Data: 03/11/1993
Testata: LA STAMPA

INTERVISTA L' AMICO <OCCULTO> . Il dottor Rol svela le sedute
esoteriche con il regista da cui nascevano spunti per la sua opera
<Cosi' io e Fellini vedevamo il Paradiso>
<Lo immaginammo per l' ultimo film>
QUARANTA BRUNO
TORINO. Magia delle cifre: Fellini se ne e' andato il 31 (ottobre)
, al 31 di una via che sfocia nel Valentino abita il dottor Rol, l'
amico che piu' e piu' volte traghetto' il regista in altre,
superiori dimensioni. Il signor <Otto e 1/2> avra' gradito questa
minuta coincidenza, ennesima liaison con il novantenne signore che
parole dello stesso Fellini <prima ancora di essere un mago e' un
uomo meraviglioso, un' anima bella, ha una sua consistenza umana
molto semplice, addirittura provinciale: vive umilmente la vita di
tutti> . Qui, nella casa stile Impero, dove puo' accadere di tutto
, Fellini saliva una, due volte l' anno, con maggiore frequenza ai
tempi di Buzzati. <L' ultima visita ricorda Rol prima del ' 90,
prima che morisse mia moglie. Al telefono, invece, ci siamo sentiti
ancora di recente, scambiandoci impressioni, umori, incoraggiamenti
. Un' intervista su Federico? Dovrei, per descriverlo, affidarmi a
tre parole: genialita' , intelligenza, bonta' . Mi limitero' a una
sola: immenso. Non c' e' nulla che possa lenire il dolore. Il
pensiero corre a colei che ne e' invasa, a Giulietta, l' unica donna
degna di stare vicino a Fellini> . Affiorano i ricordi, nitidi,
torniti dalla nostalgia: <Federico mi sedeva accanto, cominciavamo a
parlare del film che stava nascendo. Poneva domande a cui voleva
rispondessi con una parola: ' ' Lasciati andare mi invitava e di'
cosa ti viene in mente, non indugiando' ' . E poi: quanti
esperimenti abbiamo fatto. Ne sortivano fenomeni che Fellini
interpretava a vantaggio del suo lavoro> . Esemplifica, il dottor
Rol: <Mi venne a trovare, covava un film. Volle che interpellassi
tre persone forse destinate a esserne protagoniste. Prendemmo tre
fogli di carta bianca e li disponemmo sul tavolo, come se qualcuno
fosse seduto di fronte ad essi. Pronunciai le seguenti parole: ' '
Je suis le numero cinq, je desire l' aide de monsieur Ravier' ' .
Improvvisamente i tre fogli si distaccarano dal tavolo e si misero a
svolazzare, tornando poco dopo al loro posto. ' ' Ho capito disse
allora Fellini cio' che ho in mente non va' ' > . Rol, il regista, i
film che in queste stanze decollarono o naufragarono. <Ho letto che
avrei sconsigliato Fellini di girare Il viaggio di G. Mastorna. E'
inesatto, la carissima Giulietta puo' confermarlo. Non lasciai nulla
di intentato affinche' un lavoro cosi' meraviglioso vedesse la luce
. Purtroppo non manco' chi riusci' a insinuare nel regista e nella
moglie il dubbio che realizzandolo si sarebbero tirati addosso la
sfortuna> . Una prova che Rol non boicotto' Il viaggio di G.
Mastorna? <Eccola: mi permisi di apportare una variante al finale.
Ma procediamo con ordine. La storia. Un aereo precipita. A bordo vi
e' un direttore d' orchestra. Lui e gli altri passeggeri non si
accorgono di essere morti. Si affannano a cercare i telefoni per
tranquillizzare i familiari. Un' illusione in breve frantumatasi. A
Mastorna porgera' la cruda verita' una compagna occasionale,
accostata in una casa di piacere: ' ' Sei morto' ' . L ' epilogo? Il
direttore d' orchestra, liberato ormai della morte, dell' incubo che
e' , si ritrova in un grande teatro. Il soffitto si squarcia, appare
un cielo di un colore inedito, fondale di una folgorante primavera.
E' facile immaginare come Fellini avrebbe reso per lo schermo la
parabola di Mastorna: stupendamente> . Si concede una pausa, il
dottor Rol, riagguanta il filo della memoria: <Eccoci al finale. Lo
formulai di getto. ' ' Non ti prometto niente mi avverti' Fellini .
E' molto ben scritto e lo trattengo' ' . Io conservo invece il
copione originario di G. Mastorna, me lo dono' Federico corredandolo
della dedica: ' ' A Gustavo' ' . Il nuovo finale, dunque: s'
intravede come puo' essere la vita dopo la morte . Diciamo pure, con
termini banali: si scorge il paradiso, una parte, almeno> . E' il
paradiso dov' e' sconfinato Fellini? Qual e ' l' approdo del
regista? Concede poco o nulla, Gustavo Rol: <Per rispondere dovrei
sapere come Dio mi accogliera' . E se mi riterra' degno di rivedere
nell' Aldila' le persone care> . Il salotto e' ormai calato nel
buio. Al capezzale del flebile abat jour il volto dell' anziana
figura, stretta in una vestaglia grigia, sembra ancora piu' ossuto.
Si riaffaccia Mastorna: <Fellini lo incontro' in due occasioni.
Nella prima il sacerdote riminese, vissuto nel Settecento,
autorizzo' il film. Nella seconda pose una condizione: a Mastorna la
morte doveva venire rivelata diversamente, non da una donna di
facili costumi. Fu qui avverte Rol che sentii fortissimo il
desiderio, quasi un ordine, di reinventare il finale. Lo apprezzo'
pure Marcello Mastroianni, giunto a trovarmi sospinto, chissa' , da
Federico. Glielo lessi, spalanco' le braccia, entusiasta: ' '
Sarebbe una gloria immensa per Fellini' ' > . In agosto, quando l'
icuts colpi' il regista nella camera 316 (riecco il 31) del Grand
Hotel di Rimini, Gustavo Rol si affido' alla Consolata, patrona di
Torino, ordino' preghiere, trasmise a Giulietta Masina la speranza
intensa della guarigione. Adesso svela : <Ero convinto che Federico
sarebbe vissuto ancora alcuni anni. Ma qualcosa e' successo, di
molto materiale, che gli ha abbreviato la vita> . <Molto materiale>
: ovvero? , un riferimento alle cure, all ' assistenza toccatagli in
sorte? <Molto materiale si limita a ripetere Rol . Non e' necessario
aggiungere, spiegare, scendere nei particolari> . Fuori scivola una
pioggia noiosa, le ombre signoreggiano, le sagome di mobili e
tendaggi si confondono e s' intrecciano. Il dottor Rol pare
assopirsi, una possibile felicita' ne accende il viso: forse <vede>
il cielo che fa da sentinella, nello studio cinque di Cinecitta' ,
al suo amico Federico, forse in quel cielo magrittiano riconosce il
fondale dell' estrema scena di G. Ma storna, cosi' come lui, Rol, l
' aveva intuita e come Fellini l' aveva applaudita. Bruno Quaranta

 

Data: 23/09/1994
Testata: LA STAMPA
GLI INCONTRI COSI' DUE ARTISTI CREDETTERO IN LUI
Federico Fellini
<Una creatura abitata da forze terribili con occhi fermi e luminosi,
da fantascienza>
FELLINI FEDERICO

CIO' che fa Rol e' talmente meraviglioso che diventa normale;
insomma, c'e' un limite allo stupore. Infatti le cose che fa, lui le
chiama <giochi>, nel momento in cui le vedi per tua fortuna non ti
stupiscono. Soltanto nel ricordo assumono una dimensione
sconvolgente. Com'e' Rol? A chi assomiglia? Che aspetto ha? E' un po'
arduo descriverlo. Ho visto un signore dai modi cortesi, l'eleganza
sobria, potrebbe essere un preside di ginnasio di provincia, di
quelli che qualche volta sanno anche scherzare con gli allievi e
fingono piacevolmente di interessarsi ad argomenti quasi frivoli. Ha
un comportamento garbato, impostato a una civile contenutezza
contraddetta talvolta da allegrezze piu' abbandonate, e allora parla
con una forte venatura dialettale che esagera volutamente, come
Macario, e racconta volentieri barzellette. Credo che la ragione di
questo comportamento (...) sia nella sua costante e previdente
preoccupazione di sdrammatizzare le attese, i timori, lo sgomento che
si puo' provare davanti ai suoi traumatizzanti prodigi di mago. Ma,
nonostante tutta questa atmosfera di familiarita', di scherzo tra
amici, nonostante questo suo sminuire, ignorare, buttarla in ridere
per far dimenticare e dimenticare lui per primo tutto cio' che sta
accadendo, i suoi occhi, gli occhi di Rol non si possono guardare a
lungo. Sono occhi fermi e luminosi, gli occhi di una creatura che
viene da un altro pianeta, gli occhi di un personaggio di un bel film
di fantascienza. Quando si fanno <giochi> come i suoi, la tentazione
dell'orgoglio, di una certa misteriosa onnipotenza, deve essere
fortissima. Eppure Rol sa respingerla, si ridimensiona
quotidianamente in una misura umana accettabile. Forse perche' ha
fede e crede in Dio. I suoi tentativi spesso disperati di stabilire
un rapporto individuale con le forze terribili che lo abitano, di
cercare di definire una qualche costruzione concettuale, ideologica,
religiosa, che gli consenta di addomesticare - in un parziale,
tollerabile armistizio - la tempestosa notte magnetica che lo invade
scontornando e cancellando le delimitazioni della sua personalita',
hanno qualcosa di patetico e di eroico. Federico Fellini Da <Fare un
film>, Einaudi, 1980

 

Data: 23/09/1994
Testata: LA STAMPA
La scomparsa del grande sensitivo che credeva nella natura divina
dell'uomo
ROL e gli spiriti buoni
LUGLI REMO

TORINO. Gustavo Adolfo Rol, il sensitivo e pittore torinese che ha
incarnato una delle <leggende> piu' segrete del secolo, grande amico
di Federico Fellini, e' morto nella tarda mattinata di ieri
all'ospedale Molinette di Torino. Aveva 91 anni. Era ricoverato da
una decina di giorni. Si e' spento pian piano, perdendo gradatamente
conoscenza. I suoi esperimenti paranormali gli avevano procurato una
fama enorme, che lui non coltivava. Riservatissimo, scrisse di se'
sulla Stampa: <Mi sono definito ''la grondaia che convoglia l'acqua
che cade sul tetto''. Non e' quindi la grondaia che va analizzata,
bensi' l'acqua e le ragioni per le quali quella ''pioggia'' cade>.
Amava parlare di <spiriti intelligenti>. E rifiutava la parola
<magia>. TORINO DI se' diceva: <Sono un pittore>. Certo, era anche un
pittore, e proprio di pittura viveva: i suoi quadri, paesaggi e
nature morte, soprattutto rose in fase di disfacimento, tutti di
grande suggestione, nascevano dopo lunga elaborazione e andavano via
immediatamente, prenotati da tempo, molti all'estero, specialmente in
Svizzera. Ma per quanto bravo, Gustavo Adolfo Rol non sara' ricordato
per la sua pittura. Sara' ricordato per le sue capacita'
extrasensoriali. Medium? <Non sono un medium>. Se qualcuno non della
sua cerchia insinuava: <mago>, <Per carita'> insorgeva, <non
chiamatemi mago, sono uno che fa delle cose che tutti potrebbero
fare, basta volerlo>. (nel '73 un mio articolo su di lui fu
intitolato <Il mago di Torino>, nonostante nel testo ricordassi la
sua idiosincrasia per quel termine, e l'errore, di cui ero
incolpevole, mi costo' il suo rifiuto a parlarmi per due mesi). Dal
'72 all'80 ebbi la fortuna e l'onore di frequentarlo: ci vedevamo una
o anche due volte la settimana, la sera: e per lui le serate con gli
amici andavano avanti fino alle due. Era stupendo, anche
indipendentemente dagli strabilianti esperimenti che faceva:
coltissimo, due lauree, dotato di una memoria formidabile, aveva un
linguaggio profondo, fiorito, elegante e ad accrescere il fascino
della sua personalita' contribuiva anche lo sguardo penetrante dei
suoi occhi grigio-azzurri. Si stava ad ascoltarlo - il gruppo degli
amici era di solito sui sei-otto, massimo dieci - in un silenzio
devoto, sempre constatando che su qualsiasi argomento da lui c'era da
imparare. Aveva scoperto quelle sue straordinarie facolta' nel 1927,
all'eta' di 23 anni, quando si trovava a Marsiglia dove era impiegato
in una banca. Raccontava che davanti alla vetrina di un tabaccaio si
era fermato a guardare un mazzo di carte e li' gli era venuta l'idea
di riuscire a indovinare il colore e il seme passando la mano sul
dorso. Ma ci sono anche altre versioni di quell'esordio. Pitigrilli,
che in gioventu' gli fu amico, racconto' in un suo libro che Rol a
Marsiglia aveva conosciuto un polacco capace di fermare, con la
volonta', l'orologio di una torre; e gli aveva anche dato una
dimostrazione di come si potesse conoscere il colore di una carta
coperta. Quando Rol parlava di queste sue possibilita' diceva che era
una conquista che aveva raggiunto attraverso il pensiero, la
volonta', la rinuncia all'orgoglio, all'ambizione, alla vanita', al
denaro. Nella sua lunga esistenza ha fatto migliaia e migliaia di
esperimenti, anche davanti a grandi personaggi di tutto il mondo,
persino Einstein e tutti sono rimasti stupiti. Fellini era suo amico,
fino agli Anni Ottanta veniva di frequente a Torino per fargli
visita, per rivedere le sue cose straordinarie e anche per
consultarlo sui propri progetti cinematografici. L'aneddotica su Rol
spazia su una gamma vastissima di esperimenti: sapeva leggere in un
libro chiuso, scrivere a distanza, vedere nel futuro, riconoscere
intorno al capo di ogni uomo la favolosa aura di cui parla la
filosofia indiana e, attraverso ad essa, identificare tutto
dell'individuo. Non era un guaritore, ma talvolta taluni medici
chiedevano il suo intervento perche' sapevano che la sua presenza
poteva facilitare una diagnosi. Rol non praticava lo spiritismo. Con
lui si parlava di <spirito intelligente>. Spiegava che anche gli
oggetti hanno uno spirito, che rimane anche quando sono andati
distrutti. Quello dell'uomo, pero', e' uno spirito intelligente che
va, con l'anima, a Dio, dopo l'esperienza della vita, ma puo'
ritornare ancora operante sulla terra, <a prova e riprova
dell'inconsumabilita' di Dio stesso> diceva Rol. E spiegava che tutti
i suoi esperimenti non erano altro che tentativi di aprire al
prossimo finestre sull'infinito onde attingere forza e coraggio. Al
prof. Carlo Arturo Jemolo, che sulle colonne de La Stampa l'aveva
invitato a farsi esaminare e controllare con mezzi scientifici, il
dott. Rol aveva risposto con un articolo su questo stesso giornale
per dire che lui non era un uomo di scienza e non poteva agire su
ordine: <Io debbo necessariamente agire con ''spontaneita''', quasi
''sotto l'impulso di un ordine ignoto'' come disse Goethe. E'
studiando questi fenomeni a valle che si puo' giungere a stabilirne
l'essenza, bensi' e' piu' in alto dove ha sede lo ''spirito
intelligente'' che gia' fa parte di quel Meraviglioso che non e'
necessario identificare con Dio per riconoscerne l'esistenza. Nel
Meraviglioso c'e' l'Armonia riassunta del Tutto e questa deificazione
e' valida tanto per chi ammette quanto per chi nega Dio>. Negli anni
della nostra felice frequentazione ho assistito a centinaia di
esperimenti, tutti sbalorditivi. Descriverli e' difficile perche'
occorrerebbe molto spazio in quanto, il piu' delle volte, avevano una
preparazione lunga in modo che avvenissero con il concorso di tutti i
presenti. Posseggo due dipinti a olio di Francois Auguste Ravier,
pittore francese morto nel 1895, ottenuti a casa mia. La sera di
quell'esperimento Rol fece firmare ai presenti, sul retro, una
tavoletta che poi poso' su un cavalletto coi colori vicino. Lui se ne
allontano' rimanendo a un paio di metri di distanza. Quale
impressione nel vedere, nella penombra in cui eravamo, i pennelli
muoversi da soli| La tavoletta era stata dipinta esattamente in 4
parti raffiguranti quattro soggetti diversi che corrispondevano ai
temi espressi da quattro persone del gruppo. Da fogli preventivamente
controllati ho visto, e con me altri testimoni, uscire dipinti di
Braque, Kandinsky, Klee, Goya, El Greco, ecc. Spesso faceva
distruggere queste testimonianze; le poche volte che consentiva a
salvarle ne documentava la non autenticita' scrivendoci sopra
<Hommage a'...> e la data. Uno degli esperimenti di scrittura diretta
che mi sono rimasti piu' impressi e' questo: nella casa di campagna
del dott. Alfredo Gaito, agopuntore, davanti a una libreria Rol ci
invita a scegliere due libri e la scelta avviene con un sorteggio,
pero' non li tocchiamo, restano sullo scaffale; ancora con sorteggio
scegliamo due pagine, una per ciascun libro. Rol si concentra e legge
la prima riga di una delle pagine e con la matita di grafite scrive
le parole in aria. Prendiamo i libri e scopriamo che le parole del
primo libro, esatte, sono state scritte con la grafite sul bordo
della pagina scelta del secondo libro. E i viaggi con apporti? Altro
settore affascinante. Con lui uno del gruppo riusciva ad andare, in
perfetta coscienza, non in trance, non in ipnosi (fenomeni
sconosciuti nell'operato di Rol), in un tempo passato, a vedere e a
parlare con la gente. Era un'escursione della fantasia, seguita dal
soggetto e controllata da Rol. A volte si materializzava un oggetto
di quel tempo intravisto dalla persona in quel viaggio. Certo non
dimentichero' il suono di quel campanello da collare che, in casa di
Nuccia e Giorgio Visca, a Torino, giro' a lungo sulle nostre teste
prima di posarsi sul tavolo. Era stato <visto> al collo di una
pecora. E' un oggetto forse del '600, ora in possesso dei coniugi
Doretta e Silvano Innocenti. Io da un <viaggio> ho riportato la penna
d'oca spelacchiata e consunta di uno scrittore parigino dell'800 che
gli avevo <visto> in mano. Gli esperimenti di Rol erano un seme che
veniva lanciato; il frutto e' l'intuizione che l'uomo puo'
riconoscersi nella propria natura divina. Se ne e' andato, con il suo
mistero, un personaggio meraviglioso, del quale i testi di
parapsicologia parleranno a lungo. Remo Lugli.

 

 

Data: 15/03/1995
Testata: LA STAMPA
All'asta ieri a Milano
I <prodigi> d'arte di casa Rol
VALLORA MARCO

MILANO PANCIUTE consolles doratissime, boiseries intagliate, trionfi
di fiori, ma soprattutto specchierette in stucco e poi contenitori da
te' Wedgwood, pot-pourri a forma di pagoda, tazze da puerpera in
opaline o commodes in legno violetto, nei colori della capigliatura
di Strehler. Goccia a goccia, 800 mila qui, 30 milioni la', se ne
vanno all'asta, tra mormorii presto domati e lo scorrere rapido dei
porteurs della Sotheby's (ancora intabarrati nei grembiuli fin di
secolo da lift di Grand Hˆotel alla Proust) i <prodigi> d'arte di
casa Rol: l'uomo-mistero che poteva interagire con la materia,
leggere nei libri chiusi, scriverti un messaggio in un taccuino
sprofondato nella tua giacca. Un universo tutto laccato e leccato, al
massimo un Galle', che sembra comunque contrastare con la sua
autorita' di vecchio saggio distaccato dal mondo: <Una creatura
abitata da forze terribili> come disse Fellini <con occhi luminosi,
fermi, da fantascienza. Cio' che fa Rol e' talmente meraviglioso che
diventa normale>. E cosi', in una certa effervescente normalita', tra
un trillare di telefonini che non smettono di traforare la voce del
battitore, Valentina Cortese che fende la sala flautata di veli e di
volpi come un ectoplasma di Giulietta degli Spiriti e gli spintoni
imperialisti del cosiddetto gentil sesso, che vuol mettere in luce
quello status symbol tutto parvenu delle rosse palette d'asta, quasi
fossero preziosi collier e agitate nervosamente come da carabinieri
in frenesia se ne vanno smembrati per il mondo incensieri e
parafuochi, caffettiere a tortiglioni e ninnoli vezzosi, da Rol
caparbiamente voluti e accarezzati con amore: <Anche le cose hanno
uno spirito>, amava dire. Disorientati gli antiquari da questi prezzi
capricciosi e poco da mercato, cornici (soltanto <in stile Seicento>)
che arrivano anche ai nove milioni, il feticismo per il personaggio
Rol sostanzialmente contenuto: due milioni per i suoi apparecchi
fotografici e un po' meno per la Remington. E molti mormorii quando
entrano in asta, precauzionalmente fuori catalogo, cimeli con effigie
del Duce. Capace di far piovere con un apporto i bottoni della giubba
di Napoleone, per la gioia d'un amico, ma incapace di lucrare a fini
personali, Rol adorava soprattutto i cimeli del Bonaparte. Al massimo
sapeva localizzare un busto del suo beniamino, sotterrato nei luoghi
piu' impensabili. Ma riusciva anche a scoprire, misteriosamente,
quando un pezzo raro entrava nella casa di un collezionista, e
insistere per averlo, poiche' la sua passione del pezzo unico era
piu' forte della sua leggendaria riservatezza compassata, di vecchio
signore sabaudo. Quasi a contrapporsi a un'altra casa-mito, quella
rigorosamente Impero di una non meno misteriosa personalita'
faustiana, il Divino Anglista e per molti Innominabile Mario Praz,
Rol aveva optato soprattutto per il barocchetto tardo Settecento.
Davvero difficile poter ora immaginare che in quelle stanze cosi'
agghindate e gonfie di stucchi, di arcadici papiers peints e volute
rococo', potessero accadere i prodigi piu' incredibili e sovrumani,
le smaterializzazioni tanto sconvolgenti, che attirarono e
atterrirono personalita' come Benedetto Croce e Fermi, Einstein o il
presidente Kennedy, che a Rol concesse l'unica visita privata, nel
suo viaggio ufficiale in Italia. Peccato manchino in asta i suoi
quadri, cui s'era dedicato negli ultimi anni. Ritratti di rose in via
di sfioritura, che gli costavano molta fatica, anche mesi di lavoro.
Chissa' che tormento, che impazienza, per un essere sovrumano, che in
pochi istanti avrebbe potuto realizzare, soltanto agitando un
pennello nell'aria, un magnifico Renoir oppure un Picasso. Marco
Vallora.

 

 

Data: 20/03/2000

Testata: LA STAMPA
UN LIBRO AL GIORNO Rol, il mistero che ispiro' Fellini
SINIGAGLIA ALBERTO

Alberto Sinigaglia QUANTO c'e' ancora da scavare nei segreti di
Gustavo Adolfo Rol, misteriosa leggenda del Novecento, che ha
convinto Einstein, stupito Buzzati e ispirato Fellini! Era per
tutti il mago Rol. Lui si sdegnava, odiava quel termine. E
rifiutava la nomea di guaritore. Ma come chiamare uno che dimostra
di poter guarire a distanza o di favorire con la sua sola presenza
diagnosi di medici, interventi di chirurghi? Come definire chi sa
leggere in un libro chiuso, scrivere su un foglio serrato in una
tasca lontana, far passare un oggetto attraverso un muro, far
apparire un fiore dal nulla, far muovere da soli dei pennelli a
riprodurre un Kandinsky, un Braque, un Goya? Gli costavano invece
lunghe faticose elaborazioni i paesaggi, le rose sfatte, le nature
morte che dipingeva, per vivere e per donare, nella casa torinese
gremita di cimeli napoleonici. <<Sono un pittore>>, ripeteva. Aveva
fatto anche l'antiquario, appena lasciato l'impiego in banca,
troppo sofferto in ubbidienza al padre. Tuttavia le facolta'
straordinarie finirono per condizionare la sua vita. Se n'era
accorto quando lavorava alla Banca Commerciale Italiana di
Marsiglia, nel 1927, a ventitre anni. Pitigrilli, allora suo amico,
scrive che Rol vi aveva conosciuto un polacco capace di ordinare
all'orologio d'una torre di fermarsi. Rol insisteva col suo
biografo Remo Lugli di aver raggiunto quelle possibilita'
<<attraverso il pensiero, la volonta', la rinuncia all'orgoglio,
all'ambizione, alla vanita', al denaro>>. Infatti non operava per
soldi ne' su comando: <<Io debbo necessariamente agire con
spontaneita', quasi ''sotto l'impulso di un ordine ignoto'', come
disse Goethe>>. Si sentiva <<la grondaia che convoglia l'acqua che
cade sul tetto>>. Lo ricorda nel titolo il volume curato per Giunti
da Catterina Ferrari, vissuta accanto a Gustavo dall'85 al '94,
quando egli mori' a novantun anni. Lettere, versi e diari inediti
non spiegano per quali motivi <<quella ''pioggia'' cade>>,
facendosi tempesta di prodigi, emozioni e rivelazioni, sulle quali
lo interrogarono Croce e Cocteau, Fermi e Jemolo. Ma costituiscono
una postuma autobiografia illuminante: il violino, le tre lauree,
il servizio militare tra gli alpini, i soggiorni a Parigi e a
Londra, i legami famigliari e sentimentali, i dolori esistenziali,
le brucianti catene che impedirono la sua vocazione letteraria,
ogni cosa e' vissuta da un sensibile, precoce maestro spirituale
sempre piu' teso alle umane sofferenze e a Dio. Sempre piu' pronto
<<a dare di me quanto di meglio possedevo>>. Sempre piu' certo:
<<Non e' vero che nella morte tutto tace (...) Io credo fermamente
in un'altra vita>>, annuncia l'ispiratore dell'incompiuto Mastorna
felliniano. Rimediando, in una prossima edizione, a qualche
disordine e ridondanza - e dotandosi di una bibliografia che qui
purtroppo manca -, questo libro costruito con amore dara' appieno
il senso del caro <<scandalo>> del Dottor Rol: un sorriso dagli
occhi fermi e luminosi che, con incrollabile fede, seppe
traghettarci verso il Sublime.

 

Data: 23/04/2000

Testata: LA STAMPA
FIGURE & FATTI Le uova del dottor Rol Miracolo a Pasqua con il
sensitivo che continua a stupire gli esperti
QUARANTA BRUNO

Un prodigio pasquale di tanti anni fa. Rol, il dottor Rol, fra i
maggiori sensitivi del secolo (anche se protestava <<di non essere
un sensitivo, un veggente, medium, taumaturgo>>), si riconcilio'
con un'amica stupendola. Le chiese una dozzina di uova, le dispose
sul tavolo, quindi ordino' loro di avanzare e di tornare, ogni
volta fermandosi sull'orlo. Dov'e' il trucco? O quale misteriosa
energia favori' l'esperimento? E' scomparso cinque anni fa, Rol
(cinque, il numero che prediligeva, sino a dichiarare: <<Je suis
le numero cinq>>), e intorno alla sua officina la curiosita' non
cessa di crescere. Anzi. E' in cantiere un convegno - a giugno,
Unione Industriale - che ne esplorera' i poteri, ne ripercorrera'
la parabola, ne saggera' la filosofia. Finalmente. Gia' Jemolo,
sulla Stampa, pregava Rol: <<Ci aiuti a convincere gli scettici,
che molte volte sono poi i piu' infelici>>. Ma la risposta non fu
confortante: <<Dichiaro di non essere in grado di disporre a mio
piacimento dei fenomeni che si manifestano attraversano di me nei
limiti di una rigidissima morale e scevri da qualsiasi coercizione
e peculiarita'. Per questo ogni controllo ne rimarrebbe frustrato>>
. Aspettando, in qualche modo, di scalfire il mistero Rol
(indistintamente ascolto', affascino', sconvolse imprenditori, re,
regine, gente umile), non mancano i libri-guida. In primis il
concreto, nonche' appassionato ritratto di Remo Lugli (<<Gustavo
Rol, una vita di prodigi>>, Mediterranee). Quindi gli affettuosi
omaggi al Maestro di Maria Luisa Giordano (come <<Rol mi parla
ancora>>, Sonzogno). Infine (in ordine di tempo) diari, lettere e
riflessioni di Rol raccolti da Catterina Ferrari, a lungo accanto
alla <<grondaia che convoglia l'acqua che cade sul tetto>>, come
lo stesso dottor magico si definiva.