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quiBresciaAmbiente
di
Michela Bignami
Da
Cocca all'eremo di Conche
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Il posto
Che
cos'è. Pascoli, cascine, piccole pozze
d'acqua che paiono laghetti rubati da stampe
giapponesi: questo è il paesaggio della
montagna di Conche, che sorge tra la valle del
limpido Garza, territorio dei paesi di Bovezzo,
Nave e Caino, e la Val Gobbia, con il distretto
industriale di Lumezzane. A un centinaio di metri
dalla vetta ( m.1.157) che delimita il confine tra
Lumezzane e Caino si trova il santuario dedicato a
S. Costanzo e alla Madonna della Misericordia che
si raggiunge solo a piedi attraverso un sentiero
che si diparte, tra fitti boschi di castagni, faggi
querce e ampie distese erbose, da ciascuno dei
paesi delle due vallate.
Come arrivarci. Il nostro percorso parte
dalla Cocca (m. 830), dosso che fa da spartiacque
tra le due valli e si trova sopra Lumezzane. Si
raggiunge dal centro del paese, svoltando a destra
al semaforo dopo il municipio e seguendo le
indicazioni "località Faidana-zona
industriale". Arrivati in una piazzola si prosegue
dritti (non si gira a sinistra) e si sale per una
strada a curve che ci conduce alla
Cocca.
La
passeggiata
A
chi è adatta e quanto dura. L'itinerario
si svolge interamente su fondo sterrato, è
quasi tutto in pendio e presenta alcuni brevi
tratti impegnativi dove il sentiero si fa erto e
sassoso. Non essendo però molto lungo ( la
salita dura circa 50 minuti e la discesa mezz'ora)
anche le persone anziane e i bambini possono
affrontarlo, cadenzando il passo a seconda delle
proprie energie e del tempo disponibile.
Il percorso. Lasciata l'automobile alla
Cocca, che ci accoglie con le malghe in pietra, lo
stagnetto e i prati verdi, ci si incammina seguendo
l'indicazione sul primo dei cartelli di legno con
la scritta "santuario di Conche", che ci
accompagnerà per tutta la passeggiata
informandoci sul tempo mancante all'arrivo;
percorreremo sempre il sentiero
numero 374, indicato da segnali bianchi e rossi ben
visibili. La stradina sterrata che ci riceve fa una
svolta a sinistra dopo il piccolo stagno e ci fa
andare subito in salita, su un terreno rossastro e
argilloso con grossi sassi che, benché
abbastanza impegnativo, ci allieta con la vista dei
primi begli esemplari di castagni secolari. Saliti
per un centinaio di metri, appare sulla destra
un'ampia distesa erbosa che, con le sue betulle e
le malghe che si scorgono in lontananza, pare un
paesaggio alpino d'alta quota. Ammirato lo
spettacolo, si continua a salire fino ad arrivare a
una santella dove, dopo essere passati da una
strettoia con i lati in ferro, ci si introduce in
un sentiero più stretto, ma con fondo meno
dissestato. Se si compie la passeggiata nel periodo
autunnale si cammina calpestando le foglie gialle e
secche e i ricci delle castagne la cui raccolta
è rimasta un rito per gli abitanti di questi
luoghi. Un po' affaticati, ma rincuorati dalla
quiete del bosco, continuiamo a camminare sul
nostro sentiero, che compie un'ampia curva a
sinistra in un punto dove gli alberi sono molto
meno fitti e ci conduce nuovamente a una santella
dove si trova un altro cartello in legno: mancano
ancora 30 minuti. Dopo essere saliti per un tratto
e aver svoltato a sinistra al bivio, si giunge in
un altro punto piuttosto impegnativo per
l'irregolarità del fondo e la pendenza.
Questa però è l'ultima fatica: dopo
circa 20 minuti infatti si arriva al prato ondulato
che fa da cornice alla compatta costruzione
dell'eremo di Conche dove, d'estate, è
possibile pernottare tutta la settimana,
mentre d'inverno solo il sabato. Da qui chi vuole
può proseguire la camminata fino alla
località S. Giorgio (45 minuti), un
massiccio sperone roccioso sul quale sorge un
piccolo eremo circondato da maestosi faggi
secolari.
Che cosa vedere. Il santuario di S.Maria
della Misericordia, con la sua bellezza rustica e
spoglia, si trova quasi sulla cima del monte e fu
adibito, nel XII secolo, a convento femminile. Si
compone di tre fabbricati: un rustico, la chiesa di
semplice stile medievale e il convento. Fu abitato
dalle monache fino al 1700 e in seguito
passò nelle mani di privati fino al 1873,
anno in cui riuscì ad acquistarlo il comune
di Nave, che lo mantiene tutt'oggi. I pellegrinaggi
iniziarono con il ritrovamento del corpo di S.
Costanzo che fu custodito qui fino al 1481, quando
fu traslato, nonostante la ribellione popolare, a
Brescia: del santo ora rimane solo il sarcofago
vuoto all'interno della cappella, nella quale
è custodito anche un bel dipinto di fattura
popolare.
Ma, oltre alla presenza di questa bella
testimonianza storica, il motivo principale per
visitare questo luogo è certamente la
bellezza della natura che può fare da
cornice a simpatici picnic in compagnia o a
solitarie passeggiate meditative.
Qual è il periodo migliore. Data la
pendenza e la difficoltà di alcuni tratti,
sconsigliamo di effettuare la passeggiata nei mesi
dell'anno in cui il terreno possa essere ghiacciato
o coperto di neve. Questa è l'unica
controindicazione; per il resto la natura di questi
luoghi non ci lascerà mai insoddisfatti.
Splendidi i colori in autunno.
Dove mangiare. Al santuario tutte le
domeniche dell'anno funziona anche un servizio
cucina. Per chi invece desidera andare al
ristorante indichiamo "da Ugo" a Lumezzane,
all'inizio della salita per la Cocca, con prezzi
abbordabili, oppure l'agriturismo "da Brusa" a
Nave, dove si pranza su prenotazione spendendo
sulle 35 mila lire.
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