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quiBresciaMostre a cura di Nino Lo Castro
Christo e Jeanne Claude, architetti del sogno


Qui sopra: Wrapped Trees, 1998, Fondation Beyeler, Berower Park, Basilea, Svizzera (foto di Wolfgang Volz).

La mostra. "Christo e Jeanne Claude. Progetti recenti e progetti futuri". Vengono presentate quattro grandi opere, attraverso un gran numero di progetti, plastici e fotografie. Le prime due sono state realizzate nel 1987-89, mentre le seconde sono ancora in fase di realizzazione.

Dove, come, quando. Brescia, Palazzo Bonoris, via Tosio 8. E' aperta fino al 20 maggio 2001, tutti i giorni, tranne il lunedì, dalle 10 alle 19; venerdì e sabato dalle 10 fino alle 21. L'ingresso costa 12.000 lire e 8.000 ridotto. Per informazioni o prenotazioni tel. 030 46499 - 030 7402546.

Qui sopra a sinistra il progetto di Over the River, a destra: The Wall, 1999, 13.000 barili di petrolio in un gasometro, Oberhausen Germania.
In basso a destra un'immagine del Reichstag di Berlino durante la performance del 1995.

La recensione. La mostra allestita a Palazzo Bonoris presenta al pubblico bresciano il lavoro dell'artista bulgaro Christo Javacheff, e della sua compagna, la francese Jeanne Claude Guillebon. Uno dei più conosciuti esponenti della Land-art o arte del territorio, Christo dai primi Anni Sessanta a oggi ha stupito il mondo per le sue performance d'impacchettamento. In 40 anni di convivenza i due artisti, che pare vivano in simbiosi, hanno realizzato 18 opere di grande impatto, mentre una ventina sono rimaste a livello di progetto. Tutti ricorderanno l'imballaggio del Reichstag di Berlino nel 1995, per il quale sono stati impiegati più di 100 mila metri quadrati di tessuto, o i ponti di polipropilene rosa, che circondavano alcune delle Kaya's della Florida, immagini che hanno fatto il giro del mondo, trasformando l'opera dei due artisti in un evento generazionale, vera e propria architettura del sogno. Tutti i lavori di Christo e J.C. nascono dall'ambiente e lanciano un messaggio di riconciliazione con esso, i materiali impiegati sono tutti scarti dell'industria, riciclati e riciclabili; l'intero progetto è sempre autofinanziato, senza l'aiuto di sponsor privati o istituzionali; le grandi opere vengono allestite grazie ai proventi delle vendite dei disegni preparatori, degli studi ambientali.
Le circa 100 opere in mostra a Brescia, sono assicurate per 40 miliardi. Negli spazi di Palazzo Bonoris, sono presentati schizzi, disegni, sei preziosi plastici, e le documentazioni fotografiche (tutte le immagini sono di Wolfgang Volz, inseparabile fotografo ufficiale) relative a quattro grandi opere: due già realizzate e due di prossima costruzione. Si tratta di "Wrapped Trees", 178 alberi coperti da 55 mila metri quadri di polipropilene e 23 chilometri di funi, realizzato nel 1998 nei pressi di Basilea e di "The Wall", il muro eretto lo scorso anno all'interno di un grosso gasometro di Hoberhausen nella Rhur, fatto da 13 mila barili di petrolio dipinti, composto alla maniera del mosaico islamico. Si può vedere, circa a metà del percorso espositivo, un video, nel quale sono documentate oltre alle loro performance, i diversi problemi politici e logistici che i due stravaganti artisti hanno superato prima di attuare i loro progetti. Infatti per alcune opere, come

Qui sopra a sinistra: Wrapped Trees, realizzato nel 1998 alla Fondation Beyeler, Berower Park, Basilea, Svizzera. A destra: il progetto per Over the River.

l'incartamento del Pont Neuf di Parigi o il Reichstag, hanno dovuto attendere anche 20 anni. Tra i progetti futuri dei due pindarici architetti del sogno, sono presenti a Brescia gli studi per "The Gates", lavoro pensato nel 1969 e di prossima attuazione: si tratta di 11 mila porte di metallo e stoffa gialla che seguono i sentieri sinuosi del Central Park di New York, come una lunga galleria dorata nel cuore di Manhattan. "Over the River" invece, prevede la copertura di un tratto del fiume Arkansas con dei teloni bianchi, tesi da funi d'acciaio: le strutture, studiate in galleria del vento, seguiranno il corso del fiume per alcuni chilometri all'interno delle montagne rocciose del Colorado. Si tratta di opere di grande impatto ambientale: gli studi preparatori eseguiti da Christo partono sempre da mappe del territorio, da fotografie dell'ambiente, vero protagonista del suo lavoro, per poi divenire dei veri e propri lavori pittorici, nei quali l'artista interviene ricreando l'imballaggio che ha in testa, attraverso la pittura, il collage, l'applicazione di stoffa, di spago e quant'altro possa suggerire l'idea dell'opera finita. L'ultimo pazzo sogno dei due artisti è quello di costruire ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi, una gigantesca piramide, più alta di quella di Cheope, fatta da 390.500 barili di petrolio colorati, le prime tavole preparatorie sono visibili in mostra e danno la sensazione di un progetto veramente faraonico. Più che un'opera, una sfida.

Qui sopra due tavole del progetto The Gates, da realizzarsi al Central Park di New York il prossimo anno.



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