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quiBresciaAmbiente di Michela Bignami

La valle di Mompiano e il colle di S.Giuseppe



Il posto
Che cos'è. Situata nelle immediate vicinanze della città, la valle di Mompiano,contornata a nord dal Colle S. Giuseppe (m.395) e a est e sud-est dal gruppo del Monte Maddalena (m. 874) e delimitata a sud dai cosiddetti Ronchi, con i suoi campi coltivati e i suoi fitti boschi, è il vero e proprio polmone verde di Brescia. Come la maggior parte dei fondovalle delle colline non appartenenti all'anfiteatro morenico è di origine alluvionale-diluviale e i rilievi che la circondano, costituiti da calcare compatto, presentano caratteristiche tipiche delle zone carsiche con grotte, doline e pozzi.

Come arrivarci. Si accede alla valle dall'abitato di Mompiano vecchia (via Fontane-via Maternini), provenendo dall'antica strada che un tempo lo collegava con la città: via Ambaraga. Consigliamo di lasciare l'automobile di fronte alla chiesa di S.Antonio, in via Maternini.


La passeggiata
A chi è adatta. A chi crede che per trovare la natura con la "N" maiuscola si debbano percorrere chilometri e chilometri. La familiare valle, con la sua rete di sentieri intricati e i numerosi segni di antiche presenze umane, riserva sorprese sia per il camminatore domenicale sia per l'escursionista più esigente. Il percorso che proponiamo si svolge su asfalto e fondo sterrato e presenta salite poco impegnative: è praticabile da chiunque.

Quanto dura. La durata della passeggiata è di circa due ore, considerando anche qualche breve pausa per un po' di relax.

Il percorso. Dopo aver ammirato la bella parrocchiale di S. Antonio e i vecchi lavatoi, ci si incammina andando dalla parte opposta rispetto a quella da cui si è arrivati in automobile. La strada pedemontana sulla quale ci si trova, il cui nome originario era via Busca in quanto fu tracciata dai Benedettini per iniziare l'opera di bonifica del bosco del colle S. Giuseppe, prosegue diventando via Valle di Mompiano e ci conduce, superato l'incrocio con via Dabbeni, camminando tra campi e ville signorili, fino alla sbarra che delimita il territorio della polveriera ormai dismessa. Qui il percorso cambia aspetto: dalle coltivazioni si passa in un bosco fresco e ombreggiato che, con la sua varietà di specie arboree (robinie, castagni, querce, noccioli, roverelle e ornielli) non parrebbe possibile trovare così vicino a una città. Superato il cancello della zona militare, che a volte può essere trovato chiuso (c'è comunque accanto un varco pedonale), si sale nel bosco, costeggiando un ruscelletto e si prosegue sempre un po' in salita per una quindicina di minuti, fino ad arrivare, nella zona della Val Fredda, alla "Casina", edificio adibito a caserma per esercitazioni militari durante la prima guerra mondiale. Lasciatasi sulla destra la Casina, con la sua legna accatastata e il castagno secolare che la sorregge, si procede inoltrandosi nuovamente nel bosco e camminando ora in un sentiero stretto di terra battuta. Dopo un altro po' di cammino a mezza costa si arriva finalmente in un luogo di ristoro: è la Cà d'Abramo, uno degli ultimi "licinsì" rimasti nella zona, la cui costruzione risale al 1134. Recuperate le energie, magari grazie a un bicchiere di corroborante vino rosso, si prende la strada che parte dal parcheggio della cascina e ci conduce, andando ora in discesa, allo sbocco su via Valle di Mompiano e da lì, di nuovo attraverso via Maternini, alla nostra automobile.

Che cosa vedere. La chiesa di Santa Maria, edificata nel settecento sui resti di un'antica cappella, si trova nell'omonima piazza nel centro di Mompiano e custodisce al suo interno due preziosi gioielli: la pregevole soasa lignea dell'altare maggiore e l'affresco quattrocentesco di "Cristo Paziente". Il Castello Malvezzi, oggi lussuoso ristorante, edificato sulla sommità del colle S. Giuseppe verso la fine del XVI secolo, fu probabilmente un "casino" di caccia e di piacere e non un presidio militare, come potrebbe far pensare la muraglia in pietra con feritoie che lo circonda. Si tratta di un palazzetto massiccio a pianta rettangolare con all'interno una bella sala affrescata con decorazioni del Sei-Settecento, la cui costruzione è attribuita a una delle più illustri famiglie della nobiltà bresciana: i Malvezzi per l'appunto.

Qual è il periodo migliore. Il suggestivo paesaggio boschivo di questa zona mostra il meglio di sè in primavera e in autunno, stagioni in cui stupisce per le varietà di colori di cui si tinge. Anche in estate piena, comunque, il percorso è praticabile perché molto ombroso.

Dove mangiare. Per rifocillarsi alla buona con un sorso di vino genuino c'è la Cà d'Abramo, che si incontra sul percorso; il prezzo di un pasto è di circa 20 mila lire. Stando invece su tutt'altri prezzi (il menù degustazione varia dalle 60 alle 90 mila lire, escluso il vino), chi si vuole viziare può andare al Castello Malvezzi. Una via di mezzo può essere la trattoria Campagnola, nella non lontana via Costalunga.



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