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La mostra. "Dipinti e
disegni" del giovane pittore americano Ryan Mendoza,
organizzata nella Galleria Massimo Minini di Brescia.
Contiene sette dipinti di grandi dimensioni, oltre ad alcuni
disegni a pastello e graffite.
La recensione. Ryan Mendoza, nato a New York nel 1971, ha vissuto per qualche anno a Napoli prima di trasferirsi definitivamente a Monaco di Baviera. La scorsa estate il Mart di Trento gli ha dedicato una mostra a palazzo delle Albere nella quale erano esposti una trentina di lavori prodotti negli ultimi quattro anni. Già da tempo è presente sui più importanti palcoscenici dell'arte contemporanea, da Torino a Milano, con una pittura evocativa ispirata ai volti e alle atmosfere della sua memoria. Inoltre, in contemporanea con la Minini di Brescia, la Galerie Bernd Kluser di Monaco sta proponendo il lavoro di Mendoza in un'esposizione personale, che dà così all'evento bresciano un'incidenza di portata internazionale. Nella sala di via Apollonio sono esposte sette grandi tele dipinte, (la maggiore misura tre metri per due) sulle quali Ryan Mendoza descrive le immagini surreali che affollano il suo immaginario. L'allestimento della mostra è di grande effetto: nello spazio che si apre all'entrata lo spettatore può infatti vedere subito i quadri alle pareti, che aprono grandi finestre sulla spazialità delle opere di Mendoza. I personaggi dipinti dall'artista fluttuano in un'atmosfera nebbiosa, quasi irreale. Non c'è più il netto distacco tra figura e fondo, sono ridotte al minimo anche le sovrapposizioni di segni grafici o di scrittura che hanno caratterizzato il lavoro di Mendoza negli scorsi anni. In contrasto con la pittura descrittiva delle grandi campiture e dei personaggi quasi sfumati, c'è poi il segno grafico dei disegni e dei piccoli schizzi su carta, un tratto quasi infantile che delimita e suggerisce forme con grande sapienza e che ricorda l'epressionismo libero di Basquiat o di Clemente. La visita di questa mostra può far vivere agli appassionati momenti di puro piacere pittorico, nel contesto di una modernità fatta di emozioni primordiali.
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