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Due importanti compositori pugliesi
Giovanni PAISIELLO (di Taranto)
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Umberto GIORDANO (di Foggia)
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Ennio De Giorgi, il grande matematico italiano.

(Lecce 8-2-1928,  Pisa 25-10-1996)

“ All'inizio e alla fine abbiamo il mistero. Potremmo dire che abbiamo il disegno di Dio.
A questo mistero la matematica ci avvicina, senza penetrarlo ”.   (Ennio De Giorgi)

Un pugliese famoso: Nicola Sacco
Nicola Sacco
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Bartolomeo  Vanzetti
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Sacco e Vanzetti
Film diretto da Giuliano Montaldo (1971), musiche di Ennio Morricone e Joan Baez (famosa la canzone cantata dalla Baez "
La ballata di Sacco e Vanzetti),
con Riccardo Cucciolla (attore che interpreta Sacco che era nato a Torremaggiore in provincia di Foggia) e con Gian Maria Volontè (che interpreta Vanzetti).
Le vite di Sacco e di Vanzetti terminarono a mezzanotte tra il giorno 22 e il 23 agosto del 1927, ingiustamente condannati a morte, nel penitenziario di Charlestown presso Boston nello Stato americano del Massachusetts. Il 23 agosto 1977, il governatore del Massachusetts Michael S. Dukakis riabilitò ufficialmente i due italiani.

Castel del Monte
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Grotte di Castellana
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Golfo di Taranto (By Nasa)

 

GALLIPOLI
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ANXA  -  Associazione Culturale a Gallipoli e Periodico  -  www.anxa.it
(Fondata nel 2002 dal professor Luigi Giungato)

Gallipoli webcam, meteo, immagini, ecc.: www.reaction.it/menunew.htm

Gallipoli
By Franco Piro - Dedalus
TARANTO
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PUGLIA
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ARCHITA DI TARANTO  -  Il grande scienziato
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Taranto, IV Secolo a.C. - Matino (Gargano) ?

Filosofo tra i più illustri della scuola Pitagorica, merita un posto di rilievo nella storia della Matematica, potendo essere considerato il fondatore della Meccanica Razionale.
La sua fama è legata a importanti contributi quali la risoluzione del problema   della  ‘duplicazione del cubo’ (il cosidetto "problema di Delo"), anticipando di due secoli Eratostene, e il metodo per la costruzione di terne pitagoriche attribuito a Platone.
Si dice anche che abbia inventato la carrucola e la vite, anticipando Archimede e che abbia costruito uno dei primi automi, la famosa ‘colomba di Archita’.
Si tratta naturlamente di affermazioni trasmesse per tradizione e non controllabili, non essendoci pervenute le sue opere.
Di lui Orazio scrisse chiamandolo Misuratore del mare, e della terra, e delle innumerevoli   arene; ed uomo che sulle celesti sfere ardito avea di sollevarsi ed aggirarsi, mentre Cicerone lo chiama Virum magnum in primis et praeclarum.
Archita incarnò nella forma più piena l’ideale platonico del filosofo, o meglio del sapiente, coniugando nella sua vita teoria e pratica. Si impegnò anche in politica e fu grande uomo di stato e condottiero, più volte stratega di Taranto e capo della confederazione italiota. Forte della sua posizione salvò Platone dalla condanna a morte comminatagli da Dionigi di Siracusa. Fu un ingegno poliedrico preoccupato dell’unità del sapere. Cercò il vero in tutto e per tutto, fu teorico e tecnico, sostenendo che l’esperienza affascinante della scienza e della scoperta non dà gioia se non la si può comunicare agli amici, in  opposizione, sembra, al senso di segretezza e di mistero che avvolgeva la scuola pitagorica. Perì tragicamente in un naufragio al promontorio di Matino presso il Gargano.

Opere:
Compose un gran numero di opere di filosofia, di matematica, di astronomia, di musica.

Hanno scritto di lui:
in Biografia degli uomini illustri del Regno di Napoli, Tip. Nicola Gervasi, Napoli 1814 (ristampa an. in Biografia degli uomini illustri salentini, Edizione del Grifo, Lecce 1990);

Olivieri A., Su Archita tarantino, memoria letta all’Accademia Pontaniana nella
tornata del 14 giugno 1914;

Frajese A., Attraverso la storia della Matematica, Veschi, Roma 1962;

Stante P., I problemi di terzo grado e Archita da Taranto, Tesi di Laurea in  Matematica, a.a. 1987/88, Università di Lecce (rel. G. De Cecco);

A cura di: http://scienzasalento.unile.it/biografie/archita.htm

RINTONE DI SIRACUSA (ma vissuto a Taranto) 
Il grande poeta e scrittore  
A cura di: http://www.liberliber.it/
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Del poeta del IV - III secolo a.C. ci forniscono notizie contrastanti alcune usuali fonti come la Suida - che lo definisce tarantino - e dei versi della poetessa sua contemporanea Nòsside, che per l'epitafio a lui dedicato lo chiama siracusano (Antol. Pal. VII 414, op. cit.).

Fatti una bella risata mentre stai passando,
e dimmi una parola buona. Rintone di Siracusa fui,
piccolo usignolo delle Muse; eppure un'edera colsi
parodiando la tragedia, e fu tutta mia.

Salomonicamente degli studiosi - Lorentz, Sommerbrodt, Volker, Susemihl, Christ Schmid, Wilamowitz - hanno delineato il fliacografo come nativo della città aretusea, ma vissuto a Taranto.
Ciò mette da parte la testimonianza di una contemporanea del poeta a favore di fonti più tarde, e non tiene conto dell'opera continuatrice di Rintone, che echeggia quelle dei siciliani Epicarmo, Sofrone e Senarco.
Ma l'analisi dei frammenti, il dialetto usato per la loro stesura, fa ritenere che Rintone abbia comunque vissuto a lungo a Taranto.
E' considerato Rintone il creatore della Ilarotragedia, denominata in seguito fabula rhinthonica in omaggio alla sua inventiva.
Rintone creò il genere basandosi sulla farsa fliacica, che parodiava con l'uso dei simboli fallici aspetti della vita del popolo o episodi mitologici.
Il poeta diede al genere una maggior eleganza e finezza letteraria: cosa non semplice considerando lo scopo che si prefiggeva tal genere di farsa.
L'ispirazione mitica ebbe un suo primo campione in Epicarmo, come detto, gran maestro della affine farsa megarese, ma Rintone trae spunti compositivi anche dalla tragedia, ed in special modo da quella di Euripide.

Della produzione scenica di Rintone, che probabilmente era formata da 38 drammi ilari, ci rimangono nove titoli (Dulomeleagro, Eracle, Anfitrione, Ifigenia in Aulide, Ifigenia fra i Tauri, Medea, Meleagro schiavo, Oreste, Telefo) e 28 frammenti, scritti tutti in dialetto dorico di Taranto.
Alcuni dei drammi buffi vestono di farsa, come detto, le tragedie di Euripide.

Ateneo ci fa appena leggere il nome di Rintone, perché questi cita il pane in un suo lavoro:

"Quindi l'abbondanza è chiamata panìa, e le robe che saziano pània, come dice Blaesus in Quasi sciupato, Deinoloco in Telephus, e Rintone in Anfitrione. I Romani inoltre chiamano il pane panis". (111; c).

Valga come esempio la figura eroica di Ercole, che da uomo che per merito delle sue capacità umane guadagna l'Olimpo, in tali farse veniva canzonato per la sua troppo caricaturizzata ghiottoneria.
Le divinità olimpiche, rispettate comunque formalmente, specchiavano nei fatti i più comuni atteggiamenti esteriori e le naturali forme di comportamento umani.

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