Lettera al giornale /A proposito di fusione

 

La cazzimma dei pappavalli australiani

Forse è arrivato il momento di fare alcune considerazioni su questa vicenda che ha tanto fatto discutere e che personalmente mi accredita di un diritto d’intervento, non fosse altro che per il fatto di aver avuto incarichi di responsabilità per diciassette anni nella dirigenza della Polisportiva Latronico Terme.

È indispensabile una premessa di ordine generale: la presunta antipatia tra latronichesi ed agromontesi viene tirata in ballo ogni qual volta c’è un tentativo di discutere su questioni che riguardano gli interessi convergenti tra le due comunità. Chiariamo subito, è un sentimento questo che non appartiene certamente alla gente comune sia di Latronico sia di Agromonte. Se si vuole fare qualche riferimento storico, motivi di risentimento fino agli anni settanta avrebbero anche potuto averne i residenti della frazione Agromonte. Dagli anni settanta in poi, questa ipotetica antipatia è stata utilizzata magistralmente da gruppi di potere, sia di Latronico sia di Agromonte, per ottenere e consolidare posizioni e privilegi, contando sulla divisione tra le due maggiori comunità territoriali. Il cui prezzo complessivo viene, però, ancora oggi pagato dalle popolazioni, sia di Latronico sia di Agromonte.

La fusione che sembrava un dato acquisito si è scoperto che a conti fatti tale non è e, secondo me, per tre cause concomitanti.

La prima. L’assessore Matinata, che doveva essere il promotore ed il coordinatore delle varie esigenze delle due società, ha svolto malissimo il suo compito, in primis perché non ha capito la portata e la delicatezza di quello che si andava a fare e poi per aver anticipato inopportunamente in termini trionfalistici un embrione di discussione, mentre il suo compito doveva essere quello di comprendere le esigenze e di guidare le posizioni su un binario di convergenze possibili.

Secondo. Il presidente della Polisportiva, Antonio Gallo, si è avventurato da solo ad affrontare questa questione non avendo prima verificato né le condizioni di partenza né la disponibilità della società latronichese a voler iniziare un percorso di tale genere. È vero pure che quest’anno il presidente Gallo ed il vicepresidente Iorio si sono dovuti sobbarcare l’onere di affrontare un campionato, sapendo che non esistevano le condizioni per fare ciò, ma questo non consentiva loro di assumere da soli decisioni tanto importanti e definitive, sempre che si consideri che la società sportiva è un’entità che appartiene alla comunità.

Terzo. Gli amici della US Agromonte, che sono persone accorte e responsabili, dovevano, se i loro propositi fossero stati improntati alla realizzazione di una fusione e non di altro, rendersi conto che quel tipo di accordo non poteva essere accolto favorevolmente dagli amici di Latronico. Il fatto è che sia a Latronico che ad Agromonte ci sono persone serie e responsabili, ma anche quelli con "la cazzimma dei pappavalli australiani" che dicono di volere una cosa ma ne pensano un’altra.

Per procedere ad una auspicabile fusione, utile per tutti, i presupposti fondamentali devono essere innanzi tutto la disponibilità a discutere senza paletti di nessun tipo per concorrere alla definizione di obiettivi comuni, praticabili e condivisi e non deve mancare l’entusiasmo di fare una cosa che si ritiene utile, piacevole, nonché indispensabile. Altro elemento fondamentale è che alla fusione devono partecipare a pieno titolo e con le loro esigenze Latronico, Magnano e Mileo. Alla discussione ed alla realizzazione devono concorrere tutti coloro che negli anni sia a Magnano, sia a Mileo, sia a Latronico hanno avuto un ruolo nella gestione delle società sportive. Tutti si dovranno rendere disponibili superando vecchie contrapposizioni e rancori di tifoseria.

Se esiste questa volontà nemmeno i goffi tentativi di politici sportivi dell’ultim’ora metteranno in crisi tale processo, diversamente la fusione diventa una mera esercitazione estiva.

All’orizzonte, stante così la situazione, si intravedono le ovvie difficoltà per entrambe le società ad affrontare gli impegni futuri. Non so cosa succederà ad Agromonte, di sicuro a Latronico se non si riesce a coagulare attorno alla società sportiva un gruppo di persone affidabili e capaci, ma con la consapevolezza di dover lavorare sodo e senza deleghe, si andrà a chiudere anche questo capitolo della storia cittadina.

L’augurio è naturalmente che il calcio non muoia né a Latronico né ad Agromonte e che da tutta questa vicenda non venga fuori un clima di rivalità che non deve comunque andare oltre il calcio.

Giuseppe Venanzio Conte

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