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quiBresciaMostre a cura di Anna Pedersini

Viaggio nel Novecento con Giovanni Piva


Qui sopra: Volti di marionette.

La mostra. "Antologica di Giovanni Piva" è, come dice il titolo, una rassegna di opere dell'artista bresciano recentemente scomparso.
Promossa dall'"Associazione culturale Torino-Chambery" e curata da Tiziana Piva Da Vià, figlia dell'artista, la mostra comprende una vasta selezione delle opere del pittore, un viaggio durante l'intero arco della sua attività: dagli anni Cinquanta alla fine degli anni Ottanta.

Dove, come, quando. Brescia, sala SS. Filippo e Giacomo, via delle Battaglie 61, per informazioni tel. 030 310206, aperta fino al 29 ottobre. Orari: tutti i giorni dalle 15,30 alle 19,30. Chiuso il lunedì. Ingresso libero.

A sinistra: Sensole, viale degli ulivi. A destra: Decomposizione. Qui sotto: Autoritratto con basco.

La recensione. Guardare un'antologica di Giovanni Piva è come ripercorrere l'evoluzione della pittura europea nell'ultimo secolo. Nell'opera dell'artista infatti sono evidenti le influenze, varie e differenti: dagli Impressionisti francesi, a Van Gogh, agli italiani Birolli, Morlotti e Cassinari, attivi nel primo dopoguerra. Giovanni Piva nacque nel 1912 in terra bresciana, ad Acquafredda, e dopo l'esperienza della Grande Guerra, periodo in cui si divise tra la Sicilia e Nizza in Francia, tornò nella sua città, Brescia, trasferendovisi definitivamente e scegliendo di dedicarsi esclusivamente alla sua grande passione di sempre: la pittura. E lo ha sempre fatto con generosità e calore, attingendo ai grandi maestri del passato, ma respirando nel contempo l'aria degli eventi e delle trasformazioni che, in campo artistico, continuavano a verificarsi. Nato come poeta del figurativo - in lui i toni si fanno sempre lirici e quasi nostalgici - si avvicinò per un certo periodo anche all'esperienza dell'Informale, liberandosi dagli elementi figurativi per dare la precedenza al ritmo delle linee e delle superfici colorate. E' a partire dagli anni Sessanta, invece, che iniziò a farsi strada nella sua ricerca un nuovo soggetto, che diventerà poi molto frequente nella sua arte successiva: le marionette, sentite come "sagome vive" e i cui occhi sbarrati e fissi sullo spettatore si fanno portavoce dell'indagine meticolosa che l'artista stesso svolgeva sulla realtà e sulla società che lo circondavano. A proposito di questo, scrive Elio Marciano: "Altri artisti si sono sbizzarriti con le maschere e i clowns (...) ma nessun artista prima di Piva ha creato la anonima umanità della popolare marionetta come essere umano dell'eterno teatrino della vita". Molti anche i paesaggi, che richiamano le atmosfere care al pittore: scorci marini e lacustri, pieni di riflessi sull'acqua, di capanni di pescatori, di quiete.


Qui sopra: Laguna di Chioggia con capanni.



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