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quiArtePittura a cura di Nino Lo Castro

Gianfranco Bergamaschi, tra segno e materia


Qui sopra in alto a sinistra: Mostre, 1994, collage di giornali e china su legno, 20x20x7 cm. In alto a destra:Valentino, 1995, collage di giornali e tempera su legno. In basso a sinistra: Richard Avedon, 1995, collage di giornali e china su legno, 20x20x7 cm. In basso a destra: Architetto americano Michael Graves, 1995, collage di giornale su legno, 20x20x7 cm.

L'artista
Nato a Milano nel 1941, Gianfranco Bergamaschi nel 1984 si è trasferito a Brescia dove attualmente vive e lavora. Attratto dall'arte e spinto da un'innata creatività, ancora adolescente ha deciso di frequentare il liceo artistico Beato Angelico, per poi iscriversi all'Accademia dei Belle Arti di Brera dove ha seguito il corso di nudo. Attivo da molti anni nel campo dell'arte, durante la sua lunga carriera Bergamaschi ha sperimentato l'utilizzo di diversi materiali, lavorando anche per lungo tempo su un solo tema o un'idea. Nel 1959, non ancora ventenne, ha esposto nella sua prima collettiva presso la Federazione dei circoli giovanili di Milano. Da qui in poi diverse gallerie, tra cui la milanese Gian Ferrari e la Leonardo Da vinci di Imbersago (Co), si sono interessate al suo lavoro. La prima esposizione nella nostra provincia è datata 1989, anno in cui, da poco trasferitosi nel bresciano, l'artista ha organizzato una personale durante la Artremosine. E' proprio in questi anni che l'opera di Bergamaschi ha cominciato a catalizzare l'attenzione della critica non solo italiana, grazie alla serie dei Pallet e delle Negate, di grande impatto innovativo i primi e perfettamente conformi alle tendenze artistiche dell'epoca, le seconde. Così, nel 90, ha trovato spazio nella galleria Nove Colonne di Trento, nell'ex chiesa di San Zenone a Brescia con "Divergenti paralleli" e nella rassegna internazionale di Mail Art "Bottle project", a Bologna. Ormai abbandonata la realtà di provincia, Bergamaschi è poi stato invitato, nel 1992, al Salon International Art Plastique dell'Università La Sorbonne di Parigi, al Centro culturale Rochester negli Stati Uniti, nel '93, al Gehorlosenzentrum di Berlino, nel 1994, alla Mostra internazionale d'arte di Vienna nel '95. Tra le sue ultime apparizioni sono da segnalare quella alla Aab di Brescia e quella al World Festival Art on papier di Kranj in Slovenia.


Qui sopra a sinistra: Negata bianca, vernici su legno e specchio, 76x96 cm.
A destra: Senza titolo, 1989. Sotto a destra: Senza titolo, 1994, tempera su tela con intelaiatura di ferro, 105x223 cm.

Le sue opere
In più di quarant'anni di carriera Gianfranco Bergamaschi ha utilizzato moltissime tecniche, applicate a diversi temi. Quando ha iniziato, nei primi Anni 60, i suoi quadri, ancora di stampo figurativo, erano influenzati dalle tendenze gestuali che in quel periodo infiammavano gli ambienti artistici di Milano. I protagonisti delle sue opere erano angeli ed arcangeli alle prese con creature dalle sembianze di falce e martello, come a rappresentare una surreale lotta tra religione e ateismo. Ma le esperienze maturate negli Anni 70 e 80, che hanno avvicinato Bergamaschi prima alla pittura informale e poi alle realtà concettuali, hanno mutato profondamente la sua opera. Dal '90 in poi, infatti, la poetica del suo linguaggio ha subìto una forte maturazione. Ha cominciato così a produrre la serie dei Pallet servendosi di comuni bancali da carico, che prima utilizzava come supporto pittorico, per trasformarli in veri e propri protagonisti narranti. In questo ciclo di lavori tutto è incentrato sul materiale. E' il bancale stesso ad attirare l'attenzione di Bergamaschi che, sulle strisce verticali che lo compongono, materia povera e resistente, applica diverse tonalità di grigio. Gli interstizi tra una tavola e l'altra diventano così dei segni, dei tagli irregolari che uniscono la pittura alla scultura con grande raffinatezza. Ed è proprio il sapiente accostamento di tonalità che riesce a evocare le visioni dell'artista. I tagli di luce nell'oscurità e i disturbi superficiali dovuti alle asperità del legno creano le atmosfere poetiche di questa serie di lavori.
Un altro tema ricorrente nell'opera di Bergamaschi è quello delle Negate, delle X che l'artista utilizza in diverse situazioni come negazione o esaltazione di un soggetto. Comincia così un dialogo tra pittura gestuale e linguaggio pubblicitario. Le immagini scelte vengono coperte da un segno pittorico, spesso soltanto velato, che serve a porre in evidenza un messaggio o un soggetto estrapoladolo dalla realtà pubblicitaria per conferigli la dignità dell'opera d'arte.

Gianfranco Bergamaschi vive e lavora a Brescia, per contattarlo: 030 310045


Qui sopra a sinistra: Senza titolo, 1999, tempera su carta di giornale, 38x54 cm. A destra: Senza titolo, tempera su carta di giornale.



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