Il posto
Che
cos'è. Situata nelle immediate vicinanze
della città, la valle di Mompiano,contornata
a nord dal Colle S. Giuseppe (m.395) e a est e
sud-est dal gruppo del Monte Maddalena (m. 874) e
delimitata a sud dai cosiddetti Ronchi, con i suoi
campi coltivati e i suoi fitti boschi, è il
vero e proprio polmone verde di Brescia. Come la
maggior parte dei fondovalle delle colline non
appartenenti all'anfiteatro morenico è di
origine alluvionale-diluviale e i rilievi che la
circondano, costituiti da calcare compatto,
presentano caratteristiche tipiche delle zone
carsiche con grotte, doline e pozzi.
Come
arrivarci. Si accede alla valle dall'abitato di
Mompiano vecchia (via Fontane-via Maternini),
provenendo dall'antica strada che un tempo lo
collegava con la città: via Ambaraga.
Consigliamo di lasciare l'automobile di fronte alla
chiesa di S.Antonio, in via
Maternini.
La
passeggiata
A
chi è adatta. A chi crede che per
trovare la natura con la "N" maiuscola si debbano
percorrere chilometri e chilometri. La familiare
valle, con la sua rete di sentieri intricati e i
numerosi segni di antiche presenze umane, riserva
sorprese sia per il camminatore domenicale sia per
l'escursionista più esigente. Il percorso
che proponiamo si svolge su asfalto e fondo
sterrato e presenta salite poco impegnative:
è praticabile da chiunque.
Quanto
dura. La durata della passeggiata è di
circa due ore, considerando anche qualche breve
pausa per un po' di relax.
Il
percorso. Dopo aver ammirato la bella
parrocchiale di S. Antonio e i vecchi lavatoi, ci
si incammina andando dalla parte opposta rispetto a
quella da cui si è arrivati in automobile.
La strada pedemontana sulla quale ci si trova, il
cui nome originario era via Busca in quanto fu
tracciata dai Benedettini per iniziare l'opera di
bonifica del bosco del colle S. Giuseppe, prosegue
diventando via Valle di Mompiano e ci conduce,
superato l'incrocio con via Dabbeni, camminando tra
campi e ville signorili, fino alla sbarra che
delimita il territorio della polveriera ormai
dismessa. Qui il percorso cambia aspetto: dalle
coltivazioni si passa in un bosco fresco e
ombreggiato che, con la sua varietà di
specie arboree (robinie, castagni, querce,
noccioli, roverelle e ornielli) non parrebbe
possibile trovare così vicino a una
città. Superato il cancello della zona
militare, che a volte può essere trovato
chiuso (c'è comunque accanto un varco
pedonale), si sale nel bosco, costeggiando un
ruscelletto e si prosegue sempre un po' in salita
per una quindicina di minuti, fino ad arrivare,
nella zona della Val Fredda, alla "Casina",
edificio adibito a caserma per esercitazioni
militari durante la prima guerra mondiale.
Lasciatasi sulla destra la Casina, con la sua legna
accatastata e il castagno secolare che la sorregge,
si procede inoltrandosi nuovamente nel bosco e
camminando ora in un sentiero stretto di terra
battuta. Dopo un altro po' di cammino a mezza costa
si arriva finalmente in un luogo di ristoro:
è la Cà d'Abramo, uno degli ultimi
"licinsì" rimasti nella zona, la cui
costruzione risale al 1134. Recuperate le energie,
magari grazie a un bicchiere di corroborante vino
rosso, si prende la strada che parte dal parcheggio
della cascina e ci conduce, andando ora in discesa,
allo sbocco su via Valle di Mompiano e da
lì, di nuovo attraverso via Maternini, alla
nostra automobile.
Che
cosa vedere. La chiesa di Santa Maria,
edificata nel settecento sui resti di un'antica
cappella, si trova nell'omonima piazza nel centro
di Mompiano e custodisce al suo interno due
preziosi gioielli: la pregevole soasa lignea
dell'altare maggiore e l'affresco quattrocentesco
di "Cristo Paziente". Il Castello Malvezzi, oggi
lussuoso ristorante, edificato sulla sommità
del colle S. Giuseppe verso la fine del XVI secolo,
fu probabilmente un "casino" di caccia e di piacere
e non un presidio militare, come potrebbe far
pensare la muraglia in pietra con feritoie che lo
circonda. Si tratta di un palazzetto massiccio a
pianta rettangolare con all'interno una bella sala
affrescata con decorazioni del Sei-Settecento, la
cui costruzione è attribuita a una delle
più illustri famiglie della nobiltà
bresciana: i Malvezzi per l'appunto.
Qual
è il periodo migliore. Il suggestivo
paesaggio boschivo di questa zona mostra il meglio
di sè in primavera e in autunno, stagioni in
cui stupisce per le varietà di colori di cui
si tinge. Anche in estate piena, comunque, il
percorso è praticabile perché molto
ombroso.
Dove
mangiare. Per rifocillarsi alla buona con un
sorso di vino genuino c'è la Cà
d'Abramo, che si incontra sul percorso; il prezzo
di un pasto è di circa 20 mila lire. Stando
invece su tutt'altri prezzi (il menù
degustazione varia dalle 60 alle 90 mila lire,
escluso il vino), chi si vuole viziare può
andare al Castello Malvezzi. Una via di mezzo
può essere la trattoria Campagnola, nella
non lontana via Costalunga.
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