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quiLirica&dintorni
a
cura di Raffaello Malesci
Al Grande un
"Sogno" per la purificazione dell'amore
Il
balletto ispirato al capolavoro di Shakespeare ha
chiuso la stagione 2000
Una
danza moderna, di forte impatto emozionale per il
balletto "Sogno di una notte di mezza estate", che
ha concluso (venerdì 8, domenica 10 e
martedì 12 dicembre) la stagione lirica del
Teatro Grande. Mauro Bigonzetti gioca con l'amore
nella sua coreografia ispirata alla celebre
commedia shakespeariana. L'aspetto drammaturgico,
concepito da Nicola Lusuardi, privilegia infatti il
lato amoroso del "Sogno", incentrando l'intreccio
sulle due coppie di innamorati e sugli incantesimi
operati dal mondo fatato. La danza è
inizialmente secca, convulsa, a tratti violenta
come se i personaggi stessero cercando
un'identità, come se la perdita o la
mancanza dell'amore fosse fisicamente
insostenibile. Solo Oberon e Titania sembrano
superiori a ogni evoluzione ricercata o immaginata:
essi agiscono per divertimento, i loro litigi hanno
un che di sovraumano, di sbarazzino e
grottescamente fatato. Giocano semplicemente invece
gli artigiani, condotti e sballottati da perfidi
incantesimi o dal puro divertimento
dell'espressione corporea. E' la riconciliazione
degli amanti in cui Mauro Bigonzetti trova la
massima ispirazione, le due coppie, liberate
dall'incantesimo di Puck, si bagnano letteralmente
sotto gli zampilli della fontana alla base
dell'albero che non a caso simboleggia la
divinità della natura, madre e artefice
d'ogni umana passione. Questa purificazione porta
le due coppie a sciogliersi in una danza che, pur
mantenendosi moderna, ha perso le
spigolosità dell'inizio e coinvolge lo
spettatore in un rito amoroso candido e sensuale.
Gli intrecci si sono sciolti e il balletto si
conclude solennemente alla corte riconciliata del
duca Teseo.
La musica di Elvis Costello è varia e
originale anche grazie all'uso di strumenti
particolari quali il cymbalon e il vibrafono o
all'inserimento di alcune sequenze riprodotte da un
vecchio e gracchiante giradischi. Non è una
musica che può aspirare a una vita autonoma,
separata dalla creazione coreografica, ma
l'unità d'intenti fra compositore e
coreografo è riscontrabile e assurge a un
risultato complessivo di tutto rispetto.
Suggestive e originali le scene di Fabrizio Plessi,
che ha concepito un regno fatato immerso in una
foresta con al centro un imponente albero
archetipo, simbolo rude e assoluto della potenza
della natura. Infatti l'unico intervento vocale,
recitato dall'ingenua voce di un bimbo, è il
monologo di Titania nel quale viene descritto il
mondo sovvertito e privato dell'armonia dal litigio
in corso fra i due principi del regno incantato. Al
ritorno dell'armonia finale, questo simbolo
immobile si trasforma in una dorata colonna
corinzia del palazzo di Teseo.
Funzionali i costumi di Guglielmo Capone. Carlo
Tenan ha condotto con piglio e sicurezza
l'orchestra del Teatro Comunale di Bologna.
Splendidi tutti gli interpreti dell'Aterballetto,
compagnia cosmopolita e giovane, che è
tiuscita a seguire con consapevolezza e maestria
tecnica le finalità poetiche dello
spettacolo.
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Da
sinistra: Fabrizio Plessi, Elvis Costello e Mauro
Bigonzetti.
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