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quiArtePittura
a
cura di Nino Lo Castro
Giulio
Mottinelli: tra sogno e memoria
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Qui sopra in alto a sinistra: Canto della luna
nuova, olio e acrilico su tela, 250x160 cm. In
basso a destra: Tropico, 1978, olio su tela,
150x180 cm.
L'artista
Giulio
Mottinelli è nato nel 1943 a Garda, un
piccolo paese della Valcamonica nei pressi di
Edolo, dove ha vissuto l'infanzia e la giovinezza.
L'ambiente della
malga nella quale è cresciuto, immersa nei
boschi camuni, ha sicuramente impresso nell'anima
dell'artista un profondo rispetto per la natura e
per il mistero che la avvolge. "Già allora",
ricorda Mottinelli, "ero attratto e spaventato allo
stesso tempo da quei boschi, per la loro grandezza,
maestosità e pace, tanto da non poter fare a
meno di riprodurli con penna e calamaio su ogni
tipo di carta o cartoncino disponibile". E
così, nei suoi 35 anni di carriera, ha
dipinto centinaia di quadri, ma pur avendo
affrontato diversi temi, il filo conduttore della
sua opera è sempre rimasto l'ambiente e il
rapporto tra questo e l'uomo. Mottinelli si
può definire un pittore autodidatta, la sua
tecnica, oggi incredibilmente raffinata, si
è formata con l'andare del tempo attraverso
l'esperienza del lavoro. Le prime opere, risalenti
agli Anni 60, sono state realizzate in occasione
dei concorsi di pittura en plain air, esperienze
che, oltre a consentire una maturazione personale,
hanno fatto conoscere il pittore ad artisti e
appassionati della nostra provincia. Già nel
'65, infatti, Mottinelli ha esordito con due mostre
personali alla galleria Cida di Brescia e la
Bibbliotca comunale di Gussago. Ben presto,
però, i suoi quadri sono usciti dai confini
bresciani e nel 1968 ha esposto alla galleria "San
Luca" di Verona e a "Il vertice" di Milano. Da quel
momento in poi il lavoro dell'artista camuno ha
trovato spazio in importanti esposizioni di tutta
Italia e d'Europa, come la rassegna "Peinture
italinne a Paris" a Parigi nel 1971 e la
"Kunstlerhaus" di Vienna nel 1976. Altra esperienza
molto importante per l'artista è stato il
viaggio da lui intrapreso, nel 1977, in Venezuela.
Da quel momento, infatti, la sua pittura è
mutata in maniera decisiva, rapita dalla
lussureggiante e colorata vegetazione tropicale. Lo
stesso anno, inoltre, il "Centro de Arte
Euroamericano" di Caracas ha organizzato una
personale dell'artista bresciano. Troppo lungo
risulterebbe l'elenco delle personali e delle
collettive alle quali ha partecipato Mottinelli.
Bruxelles, Vienna, Amburgo, Rotterdam, New York,
Tokio, Ginevra, Strasburgo sono solo alcune delle
città nelle quali ha esposto.
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Qui sopra a sinistra:
Il guardiano del bosco d'oriente, olio e acrilico su
tela, 150x200 cm. A destra: Alba di primavera, 1999,
acrilico su tela, 150x190 cm. Sotto a destra: Luce sul
bosco della magia, olio e acrilico su tela, 120x200
cm.
A sinistra: Luce di luna a primavera, olio e acrilico
su tela, 150x150 cm.
Le
sue opere
L'esordio
di Mottinelli nel campo dell'arte è avvenuto
attraverso la fotografia. A vent'anni, infatti, ha
lavorato come operatore cinematografico in alcune
produzioni, esperienza che lo ha affascinato, ma
non è riuscita a distoglierlo dalla sua
più grande passione: la pittura.
L'opera di Giulio Mottinelli ha esplorato, durante
gli anni, l'universo della natura, attraverso un
realismo pittorico maturato dall'osservazione degli
ambienti nei quali ha vissuto la sua giovinezza. I
boschi, le creste rocciose o i prati delle nostre
valli, hanno da sempre suscitato curiosità
nell'artista e fin dagli inizi della sua carriera
sono stati i protagonisti dei suoi quadri. E' stato
proprio questo profondo legame con l'ambiente che
lo ha spinto, negli anni tra il 1968 e il 74, a
intraprendere un ciclo di lavori sui pericoli
dell'inquinamento. La sua riflessione nasceva da
una presa di coscienza profonda dei problemi che la
produzione industriale cominciava a creare in quel
periodo, non solo in termini ambientali ma anche
sociali. Il tema del potere e delle masse umane
schiacciate dal suo peso ha suscitato in Mottinelli
delle immagini apocalittiche. Tradotte in pittura
attraverso un realismo che rasenta il metafisico,
hanno iniziato ad affiorare sulle sue tele
sterminate metropoli affollate di automi dalle
sembianze umane, incolonnati come fossero animali
da macello. Questi personaggi vengono proposti
dall'artista come nuovi idoli, coperti da maschere
a gas che li rendono grotteschi. E così
Venezia è rappresentata dall'artista come un
relitto che sprofonda in acque insalubri, oppure
come un rudere da museo adagiato sul fondo del
mare. Come già abbiamo detto, nel 1977,
Mottinelli ha intrapreso il primo dei suoi viaggi
in Venezuela, un'esperienza questa che ha cambiato
profondamente il suo modo di dipingere. Nel ciclo
della "Natura Tropicale" (1977/1980) l'elemento
naturale, sempre riconoscibile, assume forme nuove,
a testimonianza di come i forti colori e le forme
contorte della vegetazione venezuelana avessero
sconvolto intimamente l'artista, portandolo a
dipingere alcune tele quasi astratte. Negli ultimi
anni di produzione invece, si nota un ritorno ai
paesaggi delle sue origini, ma trattati con la
maturità tecnica
e compositiva acquisita con l'esperienza.
Mottinelli dipinge ancora i suoi boschi, le
immagini provenienti dalla sua memoria, paesaggi
immersi in luminose nebbie, descritti con un
realismo quasi maniacale. Le cortecce degli alberi,
i fili d'erba sospinti dal vento o gli intrecci dei
rami sembrano assumere un movimento autonomo
rispetto al resto del quadro, immersi in
un'atmosfera quasi surreale. Questo aspetto
è evidente anche nel ciclo dei "Notturni",
dove l'artista è riuscito, grazie anche alla
sua fine tecnica pittorica, a rappresentare la luce
sotto forma di pioggia, inondando di magia gli
scenari boschivi. Anche le vecchie cascine, le
porte di legno, i piccoli particolari della vita
contadina sono immersi in atmosfere oniriche, quasi
irreali e risultano carichi di poesia.
Giulio
Mottinelli vive e lavora a Brescia. Per contattarlo
030 396328
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