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quiArte a cura di Nino Lo Castro

Gli incontri interiori di Armida Gandini

L'artista
Armida Gandini ha cominciato a esporre nel 1991, all'età di 23 anni, nella collettiva "Citta, paesaggio, astrazione", al circolo Brecht di Milano, mentre frequentava l'ultimo anno dell'accademia di Brera.
Nata a Brescia, prima di iscriversi all'accademia ha frequentato il liceo scientifico "Calini", ma è stata la sua sensibilità e la voglia di esprimersi visualmente che l'hanno portata a intraprendere la difficile strada dell'artista. Tra il 1991 e il '94 ha preso parte a quattro collettive, tra le quali una nella chiesa di S. Zenone a Brescia. A Dello, nella sala consiliare, ha partecipato a "Percorsi aperti". Nel 1996, all'interno della collettiva "Il corpo con-diviso" organizzata dalla galleria Aab di Bresca, Gandini ha presentato una grande colonna in ceramica chiamata Fisionomie; nel '98 alla galleria "Pianissimo" di Codogno ha esposto un lavoro dal titolo Cento voci, ovvero 100 calchi in gesso dipinti. Sempre nel 1998 ha partecipato, insieme con altri artisti bresciani, a "Controcanto", collettiva organizzata a Verolanuova. La galleria "Spagò" di Manerbio, ha ospitato nel 1998 la sua personale, dove per la prima volta ha mostrato le Cariatidi. Durante questo scorcio di 2000 ha già partecipato a tre collettive: alla Aab, nell'ambito di "Giovani presenze", a Codogno negli spazi dell'ex ospedale, dove la sua serie Bosco delle fiabe ha fatto parte di una rassegna di artisti internazionali chiamata N.U.N.C. Ultima in ordine di tempo è stata la "Biennale d'arte Postumia giovani 2000", nel museo d'arte moderna di Gazoldo degli Ippoliti (Mn). Oggi Gandini insegna anatomia alla Libera Accademia di Belle Arti di Brescia, ed è insegnante di pittura per bambini.


A sinistra: Bosco delle fiabe, 1999, 30x20 cm. A destra: Bosco delle fiabe, 1999,120x85cm. Sotto: Fisionomie, 1996, impronte su ceramica, 60x270 cm.

Le sue opere
Le opere di Armida Gandini, col passare degli anni, hanno sicuramente cambiato forma estetica, ma hanno continuato a rappresentare la realtà con la stessa sensibilità e umiltà: attraverso una visione di caos controllato, di luminescenze e ombre sfumate tra di loro. Nel lavoro dell'artista bresciana ha sempre avuto un'importanza fondamentale la ricerca della propria identità attraverso il confronto e il dialogo con gli altri. L'incontro, come scambio, è importante nella sua opera, e fa parte del tentativo di messa a fuoco di ciò che la circonda. Proponendo immagini della propria infanzia o del vissuto personale, l'artista cerca di rappresentare il suo mondo e il suo rapporto con esso (I volti di Adriano, e Cariatidi). Tra i lavori del '96, Fisionomie, presentato alla galleria Aab, è un'operazione di grande spessore. L'artista in quel caso ha coinvolto nel suo lavoro 500 tra amici e conoscenti: una colonna di 2 metri e settanta, ricoperta da calchi di ombelichi su piastrelle, in una narrazione continua a spirale ascendente. La cicatrice della nascita, il distacco dal ventre materno, prende svariate forme che, diverse per caratteristiche grafiche ed estetiche, paiono evocare la personalità di ognuna delle persone coinvolte. Per Gandini l'ombelico custodisce una forma particolare di intimità e riesce a trasmettere meglio di altre parti anatomiche la realtà del soggetto rappresentato. L'ultimo lavoro dell'artista è Il bosco delle fiabe, dove episodi classici del mondo dei racconti per bambini vengono riproposti in chiave contemporanea. Si tratta di fotografie stampate su acetato, sovrapposte a un fondale raffigurante un ambiente boschivo. Presentate in maniera diversa a seconda delle occasioni, sono state prima montate con listelli di legno che creano una profondità di spazio, poi semplicemente inchiodate a parete. In quest'ultimo caso, l'acetato si arricciava sul fondale: attraverso il diverso tipo di superficie veniva sottolineato il distacco tra le due componenti del lavoro. Secondo Gandini, quindi, il mondo delle favole si popola di personaggi comuni, provenienti dalla sua vita, che attraverso l'arte escono dall'anonimato e si accendono di una dignità epica, entrando nella memoria collettiva. La sua arte si pone nella realtà odierna con la funzione di documentare il periodo storico nella quale è stata ideata, pur mantenendo il rapporto con i modelli universali.

Armida Gandini lavora a Verolanuova. Telefono: 030 9920425


A sinistra in alto e in basso due immagini tratte dalla serie: Memorie di Adriano.
A destra: Cariatidi, 1998



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