Stanley  Kubrick
Colonna sonora del film "2001 Odissea nello spazio"
1 Atmospheres {György Ligeti}
2 Also Sprach Zarathusa
{Richard Strauss}
3 The Blue Danube
{Johann Strauss}
4 Lux Aeterna
{György Ligeti}
5 Adagio - Gayane Suite n°3
{Aram Khachaturian}
6 Requiem
(Soprano, Mezzo Soprano, Two Mixed Choirs & Orch.) {György Ligeti}
7 Atmospheres
{György Ligeti}
8 Also Sprach Zarathustra
{Richard Strauss}
Di questa colonna sonora è splendido l'Adagio - Gayane della Suite n°3 del grande compositore armeno Aram Khachaturian (1903-1978). File Mp3  (767 Kb - parziale)

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2001 Odissea nello spazio

Regia di Stanley Kubrick (durata 139 minuti circa), anno 1968

Proiettato anni luce nel futuro questo film, magistralmente diretto da Stanley Kubrick, acquista sempre maggior fascino col trascorrere degli anni. Con questo ... 'raro esempio di fantascienza poetica' - (New Yorker) - Kubrick crea una perfetta fusione fra storia e futuro, fra progresso e sovraumano, fra conoscenza ed inconoscibile. 2001: Odissea nello Spazio, vincitore dell'ambito premio 'Academy Award' per i suoi effetti spettacolari, resterà sempre una pietra miliare nella storia del cinema. (a cura di Claudio Martino)

DAL "DIZIONARIO UNIVERSALE DEL CINEMA" - DI FERNALDO DI GIAMMATTEO - 1984:

Film di enorme risonanza popolare alla fine degli anni '60, di grande impegno produttivo (costò 10 milioni di dollari, fu girato in Gran Bretagna, come il regista faceva dal tempo di Lolita, 1962), di robusta costruzione narrativa (il modello è la detective story), di raffinata sapienza tecnica - sia visiva (gli effetti speciali) che sonora (l'uso di musiche sinfoniche fra '800 e '900, dei rumori, delle modulazioni della voce umana) -, 2001: A Space Odyssey occupa un posto appartato nella fantascienza cinematografica. Sta a mezza strada fra le angosce politico-esistenziali degli anni '50 e il meraviglioso fiabesco degli anni '70-'80. Il suo fascino non nasce tanto dai temi scientifico-metafisici che - banalmente - sfiora (la relatività, la catena vita-morte-resurrezione, la teologia laico-materialistica implicita nel simbolo del monolito, ecc.) quanto dall'essere una macchina di spettacolo che ruota su se stessa, dilatandosi e contraendosi senza ordine apparente, come una allucinazione. Film emblematico di una ideologia, sospeso fra speranza e timore, tra fiducia e orrore, l'opera di Kubrick, la sua più significativa e riassuntiva, suscitò reazioni contrastanti, soprattutto in Usa ("moralmente pretenzioso, intellettualmente oscuro, anormalmente lungo", lo definì Arthur Schlesinger jr.; "una via di mezzo fra l'ipnosi e una immensa noia" dissero in molti). Tenendo presente l'ulteriore evoluzione di Kubrick - in particolare The Shining (Shining, 1980) - si potrebbe definirlo una contorta e inconscia introduzione a un nevrotico cinema dell'orrore.

 

DA "CIAK SI GIRA" - FEBBRAIO 1995 - di Fabio Feminò:

A dare origine al film "2001: Odissea nello spazio", forse il capolavoro assoluto del cinema di fantascienza, fu un breve racconto di Arthur C. Clarke apparso nel 1951 e intitolato "La sentinella", in cui alcuni astronauti scoprono sulla Luna un monumento lasciato da creature aliene che forse, millenni prima, avevano visitato la Terra. Nel 1964 il regista Stanley Kubrick, che già si era avvicinato al genere fantastico con "Il dottor Stranamore", scrisse a Clarke che voleva fare un film di fantascienza "veramente buono", e che era interessato soprattutto a due cose: 1) Le ragioni per credere all'esistenza di esseri extraterrestri. 2) L'impatto che la loro scoperta avrebbe potuto avere sulla Terra del vicino futuro. Clarke gli inviò una copia del suo racconto e Kubrick si mostrò interessato. I due passarono molti mesi ad ampliare quell'esile storia in una sceneggiatura, elaborando e scartando varie idee.
L'intenzione di Kubrick divenne subito quella di girare un film realistico sotto ogni punto di vista, addirittura semi-documentaristico. La fantasia rischiò anche di mischiarsi con la realtà: Kubrick e Clarke rimasero entrambi impietriti quando credettero di vedere un UFO sopra Manhattan (che in realtà era un enorme satellite artificiale). "Non può essere una coincidenza", pensò d'istinto Clarke. "Loro stanno cercando di impedirci di fare questo film". Invece, senza inconvenienti, nel 1965 partì la pre-produzione.
Il film immagina che l'intera storia della razza umana sia stata manipolata da enigmatici alieni che nessuno vede mai, e che si manifestano solo con la forma di un grande monolito nero. Questi esseri avevano fatto scoccare la prima scintilla d'intelligenza negli antropoidi africani, e avevano poi lasciato un secondo monolito sepolto sulla Luna, affinché gli uomini lo riscoprissero una volta completata la loro evoluzione. Ciò è appunto quanto accade nell'anno 2001, e lo scienziato Heywood Floyd viene inviato sulla Luna per indagare sulla scoperta.
In origine il monolito nero sarebbe dovuto essere un blocco trasparente, ma si rivelò impossibile fabbricarne uno delle dimensioni adatte. Il concetto che l'intelligenza fosse di origine aliena era stato ispirato a Clarke da un brano dell'antropologo Robert Ardrey: "Perché mai il genere umano non si estinse negli abissi del Pliocene?... sappiamo che se non fosse stato per un dono dalle stelle, per l'accidentale collisione fra un gene e un raggio cosmico, l'intelligenza sarebbe perita in qualche dimenticata pianura africana". L'idea che gli alieni non dovessero mai essere mostrati nel film fu invece del noto scienziato Carl Sagan, interpellato per un parere: Kubrick voleva farli impersonare da comparse truccate, ma Sagan riuscì fortunatamente a dissuaderlo.
Poiché il monolito lunare emette un potente segnale radio verso Giove, una spedizione di cinque uomini (tre dei quali ibernati) raggiunge il gigantesco pianeta. Uno di essi, Frank Poole, viene ucciso insieme a tre ibernati da Hal 9000, il computer di bordo impazzito, lasciando un solo sopravvissuto, David Bowman. Come scrisse Clarke: "Eravamo partiti con l'intenzione deliberata di ispirarci al mito. Il parallelo con Ulisse era nelle nostre menti fin dal principio, ancor prima di scegliere il titolo del film. E, dopotutto, Ulisse fu l'unico superstite...".
Una volta raggiunto Giove, Bowman si tuffa all'interno di una "porta delle stelle", un tunnel che lo conduce nello spazio più remoto. Come gli alieni avevano acceso il barlume della coscienza negli uomini-scimmia, così adesso trasformano Bowman in uno stadio superiore di vita, un "bambino delle stelle", e sotto questa nuova forma lo riconducono alla Terra, forse per guidare il resto dell'umanità.
Fin dalla "prima" dell'aprile 1968, su questo film i critici cinematografici hanno scritto fiumi di parole, anche per cercare di interpretare una trama considerata da certuni indecifrabile. Tuttavia, nessuno ha mai parlato di "2001" per analizzare le visioni tecnologico-avveniristiche in esso contenute. "Rivedendo "2001" negli anni '90, è della massima importanza ricordare che il film fu girato a livello tecnologico del 1965 e della prima metà del 1966", dice il consulente scientifico della pellicola, Fred Ordway. Nel tentativo di descrivere in modo convincente la vita quotidiana di domani, Ordway consultò la General Electric, la Bell Telephone, La Honeywell, l'IBM e la RCA Whirlpool, mentre in una scena apparve di sfuggita un numero di "Paris Match" con in copertina (realizzata dalla vera redazione della rivista) una ragazza in tuta spaziale.
Nel film appaiono molte innovazioni che a quei tempi sembravano dietro l'angolo, ma che in seguito non si sono diffuse: fra queste, il videotelefono e la cucina automatica. La parte più impressionante della pellicola è comunque, ancora oggi, la visione delle tecnologie spaziali. Kubrick, Clarke e Ordway pensavano seriamente che la conquista del cosmo fosse a portata di mano, e che entro il 2001 fosse possibile costruire una navetta spaziale di forma aerodinamica, una grande stazione orbitale a forma di doppia ruota (lo schema di base, con una ruota sola, era stato ideato nel 1952 da Wernher von Braun), un veicolo di collegamento fra la stazione e una base lunare, la base lunare stessa, un bus lunare per spostarsi da un punto all'altro del nostro satellite, e, per finire, un'astronave interplanetaria, la Discovery, con propulsione a... energia nucleare. Per curare questo aspetto interpellarono la General Electric e l'Atomic Energy Authority britannica. "Il disegno dell'astronave", afferma Ordway, "si basò sul presupposto che negli anni '80 e '90 venissero sviluppati reattori nucleari a nocciolo gassoso, del diametro di appena un paio di metri".

 

 

 

 

Barry  Lyndon

Regia di Stanley Kubrick (durata 180 minuti circa), anno 1975, con una stupenda colonna sonora, anche con musiche di F. Schubert.

Ambizioso ma ingenuo, Barry è deciso a conquistare una migliore posizione sociale. Le sue avventure hanno inizio quando sfugge alla legge dopo un duello combattuto a causa di una donna infedele. Si arruola nell'esercito inglese, ma diserta dopo la sua prima battaglia. Viene catturato dai prussiani e costretto ad entrare nelle loro file.
Con gli occhi sempre più aperti sulle cose del mondo, viene introdotto, prima come spia e poi come baro, nella più prestigiosa e splendida società europea, dove il suo successo con il gentil sesso e la sua abilità e velocità con la spada e la pistola diventano le sue caratteristiche più sorprendenti.
Alla fine, abbandonate tutte le idee romantiche sull'amore, con le quali aveva iniziato la sua vita, decide di consolidare la sua fortuna sposando la Contessa di Lyndon, una donna di grande bellezza e di enorme ricchezza. Nonostante questo matrimonio gli dia un figlio e una considerevole agiatezza, esso lo condurrà alla rovina. (a cura di Claudio Martino)

 

PRESENTAZIONE DI "LE MEMORIE DI BARRY LYNDON" - Garzanti, 1976:

Torna il Settecento al cinema: veneto con il " Casanova " di Fellini, inglese con il " Barry Lyndon " di Stanley Kubrick. Le memorie di Barry Lyndon è forse il capolavoro giovanile di William Makepeace Thackeray. Durante tutta la sua carriera Thackeray fu cosciente dei limiti imposti al suo realismo dal rispetto delle convenzioni vittoriane e rimpianse la libertà di espressione dei grandi romanzieri settecenteschi, da Fielding a Defoe. Nel Barry Lyndon il sogno settecentesco di Thackeray si scatena, nell'ambientazione e ancor più nello spirito. Barry Lyndon è un ribaldo che, in carcere, scrive il memoriale delle sue fortune, dei suoi amori e dei suoi successi, con un tono di assoluta innocenza. Non vi è forse altro romanzo dell'Ottocento che così a lungo sappia mantenere il registro picaro e quello dell'ironia. In Barry Lyndon Thackeray ricordò alla borghesia, nell'epoca della serietà e del contegno, i bei tempi delle sue insolenze giovanili. William Makepeace Thackeray nacque a Calcutta nel 1811, morì a Londra nel 1863. Fu il grande rivale di Dickens. Tra i suoi maggiori romanzi: La fiera delle vanità, Pendennis, Henry Esmond.