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quiArtePittura a cura di Nino Lo Castro

L'immaginazione dirompente di Enrico Schinetti

L'artista
Enrico Schinetti è nato nel 1945, a Grumello del Monte, in provincia di Bergamo. A pochi mesi dalla nascita, però, la sua famiglia si è trasferita a San Zeno Naviglio, alle porte di Brescia, dove l'artista vive e lavora ancora oggi. Dopo aver frequentato la scuola d'arte di Castelmassa ed essersi diplomato in decorazione pittorica nel 1969, il giovanissimo Schinetti ha organizzato la sua prima personale alla Aab di vicolo delle Stelle (dove oggi insegna tecnica pittorica). In quegli anni l'artista lavorava sul ciclo de "I monumenti" (1967-73), rappresentando i personaggi e le correnti più importanti della storia dell'arte con uno stile molto vicina a quello dei futuristi italiani, per i quali nutriva un profondo interesse. A partire dal 1974, le opere di Schinetti sono state esposte in importanti spazi: dalla galleria "Contemporaine" di Basilea alla "Kunst Markt" di Dusseldorf , dalla "Duncan Gallery" di Londra ('75) al Palazzo dei Papi di Orvieto, dove nel 1979 ha organizzato una personale. Nel frattempo l'artista è passato dal ciclo de "I test" (1973-'78) a quello dei "Teatri non immaginari" che lo ha coinvolto fino al 1985. Con il passare degli anni la tecnica pittorica di Schinetti ha raggiunto livelli assai elevati e i temi del suo lavoro hanno subìto continue evoluzioni, legate a quelle artistica e umana. Durante gli ultimi dieci anni la sua pittura ha girato le gallerie più importanti d'Italia e non solo: da Roma a Vienna, da Milano a Bruxelles. L'ultima mostra di Schinetti, ospitata ancora alla Aab nel 1996, era intitolata "I problemi di Ulisse o L'inferno dell'incomunicabilità". Da questo lavoro sono tratte le immagini qui pubblicate.

In alto, sotto il titolo: Un salto dal buio, 1995, olio su tela e legno, 100x175 cm. Qui sopra Il vantaggio di una cattiva memoria, 1989, olio su tela e legno, 120x220 cm. In basso a destra Il luogo dell'isola...è dentro di me, 1990, olio su tela e legno, 130x225 cm.

Le sue opere
Il lavoro di Enrico Schinetti, sviluppato durante più di trent'anni di carriera, può essere suddiviso in quattro grandi cicli: gruppi tematici di opere che racchiudono le riflessioni e le esperienze dell'artista in un periodo che va dai tre ai cinque anni di produzione. Il primo di questi cicli, "I monumenti", va dal 1967 al 1973 e potrebbe essere tradotto in "A monito di…", in questi quadri infatti Schinetti ripercorre le opere e i pensieri dei grandi personaggi della storia e dell'arte che lo hanno influenzato non solo dal punto di vista artistico, ma anche da quello umano. Questa riflessione è nata dall'estremo interesse per le avanguardie artistiche italiane, in particolare per il futurismo, che il pittore bresciano ritiene di grande importanza storica, in contrasto con chi lo liquida come corrente artistica legata al fascismo. A metà degli anni '70, però, dopo aver avuto un contatto con la pittura rivoluzionaria di Francis Beacon e di Vladimir Velicovic (yugoslavo che lavora a Parigi), Schinetti ha messo in discussione il suo lavoro e la sua vita, riflettendo a posteriori sulle battaglie combattute nel '68 e su tutte le esperienze vissute fino ad allora. E' nato così il ciclo de "I test", caratterizzato da una pittura dirompente e di rottura con il lavoro preesistente. Qui l'artista, acquisita una nuova libertà espressiva, illustrava dei racconti flash, delle esperienze, dei momenti vissuti e rappresentativi di passaggi nodali della propria maturazione. Ne "I teatri non immaginari", altra fase del suo percorso, Schinetti metteva invece in scena la storia dell'arte e, sul palcoscenico illusorio delle sue tele, apparivano personaggi come Picasso e De Chirico, Carrà e Kandinskji. L'artista lasciava così che i protagonisti si raccontassero attraverso il contrasto tra i loro diversi stili espressivi. La grande capacità tecnica e la pittura iperrealista di Schinetti gli hanno permesso di descrivere con estremo realismo le scene visionarie e surreali che affollavano il suo immaginario. In queste tele i personaggi, scomposti da una pioggia di tagli, sembra che combattano con l'immobilità della superficie, esplodendo in un vigoroso movimento che ricorda le anatomie di Duchamp e Picasso o ancora la scansione pittorica dei futuristi. Dall'85 al 99, ispirato dall'Ulisse di James Joyce, Schinetti ha lavorato sul ciclo intitolato "I problemi di Ulisse"; in questo gruppo di grandi quadri l'artista dipinge autoritratti tra realtà e sogno, nei quali la figura protagonista compie viaggi immaginari all'interno della pittura, partendo dal suo studio. In questi scenari onirici è sempre presente un'isola, oscura, misteriosa, rappresentata sempre in bianco e nero, che simboleggia la morte. Non ha una forma precisa, ma attorno a lei si svolgono gli eventi e si muovono i protagonisti delle opere. Di grande effetto in questo ciclo sono le illusioni pittoriche che utilizza Schinetti: molte delle opere sono composte da tele dalle quali fuoriescono alcune strutture. Con questo mezzo l'artista trae in inganno lo spettatore giocando sul limite tra realtà e finzione, inserendo nelle opere oggetti reali, come i telai di legno, e dipinti, come i nastri a strisce che delimitano il perimetro dell'opera.
L'ultimo ciclo è ancora in lavorazione e si chiamerà "Gli spaventepasseri": sarà, come racconta l'artista, una rassegna di racconti monografici sui grandi pensatori della storia, antichi e moderni: un'analisi critica del rapporto tra i filosofi e il loro tempo, definito dallo stesso Schinetti una sorta di monumento alle idee.

Enrico Schinetti vive e lavora a S. Zeno (Bs), in via Diaz, 166.
Per contattarlo: 030 2626164.

Qui sopra: Senza memoria del passato non avremo futuro, 1995, olio su tela e legno 180x 225 cm. In alto a sinistra: Prigioniero della propria immagine, 1994, olio su tela e legno, 190x142 cm.



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