Romolo Musilli (13-11-1943 - 15-12-2008), famoso e stimatissimo vigile del fuoco romano

La notizia della sua scomparsa, diffusa dalle tre più importanti agenzie di stampa italiane (Ansa, Adnkronos e Apcom), è stata riportata sui seguenti quotidiani nazionali: Corriere della Sera, Il Messaggero, Il Tempo. Ai funerali, svoltisi il 15 dicembre nella famosa Chiesa romana di Santa Maria degli Angeli, c'erano centinaia e centinaia di persone!

   Il ricordo del tuo grande amore per la tua famiglia, parenti ed amici, ma il tuo mondo era la caserma “con i tuoi ragazzi”.  "Io vi amerò dal Cielo come vi ho amati sulla terra".  “Nessuno muore sulla terra finché vive nel cuore di chi resta”!

Entrato nei Vigili a 19 anni d’età, Romolo Musilli si era subito distinto per capacità e doti di altruismo nell'alluvione di Roma a Prima Porta del 1965 e l'anno successivo in quella di Firenze. Aveva partecipato come componente della Colonna mobile nazionale dei Vigili del fuoco a tutte le emergenze, dal terremoto del Belice nel 1968, alle varie alluvioni della fine degli anni '60, ai terremoti del Friuli e dell'Irpinia. Anche grazie alla sua esperienza, il Dipartimento nazionale dei Vigili del fuoco ha trasferito nel 2006 il relitto del Dc9 Itavia, precipitato nel mare di Ustica nel 1980, da Pratica di Mare al Museo della memoria di Bologna.

Era anche il direttore dello stabilimento balneare dei Vigili del fuoco a Torvaianica (Roma).

 

Il 2-6-1993 aveva ottenuto l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica e il 2-6-2008 aveva ricevuto anche quella di Ufficiale della Repubblica Italiana ed egli, con la sua consueta umiltà, non aveva comunicato a nessuno tali onorificenze.

Romolo era molto conosciuto, non solo tra i vigili del fuoco, ma anche nel famoso quartiere romano di Trastevere. In occasione della nota "Festa de' noantri", la quale ha luogo nel mese di luglio a Trastevere, egli contribuiva anche ad organizzare le celebrazioni per la Madonna del Carmine. E' stato anche lo zio di Pietro, Stefano e Claudia Musilli e di Massimiliano Ulissi.

 

Notizia del Tg3 Lazio del 12-1-2009, in diretta dallo Stadio Olimpico di Roma per la partita Roma - Milan, in ricordo di Romolo Musilli (1943-2008), stimato e famoso vigile del fuoco romano.

Romolo_Musillli_Tg3_Lazio_12-1-2009.avi



Targa commemorativa di Romolo Musilli (8-10-2009, stabilimento dei Vigili del fuoco di Torvaianica (Roma).

 


Opera in bronzo commemorativa di Romolo Musilli - 31-5-2011, stabilimento dei Vigili del fuoco di Torvaianica.

 

 

Fotografia della famiglia Musilli - Buonafina del 1945 o 1946. Romolo Musilli, il più piccolo e l’unico seduto, con i suoi genitori Amalia Buonafina e Sabatino Musilli. A sinistra in alto Bernardino il più grande d’età; in basso a sinistra Michele; e, a destra, Claudio e Teresa.

 

Romolo che guida la Vespa (in basso a sinistra) in piazza Trilussa nel popolare quartiere romano di Trastevere; seduto dietro la Vespa c'è un suo amico d'infanzia: Stefano Natalini   - E-Mail:  stefanonatalini45@alice.it

Piazza Trilussa, circondata da vecchie case, centro di vicoletti dai quali sbucano adolescenti in motoretta. E’ uno dei numerosi angoli della Capitale dove l’aspetto popolaresco della città non è ancora del tutto perduto e dove l’ultimo grande poeta romanesco potrebbe trovare ancora qualche soggetto di ispirazione.

Immagine pubblicata dall’Enciclopedia "Atlante"- Genti, Natura, Civiltà, Vol. I  (serie Rubino), pag.443, Istituto Geografico De Agostini di Novara (1963) .

 

Romolo Musilli (20-11-1953), vicino al mobile (costruito dal fratello Bernardino, falegname) contenente il giradischi e la radio. L a fotografia venne scattata nell’abitazione della sua famiglia in via Agostino Bertani, n°20 nel quartiere di Trastevere a Roma.

 

[Senegal, Dakar, maggio 1956]
Fotografia scatta durante lo scalo della nave “Augustus” proveniente dal Brasile diretta in Italia. Bernardino Musilli (al centro della foto con la cravatta), davanti a lui il fratello Romolo dodicenne, alla sua sinistra la sorella Teresa diciottenne ed infine, a sinistra di Teresa, con la borsetta, la loro madre Amalia Buonafina.

 

 

Clicca qui per ingrandire l'immagine del primo laboratorio di falegnameria fondato nel 1956 da Bernardino Antonio Musilli, qui presente al centro nell'immagine

Cliccare sulla foto per ingrandirla.
 

Fotografia scattata alla fine degli anni 50’ del laboratorio di falegnameria, fondato nel 1956 dal fratello Bernardino nel quartiere romano di Monteverde. Romolo Musilli (in alto a sinistra nella foto), anche lui lavorava come falegname assieme al fratello Bernardino o Dino (presente al centro della foto con la camicia bianca). Inoltre, piegato sulle ginocchia, con una camicia chiara a quadri, l’espertissimo (capo) falegname Odorino Manzo e, infine, zio Dario Temofonte (il primo a destra).

 
 
 

COMUNICATO

Conferimento di onorificenze dell'ordine "Al merito della Repubblica italiana".

(GU n. 209 del 7-9-1994 - Suppl. Ordinario n.125)

PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA
ONORIFICENZA CONFERITA SU INIZIATIVA
DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
 
 
Cavaliere
 
 Musilli Romolo (2 giugno 1993)
 
 
 
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COMUNICATO

Conferimento di onorificenze dell'ordine "Al merito della Repubblica italiana".

(GU n. 188 del 12-8-2008 - Suppl. Ordinario n.191)

PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA
ONORIFICENZA CONFERITA SU PROPOSTA 
DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
 
 
Ufficiale
  
Musilli Romolo (2 giugno 2008)
 
 
 
 

Articolo pubblicato nella rivista "Obiettivo sicurezza" dei Vigili del Fuoco, sul contributo di Romolo Musilli al trasporto, nel 2006, dei rottami dell'aereo DC9 del disastro di Ustica del 1980.

Clicca qui per l'articolo:  Romolo_Musilli_Trasporto_Dc9Ustica

Opuscolo pubblicato dal Comando dei Vigili del Fuoco sulla realizzazione della Sala "Elveno Pastorelli" nella sede centrale dei Vigili in via Genova a Roma; al restauro della Sala ha dato un grande contributo anche Romolo Musilli.

Clicca qui per l'articolo:  Romolo_Musilli_Sala_Pastorelli



Stadio Olimpico di Roma - Tribuna Tevere
Domenica 12-1-2009 in memoria di Romolo Musilli.

 
Cliccare sull'immagine per leggere la notizia della scomparsa di Romolo Musilli
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Articolo tratto dall quotidiano  Il Messaggero 
(Anche i quotidiani  Il Tempo e il Corriere della Sera, qui non inseriti, hanno riportato un articolo sulla sua scomparsa) 
Romolo Musilli  a  Cap Martin - Monte Carlo  -  29-3-2008

Ricordo di Romolo Musilli  (Trigesimo: Roma, 15-1-2009)

A cura di Guido Parisi, Comandante dei Vigili del Fuoco

Romolo Musilli ci ha lasciato dandoci ancora una volta lezione di riservatezza e serenità.
La sua vicenda umana e professionale si è sempre distinta per la sua immediata e pronta disponibilità in ogni occasione e capacità di risolvere tutte le situazioni.
Romolo (così ti hanno chiamato tutti) dai capi del Corpo ai comandanti, dai vigili permanenti e volontari ai tuoi uomini della squadra lavori.
Romolo, sei stato un riferimento per tutti noi e chi ti conosceva non poteva non apprezzare le tue doti: sempre affidabile, sempre presente, sempre efficiente. Hai saputo creare attorno a te una squadra che nel corso degli anni è stata composta da centinaia di ragazzi, che si sono succeduti nel tempo e sono diventati uomini portando con sé i valori che tu hai trasmesso, non sono solo quelli legati al lavoro ma anche quelli di educazione comportamentale come fossi un genitore. Per ciò, oggi, loro piangono la scomparsa di un papà. Anche in questo periodo, nel quale la malattia aveva indebolito il tuo corpo, continuavi ad organizzare il lavoro per loro. Non hai mai tradito la fiducia dei tuoi uomini, dei tuoi colleghi, dei tuoi superiori. L'affetto e la stima che ti sono stati tributati da tutti noi testimoniano che il tuo ricordo sarà indelebile nel tempo. Quando arrivai al comando di Roma nel 1986 eri già un mito ed accoglievi noi giovani funzionari e ci affascinavi con i tuoi racconti sulle grandi calamità che hanno colpito l'Italia e l'impiego della Colonna mobile centrale. Romolo, tutti hanno continuato a chiamarti così per chiederti un consiglio, un intervento tecnico od un lavoro urgente, per manifestarti un dubbio o per condividere una speranza. A me mancherà, tra l’altro, l’incontro del sabato mattina che da quattro anni si ripeteva nel mio ufficio per fare il punto delle situazioni; ci confidavamo sui nostri problemi di lavoro e di vita, il tutto si concludeva poi con un aperitivo allargato con altri amici durante il quale si discuteva sui diversi affetti calcistici, che era una delle poche cose che ci separava. Infatti, tradivi il tuo grande amore per il Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco solo per la squadra della Roma, sempre in maniera discreta ma convinta. Per più di quarantacinque anni sei stato quindi sposato con il Corpo nazionale,  vivendo gioie e dolori nelle diverse manifestazioni e calamità, a cui hai partecipato in prima persona iniziando con l’alluvione di Firenze per finire al trasporto nel museo di Bologna dell’aereo caduto ad Ustica, per il quale sei salito agli onori della cronaca nazionale. Il Corpo dei Vigili è ora rimasto vedovo di un uomo che non potrà essere sostituito da nessuno perché impareggiabile per disponibilità, professionalità ed umanità. Tutti noi abbiamo avuto bisogno di te e tutti noi abbiamo provato ad aiutarti in questi ultimi mesi, ma non ci siamo riusciti perché lassù qualcuno forse ha avuto bisogno di te. Insieme a Santa Barbara e a tutti i colleghi che troverai in quel distaccamento un po’ speciale, continua ad aiutare il Corpo nazionale.

Grazie Romolo per tutto e riposa in pace !  

Qualche ricordo di Romolo Musilli, ma anche del fratello Bernardino (o Dino) per il 10° anniversario della sua scomparsa (15 dicembre 2018)

Romolo o Romoletto, così era anche chiamato perché era il più piccolo della famiglia Musilli (era nato nel 1943), viveva con i suoi genitori Amalia Buonafina e Sabatino Musilli e con gli altri fratelli: ossia, con Bernardino, il fratello più grande (chiamato anche Dino e nato nel 1933), con Michele, con Claudio e con la sorella Teresa; tutti e sette i componenti la famiglia abitavano nel quartiere romano di Trastevere, in un piccolo appartamento a piano terra, in via Agostino Bertani n°20.

Il fratello Bernardino ricorda che nell’agosto del 1943, anche a seguito del gravissimo primo  bombardamento di Roma che avvenne il precedente 19 luglio (con circa 4.000 bombe sganciate sulla città che provocarono ca. 3.000 morti, di cui 1.500 morti solo quartiere di San Lorenzo), tutta la famiglia Musilli intraprese un lungo ed estenuante viaggio in treno sino a Casalbuono (in provincia di Salerno, ma posto quasi al confine con la Basilicata), paese di nascita di Amalia e di Dino; fu quindi un viaggio durissimo specie per i bambini e per Amalia, incinta di Romolo, sia perché si viaggiava in carri bestiame e sia perché quando si entrava in una delle tante gallerie (la locomotiva era alimentata a legna) all’interno del carro si rischiava il soffocamento. Si possono immaginare quindi le difficoltà e le preoccupazioni legate ad un viaggio del genere che doveva avere mamma Amalia, la quale dentro di sé aveva Romoletto che sarebbe nato circa tre mesi dopo.

Dopo il ritorno della famiglia Musilli - Buonafina a Roma, Dino ricorda il bombardamento anglo-americano del 3 e del 7 marzo 1944, che colpì principalmente i quartieri Ostiense (stazione ferroviaria e binari), Garbatella e Portuense, ma anche alcuni palazzi vicino la stazione Trastevere; furono qualche centinaio le bombe sganciate su Roma che provocarono oltre 400 morti. Romolo era nato circa 4 mesi prima e, come tutti gli altri neonati, il frastuono dei due bombardamenti purtroppo li sentiva anche lui. A Trastevere l’obbiettivo delle bombe alleate, che all’epoca mancavano di precisione, era quello di distruggere il ponte della ferrovia attiguo alla stazione Trastevere, ma, mentre il ponte non fu distrutto ed è ancora oggi perfettamente funzionante, furono invece rasi al suolo o danneggiati alcuni palazzi vicino al ponte. Quando a Trastevere suonavano le sirene, anche ad ogni ora della notte, tutta la famiglia e Romoletto per primo, dovevano rifugiarsi negli scantinati e/o sotto gli archi dei muri portanti, oppure talvolta dovevano percorrere circa 100 metri da dove abitavano e recarsi in un grande rifugio sotterraneo che arrivava quasi, come proiezione verticale, sotto la piazzetta sul Gianicolo in prossimità della chiesa di San Pietro in Montorio; ancora oggi in questa piazzetta si vede una struttura con un’apertura finalizzata alla aereazione del sottostante rifugio, la cui entrata vicino via Bertani è attualmente chiusa con una porta posta all’interno di una officina.

Dopo i bombardamenti notturni, Bernardino con altri bambini della sua età, quindi di circa 11-12 anni, andavano di mattina nei palazzi bombardati, ad es. in via Ettore Rolli e, correndo grandissimi rischi per muri e soffitti pericolanti, prelevavano pezzi di legni, finestre, persiane, porte, ecc., in pratica tutto ciò che era fatto di legno e poi con un traballante carrettino portavano il carico nelle rispettive case. Successivamente, nella casa in via Bertani ed anche in via Luigi Santini, con una sega a mano tagliavano tutto il legno per ricavarne dei piccoli pezzi al fine che la mamma Amalia potesse accendere un fuoco e cucinare. In genere, fatta la scorta di legna per la famiglia, una cospicua parte naturalmente veniva venduta: non c’era carbone o gas per accendere il fuoco e la fame in quegli anni, specie dal 1943 in poi, era tanta per tutti. Tra l’altro, la tessera per il pane non bastava mai e qualche altro genere alimentare si doveva anche acquistare alla “borsa nera”.

Romolo era troppo piccolo all’epoca e quindi non poteva ricordarsi delle gravi e tante difficoltà presenti in quegli anni e che principalmente erano quelle di come sfamarsi.

Il 4 giugno 1944 Roma venne liberata dalle truppe statunitensi guidate dal generale Clark e Bernardino ricorda che, oltre alle tavolette di cioccolato donate ai bambini dai militari americani, lui e la sua famiglia, ma anche altri ragazzini di altre famiglie, si procuravano derrate alimentari anche in un altro modo. Più precisamente, in via Dandolo, la strada che da Trastevere porta a Monteverde Vecchio, salivano camion militari pieni di tutto e poiché nella salita abbastanza ripida i camion andavano piano, Bernardino ed altri ragazzini si arrampicavano talvolta su questi mezzi e prendevano velocemente più scatoloni possibili passandoli al volo ad altri ragazzini che stavano a terra, poi mettevano ciò che avevano prelevato su un vecchio carrettino e portavano il tutto nelle rispettive case, nelle cassette c’erano ad es. pisellini in polvere, latte in polvere, wurstel, margarina, barattoli da 5 chili di margarina, eccetera.

Mamma Amalia con i suoi 5 figli, tra cui il piccolo Romoletto che nel novembre 1944 aveva solo un anno di età, doveva provvedere a molte cose, a parte ovviamente il cibo e il latte in polvere per Romolo. Ad esempio doveva sia dare le scarpe ai figli e qualche volta le suole erano di cartone e sia fare i calzini: a tal fine, comprava sacchi di iuta, li guastava e poi con i gomitoli faceva i calzini con il ferro a maglia, mentre alcuni commercianti disonesti – ricorda sempre Dino - vendevano i sacchi che però non erano di iuta, ma i fili dei sacchi erano invece di carta simile alla juta.

Nel 1951 il figlio maggiore Bernardino, che desiderava recarsi in Brasile, convinse uno dei tre zii che già vivevano a São Paulo, a richiedere per lui un atto di richiamo come emigrante, ma prima di partire doveva trovare un lavoro ed avere il relativo contratto altrimenti non poteva entrare in quel paese.

Nel 1955, dopo circa 4 anni di permanenza in Brasile, Bernardino fece a sua volta un atto di richiamo per tutta la famiglia. Sua madre Amalia con i fratelli Michele, Claudio, Teresa e il piccolo Romolo, ormai dodicenne, si imbarcarono il medesimo anno a Napoli sul transatlantico “Augustus”, e dopo circa due settimane di navigazione arrivarono in Brasile a Santos, località balneare vicino São Paulo. Tra l’altro, durante il non breve periodo di navigazione, Romolo divenne un po’ la mascotte della nave e venne anche insignito da parte del Comandante dell’“Augustus”, il  30-9-1955, del Premio della nave “Augustus”: “Premio Avanotto”. 

Bernardino a São Paulo aveva affittato e arredato con tutti suoi risparmi una bella villetta e sua madre Amalia era molto contenta di stare in questa città, anche perché la mattina presto andava al mercato, talvolta con Romolo e qui a differenza che a Roma c’era di tutto e in grande abbondanza, ad es. c’erano molti tipi di frutta, incluse ovviamente le banane (specie quelle piccole più saporite) che si acquistava a dozzine (uan duzia o meia duzia), come pure fagioli ed altri alimenti. C’era infatti molta abbondanza di prodotti, a differenza che in Italia e si vendevano altri tipi frutti ed altri prodotti non presenti in Italia e che un italiano che non era mai andato all’estero non conosceva.

Dopo poco tempo però, a differenza della mamma Amalia, i figli Michele, Teresa, Claudio e anche Romoletto non si trovarono più bene in Brasile. Tra l’altro Michele aveva anche portato una Vespa dall’Italia che però in dogana gli venne subito sequestrata. Si fece il possibile per fargliela riavere, anche tramite il proprietario della ditta di falegnameria dove lavorava Dino, il quale aveva come cliente addirittura anche il Governatore dello Stato di São Paulo e il proprietario, su sollecitazione di Dino, convinse il Governatore a scrivere una lettera per il Commissario Generale della dogana di Santos. Bernardino, fiducioso di far dissequestrare la Vespa, si recò di persona con la lettera nell’ufficio del Commissario Generale della dogana e ricorda che dopo essere entrato a testa bassa con timore ed umiltà in un grandissimo ufficio di centinaia di metri quadrati, vide, seduto dietro una scrivania lunga almeno 5 metri e con sopra una quindicina di telefoni, il Commissario Generale. Il Commissario però, dopo aver  letto la lettera del Governatore dello Stato disse che non poteva dare l’autorizzazione per il rilascio della Vespa, perché: “il Governatore comanda in tutto lo Stato, ma in dogana comando solo io e prendo gli ordini solo dal Presidente della Repubblica”.

Dopo questa delusione del mancato dissequestro ed anche per il disagio del villino affittato da Bernardino che si trovava in una strada non asfaltata che con la pioggia si trasformava in un mare di fango, tutte le settimane, Michele e Teresa andavano al Consolato d’Italia per cercare di tornare nel proprio paese. Questo anche perché grazie all’aiuto degli americani specialmente con il cosiddetto Piano Marshall, le cose in Italia stavano migliorando, a differenza che in Brasile dove, oltre al fatto che c’era la dittatura, le cose andavano molto male anche dal punto di vista economico; addirittura il presidente del Brasile Getúlio Vargas si suicidò e l’importante giornalista Carlos Lacerda che aveva denunciato i delitti dei generali fu fatto oggetto di un gravissimo attentato.

Al Consolato d’Italia rispondevano sempre che se non si acquistavano i costosi biglietti per il viaggio in nave non si poteva tornare in Italia. Ma nel 1956 la fortuna aiutò Amalia e i suoi figli, perché papà Sabatino, il quale era rimasto a Roma dove lavorava come agente di custodia nel carcere di Regina Coeli (da diversi anni non era più nei Carabinieri) si rivolse ad un Monsignore a cui disse che sua moglie Amalia era ancora in Brasile e che sia lei che i suoi figli soffrivano per il clima brasiliano non adatto a loro, eccetera e che tutti desideravano ritornare in Italia. Il monsignore si attivò subito e parlò del caso con un altro importante monsignore che si chiamava Montini, il quale addirittura nel 1963 divenne Papa Paolo VI. Dopo poco tempo al Consolato del Brasile arrivò un cablogramma  dove c’era scritto che la famiglia Musilli doveva rientrare in Italia con il primo piroscafo. Per puro caso la nave era la stessa, l’Augustus con il quale erano partiti circa 8 mesi prima e c’era anche lo stesso comandante, il quale prese anche un po’ in giro Amalia con i suoi figli chiedendole se in Brasile dopo soli 8 mesi già avevano fatto fortuna. Si ricorda che questa nave percorse quasi sempre, tra il 1952 e il gennaio 1976, il tragitto Italia - Sud America, specie verso il Brasile e la rotta verso gli Usa. Quindi, dopo aver fatto con la nave uno scalo a Dakar in Senegal Amalia e i suoi figli rientrarono a Roma.

Bernardino trovò quasi subito lavoro in una piccola falegnameria: era facile trovar lavoro in quegli anni del cosiddetto “Miracolo economico italiano”. Ma dopo qualche mese si licenziò, sia a causa di qualche problema nella sua paga (all’epoca il salario degli operai era settimanale e non mensile) che gli veniva elargita per l’attività lavorativa dal lunedì al sabato e mezza giornata la domenica e sia perché Dino era intenzionato, come si dice, a mettersi in proprio.

Allora, lo stesso anno, grazie soprattutto ai risparmi del padre Sabatino (il quale era sempre molto attento nella gestione del risparmio familiare), Bernardino aprì una piccola bottega da falegname di circa 75 mq ubicata a Monteverde Vecchio di fronte le mura Gianicolensi. Dino ricorda che Romolo lo aiutava nella lavorazione del legno, peraltro tutta effettuata a mano e, dopo l’acquisto di un carrettino, lo assisteva anche nel trasporto di tavole e tavoloni. Questi pezzi di legno, anche grandi, venivano trasportati in via Garibaldi da Rondinella che aveva tutte le macchine per la lavorazione del legno con pagamento orario e poi il legno lavorato veniva portato a bottega per la realizzazione di arredi. Nella piccola bottega Romolo aiutava sempre il fratello maggiore, il quale ricorda che Romolo imparò velocemente a lavorare il legno e che siccome era molto intelligente ed aveva anche un gran buon gusto, dopo pochi anni diventò esperto come il fratello. Dopo poco tempo al posto del carrettino, usando i primi guadagni, acquistarono come mezzo di trasporto una Vespa: Bernardino guidava e Romolo seduto dietro portava in spalla tavoloni lunghi 4 metri con 5 cm di spessore.

Nel frattempo iniziò a spargersi la voce che a Monteverde Vecchio c’era una piccola falegnameria di due fratelli, i quali erano molto bravi ed avevano buon gusto, quindi alcuni clienti ci mandavano altri clienti e così via. Dopo aver accumulato un piccolo capitale la falegnameria potette acquistare alcune piccole macchine per la lavorazione del legno, delle  quali la più importante era una combinata da 5 lavorazioni. Ovviamente con le macchine si riusciva ad ottenere una buona produzione e, a parte la bravura dei due fratelli, all’epoca era più facile ingrandirsi come ditta, sia per il citato boom economico e sia perché l’IGE, così si chiamava l’Iva sino al 1972, era in quegli anni solo tra il 3,75% e il 4%. Oltre all’acquisto dei piccoli macchinari, Bernardino e Romolo assunsero 3 operai, tra cui l’eccellente falegname Odorino Manzo, che subito divenne il capo degli operai e che rimase con la ditta sino al suo pensionamento. Romolo invece lavorò a tempo pieno in falegnameria sino al 1961, perché in quell’anno, a 18 anni, entrò nei Vigili del Fuoco. Ma anche dopo essere entrato nei Vigili – ricorda sempre Dino – ogni tanto mandava due vigili della sua squadra per far lavorare alcuni pezzi di legno alle macchine della falegnameria o veniva lui stesso di persona, perché nell’officina dei Vigili in quegli anni non c’erano  macchine per la lavorazione del legno.  Occorre ricordare anche che Romolo, quando poteva e fuori dall’orario di lavoro, continuò sempre a dare una mano nella falegnameria del fratello.

La falegnameria era troppo piccola anche perché l’attività produttiva stava aumentando e quindi Bernardino cercò e riuscì a trovare agli inizi degli anni ’70 un locale molto più grande di ben 500 mq ca., posto sotto un palazzo in via Giovanni Stanchi sempre a Monteverde. In questa nuova sede, con i nuovi macchinari, con il citato bravo capo operaio Odorino Manzo, grazie al fatto che la ditta era nota per l’eccellente qualità dei lavori eseguiti e tramite la conoscenza di molti architetti, si iniziarono ad eseguire molti lavori importanti.  Ad esempio, la falegnameria realizzò opere in legno nel Palazzo Colonna, sede dell’abitazione romana dell’avvocato Gianni Agnelli presidente della Fiat; effettuò lavori nell’attico di Olivetti in via Passeggiata di Ripetta ed anche per l’Ingegner Triglia, presidente della Banca Credem. Vennero eseguiti importanti lavori in legno ad altissimo livello e di qualità anche, successivamente, a partire dalla fine dagli anni ’70, per la Camera dei Deputati e il Senato, dai primi anni 90’ anche per il Quirinale e per il Capo dello Stato Scalfaro, inoltre, per la sede del Governo a Palazzo Chigi, per il Csm, per diversi Ministeri (ad es. Giustizia, Tesoro, Finanze, Istruzione, Beni Culturali) per l’Arma dei carabinieri e per molte altre strutture ed enti dello Stato.  

Sia Bernardino che Romolo vennero stimati da tantissime persone, anche importanti, come ad esempio il Presidente della Repubblica Scalfaro e da vari Ministri e fu lo stesso Scalfaro che volle insignire entrambi i fratelli del titolo di Cavaliere della Repubblica. In seguito nel giugno 2008 Romolo ricevette anche l’onorificenza di Ufficiale della Repubblica Italiana. Romolo, con la sua consueta umiltà, non aveva comunicato a nessuno neanche questa seconda sua onorificenza.

Tra l’altro Bernardino, oltre ad essere stato citato due volte nel libro “Una vita nelle istituzioni” del professor Silvio Traversa, che è stato anche Segretario generale della Camera dei Deputati, ha ricevuto anche diversi libri con dedica e lettere varie da parte di numerosi personaggi famosi, come ad es. il già citato Presidente Scalfaro, Giorgio Pes, architetto del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il grande scrittore Alberto Moravia, lo scrittore, sceneggiatore e drammaturgo statunitense Gore Vidal, il politico, scrittore e  giornalista Massimo Teodori e di tante altre personalità politiche  industriali.

Bernardino ricorda spesso che Romolo, anche a detta di tutti i suoi colleghi di lavoro, aveva un carisma particolare, era una persona dolce, umile, buona, riservata e di grandissima onestà, sempre molto seria ed attiva nel lavoro, non solo nella lavorazione del legno ed infine era anche un uomo deciso quando ad es. si trattava di far prevalere la soluzione più logica e/o giusta per risolvere i più svariati problemi.

 

 

 

 

Un breve ricordo di zio Romolo da parte del nipote Pietro, figlio di Bernardino

Premessa: i nipoti di Romolo sono: Pietro e Stefano, figli di Bernardino e Luisa; Claudia, figlia di Claudio e Carla e Massimiliano figlio di Teresa e Walter. 

Romolo era molto conosciuto e stimato da tutti, sia nel Corpo dei Vigili del fuoco e sia,  specialmente a Trastevere, da molti amici e conoscenti, alcuni dei quali tifosissimi come lui della squadra della Roma. Talvolta contribuiva anche ad organizzare le celebrazioni per la Madonna del Carmine in occasione della nota "Festa de' noantri" che ha luogo a Trastevere nel mese di luglio. Romolo non si sposò mai, ma in un certo senso “sposò” i Vigili del fuoco e visse sempre con i suoi genitori a Roma (a parte gli otto mesi trascorsi  in Brasile con la madre, i fratelli e la sorella) in via Agostino Bertani n°20 nel popolare quartiere di Trastevere, poi negli anni ’60, si trasferì sempre con i suoi genitori nel limitrofo quartiere di Monteverde Vecchio.

In aggiunta ai numerosi aspetti positivi che aveva Romolo, come la sua intelligenza, il suo carisma, la sua bontà, la sua onesta ecc., ricordati prima da mio padre, nostro zio si dimostrò anche una persona decisa e determinata a far prevalere il giusto. Ad esempio ricordo che un giorno sua madre Amalia, mentre era seduta nei tavolinetti esterni di un bar di piazza Rosolino Pilo dopo aver consumato qualcosa, venne cacciata via dal titolare del bar perché era stata troppo tempo seduta dopo la consumazione; ebbene, dopo quel fatto Romolo non si disinteressò di quanto accaduto e il giorno stesso andò a protestare con il titolare. Romolo, come già prima accennato, era una persona riservata anche nella fede religiosa e rispettava le idee di tutti. Ricordo che una ventina di anni fa lo anche vidi pregare davanti la statua della Madonna nella basilica di San Pancrazio nel quartiere romano di Monteverde. Egli era anche molto premuroso, specialmente nei confronti dei suoi nipoti, come ad esempio, quando vietò al sottoscritto allora sedicenne, di frequentare il biliardo del bar di piazza San Cosimato a Trastevere perché talvolta era mal frequentato e di consigliarmi invece solo di studiare e fare sport. (*)

(*) Tra l’altro, uno dei capi della cosiddetta  banda della Magliana venne ucciso nel 1980 proprio all’uscita di questo bar.

Infine, il sottoscritto ricorda molto bene quando, circa 15 anni fa, zio Romolo mi chiese di fargli un compact disk con una selezione di brani di musica classica da mettere come sottofondo musicale per il presepe che aveva ideato e contribuito a realizzare nella sede dei Vigili del fuoco di via Genova. Il presepe era molto grande e suggestivo ed era ubicato proprio nel medesimo spazio dove purtroppo poi nel dicembre 2008 venne allestita la camera ardente.

Omelia per la Santa Messa di trigesima del nostro carissimo compianto Vigile del fuoco, Cav. Romolo Musilli.

Don Franco Dalbesio, cappellano dei Vigili del fuoco di via Genova a Roma
(15-1-2009).

Ci troviamo qui per la Santa Messa di trigesima del nostro carissimo compianto Cav. Romolo Musilli.

La parola Trigesima significa “trentesimo” e la S. Messa significa rinnovo della celebrazione dell’ultima Cena nel memoriale di Cristo, che viene applicata al nostro fratello Romolo.

Questa tradizione del “trentesimo giorno”, dopo la dipartita da questo mondo di un defunto, affonda le radici fin nell’Antico Testamento, quando 1.200 anni circa prima di Cristo gli Israeliti, dopo aver pianto per 30 giorni la morte di un loro credente, celebravano in modo solenne un loro sacro rito, come  per esempio è stato per la morte di Mosè sul monte Nebo (a cui gli successe Giosuè), oppure per la morte di suo fratello Aronne, primo grande sacerdote dei Leviti nell’A.T., consacrato dallo stesso Mosè.

Fatta questa premessa storica e biblica, anche noi oggi, dopo aver pianto con le lacrime del cuore per “30 giorni” la dipartita del nostro carissimo e indimenticabile fratello Romolo, siamo qui per suffragare la sua anima e chiedere la sua protezione sui suoi familiari, su tutti noi e sulla nostra organizzazione per la quale egli dedicò tutta la sua vita.

Riconfermando quanto già avevo detto nell’omelia durante i suoi funerali presso la Basilica di S. Maria degli Angeli il 16 dicembre u.s., sia sotto l’aspetto umano che cristiano e liturgico, desidero oggi fare cenno ad alcuni fatti del suo passato, che riguardano anche la sua profonda fede di credente e di cristiano. Infatti, oltre che essere stato un grande lavoratore, un grande tecnico autodidatta ed un grande galantuomo, era pure un vero credente. Sempre però secondo la sua indole e il suo “modus cogitandi et agendi”, anche la sua fede religiosa era caratterizzata dal silenzio e dalla sua profonda e innata umiltà.

Mi attengo unicamente a semplici fatti riguardanti questa bellissima nostra Chiesa di S. Barbara di cui Lui era membro del rispettivo Consiglio Pastorale e la cui costruzione  è stato frutto anche del suo grande impegno (come ben sa il qui presente ex Comandante dei Vigili Luigi Abate).

Il primo fatto che desidero ricordare  riguarda il “tabernacolo” che contiene la Santissima Eucaristia e il suo relativo lume, il quale “ope legis canonica” deve sempre essere acceso. Però, secondo le attuali leggi liturgiche, tutto avrebbe potuto effettuarsi ugualmente anche con una semplice lucetta elettrica. Questo era il mio intendimento per semplificare di molto il rispettivo impegno. Romolo però si dimostrò subito contrario a questa soluzione, dicendomi testualmente: “siccome dentro non c’è una statua fatta di gesso, ma bensì “qualcosa di vivo”, io ritengo che sia più giusto, al di la delle vostre leggi, rimanere fermi alla regola del passato di una lampada a olio con la relativa fiammella.” A questo punto, rimanendo di stucco, non potevo fare altro che dire immediatamente di si!  E così è stato, ed ancora oggi, come voi vedete, la fiammella continua il suo corso.

Un altro fatto che riguarda sempre questa Chiesa è il seguente: si discuteva, durante una riunione del Consiglio Pastorale, se lasciare semi aperta la porta di questa Cappella 24 ore su 24, oppure soltanto durante il giorno. Anche qui, unicamente per la prudenza e per la sicurezza del Tabernacolo con dentro il santissimo Sacramento, io ero favorevole soltanto per la soluzione diurna. A questo punto però il nostro fratello Romolo si dichiarò contrario e ci convinse a far marcia indietro, con questa frase che è rimasta scritta nel relativo verbale: “siccome i Vigili del fuoco sono sempre in servizio 24 ore su 24, il sapere che nella loro Chiesa c’è anche il  Supremo Comandante e  Protettore, con la porta aperta come dovesse partire pure Lui con loro, renderà certamente  più sicura l’opera dei nostri Pompieri, qualora richiesti in qualsiasi momento della notte”.  E così fu fatto ed ancora oggi la porta di questa Chiesa continua a rimanere semi aperta 24 ore su 24.

Avrei molti altri piccoli ma significativi esempi da riportare, come quello di questa grande candela da Lui offerta, che da circa un anno ogni domenica ed ogni festa di precetto religioso rimane accesa per sua volontà durante la celebrazione della S. Messa.

Tuttavia per rispettare i tempi dovuti a questa Cerimonia mi fermo qui e mi permetto però d’invitare, prima di concludere questa Messa di trigesima, il nostro diacono “ad actum” Giuseppe, a svelarci pure un altro particolare, secondo me anche molto significativo, riguardante appunto la religiosità del nostro caro fratello Romolo.

Concludo quindi questa omelia rinnovando ancora le mie e le nostre sentitissime condoglianze ai suoi carissimi Familiari qui presenti e, continuando il nostro sacro rito di suffragio,  chiedo pure al fratello Romolo che, dal Cielo della Chiesa purgante e con l’aiuto anche della nostra Patrona S. Barbara, continui ad elargire la sua protezione sui suoi Familiari e sull’opera, indispensabile per la collettività, dei Pompieri del Comando Provinciale di Roma e di tutta l’Italia.

Personalmente, inoltre, non ho alcuna difficoltà di dire apertamente e pubblicamente che il mio rapporto con il fratello Romolo, sia pure spirituale, ma veramente reale, continua e continuerà sempre come prima e più di prima, invocandolo personalmente ogni giorno, specie nei momenti più difficili della mia vita, come faccio d’altronde con S. Barbara e con i miei Genitori che si trovano anch’essi ormai in Paradiso.

Le mie parole testuali che a Lui rivolgo sono le seguenti: “Romolo pensaci tu… Romolo aiutami tu…”, concludendo queste mie invocazioni con una brevissima preghiera in suo suffragio, come ad esempio un “requiem aeternam…”. Continuerò quindi a disturbarlo, come sempre ho fatto nel mio passato, quando sovente lo disturbavo e lo chiamavo al suo solito cellulare 330-515358 e Lui, con semplici e brevissime parole, risolveva subito qualsiasi mio problema di servizio o pastorale, oppure mi consigliava per il meglio. Ecco perché, pur sentendo moltissimo la sua mancanza esistenziale, il nostro fratello Romolo continuerà  spiritualmente ad essere ugualmente presente nella mia vita di uomo, di Cappellano e di sacerdote.

Ricordo del vigile del fuoco Giuseppe Grippa.

Sono Giuseppe Grippa, amico e braccio destro di Romolo alla squadra lavori della sede centrale dei Vigili del fuoco di via Genova a Roma. Assieme a lui  abbiamo realizzato tante cose belle ed importanti come la sala Pastorelli, la Cappella di Santa Barbara e tanto altro che abbiamo fatto e che volevamo fare. Lo conosco dal 1990 ed ero in ospedale la sera che ci ha lasciato. Con grande fatica stiamo cercando di portare avanti quello che Romolo aveva creato, ma si sente la mancanza di un uomo cosi carismatico e di grande polso.

Preghiera del Vigile del Fuoco

Iddio, che illumini i cieli e colmi gli abissi,
arda nei nostri petti, perpetua,
la fiamma del sacrificio.

Fa più ardente della fiamma
il sangue che scorre nelle vene,
vermiglio come un canto di vittoria.

Quando la sirena urla per le vie della città,
ascolta il palpito dei nostri cuori
votati alla rinuncia.

Quando a gara con le aquile
verso Te saliamo,
ci sorregga la Tua mano piagata.

Quando l'incendio, irresistibile avvampa,
bruci il male che si annida nelle case degli uomini,
non la ricchezza che accresce la potenza della Patria.

Signore, siamo i portatori della Tua croce,
e il rischio è il nostro pane quotidiano.

Un giorno senza rischio non è vissuto,
poiché per noi credenti la morte è vita,
è luce: nel terrore dei crolli,
nel furore delle acque,
nell'inferno dei roghi.

La nostra vita è il fuoco,
la nostra fede è Dio.

Per Santa Barbara Martire.

Tre news divulgate lunedì 15-12-2008 dalle tre più importanti agenzie di stampa italiane (Ansa, Adnkronos e Apcom) sulla scomparsa del famoso vigile del fuoco Romolo Musilli  (13-11-1943 - 15-12-2008).

E’ scomparso Romolo Musilli, il decano dei Vigili del fuoco: memoria storica dei Vigili di Roma.  (ANSA) - ROMA, 15 DIC. 2008
Se ne è andata una ''figura storica'' dei Vigili del fuoco di Roma Romolo Musilli. Aveva 65 anni. Il decano dei pompieri del comando provinciale è morto stamane nell'ospedale S.Camillo, dopo una lunga malattia. "Entrato nel comando a 19 anni come vigile ausiliario, si era subito distinto per capacità e doti di altruismo nell'alluvione di Roma a Prima Porta del 1965 e l'anno successivo in quella di Firenze'', hanno ricordato i colleghi. Musilli aveva partecipato come componente della colonna mobile nazionale dei vigili del fuoco a tutte le emergenze, dal terremoto del Belice nel 1968, alle varie alluvioni della fine degli anni '60, ai terremoti del Friuli e dell' Irpinia. Anche grazie alla sua esperienza, il Dipartimento nazionale dei Vigili del fuoco ha trasferito il relitto del Dc9 Itavia, precipitato nel mare di Ustica, da Pratica di Mare al Museo della memoria di Bologna. I11-GB 15-DIC-08 16:05

ROMA: VIGILI DEL FUOCO IN LUTTO PER SCOMPARSA DI ROMOLO MUSILLI, DECANO E MEMORIA STORICA DEL COMANDO   Roma, 15-12-2008 (Adnkronos)
Romolo Musilli, il decano dei vigili del fuoco del Comando di Roma, si e' spento a 65 anni alle prime ore di questa mattina, dopo una lunga malattia, all'Ospedale S.Camillo di Roma.
Figura storica del Comando, Romolo Musilli era entrato nel Corpo nel luglio del 1964 a 19 anni come vigile ausiliario e si era distinto subito per capacità e doti di altruismo, nell'alluvione di Roma a Prima Porta del 1965 e l'anno successivo in quella di Firenze. Aveva partecipato come componente della Colonna Mobile Nazionale VV.F. e a tutte le emergenze che hanno visto all'opera i vigili del fuoco,dal terremoto della Sicilia del 1968, alle varie alluvioni della fine degli anni '60, ai terremoti del Friuli e dell' Irpinia. Le doti umane e l'innata capacità professionale e soprattutto organizzative hanno garantito e consentito al Comando di Roma di gestire con efficacia le diverse emergenze nel corso degli ultimi 40 anni. Le sue riconosciute doti erano state messe a disposizione dal Dipartimento VV.F per la complessa opera di progettazione, realizzazione e trasferimento del relitto del DC9 Itavia costituito da migliaia di pezzi- da Pratica di Mare al museo della memoria di Bologna. (Sin/Opr/Adnkronos)
15-DIC-08 15:15

Roma, si è spento il decano dei Vigili del fuoco. Musilli era stato in prima linea dopo l'alluvione di Roma del 1965. Roma, 15-12-08(Apcom)
Il decano dei vigili del fuoco del Comando di Roma si è spento a 65 anni alle prime ore di questa mattina, dopo una lunga malattia, all'Ospedale San Camillo di Roma. Figura storica del Comando, Romolo Musilli entra nel Corpo nel luglio del 1964 a 19 anni come vigile ausiliario e si distingue subito per capacità e doti di altruismo, nell'alluvione di Roma a Prima Porta del 1965 e l'anno successivo in quella di Firenze.
Ha partecipato come componente della Colonna Mobile Nazionale vigili del fuoco e a tutte le emergenze che hanno visto all'opera i pompieri: dal terremoto in Sicilia del 1968, alle varie alluvioni della fine degli anni '60, ai terremoti del Friuli e dell'Irpinia. Le doti umane e l'innata capacità professionale e soprattutto organizzative hanno garantito e consentito al Comando di Roma di gestire con efficacia le diverse emergenze nel corso degli ultimi 40 anni.
Le sue riconosciute doti sono state messe a disposizione dal dipartimento per la complessa opera di progettazione, realizzazione e trasferimento del relitto del DC9 ITAVIA da Pratica di Mare al museo della memoria di Bologna. Stg-mvr _151456

Vigili fuoco, a Roma torneo calcio in ricordo di Romolo Musilli, figura storica del Corpo nazionale dei VVF, scomparso nel dicembre 2008.

Tratto dall'Agenzia di stampa Apc – Roma, 14-9-2009

A Roma da domani inizia il secondo Campionato italiano di calcio dei vigili del fuoco in memoria del caporeparto Romolo Musilli, i pompieri scendono sul rettangolo verde per ricordare così una delle figure storiche del corpo nazionale, che si era guadagnato "sul campo" il rispetto e l'affetto di tanti colleghi, ma anche di tanta gente comune. Musilli, infatti, il capo reparto dei vigili del fuoco scomparso nel dicembre 2008 in seguito a una malattia, è considerato un punto di riferimento da generazioni di vigili del fuoco. Per ricordare un uomo così straordinario l'ufficio per le attività sportive del Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, in collaborazione con la Direzione Centrale per la Formazione e il Comando provinciale di Roma, ha organizzato il secondo Campionato Italiano di calcio dei vigili del fuoco , dedicato espressamente alla memoria di Romolo Musilli.

Il campionato si terrà a Roma dal 15 al 20 settembre 2009. Al calcio d'inizio sarann presenti, tra gli altri, il sottosegretario all'Interno Nitto Francesco Palma, il capo Dipartimento dei Vigili del Fuoco Paolo Francesco Tronca e il capo del Corpo nazionale Antonio Gambardella.
Al torneo parteciperanno le rappresentative regionali che si sono classificate nelle prime otto posizioni al 7° Campionato Italiano VV.F. di Calcio a 5, disputatosi a Follonica, Grosseto, dal 18 al 21 Maggio 2009, incluso il Lazio, ammesso di diritto quale Regione ospitante del campionato stesso.
Le gare si terranno presso i campi dell' area formazione motoria professionale, piazza Scilla 2 (Roma Capannelle), e del Comando di Roma, in via del Calice, comprese le finali 1°-2° posto e 3º-4º posto, che si disputeranno  sabato 19 Settembre con inizio dalle 14,30.

Romolo Musilli - ricordano i vigili del fuoco - era riuscito, nella sua lunga carriera professionale, a incarnare la filosofia e gli ideali che vorrebbe realizzare ogni giovane o anziano vigile del fuoco, attraverso la "cultura del fare" associata a una praticità e un senso del dovere non comuni. Non a caso anche negli ultimi mesi di vita, prima che si ammalasse, Romolo Musilli era ancora una figura insostituibile nel Comando provinciale di Roma, e non solo.

 

Vigili del fuoco: nel 2010 nascerà il Gruppo sportivo nazionale

Tratto dall’Agenzia di stampa Ansa e da Adnkronos – Roma, 15-9-2009

“Entro l'anno vedranno la luce le disposizioni attuative per la concreta istituzione del Gruppo Sportivo Nazionale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e sarà probabilmente possibile anche avviare le prime selezioni per l'accesso di atleti nella nostra Amministrazione''. Lo ha detto il sottosegretario all'Interno, Nitto Francesco Palma, alla cerimonia inaugurale del secondo Campionato di calcio dei Vigili del Fuoco, dedicato alla memoria del caporeparto Romolo Musilli. Si aprono dunque nuovi scenari per i gruppi sportivi dei Vigili del fuoco, attualmente presenti a livello provinciale che ''continueranno a esistere, mantenendo le radici nel territorio di competenza, ma saranno il primo punto di contatto con il Corpo in vista del passaggio al Gruppo sportivo nazionale VV.F.'', ha sottolineato il senatore Palma, aggiungendo che ''sarà probabilmente possibile anche avviare le prime selezioni per l'accesso di atleti nella nostra Amministrazione''. II Campionato di calcio dei Vigili del Fuoco, ospitato a Roma, dal 15 al 20 settembre, è dedicato alla memoria del caporeparto Romolo Musilli, figura storica del Corpo, scomparso prematuramente nel dicembre 2008.

317a  PROPOSTA AL CONSIGLIO COMUNALE DI ROMA

Estratto di verbale della Seduta del 12-6-1916 approvato nella Seduta del 10 detto.  

PROVVEDIMENTI PER LA TOMBA DEI VIGILI AL VERANO

Nel 1878 al Corpo dei Vigili fu affidato l'arduo lavoro d'innalzamento di dodici colonne formanti parte del portico della Basilica Ostiense. I Vigili accettarono l’incarico col generoso intendimento che il prezzo dell'opera, anziché andare a loro diretto beneficio, fosse devoluto all'acquisto di un'area nel Campo Verano per erigervi una tomba per i componenti il Corpo.

Eseguito il lavoro, fu dall'Asse ecclesiastico corrisposta al Corpo la somma di lire 6.081, e con questa somma venne, con contratto 20 aprile 1880 stipulato fra il Comune ed il Comandante dell'epoca, ing. Vincenzo Gigli, acquistata l'area per una superficie di mq. 48 al prezzo di lire 2.400, nella parte elevata del Verano, riquadro XXX, unicamente destinata a sepoltura per i componenti il Corpo, e furono iniziati i lavori per la costruzione della tomba. Nel frattempo il Corpo faceva richiesta all'Amministrazione per ottenere gratuitamente una colonna di marmo bigio giacente all'esterno del Verano e che era stata rinvenuta nel 1876 fra i ruderi della Basilica di S. Stefano, allo scopo di adornare la tomba stessa. Tale richiesta ebbe esito favorevole, e la Giunta, con deliberazione n. 24, del 3-4-1880, visto il parere della Commissione archeologica comunale, e considerato che detta colonna rimaneva in una località del Comune, permetteva che la medesima fosse destinata a decorare la tomba dei Vigili.

Nel corso dei lavori di costruzione, essendo risultata insufficiente al bisogno la somma residuale pagata dall'Asse ecclesiastico, l' On.Consiglio, con deliberazione n. 35, del 24-6-1881, concedeva la somma di lire 900 quale contributo del Comune per i predetti lavori.

            In seguito la Giunta, considerato che a termini del contratto avvenuto fra il Municipio ed il Comandante Gigli il monumento era spettanza del Corpo, con deliberazione n. 11, del 9-11-1895, stabiliva che fosse da questo preso in consegna e che quale concessionario ne assumesse tutte le spese di manutenzione, trasporto e tumulazione dei defunti; stabili infine che tutti gli appartenenti al Corpo, sia pensionati, sia in servizio, avessero diritto di esservi tumulati e tale diritto venne poi esteso a tutti i Vigili posteriormente ammessi nel Corpo, mediante il pagamento di una quota individuale di lire 21.5O.

Presentemente la tomba è pressoché ricolma; essa contiene in doppie casse di legno e zinco n. 259 salme e non possono trovarvi posto che altre due o tre casse al più, mentre il numero dei Vigili che hanno diritto al seppellimento è attualmente di 419, dei quali solo 197 in servizio e 222 pensionati.

Allo scopo di trovare una soluzione che si manifesta indispensabile, in quanto che non si ha ormai più modo di tumulare le salme, il Comando del Corpo ha studiato la maniera di utilizzare l'are attigua alla tomba che per la sua forma ed ubicazione non potrebbe costituire superficie sufficiente per costruirvi altre tombe per privati e che perciò non ha alcun valore non essendo utilizzabile, ed ha redatto un progetto di massima col quale si ritiene risoluta la questione. Esso riflette la costruzione di due nuove camere che darebbero modo di riordinare le salme esistenti nell' attuale tomba affinché lo spazio ne sia meglio utilizzato, e di estrarre quelle i cui resti a norma del Regolamento di polizia mortuaria possono essere ridotti in apposite cassette.

La Giunta, tenuto presente che gli Uffici competenti dichiarano di nessun valore l'area in questione e che essa sarebbe inutilizzabile diversamente, propone all'On. Consiglio che venga concessa gratuitamente al Corpo dei Vigili, nell'intesa che alla spesa occorrente per i lavori provvederanno, secondo accordi intervenuti, personalmente i Vigili in servizio attualmente, e gli ex Vigili.

Non sorgono osservazioni ed il Presidente pone a voti, per alzata e seduta, la proposta suddetta.

Il Consiglio l'approva ad unanimità.

Per copia conforme
IL SEGRETARIO GENERALE
f.to LUSIGNOLI

Visto e approvato dalla Giunta Provinciale Amministrativa con decisione n. 2112 del 21-7-1916.

 

 

 

 

 

 

 

Romolo Musilli, durante il viaggio dall'Italia al Brasile a bordo del transatlantico “Augustus” (*),  venne insignito del Premio “Avanotto” (30-9-1955). Egli restò con i suoi familiari a São Paulo per circa 8 mesi e poi tutti tornarono in Italia. I suoi genitori con i fratelli già si erano recati in Brasile nel 1951 e suo fratello Bernardino aveva vissuto  São Paulo presso gli zii per circa due anni.

(*) Il transatlantico “Augustus” (della Navigazione Generale Italiana - N.G.I. di Genova) venne varato a Trieste nel 1950 ed era una delle più grandi motonavi del mondo; già nel 1926 era stata varata un'altra motonave "Augustus".

Sottofondo musicale:   Bach - Concerto per clavicembalo e orchestra n°5  BWV1056, III tempo:  Largo
[ magnifica, di tale Concerto, è questa esecuzione (parziale) al pianoforte del grande Glenn Gould ]