"LA STORIA DI PORTOSCUSO"
Portoscuso è situato sopra un suolo pietroso, era circondato da una sabbia finissima ormai
scomparsa insieme alle spiagge, le ultime rimaste sono la baia di Portupaleddu e il litorale di
Portovesme, gli otto kilometri di costa che si estende da "Sa Caletta" a Guroneddu,
"Su Scogliu Mannu", un punto d'appoggio per i pescatori.
  La prima costruzione fu, insieme all'arsenale "SU PRANU" ,
la Torre .
 
Portoscuso è un villaggio che si adagia all'estremo sud-occidentale della Sardegna.
Qui i tre fenomeni fisici: cielo, mare e terra, hanno modellato il paesaggio.
  Per i vari cambiamenti della natura locale, l'uomo fece di questa terra la sua abitazione,
innalzando, a sfida dei venti una torre, che a 92 metri sul mare, domina il
circondario marino. Di qui passarono i fenici, romani che lasciarono un'impronta del loro dominio;
questi a difesa dei porti metalliferi e salinieri del sulcis, trovavano pani d'argento, piombo, tonno e
sardine sotto sale, vini, bestiame, etc.....
  Nel medioevo questa terra fu dominio dei pisani; infatti,
nel 1323, al comando di Don Alfonso, comparve nelle acque di Portoscuso la flotta aragonese allo
scopo di occupare il sulcis e assediare Iglesias. Le numerose truppe sbarcarono sulla spiaggia
di Portopaglietto perchè soddisfava le esigenze degli uomini e per le navi. Arrivò la flotta pisana che
distrusse le navi e le macchine d'assedio aragonesi.
  Nel 1554 Pietro Porta avvistò nel mare di
Portoscuso il passaggio dei tonni e meravigliato di ciò informò il governo, proponendo l'impianto
delle tonnare. Filippo II di Spagna, analizzò la proposta di Pietro Porta, e dispose l'impianto delle
tonnare nei punti dove transitavano più tonni, stabilendone tre nelle coste settentrionali:
nelle Saline (Porto torres), Calagostina (Castelsardo) e nella Baia di Vignola; nella costa meridionale
invece vennero aperte a Portoscuso, Portopalla e Portopittinuri (Cuglieri).
 
Nel 1600 fu concesso ai corallari francesi di pescare coralli nei mari di Portoscuso ad una condizione:
quella di versare parte del corallo al Reale Patrimonio.   Successivamente fu disposto che tutto
il corallo pescato nel golfo di Portoscuso venisse rinchiuso nella torre del porto. Questa disposizione
fu indetta anche per il mare di Sant'Antioco e l'Isola di San Pietro, e tutto il corallo pescato in questi
mari ogni sabato doveva essere consegnato alla persona designata dalla giunta patrimoniale della torre
di Portoscuso.
  L'impianto delle tonnare e la pesca delle sardine e del corallo richiamarono a Portoscuso
non solo tonnarotti e pescatori sardi ma, anche corallari francesi, per cui le prime baracche provvisorie
si moltiplicarono e cominciarono a sorgere le prime costruzioni in muratura.
  Per diffendere l'arsenale, il governo, aveva rafforzato la torre mediante un presidio armato per contrastare
le scorrerie barbaresche che insediavano le coste sarde; queste scorrerie indussero vari patroni di
Sant'Antioco e anche genovesi, come Benedetto Natter, arrendatore della tonnara di Portoscuso, a dare
la caccia ai corsari di barberia avendo avuto, nel 1636, l'autorizzazione del governo di dare la
caccia alle navi barbaresche.
  A Portoscuso ci fu l'approdo del famoso corsaro Estamuth,
ammiraglio delle galere di Biserta; il suo naviglio, sia a Portoscuso che a S.Antioco, si riforniva di acqua e di viveri.
Nel 1636 ad opera di questo pirata fu smantellata e rasa al suolo la torre
di Portoscuso, e successivamente nel 1637 venne riedificata con i fondi della cassa reale.
  Sin dal 1630, Benedetto Natter, cercava di comprare le tonnare di Portoscuso e Portopaglia; ma i
pareri dei consigli di giustizia e del reale patrimonio, indettero una gara fra gli acquirenti.
  Non volendo che nelle tonnare sarde si insediassero forestieri, Don Ilarione de Alagon,
Marchese di Villasor, si fece avanti per l'acquisto delle tonnare di Portoscuso, Portopaglia,
Cala Agostina e Portopalmas.
  Nel 1660 avvenne a Portoscuso un'altra incursione barbaresca, forse
la più drammatica; fu invaso lo stabilimento della tonnara, bruciate tutte le barche,
e portato via tutto ciò che veniva trovato nei magazzini, e molti uomini riuscirono a fuggire con i
familiari, mentre molti vennero condotti in schiavitù.
  Verso il 1651 la tonnara di Portoscuso tornò in
possesso al Reggio Patrimonio, perchè Don Ilarione non riuscì a mantenere gli impegni finanziari
assunti. Alla morte di Don Ilarione le tonnare vennero prese nuovamente in affitto da Benedetto Nater.
  Per la Corona Spagnola le tonnare sarde costituivano un grande interesse finanziario,
infatti da esse la Corona Spagnola traeva grandi quantità di denaro; ma questi sfarzi e vizi mandarono in rovina la
Corona Spagnola fino a doversi rivolgere a dei finanzieri, come Don Girolamo Vivaldi.
  In seguito il
sovrano firmò l'atto di vendita per pegno delle tonnare di Portoscuso, Porto Paglia,
Porto Santa Caterina, Saline, Porto Torres, Cala Agostina e Vignola a Don Girolamo Vivaldi.
Egli divenne l'uomo più ricco della Sardegna grazie alle tonnare; successivamente, essendo
un finanziere e non un industriale della pesca, nel 1655 vendette la tonnara di Potopaglia.
  Nel XVIII secolo nel feudo di San Pietro e Portoscuso subentrò la casa Genovese.
  Nel 1763,tre
mezze galere sbarcarono di primo mattino a Portoscuso, ma l'ufficiale di giustizia riunì tutti gli
uomini del villaggio, parte vennero mandati nell'entro terra per domandare aiuto, e grazie a
questi aiuti il nemico fu sconfitto, il villaggio fu salvato dal saccheggio e gli abitanti
dalla schiavitù.
  Nell'800 la tonnara di Portoscuso fu acquistata da Pasquale Pastorino;
nel 1868 fu
costruita la casa comunale, chiamata oggi Municipio Vecchio, dove un salone fu destinato ad
una scuola.
Un altro locale adiacente al Municipio fu messo a disposizione dei carabinieri della
stazione di Gonnesa.
  Nel 1914 fu neccessaria la costruzione di una vera scuola visto l'aumento
degli alunni, e successivamente ampliata.
  Nel 1922 venne costruita la caserma dei carabinieri,
mentre la brigata dei finanzieri si sistemò alla torre fino al 1973.
  Nel 1912 venne costruita la
Villa Poggio Maureddu, nota come "Su Marchesu" , dal Marchese Pes di Villamarina, proprietario dell'isola Piana.
La villa fu costruita per ospitare il nobile e la sua famiglia, quando, a causa del mal tempo non era possibile
raggiungere l'isola soggiornavano a Portoscuso. Oggi la villa viene utilizzata come centro di agregazione, nella quale
vengono organizzati vari corsi rivolti sia a giovani e bambini, sia a persone adulte.
  Le guerre mondiali ed il periodo fascista portarono grande dolore anche a Portoscuso.
  Infatti, nel 1922 nel porto vennero uccisi i Fratelli Fois, da una squadra di fascisti provenienti da
Gonnesa, che volevano impadronirsi del comune ancora retto da una giunta socialista.
  A Portoscuso vi fu anche un periodo relativo all'industrializzazione; infatti la zona attirò l'attenzione
del settore minerario. La società che gestiva le miniere di Iglesias, la Monteponi, venne attratta
dalla zona "Is Canneddas", nella quale venne fatto costruire un porto per l'imbarco dei minerali.
La società, col passare del tempo, si rese conto che per trasportare i minerali al porto di Masua
venivano sprecate molte risorse, infatti vennero utilizzati nuovi sistemi.
Nel 1871 venne così realizzato il percorso ferroviario Gonnesa - Portoscuso.
  Alla richiesta della
costruzione del porto l'amministrazione comunale acconsentì perchè questa avrebbe potuto offrire
lavoro alle persone del paese, evitando l'emigrazione verso l'Africa.
  In quello stesso periodo la tonnara ebbe una crisi, infatti il proprietario comunicò che era costretto
a cessare l'attività della pesca a causa della concorrenza nel mercato italiano del tonno estero.
I cittadini di Portoscuso, chiesero aiuti alla giunta Municipale per evitare la chiusura della tonnara,
che avrebbe portato altra miseria.
  La società mineraria, riuscì a portare avanti e a realizzare la
struttura portuale: vennero banchinati metri di arenile e venne scavato un canale navigabile, per le
barche da 20 tonnellate.
Il nuovo porto cambiò nome, infatti si volle onorare un ingeniere della
Monteponi che fu il primo a progettare il porto, questo fu il "Conte Carlo Baudi di Vesme", da qui
infatti venne datto il nome Portovesme.
  La Monteponi, volle anche altri appezzamenti per poter edificare dei magazzini per il
deposito di minerali e case per i suoi dipendenti; successivamente acquistò una centrale
elettrica.
  L'amministrazione comunale concesse i terreni con la speranza che gli abitanti di
Portoscuso potessero ottenere un posto di lavoro.
  Tuttora "Is Canneddas" sono conosciute nel mondo come il polo industriale di Portovesme.
La Banda
Le Leggende
Su Pranu
La Torre