quella anglosassone (BC e AD ovvero Before Christ, cioè prima di Cristo e AD ovvero Anno Domini) dove l’anno AD 1 significa esattamente il primo anno di vita del Signore, cioè lo stesso significato attribuito dal monaco Dionigi.