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quiBresciaMostre a cura di Nino Lo Castro

Bizantini, Croati, Carolingi
Alba e tramonto di regni e imperi


La mostra. "Bizantini, Croati, Carolingi. Alba e tramonto di regni e imperi" si inserisce nell'ambito del progetto internazionale "Charlemagne. The making of Europe". Ospita 500 pezzi tra imponenti e preziosissimi elementi strutturali e scultorei, altorilievi, sfarzosi sarcofagi, corredi funerari, lavori di oreficeria e antichi codici, materiali che arrivano non solo dai siti archeologici croati, ma anche da città come Venezia, Grado, Aquileia, Cividale, Ravenna, Trieste e Vienna.

Dove, come, quando. Brescia, Santa Giulia museo della città, via Musei 61b. Aperta dal 9 settembre al 6 gennaio 2002. Gli orari: fino al 30 settembre tutti i giorni, tranne il lunedì, dalle10 alle 20, il venerdì dalle 10 alle 22. Dal primo ottobre tutti i giorni, tranne il lunedì, dalle 9 alle 19, il venedì dalle 9 alle 21. I biglietti costano 12 mila lire, ridotto 8 mila. Per informazioni: 800 762811.

In apertura un frammento di colonnina, VIII-IX secolo, Spalato. Qui sopra, a destra, ciborio del vescovo Maurizio, battistero della cattedrale, fine dell'VIII secolo, Cittanova. Sotto a sinistra, frammento di mosaico, VI secolo, Pola. A destra, capitello di marmo del VI secolo, Pola. In basso, a destra, cattedra vescovile VIII-IX secolo, Parenzo.


La recensione. La mostra, ospitata nello splendido monastero di Santa Giulia, è nata grazie alla collaborazione con il Museo dei monumenti archeologici croati di Spalato, che aveva dedicato, lo scorso anno, una mostra all'influenza del mondo carolingio sulla Croazia dell'alto Medioevo. Curata da Carlo Bertelli, Giampietro Brogiolo, Ante Milosevic e Milijenko Jurkovic l'esposizione è inserita nell'ambito del progetto internazionale "Charlemagne. The making of Europe" e contiene circa 500 pezzi tra imponenti e preziosissimi elementi strutturali e scultorei, altorilievi, sfarzosi sarcofagi, corredi funerari, lavori di oreficeria e antichi codici, materiali che arrivano non solo dai siti archeologici croati, ma anche da città come Venezia, Grado, Aquileia, Cividale, Trieste e Vienna. Divisa in otto sezioni, la mostra esplora con precisione scientifica le testimonianze artistiche dei popoli che durante l'alto Medioevo si contendevano la vasta area di confine tra l'impero Carolingio e quello Bizantino, bagnata dal mare Adriatico e comprendente l'Istria franca, le città dalmate, Venezia e il principato di Croazia. Una periodo storico naturalmente disseminato di guerre, ma anche fatto di quella mescolanza di culture che, tra l'altro, ha fornito le basi per una sorta di comune identità. Anche nell'area balcanica, infatti, Carlo Magno era entrato da dominatore, inserendo la propria gente nelle strutture del potere, nei luoghi del sapere e nel campo dell'arte. Aveva avviato il processo di cristianizzazione delle genti slave, lasciando testimonianze artistiche di grande valore e varietà come chiese, complessi monastici, arredi liturgici e monumentali architetture, futuri capisaldi della nazione croata. E' proprio l'unione delle diverse influenze culturali a rendere così particolare lo stile decorativo e costruttivo dei monumenti presenti nella regione croata. E nell'esposizione di Santa Giulia si possono ammirare vere e proprie ricostruzioni di strutture sacrali, come per esempio i dodici capitelli della chiesa di Santa Maria Alta provenienti da Valle. Oppure parti dell'imponente portale della chiesa di Crkevina, o ancora il famosissimo, perchè uno dei primi, fonte battesimale ritrovato a Nona. Tra i tanti corredi tombali dell'aristocrazia militare in esposizione sono particolarmete pregevoli i preziosissimi lavori di oreficieria, dai ciondoli aurei alle staffe fuse in bronzo e decorate, senza dimenticare le spade ricurve dei cavalieri leggere e maneggevoli. Molti di questi oggetti rivelano la profonda simbiosi tra le popolazioni Slave e Avare, già mescolate da tempo in molti territori dell'Est Adriatico. Altro pezzo forte della mostra è l'Evangelario Spalatino, forse il più antico libro liturgico di Croazia, opera di ottimi copisti probabilmente longobardi. Altri sono i reperti che con grande probabilità provengono dall'opera di artisti italiani: il reliquiario di San'Anselmo, portato dai missionari dell'abbazia benedettina di Sant'Ambrogio, o il Turibolo di Cetina, facilmente riconducibile al lavoro di opifici italiani. L'ultima sezione della mostra è dedicata a Ludovico II, imperatore del regno italico intorno alla metà del IX secolo. Questo imperatore visse per un lungo periodo a Brescia, avendo sposato Angelberga della famiglia dei conti Supponidi. E proprio Santa Giulia venne donata dal sovrano alla figlia Gisla, non in qualità di badessa, ma di proprietaria. Ludovico morì a Brescia nell'875, anche se venne sepolto nella Basilica di Sant'Ambrogio a Milano come si convieniva agli imperatori caroligi. Una mostra da non perdere, quindi, ideale continuazione per chi ha visitato "Il futuro dei Longobardi" e comunque un importante evento culturale che indaga sulle origini dell'Europa, attraverso l'arte e la cultura dei popoli che la abitano da sempre.

Qui sopra a sinistra, pluteo, pietra calcarea, VI secolo, Spalato. A destra, fibbia di cintura in bronzo, Spalato.



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