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quiBresciaNotizie Novembre 2000
In questa pagina riportiamo una selezione delle principali notizie del mese di novembre 2000. Sono ordinate sia per argomenti (nel sommario) sia per data. Cliccando sul titolo riportato dal sommario, si va direttamente a leggere la notizia. Se avete variazioni o integrazioni da suggerire, scrivete a quiBrescia.

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Sommario

Ambiente
Bedizzole discute della discarica  01/11/00
Oggi niente auto in centro  05/11/00
Bene la domenica ecologica  05/11/00
E' salvo il falchetto ritrovato  05/11/00
Laboratorio farmaceutico illegale in una villa in Franciacorta  10/11/00
Il laboratorio clandestino rischia di diventare una bomba sanitaria  11/11/00
Corsini scrive a Cavalli e all'Asm "Basta bruciare rifiuti importati"  13/11/00
A Travagliato vince il buon senso: no alla discarica contestata  13/11/00
Enorme frana a Limone blocca la Gardesana  19/11/00
Sono 26 le aziende a rischio-inquinamento  24/11/00

Amministratori
Sulzano, sul piano regolatore una figuraccia della giunta  03/11/00
Rovato, vietato ai non cristiani avvicinarsi alle chiese  21/11/00

Cronaca
Saccheggiata una villa a Ome  01/11/00
A Lumezzane un'altra vittima sul lavoro  02/11/00
Sciacalli in agguato contro gli anziani  03/11/00
Rapina in casa a Roncadelle  04/11/00
Scontri tra tifosi e polizia  05/11/00
A Bedizzole un 8 miliardario  05/11/00
In manette spioni troppo curiosi. Arrestato anche un poliziotto  06/11/00
Accoltella un giovane fuori da un locale a Sant'Eufemia  06/11/00
Sei anni e mezzo al ladro d'auto che uccise tre persone nella fuga  06/11/00
Il Ruanda insiste: ridateci i 41 bambini adottati a Brescia  08/11/00
Lonato, sì al centro commerciale  09/11/00
Rapina a Lumezzane: via con 400 milioni e una Mercedes  09/11/00
Rischia 10 anni di galera il bresciano incarcerato in Cina  10/11/00
Caccia alla banda delle Mercedes  11/11/00
Scontri tifosi-polizia dopo Atalanta-Brescia  12/11/00
Preso rapinatore di Porsche  12/11/00
Due giovani sotto accusa per la morte di Yannick Blesio  13/11/00
E' un caso internazionale l'adozione dei piccoli ruandesi  13/11/00
Torna la banda delle Mercedes: assalto a una villa di Rezzato  13/11/00
Orefice ammazzato dai rapinatori a Botticino  15/11/00
A Milano un deposito della banda delle Mercedes   16/11/00
Bambini ruandesi: il caso è chiuso  17/11/00
Venduta dai famigliari a una banda di albanesi  19/11/00
Trovato hashish per 1 miliardo  20/11/00
Presi trafficanti di donne  22/11/00
Quinzano, tragedia sul lavoro  24/11/00
Cellatica, rapinati in casa  25/11/00
E' tornata in azione a Chiari la banda delle Mercedes  26/11/00
Conclusa in Cina l'inchiesta sul bresciano incarcerato  27/11/00
Picchiato a martellate per rubargli la Mercedes  27/11/00
Schiavi cinesi a Trenzano e Lograto  28/11/00
Così funziona l'organizzazione della banda delle Mercedes  30/11/00

Economia
Ecco l'elenco dei miliardari bresciani  06/11/00
A giudizio per insider trading Gnutti e i tre fratelli Lonati  07/11/00
In vendita le farmacie comunali  07/11/00
Fallimento per Italcase group  27/11/00

La città che cambia
Carmine, obbligo di risanare le case-ghetto  01/11/00
Carmine: 5 mila abitanti di 60 nazionalità diverse  14/11/00
Borsa, autobus, metropolitana: grandi manovre all'Asm  29/11/00

Metropolitana
Prolungamento in Valtrompia: i dubbi del sindaco di Concesio  13/11/00
Referendum, le donne battono gli uomini  18/11/00

Stragi
Ricorso della Procura contro il no agli arresti  10/11/00
Documento: un servizio supersegreto manovrava le bombe  14/11/00
Il pentito Carlo Digilio interrogato l'11 dicembre  20/11/00

Visite
E' arrivato Ciampi: disagi per chi va in macchina in città  16/11/00

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mercoledì 1 novembre 2000

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Ambiente

Bedizzole discute della discarica 

L'autorizzazione ad ampliare la discarica di rifiuti industriali speciali aperta in località Casina Nuova Locatelli, a Bedizzole, è arrivata all'improvviso da parte della Regione, cogliendo di sorpresa la giunta locale guidata dal sindaco Roberto Caccaro, che proprio in senso contrario si era sempre impegnato con i suoi concittadini. La discarica, riservata ai rifiuti speciali di tipo B, è gestita dalla Faeco per conto dell'acciaieria Feralpi Lonato, ed era stata in un primo tempo autorizzata dal Pirellone a trattare 800 mila metri cubi di materiale, ridotti poi a 270 mila dopo l'opposizione del comune e la raccolta di firme da parte del Comitato antidiscarica. Ora, con l'autorizzazione all'ampliamento, la Regione concede quello che era stato negato all'inizio, e ha provocato una mezza sollevazione nel paese. Contrari si sono dichiarati, oltre al Comitato antidiscarica, il Circolo legambiente, l'associazione Vita "Fiume Chiese", La lista Uniti per Bedizzole - Sinistra solidale, i Democratici di Sinistra, Rifondazione comunista e Lega Nord.
 

Cronaca

Saccheggiata una villa a Ome 

Il padrone di casa si è alzato prima dell'alba per recarsi a caccia. Ma i ladri hanno avuto la freddezza di restare nel garage ad aspettare che l'uomo se ne andasse e poi sono entrati in azione. Professionisti che sapevano bene che cosa fare. Hanno narcotizzato la moglie e hanno portato a termine la razzia. Obiettivo la villa di Ome di Angelo Bonzoni, imprenditore con un'azienda per la lavorazione del marmo a Rezzato. Bottino vario, composto da un orologio e un cellulare, due quadri, un paio di tappeti, ma soprattutto da due vetture: una Mercedes 320 e una Golf. Quando Bonzoni si è alzato molto presto, aveva sentito alcuni rumori provenire dalla rimessa, ma li ha attribuiti al cucciolo di cane lupo che gira per casa, oppure al figlio Alberto che doveva venirlo a prelevare per la battuta di caccia. Due figlie, che dormivano in un'altra ala della grande casa, invece, non hanno sentito niente. Così, tra un equivoco e l'altro, i ladri sono riusciti a farla franca e quando la signora Annamaria Bono si è svegliata con un forte mal di testa ha trovato la casa saccheggiata.
 

La città che cambia

Carmine, obbligo di risanare le case-ghetto 

Con 23 voti a favore e 10 contrari, dopo un lunghissimo e acceso dibattito che ha tenuto tutti impegnati fino alle 2,30 di lunedì notte, il consiglio comunale di Brescia ha approvato il piano di recupero del Carmine preparato dalla giunta Corsini. La riqualificazione urbanistica della zona, premessa indispensabile - anche se non sufficiente - per la riqualificazione sociale e il contenimento dell'emergenza criminalità, passerà soprattutto attraverso il risanamento degli immobili fatiscenti della zona. Si tratta di un pacchetto di norme in materia urbanistica ed edilizia che concede, per esempio, ai proprietari degli immobili più degradati (circa un'ottantina di stabili nelle zone di via Grazie, via Calzavellia, via Pile, via Scalvini, vicolo Medici e via Paitone) un anno di tempo per presentare domanda di concessione per restaurare gli edifici (e quattro per eseguirli). In caso contrario il comune potrà procedere all'esproprio, per poi assegnare l'immobile all'Aler o a una cooperativa per la ristrutturazione. I proprietari che invece eseguiranno i lavori, godranno dell'esenzione dall'Ici per alcuni anni. Si tratta di un passo importante visto che proprio in quelle case, spesso in assenza dei più elementari servizi igienici, abitano ammassati italiani e immigrati che a volte per vivere si prestano a fare da manovalanza per la malavita o si occupano di piccolo spaccio o furti. Il risanamento di questi immobili - gli inquilini dei quali, quando sono clandestini, pagano affitti elevati e in nero ai proprietari italiani - è quindi il primo passo indispensabile per la bonifica del quartiere. Bonifica che, secondo il piano comunale, dovrebbe passare anche attraverso interventi sulle strutture pubbliche come gli ex cinema Brixia (spazi per l'università) e Moderno (spazi per i bambini) o come investimenti nell'illuminazione e la sistemazione dei vicoli. Durante il consiglio comunale fiume sono stati respinti tutti gli emendamenti dell'opposizione che chiedeva innnanzi tutto la mano più decisa sul fronte della sicurezza e del ripristino della legalità.
 


 

giovedì 2 novembre 2000

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Cronaca

A Lumezzane un'altra vittima sul lavoro 

Un imprenditore di 49 anni ha perso la vita a Lumezzane per un drammatico infortunio sul lavoro avvenuto nel laboratorio di falegnameria di cui era contitolare insieme con il fratello. Secondo la prima ricostruzione, Michele Ocello, proprietario insieme con Luigi della Falegnameria Ocello, in via Ruca 32 a Lumezzane, è caduto dal tetto del capannone del laboratorio che stava riparando, finendo pesantemente a terra su una struttura di cemento armato. Le sue condizioni sono apparse subito gravissime e l'uomo è stato trasportato d'urgenza con l'eliambulanza all'ospedale di Brescia, dove è però spirato mezz'ora dopo il ricovero. Si tratta del diciassettesimo incidente mortale sul lavoro avvenuto nella nostra provincia dall'inizio dell'anno a oggi. Michele Ocello, originario della Calabria ma da 35 anni a Lumezzane, lascia la moglie e tre figlie.
 


 

venerdì 3 novembre 2000

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Amministratori

Sulzano, sul piano regolatore una figuraccia della giunta 

E' stato approvato nel 1993 ed è in vigore dal 1995. Ma solo ora i cittadini di Sulzano scoprono che il Piano regolatore del loro comune non esiste. Il Consiglio di Stato, respingendo il ricorso presentato dal comune, ha infatti confermato la sentenza del Tar che, nel dicembre del 1999, aveva dichiarato non valido il Piano regolatore per alcuni vizi di forma. Niente di irreparabile, tutto sommato, se non fosse per un pasticciato tentativo di tenere tutto nascosto o, comunque, di far passare la cosa il più possibile sotto silenzio. Infatti la notizia, una vera e propria tegola per la giunta guidata da Giuseppe Ribola, è arrivata a Sulzano addirittura nell'aprile di quest'anno, ma l'amministrazione l'ha tenuta segreta fino a pochi giorni fa. Una figuraccia clamorosa per la maggioranza che non solo si trova in mano un piano regolatore da rifare (basterà rivotare quello vecchio al prossimo consiglio comunale), ma deve anche fare i conti con i cittadini imbufaliti dallo stop imposto a tutte le costruzioni avviate nel frattempo, e con i consiglieri comunali, i tecnici e gli altri addetti ai lavori convinti di essere stati presi in giro, perché da aprile stanno lavorando su un documento praticamente inesistente e nessuno li aveva informati. Ora i tempi burocratici per rientrare nella legalità parlano di almeno sei mesi di attesa.
 

Cronaca

Sciacalli in agguato contro gli anziani 

Si fanno passare per impiegati dell'Inps, dell'Enel, dell'Asm, delle Poste. Si spacciano per volontari delle associazioni di mutilati e invalidi, per assistenti sociali, per aiutanti del parroco... La fantasia dei truffatori non ha limiti, proprio come la credulità delle persone in buona fede che vengono raggirate. Pensate, ci sono anche quelli che si spacciano per militanti di Rifondazione comunista in cerca di fondi per una sottoscrizione (sono in giro in questi giorni e il partito ha invitato a denunciarli). In realtà di truffatori, piccoli e grandi, il mondo è pieno. Ma alcuni usano tecniche particolarmente odiose e imbrogliano persone per le quali invece ci vorrebbe ben altro rispetto. Come i due, padre e figlio di 55 e 33 anni residenti a Brescia, che i carabinieri hanno catturato a Verolanuova. Si erano spacciati per volontari dell'Associazione mutilati e invalidi del lavoro, spiegando in particolare di rappresentare le vittime dell'amianto. Sapevano bene, i due sciacalli, che la vedova 73 enne con la quale stavano parlando aveva perso il marito proprio per avvelenamento da amianto. Per farla breve, l'hanno convinta a comprare per 1 milione e 100 mila lire della biancheria di quart'ordine, sostenendo che il ricavato sarebbe andato all'associazione. Per fortuna la donna non aveva in casa tutti i soldi, ma solo 800 mila lire che ha puntualmente consegnato come anticipo, prendendo appuntamento per il saldo. Quando i due sono tornati hanno però trovato i carabinieri, nel frattempo avvertiti dalle figlie della signora, insospettite. Dall'inizio di quest'anno sono state 26 le truffe di questo tipo denunciate nella nostra provincia, tutte a danno di persone indifese e a volte il bottino è rappresentato dai risparmi di una vita. Anche se non tirano fuori una pistola, questi truffatori lasciano un segno indelebile nella mente e nel fisico dei poveri anziani raggirati, i quali spesso non si riprendono più.
 


 

sabato 4 novembre 2000

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Cronaca

Rapina in casa a Roncadelle 

Si sono introdotti in una casa di via fratelli Cervi 20, a Roncadelle, verso le 3,30 di mattina e, minacciando i proprietari dell'abitazione, marito e moglie, con cacciavite e pistola, si sono fatti consegnare 2 milioni in contanti, un orologio e una collana. Autori della rapina tre uomini, probabilmente slavi, che hanno anche pestato a calci e pugni il padrone di casa che aveva tentato di opporre resistenza. Hanno fatto perdere le loro tracce.
 


 

domenica 5 novembre 2000

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Ambiente

Oggi niente auto in centro 

Per quasi tutta la giornata di oggi il centro di Brescia resta chiuso al traffico per la "giornata ecologica". Tra le 10 e le 18 infatti la zona all'interno del ring non à accessibile alle auto private, ma soltanto ai mezzi pubblici utilizzabili con un unico biglietto valido per l'intera giornata. Durante il pomeriggio inoltre vengono organizzati giochi per bambini con l'Arciragazzi, in piazza Duomo, e un'esibizione di orientering (particolare disciplina che abbina corsa e capacità di orientamento), in piazza Loggia.
 

Bene la domenica ecologica 

Il tempo, freddo ma senza pioggia, ha assicurato il successo della giornata ecologica che, dalla mattina alle 10 fino alle 18, ha visto numerosi cittadini confluire a piedi, in bicicletta o con i mezzi pubblici nel centro della città per partecipare alle iniziative oprganizzate per l'occasione. Soprattutto nel pomeriggio, in piazza Loggia e piazza del Duomo, la folla ha assunto una certa consistenza anche grazie alle manifestazioni dedicate ai più giovani: le animazioni dell'Arci Ragazzi e la dimostrazione di orienteering, una disciplina sportiva che abbina il podismo con l'orientamento. Bene la giornata ecologica, quindi, con i pochi vigili (il grosso era allo stadio) impegnati a convincere i soliti distratti, per la verità un po' troppo numerosi, a lasciare l'automobile fuori dal ring. Una nota polemica è arrivata dal coordinatore provinciale della Legambiente Maurizio Bresciani, consigliere verde nella Nona circoscrizione, che ha ricordato come le giornate ecologiche siano 12 in un anno, mentre per tutti gli altri giorni il centro città vive soffocato dalle auto. Anche perché nelle zone a traffico limitato nessuno fa rispettare i divieti.
 

E' salvo il falchetto ritrovato 

Una giovane femmina di sparviere, un piccolo rapace che vive nei boschi fino ai 2000 metri di altezza, denutrita e indebolita dal freddo è rimasta ferma per ore accanto alla buca numero 4 del Golf club di via Stretta a Brescia, finché non è stata raccolta dai volontari che l'hanno curato. Per alcuni giorni l'animale, che appartiene a una specie conosciuta per la sua timidezza (pensate che molti sparvieri muiono addirittura per infarto a causa di un grande spavento) è stato nutrito a forza con piccole quaglie d'allevamento e tenuto al riparo sotto le cure di un gruppo di veterinari. Rimesso in sesto, domenica è stato ricondotto al Golf club e qui liberato. Ha preso subito il volo e, dopo essersi fermato qualche tempo su un albero per orientarsi, è ripartito facendo perdere le tracce.
 

Cronaca

Scontri tra tifosi e polizia 

Solito dopopartita con contorno di guerriglia urbana anche questa domenica pomeriggio a Mompiano, dove chi abita nei pressi dello stadio deve starsene blindato in casa e la maggior parte degli spettatori della partita è costretta ad allontanarsi in fretta e furia dal Rigamonti per non essere coinvolta negli scontri. Come già dopo Brescia-Fiorentina, gruppi di bresciani irriducibili si sono ammassati cercando il contatto fisico con i tifosi romanisti. Il massiccio schieramento di forze di polizia ha risposto alla sassaiola degli ultras, poche centinaia in tutto, con cariche di alleggerimento e contenimento. Teatro della guerriglia la zona più a ridosso dello stadio: il parcheggio della piscina di Mompiano, piazzale Vivanti, l'incrocio tra via Triumplina e via Stadio. Alla fine della battaglia, durata poco più di un'ora, 26 scalmanati sono stati fermati e portati in Questura, uno è stato arrestato, mentre i tifosi della Roma (che ha vinto 4-2) hanno finalmente potuto lasciare lo stadio a bordo dei pullmini blindati dell'Asm. Il bilancio degli scontri è di cinque feriti (tra cui tre agenti) e di alcune auto danneggiate.
 

A Bedizzole un 8 miliardario 

E' stato il bar Sport di via Fratelli Chiodi 17, a Bedizzole, a mettere a segno uno dei due otto di domenica che, grazie al Totogol, hanno creato alcuni nuovi ricchi in Italia. All'anonimo vincitore è andato un bottino di quasi un miliardo e mezzo. Per la precisione 1 miliardo 497 milioni e 335 mila lire. Una bella somma, di quelle che possono cambire la vita a una persona normale, nonostante le cifre stratosferiche del Superenalotto abbiano un po' offuscato questi "piccoli" colpi di fortuna. Il locale, che domenica era chiuso per turno, è intestato alla signora Maria Emilia Baresi in Dordoni: la titolare lo gestisce con il marito Giuliano.
 


 

lunedì 6 novembre 2000

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Cronaca

In manette spioni troppo curiosi. Arrestato anche un poliziotto 

Effettuavano indagini private con sistemi poco corretti, intercettazioni ambientali e telefoniche abusive e utilizzo di informazioni riservate. Per questo sono finite in manette quattro persone, due delle quali - entrambe donne - agli arresti domiciliari. Gli incarcerati sono un poliziotto in servizio alla questura di Brescia, Antonio D'Orta, 41 anni, accusato di aver passato notizie e informazioni prese dai terminali della questura e coperte da segreto a Luciano Sisti, 47 anni, ex poliziotto, titolare dell'omonima agenzia di investigazioni private. Insieme con loro Ferruccia Milone, titolare di un'agenzia di recupero crediti, e Francesca Masetti Zanini, 31 anni, titolare dell'agenzia di sevizi "Tempo reale". L'indagine, affidata ai funzionari della Digos, è partita dagli uomini della questura di San Polo che poi ne hanno informato la magistratura consentendo la cattura del collega infedele. Al gruppo sono contestate procedure scorrette nell'ambito di investigazioni matrimoniali, in casi di concorrenza sleale ed eredità.
 

Accoltella un giovane fuori da un locale a Sant'Eufemia 

E' stato identificato e fermato l'uomo che ha accoltellato uno studente universitario di Gussago, F.I. di 26 anni, dopo una discussione sorta alle 4 di domenica mattina perché, nel fare retromarcia, aveva casualmente tamponato in modo leggero un'auto che si trovava nel piazzale di via Sant'Eufemia, all'esterno di una locale che fa musica fino alle ore piccole. Si tratta di Orazio Tellaroli, 29 anni di Calcinato, bloccato dalla polizia in un residence di Rezzato. Secondo i testimoni, dopo il lieve tamponamento è nata tra i due una vivace discussione con un accenno di colluttazione fisica. A un certo punto Tellaroli ha deciso di chiudere il litigio e s'è avvicinato al gussaghese piantandogli un coltello nell'addome e provocandogli una gravissima ferita. Poi è risalito in macchina e se n'è andato. Il giovane è stato trasportato di corsa all'ospedale civile, dove i medici l'hanno operato subito salvandogli la vita. Per l'accoltellatore, individuato grazie al numero di targa, si profila un'accusa gravissima di tentato omicidio.
 

Sei anni e mezzo al ladro d'auto che uccise tre persone nella fuga 

Stava fuggendo dall'inseguimento delle forze dell'ordine a bordo di una potente Mercedes rubata a Castiglione delle Stiviere. Nell'affontrare l'ennesimo sorpasso azzardato sulla statale tra Desenzano e Sirmione, il marocchino di vent'anni che si trovava alla guida del veicolo perse il controllo e si schiantò contro una lancia Thema. Era il 19 agosto 1999 e nell'impatto persero la vita tre persone innocenti che erano a bordo dell'auto investita: Enzo Pedercini e Diva Maria Gibertini, marito e moglie, e il loro amico Pietro Giunta, tutti di origine milanese. Il giudice Elisabetta Sanpaolesi ha condannato a sei anni e mezzo di galera il marocchino colpevole della strage: si tratta di Muhammed Lahzil, 20 anni, residente a Roverbella in provincia di Mantova.
 

Economia

Ecco l'elenco dei miliardari bresciani 

E' la famiglia Lonati, industriali da due generazioni, alla testa di un impero nel settore delle macchine per calzifici, la più ricca di Brescia. O almeno, i suoi membri sono quelli che hanno dichiarato di più al fisco nel 1999. Francesco Lonati è infatti al primo posto nella classifica dei 119 miliardari della nostra provincia: ha denunciato al fisco 44 miliardi e 298 milioni. Subito a ruota lo seguono i figli Ettore, Tiberio e Fausto, con poco più di 13 miliardi a testa. In mezzo troviamo l'industriale tessile, originario di Mantova ma residente a Desenzano, Lino Faccincani (23,427 miliardi dichiarati). Gianfranco Nocivelli, il re degli elettrodomestici di Verolanuova, segue a distanza con 5,305 miliardi, precedendo Paolo Zani della Brixia Gas (4,342 miliardi). Fulvio e Bruna Sangiacomo, titolari dell'azienda meccanotessile di Rezzato, superano di un paio di centinaia di milioni i 4 miliardi, mentre Arturo Bersi Serlini della Finchimica di Manerbio è lontano con 3,073 miliardi. I fratelli lumezzanesi Aldo e Carlo Bonomi delle Rubinetterie Bresciane e il loro concittadino Sergio Saleri (Sil e Italpresse), sono poco sopra i 2,8 miliardi di lire .L'altro Saleri, Francesco, precede con 2,557 miliardi Giuseppe Lucchini, erede del maggior gruppo bresciano dell'acciaio, che ha dichiarato 2,456 miliardi. Dei miliardari della new economy (come Emilio "Chicco" Gnutti, socio di Colaninno nella Telecom e patron della Hopa) non c'è traccia nei piani alti dell'elenco, ma si tovano tutti sotto la metà della classifica.
 


 

martedì 7 novembre 2000

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Economia

A giudizio per insider trading Gnutti e i tre fratelli Lonati 

Si dovranno presentare direttamente in giudizio Emilio "Chicco" Gnutti, il finanziere bresciano scalatore di Telecom, e i fratelli Ettore, Tiberio e Fausto Lonati, industriali meccanici, accusati del reato di insider trading per operazioni sulle azioni delle società Cmi spa (Cantieri metallurgici italiani, appartenente al gruppo Falk) e Investimenti immobiliari lombardi (Iil). Lo ha stabilito il gip Massimo Vaccari, che ha ritenuto la questione di competenza diretta del giudice monocratico, senza udienza preliminare. Il reato di insider trading si ha quando qualcuno acquista o vende azioni in Borsa da una posizione di vantaggio essendo a conoscenza di notizie riservate sulla società interessata. Secondo il pubblico ministero Silvia Bonardi, Gnutti, che era coinvolto nel piano di riassetto della Cmi che prevedeva la nascita della nuova società Iil, nella primavera del 1999 fornì in anticipo ai fratelli Lonati notizie sull'operazione. Così i tre imprenditori poterono comprare 320 mila azioni Cmi, per un valore di 1,737 miliardi, prima del loro apprezzamento in Borsa. La prima udienza si terrà probabilmente nella primavera prossima: i titoli sono sotto sequestro.
 

In vendita le farmacie comunali 

Il consiglio comunale di Brescia ha approvato lunedì notte intorno alle 2 (con 21 voti favorevoli e otto contrari) la proposta della giunta Corsini di cessione delle 12 farmacie delle quali è proprietario il municipio. Le farmacie, che l'anno scorso hanno fatturato 22 miliardi guadagnandone 2,5, verranno conferite tutte in un'unica società, della quale il comune sarà all'inizio azionista unico per vendere poi in tempi abbastanza brevi fino all'80 per cento del capitale. Se non vi saranno intoppi, la cessione potrà concludersi entro la fine del 2001 e la Loggia conta di incassare almeno 20 miliardi, anche se l'esempio di altre città come Bologna e Cremona che hanno seguito la stessa strada fa ipotizzare un valore di mercato della vendita in blocco delle farmacie pari al 2 o 2,5 volte il fatturato: nel nostro caso si tratterebbe di oltre 40 miliardi di lire. In totale le farmacie nella città di Brescia sono 53, quelle di proprietà municipale sono collocate in via Trento, quartiere Badia, viale Venezia, San Bartolomeo, Folzano, San Polo, Urago Mella, via Bligny, via Vallecamonica, via Corsica, Casazza e Pendolina.
 


 

mercoledì 8 novembre 2000

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Cronaca

Il Ruanda insiste: ridateci i 41 bambini adottati a Brescia 

L'ambasciatore del Ruanda a Bruxelles ha parlato chiaro: se gli italiani non restituiranno ai parenti i piccoli a suo tempo adottati da famiglie del nostro paese, il governo africano ricorrerà alle via legali. A sei anni dalla guerra civile tra Hutu e Tutsi che provocò una strage della popolazione, il Ruanda oggi vuole infatti che tornino in patria i bambini che allora erano stati portati in Italia per sottrarli all'eccidio. Si tratta di 167 ragazzini, 41 dei quali erano stati ospitati e poi adottati da famiglie della nostra provincia, altri a Roma e nel Vercellese. Tutti avevano perso uno dei genitori, alcuni anche entrambi, e per molti di loro la fuga in Italia aveva rappresentato l'unica possibilità di salvezza. 74 bambini, diventati maggiorenni o reclamati dai parenti, sono già tornati in patria. Ma altri si sono perfettamente integrati, come i ragazzini consegnati ad alcune famiglie bresciane da padre Roberto Lombardi, un religioso originario di Castenedolo, che li aveva raccolti in un centro di accoglienza a Museke, nella regione di Kigali, trasferendoli poi nel paese della nostra provincia, dove hanno vissuto a lungo nell'asilo prima di essere affidati a famiglie della zona. Ai tempi erano tutti molto giovani, intorno ai tre anni d'età. Dal 1994 questi 41 bambini vivono nel bresciano, adottati con regolare decreto del Tribunale dei minori. Per loro oggi rischia di aprirsi un penoso caso internazionale, anche se la Fondazione Museke, che li ha raccolti e sfamati, assicura che sono quasi tutti orfani e che tutte le procedure sono state regolari: "Ormai sono bresciani", dicono a Castenedolo.
 


 

giovedì 9 novembre 2000

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Cronaca

Lonato, sì al centro commerciale 

E' ormai certo, Lonato avrà un mega centro commerciale. La settimana scorsa infatti è stato firmato davanti al notaio l'atto ufficiale di convenzione urbanistica. Alla periferia del paese in località Campagnoli, su un'area di 72 mila metri quadri, sorgerà così una struttura dotata non solo di supermercato e negozi, ma anche di sale cinematografiche, bar e ristoranti, destinata a servire, oltre a Lonato, la zona di Castiglione delle Stiviere e Desenzano. La lottizzazione dell'area porterà nelle casse comunali un surplus di 5 miliardi di lire, ma preoccupa i commercianti del paese, impauriti dalla prospettiva di veder andare in fumo tutti i loro affari e il lavoro di una vita e lascia perplessi gli abitanti che temono il traffico e il caos che questa operazione porterà con sè. In risposta le rassicurazioni del sindaco Morando Perini: il centro commerciale sarà come i lonatesi lo vorranno e i proventi dell'operazione verranno impiegati per valorizzare il centro storico del paese, con particolare attenzione a viabilità e parcheggi.
 

Rapina a Lumezzane: via con 400 milioni e una Mercedes 

Un altro colpo della banda delle Mercedes è stato messo a segno questa mattina intorno alle 4, a Lumezzane, nell'abitazione di un imprenditore in via Bertoli nella frazione di Sant'Apollonio. Cinque uomini, tre dei quali armati, quasi certamente slavi o albanesi, sono entrati nel seminterrato della villa di Luigi Donati (che era in vacanza) forzando una grata e, raggiunti gli appartamenti ai piani superiori, hanno minacciato la figlia dell'imprenditore, Anna Rita, unica persona in casa. Mentre i malviventi facevano razzia di contanti e gioielli contenuti nelle due cassaforti della famiglia, è però arrivato anche Alessandro, l'altro figlio dell'imprenditore (vive da solo, ma era passato per prendere un fucile da caccia) che è stato subito immobilizzato. Dopo essersi fatta consegnare sotto la minaccia delle armi tutto il denaro e i preziosi presenti in casa, la banda si è allontanata a bordo della Mercedes del giovane e di una Ford Escort, risultata rubata. Il bottino si aggira intorno ai 400 milioni.
 


 

venerdì 10 novembre 2000

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Ambiente

Laboratorio farmaceutico illegale in una villa in Franciacorta 

Avevano attrezzato in una splendida cascina ristrutturata addirittura un vero e proprio laboratorio farmaceutico clandestino. Lì, ben nascosta nella villa di campagna in Franciacorta, a Passirano, era stata messa in piedi una fabbrica illegale per la produzione di vaccini per uso veterinario. Senza licenze nè permessi, senza autorizzazioni nè particolari procedure di controllo, venivano trattati virus e prodotte decine di migliaia di flaconi di vaccino contro l'influenza aviaria che colpisce polli e tacchini. L'officina farmaceutica clandestina è stata scoperta dal Nucleo anti sofisticazioni (Nas) dei carabinieri di Bologna, che vi hanno fatto irruzione insieme con i colleghi di Brescia seguendo una pista partita da veterinari e allevamenti di animali dell'Emilia. Tra l'altro il processo di fabbricazione dei vaccini genera rifiuti tossico-nocivi che si sospetta venissero scaricati senza particolari cautele.
 

Cronaca

Rischia 10 anni di galera il bresciano incarcerato in Cina 

Rischia 10 anni di carcere durissimo Daniele Prandelli, il commerciante bresciano di 42 anni arrestato in Cina il 24 ottobre scorso. Prandelli, che da anni risiede tra Hong Kong e Pechino dove rappresenta numerose società italiane, si trova in stato di detenzione con l'accusa di aver cercato di frodare lo Stato che lo ospita. Le imputazioni per il nostro concittadino sono precise e molto gravi: contrabbando ed evasione fiscale. La polizia non ha rilasciato alcuna dichiarazione ufficiale, ma pare che Prandelli e un suo socio cinese abbiano tentato di importare circa 300 tonnellate di piastrelle, dichiarando una diversa qualità e un valore più basso della merce (147 mila dollari anzichè 294 mila) per pagare un dazio inferiore. Per questo trucchetto i due rischiano una condanna molto pesante: fino a 10 anni di galera. Prandelli, i cui genitori risiedono ancora in via Piadena a San Polo, vive nella capitale della Cina insieme con la moglie, una donna giapponese, e il figlio di quattro anni. Il suo caso è ora seguito dall'ambasciata italiana che gli ha procurato un avvocato cinese: un funzionario della nostra legazione lo ha incontrato in carcere il 31 ottobre rifornendolo di denaro e indumenti. Per lui è un momento difficile: in Cina è infatti in corso una durissima campagna contro il contrabbando, con maxiprocessi, articoli sui giornali e una mobilitazione generale della polizia.
 

Stragi

Ricorso della Procura contro il no agli arresti 

La Procura di Brescia ha presentato ricorso contro la decisione del giudice Roberta Morelli di respingere la richiesta di arresto cautelare nei confronti di tre dei sospettati di aver organizzato la strage di piazza della Loggia a Brescia il 28 maggio 1974. Si tratta di Delfo Zorzi, 53 anni, ex esponente di Ordine nuovo in Veneto, ora industriale di successo in Giappone dove s'è rifugiato anni fa, e di altri due indagati, sempre vicini all'organizzazione neofascista. Uno di questi è Carlo Maria Maggi, medico di 65 anni, mentre l'altro è un personaggio dai contorni sfuggenti e dal ruolo controverso nell'inchiesta: si tratta infatti di Maurizio Tramonte, 48 anni, già infiltrato dei servizi segreti nel terrorismo veneto e poi testimone dell'accusa sulle stragi. I magistrati che si stanno occupando della terza inchiesta sulla strage che provocò otto morti e 100 feriti (le altre due, con i relativi processi, sono finite senza condanne), hanno finora iscritto nel registro degli indagati una quindicina di persone. Oltre a quelli di Zorzi, Maggi, Tramonte e Mario di Giovanni (un altro neofascista veneto), sono trapelati i nomi del generale dei carabinieri Francesco Delfino (all'epoca dei fatti capitano a Brescia) e del segretario della Fiamma tricolore Pino Rauti, entrambi tirati in ballo dal pentito Carlo Digilio. Sempre lo stesso pentito ha coinvolto nell'inchiesta Giovanni Maifredi, 68 anni, ex guardia del corpo del ministro Taviani, implicato a suo tempo nel Mar di Carlo Fumagalli e sospettato di essere un agente del Sid, Arturo Francesconi Sartori, padovano di 53 anni, e il 71enne Angelo Pignatelli, ex carabiniere residente a Verona. Infine c'è anche il nome di Yves Felix Marie Guillou, 74 anni, noto anche come Guerin Serac, capitano dell'esercito francese in Indocina e Algeria, poi disertore e militante dell'Oas, l'organizzazione terroristica di estrema destra, infine rifugiato a Lisbona dove, come agente e informatore della Cia americana, ha diretto l'Aginter Press, un centro di spionaggio in Europa.
 


 

sabato 11 novembre 2000

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Ambiente

Il laboratorio clandestino rischia di diventare una bomba sanitaria 

Dopo la scoperta a Passirano del laboratorio clandestino per la produzione di vaccini contro l'influenza aviaria, la paura è per la salute dell'uomo. Quello trattato senza alcuna precauzione nella cascina lussuosamente ristrutturata della Franciacorta, infatti, è un virus mutevole, in grado cioè di modificarsi con relativa velocità. E si ricorda che nel 1997 ha provocato a Hong-Kong 18 casi di esseri umani infettati: sei di loro sono morti. Il pericolo probabilmente riguarda soprattutto chi è a contatto con animali vaccinati con prodotto contaminato, ma nella villa di Passirano i Nas dei carabinieri hanno trovato migliaia di flaconi contenenti il vaccino, equivalenti a milioni di dosi pronte per essere messe sul mercato. Un mercato molto ricco, che probabilmente ha portato nelle tasche dell'organizzazione (i nomi non sono stati rivelati, ma vi sono una quindicina di persone indagate) utili per decine di miliardi di lire. Nella fabbrica illegale per la produzione di vaccini per uso veterinario, senza licenze nè permessi, senza autorizzazioni nè procedure di controllo, venivano quindi trattati virus molto pericolosi, anche se colpiscono preferibilmente polli e tacchini. Ma il problema è anche un altro, forse ancora più grave: il processo di fabbricazione dei vaccini genera rifiuti tossico-nocivi che richiedono particolari processi di smaltimento. Invece in questa bella villa franciacortina i residui organici della lavorazione finivano tranqullamente nel cassonetto, mentre gli altri scarti - come sangue, siero e materiali da laboratorio - venivano scaricati direttamente nelle fogne.
 

Cronaca

Caccia alla banda delle Mercedes 

Pare che questa volta abbiano lasciato tracce che gli investigatori definiscono "interessanti". Basteranno per incastrare e portare all'arresto della banda delle Mercedes, padrona delle notti sulla tratta Brescia-Bergamo e che terrorizza intere famiglie? Non si sa, anche se alla caccia partecipano tutte le sere almeno un centinaio di carabinieri, che setacciano la provincia in auto pronti a far scattare i posti di blocco in caso di allarme. L'ultimo colpo, quello dell'altra notte a Lumezzane nella villa dell'imprenditore Luigi Donati (bottino: la Mercedes del figlio e soldi e preziosi per circa 400 milioni), ha consentito di stringere il cerchio su una banda composta da non più di una ventina di persone, slavi e albanesi, che agiscono in gruppi di quattro o cinque: entrano, rubano oro e contanti fuggendo a bordo della Mercedes delle vittime. Le auto probabilmente finiscono prima a Milano e poi spariscono nei Paesi dell'Est, mentre le basi di partenza della gang sono appartamenti nascosti nella Bergamasca. Gli obiettivi invece perlopiù bresciani, o sul confine con la provincia vicina. Ma il vero asso nella manica della banda sono i basisti, gente bene informata e che dà la dritta giusta segnalando le ville più appetibili e ricche. Si tratta di insospettabili, persone che vivono nella zona e che non rischiano di partecipare al colpo. Questa rete di informatori esiste: lo dimostra il fatto che nella villa di Donati i malviventi si sono presentati con la fiamma ossidrica per aprire una cassaforte nella quale erano certi di trovare un consistente bottino.
 


 

domenica 12 novembre 2000

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Cronaca

Scontri tifosi-polizia dopo Atalanta-Brescia 

Uscita ritardata domenica pomeriggio dallo stadio di Bergamo per i circa 1.500 tifosi della nostra provincia presenti in curva per il match tra Atalanta e Brescia. Gli immancabili gruppi di teppisti bergamaschi hanno infatto creato disordini all'esterno, subito dopo la fine della partita che la loro squadra ha vinto 2-0. Lo scontro con i circa 600 uomini delle forze dell'ordine, schierati fuori dallo stadio per evitare contatti tra due tifoserie tradizionalmente rivali, è stato inevitabile. Al lancio di sassi e altri oggetti da parte degli ultras, la polizia ha risposto con i lacrimogeni. Dopo poco più di due ore dal fischio finale i teppisti bergamaschi sono stati dispersi e i bresciani sono stati accompagnati fuori dello stadio su pullman blindati fatti oggetto di lanci di sassi da parte dei rivali appostati sulla strada. Ma gruppi delle opposte fazioni si sono incontrati alla stazione di Bergamo, dove si sono verificati tafferugli, fortunatamente non troppo gravi. Questa volta teppisti si sono dimostrati i bresciani, scatenati nel lancio di sassi contro poliziotti e persino passeggeri incolpevoli. Il bilancio della giornata: 40 tifosi sono stati portati in questura, 20 persone sono state leggermete ferite.
 

Preso rapinatore di Porsche 

Il dispositivo antirapine messo a punto dai carabinieri contro la banda delle Mercedes ha funzionato l'altra notte consentendo di arrestare un uomo, forse un albanese, che aveva appena derubato della Porsche un imprenditore e si stava allontanando da Brescia a tutta velocità a bordo della potente vettura. Il fatto è successo poco dopo le 2 a San Zeno, dove un imprenditore bresciano di 27 anni è stato aggredito nella rimessa da due uomini armati di coltello che gli hanno strappato le chiavi della Porsche. Uno di loro, salito a bordo della macchina, si è allontanato per nasconderla rapidamente, forse in un'officina compiacente, ma è stato intercettato sulla tangenziale dove stava cercando di riparare una gomma dell'auto da lui stesso danneggiata e bloccato dalle vetture dei carabinieri. Il bandito allora ha abbandonato l'auto, cercando di sfuggire alla cattura allontanandosi nei campi, ma è stato inseguito e ammanettato. Ai militari ha detto di avere 16 anni, ma le radiografie hanno dimostrato che si tratta di un maggiorenne.
 


 

lunedì 13 novembre 2000

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Ambiente

Corsini scrive a Cavalli e all'Asm "Basta bruciare rifiuti importati" 

Il rischio era quello di una crisi nella maggioranza di palazzo Loggia. Così alla fine il sindaco di Brescia Paolo Corsini s'è deciso e ha scritto al presidente della provincia Alberto Cavalli e all'Asm invitandoli a mettere un freno all'import di rifiuti. A partire dal 20 novembre, dice Corsini, non dovranno più essere bruciati nell'inceneritore di Lamarmora scarti provenienti da fuori città. Per far prendere in mano carta e penna al primo cittadino c'è voluto un mezzo litigio in giunta con l'assessore all'Ambiente Ettore Brunelli, appartenente ai Verdi. Il termoutilizzatore dell'Asm, che produce energia bruciando i rifiuti, sta infatti diventando sempre più vorace, tanto che non solo consuma tutti gli scarti di Brescia (e quindi frena il riciclaggio, più sano e meno sprecone), ma è anche "costretto" a importarne da fuori. Ebbene, il fatto che la nostra città diventi la pattumiera della Lombardia non piace a nessuno, tanto meno agli abitanti di Lamarmora che, pochi o tanti, respirano i fumi dell'impianto. I Verdi e gli ambientalisti da tempo fanno pressioni sulla maggioranza perché cessi l'import di rifiuti da fuori città, ma su questo argomento l'Asm ha sempre fatto orecchie da mercante e addirittura ora ha un progetto per potenziare il termoutilizzatore aggiungendogli un altro forno. Bisogna dire che l'Azienda municipalizzata, pur essendo controllata dal comune con larghissima maggioranza, è di fatto una monarchia assoluta guidata dal presidente Capra (di area politica Ppi), e mette a punto le proprie strategie come una qualsiasi grande azienda privata. Ma è la Provincia che, in base al piano rifiuti, può controllare quanti ne brucia l'inceneritore dell'Asm e la quota fissata è di 266 mila tonnellate all'anno. Nessuno lo dice apertamente, ma si dà per certo che questo tetto sia già stato abbondantemente superato. Di quanto però non si sa, anche perché non esistono di fatto controlli sull'operato dell'Azienda. Ora il sindaco Corsini ha scritto al presidente della Provincia e a quello dell'Asm invitandoli indirettamente a far rispettare (e a rispettare) il tetto delle 266 mila tonnellate di rifiuti. O almeno a smettere di farne arrivare da fuori. Vedremo.
 

A Travagliato vince il buon senso: no alla discarica contestata 

E' un gesto che capita di rado: la maggioranza che si accorge di aver sbagliato e fa marcia indietro, sposando le tesi dell'opposizione. E' accaduto a Travagliato, dove il consiglio comunale, accogliendo un invito della giunta guidata dal sindaco Mimmo Paterlini, lunedì ha revocato all'unanimità la delibera che autorizzava la nascita di una discarica (di categoria 2 tipo B per rifiuti non pericolosi). La decisione aveva provocato polemiche in paese, con mobilitazione delle minoranze, assemblee dei cittadini e persino un ricorso al Tar, che aveva disposto la sospensione della delibera per un vizio di forma. Un comitato di cittadini aveva anche raccolto 1.700 firme per indire un referendum popolare sull'argomento. La discarica avrebbe dovuto sorgere in località Finiletti-Camolino, dove sono presenti due cave per le quali il comune ha ora invece deciso il recupero a uso pubblico, impegnandosi a preparare un progetto che preveda la massima partecipazione della popolazione al dibattito. Una decisione di buon senso, che fa prevalere le scelte di tutela del territorio e salvaguardia della falda freatica.
 

Cronaca

Due giovani sotto accusa per la morte di Yannick Blesio 

Sono state depositate dal pubblico ministero Rossi le conclusioni dell'inchiesta sulla morte di Yannick Blesio, il ragazzo di 19 anni di Collebeato spirato per un'overdose di ecstasy il 31 ottobre 1999, dopo essersi sentito male nella discoteca Number One di Cortefranca. Indagati per il reato di "morte come conseguenza di un altro delitto" sono l'amico di Yannick Alessandro Zani, il ragazzo di 20 anni del suo stesso paese che gli aveva direttamente ceduto le pastiglie, e Giuseppe Romanini, bresciano di 23 anni (all'epoca dei fatti stava facendo il servizio militare al distretto di Brescia), anch'egli sotto accusa per aver procurato l'ecstasy mortale.
 

E' un caso internazionale l'adozione dei piccoli ruandesi 

Il Ruanda fa la voce grossa sulla vicenda dei 93 bambini adottati in Italia, 41 dei quali presso famiglie del Bresciano. Il presidente dello Stato africano Paul Kagame ha tenuto una conferenza stampa per ribadire l'intenzione di chiedere con tutti i mezzi il ritorno in patria dei piccoli, arrivati nel nostro paese nel 1994 dopo che la guerra fratricida tra Tutu e Hutsi li aveva resi orfani. Ma il presidente Kagame l'ha messa sul piano della rivendicazione del Terzo Mondo contro una potenza occidentale, sostenendo che l'adozione non può prevaricare il diritto di una famiglia a riavere i suoi figli solo perché questa famiglia è povera. E ha minacciato il ricorso alle vie legali. A Castenedolo, dove i ragazzi sono stati portati nel '94 da padre Roberto Lombardi che li aveva raccolti nel centro di Museke, sostengono che di genitori non ne sono rimasti: forse qualche padre che ormai si è risposato. Della faccenda si occuperà a Roma il Comitato interministeriale per i minori stranieri, che probabilmente darà una risposta ufficiale al governo Ruandese.
 

Torna la banda delle Mercedes: assalto a una villa di Rezzato 

Sono entrati in azione domenica mattina prima dell'alba, in un villa di Rezzato. Puntavano alla Mercedes del padrone di casa e ai preziosi di famiglia contenuti nella cassaforte. La famigerata banda delle Mercedes ha colpito di nuovo nell'abitazione di un imprenditore bresciano del settore prefabbricati, il 66enne Franco Franzoni, seguito per strada e assalito mentre stava rientrando. Ma il padrone di casa, benché minacciato da tre o quattro persone armate di coltello e bastoni, probabilmente albanesi, ha ingaggiato con i banditi una colluttazione, dalla quale è uscito lievemente ferito ed è riuscito ad azionare l'allarme del veicolo. Anche la moglie di Franzoni, risvegliata dal tafferuglio, ha fatto la sua parte mettendosi a gridare. Risultato: la banda se n'è andata arraffando i pochi gioielli e i soldi che s'è trovata a portata di mano. La cassaforte non è stata aperta, e la Mercedes dell'imprenditore è rimasta bloccata. I carabinieri, appena avvertiti, hanno fatto scattare, anche se senza risultato, il meccanismo di repressione e controllo previsto in questi casi di rapine notturne.
 

Metropolitana

Prolungamento in Valtrompia: i dubbi del sindaco di Concesio 

Tutti entusiasti, tutti felici, tutti d'accordo? Sembra di no. L'altro giorno è stato presentato il progetto del prolungamento in Valtrompia della metropolitana leggera di Brescia. Si tratta di un gesto poco più che propagandistico, il primissimo passo di un itinerario che dovrà durare ancora molti anni e per il quale non c'è nessuna certezza, ma che comunque è stato adeguatamente montato. I sindaci dei paesi interessati (Concesio, Villa Carcina, Sarezzo e Gardone) sembravano tutti pronti a dire di sì mentre Cavalli e Corsini - che presentavano il piano - ne magnificavano i vantaggi. Ma ora una voce esce dal coro. Si tratta del sindaco di Concesio Diego Peli il quale, pur rendendosi conto che per disintasare la strada che costeggia il suo comune è necessario incentivare il trasporto pubblico, boccia il progetto così come gli è stato presentato. Perché? Per una serie di buoni motivi. Il primo di carattere estetico: al centro della statale dovrebbero sorgere pilastri di 5,5 metri, che sorreggerebbero una struttura di 2,5 metri ai quali si aggiungerebbero i vagoni alti tre metri. Ve l'immaginate?, si chiede il sindaco giustamente preoccupato dallo scempio. E poi, perché a Concesio solo 800 metri di metrobus verrebbero costruiti in galleria? Il secondo motivo riguarda il traffico: restringendo la statale Triumplina vi sarebbe sempre un imbottigliamento che porterebbe molti automobilisti a percorrere le strade interne del comune, con pessime conseguenze per la qualità della vita di tutti gli abitanti. E non è finita: anche l'aspetto finanziario preoccupa il primo cittadino. Dove troverà l'amministraziopne i soldi per contribuire alla propria quota dei 700 miliardi complessivi? Si tratterà probabilmente di molti miliardi che dissanguerebbero le casse municipali.
 


 

martedì 14 novembre 2000

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La città che cambia

Carmine: 5 mila abitanti di 60 nazionalità diverse 

Poco meno di 5 mila abitanti, un terzo dei quali stranieri appartenenti a ben 60 nazionalità. E soprattutto giovani. Questa la radiografia del Carmine, un quartiere spesso nell'occhio del ciclone, tra malavita e polemiche, recuperi previsti e degrado, ma in realtà una delle zone in più rapida evoluzione di Brescia, grazie soprattutto alla presenza degli immigrati. La popolazione carmelitana infatti è multilingue, multietnica e, camminando per le vie del rione, si viene travolti da odori esotici e speziati che danno alla zona un carattere insolito e cosmopolita. Molte di queste persone però sono clandestine, esercitano mestieri come la prostituta o lo spacciatore, fanno di queste strade un ghetto dove vige la legge della giungla. Molte altre invece vivono in condizioni di grande disagio, in case fatiscenti, affittate a prezzi altissimi da nostri concittadini speculatori e senza scrupoli. I proprietari ora sono però finiti nel mirino del comune, che sta preparando un piano di recupero del rione e, pena l'esproprio, intende obbligarli a sistemare gli edifici. Proprio questo piano di recupero, grazie a uno studio realizzato dall'Unità di staff statistica del comune, ha permesso di capire chi vive in queste case, chi sono gli stranieri (regolari) che effettivamente popolano il Carmine (i dati sono al 31 dicembre 1999 e si riferiscono agli abitanti in regola con i permessi di soggiorno). Secondo lo studio, gli abitanti del rione popolare sono in tutto 4.857, di cui il 68,5% italiani e il 31,5% stranieri (sull'intero territorio comunale gli stranieri regolari sono il 6%). Sono state inoltre censite ben 60 diverse nazionalità (anche Usa e Gran Bretagna), fra cui primeggiano gli egiziani (214 persone), seguiti dai bengalesi (114), dai marocchini (102) e dai ghanesi (100). Per queste persone il Carmine è un vero e proprio punto di ritrovo: i nuovi arrivati vanno a vivere nel quartiere, addirittura nelle vie in cui si trovano i loro connazionali ed è per questo che la zona sta mutando così velocemente. Ma non sono solo la lingua o il colore della pelle a cambiare. Gli immigrati, a differenza degli italiani (il 29% dei quali è sopra i 60 anni), sono una popolazione giovane: ogni 100 bambini stranieri ci sono soltanto due anziani e tre anziane e la percentuale degli ultrasessantenni non supera lo 0,5%. Il Carmine è quindi un quartiere in continua evoluzione e, contrariamente alle previsioni più tragiche, in continua crescita. Nel 99 sono arrivati 916 nuovi residenti e fra essi il 41% sono italiani di cui il 25% bresciani provenienti da altri rioni. A dispetto di una credenza diffusa il Carmine non è quindi un ghetto riservato agli stranieri.
 

Stragi

Documento: un servizio supersegreto manovrava le bombe 

La procura della Repubblica di Brescia ha inviato alla Commissione parlamentare sulle stragi alcuni atti riservati emersi dall'inchiesta sulla strage di piazza della Loggia (del 28 maggio 1974) che dimostrerebbero la nascita negli Anni '70 di una sorta di servizio segreto parallelo, con il compito di impedire con tutti i mezzi la presa del potere da parte delle sinistre, allora rappresentate dal Partito comunista italiano. Secondo queste carte, che non contengono - viene sottolineato - elementi probatori che possano consentire di operare arresti, questo servizio supersegreto era composto da uomini politici, imprenditori, giornalisti ed estremisti di destra. Addirittura, pare, il gruppo era governato e guidato dagli Stati Uniti. L'attività di questa struttura segreta e clandestina, di cui però sarebbero stati a conoscenza uomini del governo di allora, si sarebbe concretizzata in rapimenti, omicidi e addirittura stragi effettuate con la copertura dello Stato. In pratica la strategia della tensione di quegli anni sarebbe da far risalire a questi "terroristi di Stato". E anche alcuni omicidi misteriosi (come quelli del parlamentare democristiano veneto Toni Bisaglia e poi di suo fratello don Mario e del suo segretario Gino Mazzolato) potrebbero trovare una spiegazione se letti alla luce dei nuovi elementi. Tutto è partito da un documento anonimo, rinvenuto negli archivi della Polizia di Stato, che descrive la nascita e l'operatività di questa struttura clandestina e al quale una perizia attribuisce credibilità.
 


 

mercoledì 15 novembre 2000

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Cronaca

Orefice ammazzato dai rapinatori a Botticino 

Nonostante le ricerche siano state allargate a tutta la Lombardia e al Veneto, non è stata trovata traccia dei quattro uomini che hanno ammazzato brutalmente l'orefice Eliano Tognazzi durante l'assalto alla gioielleria Elianoro al numero 5 di via Udine a Botticino Mattina. I banditi sono entrati in azione alle 19,15 di mercoledì 15 novembre poco prima della chiusura e hanno sparato senza apparente motivo contro Tognazzi, 40 anni, sposato e padre di una figlia di 14 anni, Roberta. L'uomo è stato colpito da un proiettile all'addome ed è morto dopo il ricovero all'ospedale. I malviventi hanno fatto irruzione nel negozio, nel centro del paese, travisati da parrucche e con le armi alla mano. Il proprietario, che si trovava con due clienti e un commesso, secondo le testimonianze raccolte non ha avuto una reazione violenta, ma avrebbe solo gridato invitando i rapinatori a non usare le armi e consegnando loro i preziosi contenuti in una cassaforte aperta. Ma uno dei banditi, innervosito dal blocco della porta blindata al momento di andarsene, ha sparato contro il commerciante. Poi i rapinatori sono fuggiti di corsa balzando su un'Audi di colore scuro che li attendeva con il motore acceso. Ma prima la porta dell'oreficeria, di vetro rinforzato, è stata sfondata, ancora non è chiaro se da un bandito che era all'esterno o dai complici in fuga. A fare da copertura agli autori del colpo era infatti un quarto malvivente fuori dal negozio. Alcuni testimoni hanno riferito di averlo sentito gridare in italiano ai complici: "Fate in fretta, non c'è più tempo". Tognazzi è stato trasportato d'urgenza alla Poliambulanza, dov'è stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico per estrarre il proiettile, ma è spirato un paio d'ore dopo l'operazione, verso le 23 di mercoledì sera.
 


 

giovedì 16 novembre 2000

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Cronaca

A Milano un deposito della banda delle Mercedes 

Ne hanno presi cinque, tutti albanesi, e forse si tratta del primo passo per arrivare alla radice della cosiddetta banda delle Mercedes, quella che da qualche tempo colpisce nella ville della nostra provincia, allontanandosi con preziosi, gioielli, denaro e con l'auto del proprietario, di solito una potente vettura della casa di Stoccarda. I carabinieri di Treviglio (Bergamo), hanno bloccato un'auto carica di refurtiva guidata da un cittadino albanese, da lui sono arrivati a Milano, in un appartamento dove si trovavano altri quattro albanesi, due dei quali clandestini. E' stato lì che i militari hanno trovato un piccolo tesoro, del valore complessivo stimato intorno ai 200 milioni, quasi sicuramente proveniente dalle rapine nelle ville: collier, braccialetti e spille, orologi di marca, macchine fotografiche e un binocolo, oltre a valuta estera per 20 milioni. I preziosi erano già pronti per essere rivenduti sul mercato clandestino: date, nomi e altri segni di riconoscimento erano stati grattati via in maniera rudimentale. Ai polsi dei cinque albanesi sono scattate subito le manette e sono cominciati anche gli interrogatori. Si tratta di ricettatori, di gente che aiuta la banda a sbarazzarsi in fretta del bottino più scottante, acquistandolo dai rapinatori a basso prezzo? Oppure l'appartamento milanese era una sorta di magazzino, nel quale confluiva il frutto dei colpi? Questo stanno cercando di scoprire i carabinieri, che ormai sembrano aver imboccato la pista giusta.
 

Visite

E' arrivato Ciampi: disagi per chi va in macchina in città 

Atterraggio puntuale stamani alle 9,10 all'aroporto militare di Ghedi: è iniziata così la giornata ufficiale nella nostra provincia. Il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi è arrivato a Brescia per restarvi poche ore, ma con un'agenda ricca di impegni, il primo dei quali è stato a Santa Giulia per la visita alla mostra sui Longobardi. Un'oretta in tutto nell'ex monastero trasformato in museo, perché poi, alle 10,30 nell'auditorium San Barnaba di corso Magenta, si è svolto l'incontro con le autorità locali. Alle 11,30 la deposizione di una corona di fiori alla memoria delle vittime di piazza Loggia e poi due passi fino in prefettura per il pranzo ufficiale. Infine, poco dopo le 16, la partenza per Milano in treno, su un vagone speciale. Oggi la viabilità della città viene sconvolta dalla visita del presidente. Chi non ha un buon motivo per farlo, è meglio che eviti di girare in macchina nel capoluogo e anche gli autobus subiscono cambiamenti di percorso. Restano completamente chiuse molte zone del centro: piazza Duomo (dalle 10 alle 16), corso Magenta (dalle 10,30 alle 12), via Musei (dalle 9 alle 10,30). Divieti di sosta con rimozione forzata, inoltre, su tutto il percorso del capo dello Stato. Code e intasamenti sono previsti un po' dappertutto in coincidenza con il passaggio del corteo presidenziale.
 


 

venerdì 17 novembre 2000

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Cronaca

Bambini ruandesi: il caso è chiuso 

Non se ne farà niente, perlomeno attraverso i canali ufficiali. Resteranno a Brescia presso le famiglie che li hanno adottati i 41 bambini ruandesi dei quali (insieme con altri sparsi in alcune città italiane) il governo del paese africano reclama la restituzione alle rispettive famiglie d'origine. Lo ha deciso dopo due giorni di dibattito il Comitato interministeriale per la tutela dei minori stranieri, che ha comunicato ufficialmente di aver esaminato le carte, ma di non aver nulla da eccepire sulle sentenze di adozione emesse dal Tribunale dei minori di Brescia. Tutto regolare, dunque, e nessuna trattativa diplomatica aperta con il governo di Kigali: proprio quello che speravano a Castenedolo, dove i piccoli erano stati portati nel 1994 dall'associazione Museke che li aveva poi collocati presso famiglie che si erano offerte di accudirli. Ora al governo ruandese non resterebbe che percorrere le vie legali, impugnando la sentenza di adozione. Una ipotesi difficile e, secondo gli addetti ai lavori, con scarsissime possibilità di successo. Un'altra via d'uscita, forse la più percorribile e prevista anche dalle sentenze d'adozione non essendovi in alcuni casi la certezza della morte dei genitori, è quella di ristabilire rapporti e contatti con le famiglie d'origine dei bambini, favorendo incontri con i parenti. Una soluzione "soft", chiamata "alla francese" perché spesso applicata nel paese transalpino in casi simili. E che ha il pregio di non spezzare i legami tra i bambini ex ruandesi e la loro terra d'origine.
 


 

sabato 18 novembre 2000

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Metropolitana

Referendum, le donne battono gli uomini 

Il numero complessivo di firme raccolte è ancora top secret. Il Comitato per il referendum sulla metropolitana di Brescia teme un calo di tensione e non vuole divulgare il dato prima di aver raggiunto le 10 mila sottoscrizioni necessarie per indire la consultazione popolare. Ma, stando alle indiscrezioni, pare che l'oscuro lavoro dei volontari che passano parte dei fine settimana ai banchetti sparsi per la città stia dando i suoi frutti. Sabato scorso, per esempio, sono stati 500 i cittadini che si sono recati a firmare presso una delle postazioni mobili organizzate in centro e in vari quartieri. E questo nonostante il boicottaggio delle amministrazioni comunali e provinciali (il sindaco Corsini ha addirittura invitato i propri consiglieri a non autenticare le firme) e la massiccia e costosa campagna propagandistica dall'Asm (spot in tivù, centinaia di migliaia di volantini, libri di lusso...). Ma quelli che firmano sono tutti contrari al metrobus fortemente voluto dall'amministrazione? Pare di no. Sembra addirittura che molti, nel firmare, spieghino di essere favorevoli soprattutto al diritto della popolazione bresciana di esprimersi diirettamente su una questione così importante, destinata a cambiare il volto alla città nei prossimi dieci anni. Il Comitato per il referendum ha anche elaborato una statistica, forse non troppo scientifica, ma sicuramente indicativa del profilo dei firmatari. Ebbene, analizzando un campione di 200 persone, è emerso che le donne battono gli uomini con il 56,5 per cento contro il 43,5 per cento. Inoltre, il 27per cento dei firmatari ha un'età compresa fra i 41 e 50 anni e un altro 28 per cento ha un'età compresa fra i 50 e 60 anni. L'età di mezzo ha un peso quindi preponderante con il 55 per cento del totale. E addirittura gli ultra settantenni (10 per cento) battono i giovani (7 per cento), segno che sulla fascia di popolazione tra i 18 e i 30 anni il Comitato deve lavorare di più. Le signore ultra sessantenni costituiscono il 17,5 per cento dei firmatari.
 


 

domenica 19 novembre 2000

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Ambiente

Enorme frana a Limone blocca la Gardesana 

Un'enorme frana di diverse migliaia di metri cubi di pietre e terriccio, con un fronte di circa un centinaio di metri, è caduta domenica notte intorno alle 22,30 sulla Gardesana, meno di un chilometro prima dell'ingresso del paese di Limone per chi proviene da Gargnano. Lo smottamento ha naturalmente bloccato la statale, interrompendo le comunicazioni con la parte nord del lago, e per poche decine di metri non ha investito e travolto due autovetture provenienti da Riva che stavano percorrendo quel tratto di strada. Gli automobilisti scampati al tremendo pericolo, che hanno lanciato per primi l'allarme, sostengono che nessuno stava percorrendo la statale davanti a loro, ma i Volontari del Garda, subito accorsi, hanno immediatamente attivato le ricerche di eventuali automobili sepolte sotto la roccia o trascinate nel lago. Ricerche rese difficili e pericolose anche dal fatto che la frana ha travolto e spezzato tutto quello che ha incontrato, compresi i cavi dell'alta tensione della corrente elettrica. I volontari e i pompieri di Riva e Salò hanno dovuto montare alcune fotocellule su una barca e scandagliare con quelle il lungo fronte dello smottamento. E' impossibile allo stato attuale delle cose pronosticare per quanto tempo dovrà restare chiusa la Gardesana, ma sicuramente non sarà facile ripristinarla e rimetterla in sicurezza. Per chi transita sulla statale e vuole risalire verso il Trentino, è quindi obbligatoria la deviazione sulla strada per Tremosine. Per un sopralluogo approfondito i tecnici hanno dovuto aspettare la mattina. Hanno scoperto che una quantità di pietre e roccia analoga a quella precipitata incombe sul posto, creando pericolo anche per chi dovrà effettuare i lavori di sgombero. I primi interventi riguarderanno quindi alcune cariche di esplosivo per far precipitare i massi ancora in bilico sulla parete. Va ricordato che nella stessa zona (anche se dalla parte opposta del paese di Limone, verso il Trentino), nel febbraio scorso un analogo smottamento è costato la vita a un pensionato di Arco, in provincia di Trento, che stava passando a bordo di un furgoncino Ape.
 

Cronaca

Venduta dai famigliari a una banda di albanesi 

E' stata salvata per pura fortuna, in un Autogrill dell'Autostrada del Sole. Quando quella ragazza giovanissima si è presentata piangendo e gridando ai dipendenti dell'area di servizio Chianti, sulla A1 nei pressi dell'uscita di Firenze Sud, gli addetti hanno faticato a comprendere la sua storia. Che la giovane ha raccontato a una pattuglia del polizia stradale subito intervenuta dopo una chiamata al 113. Gli agenti hanno così scoperto che la ragazza, 20 anni, proveniente dalla Moldavia, era a Brescia clandestinamente ospite del fratello, ma che alcuni parenti (un cugino, pare) sabato sera l'avevano venduta ai tre albanesi che l'accompagnavano. Il terzetto l'aveva caricata su un'auto, una potente Bmw, e la stava trasferendo dalla nostra città a Firenze con l'obiettivo di farla lavorare sui marciapiedi della città toscana. Una sosta in autostrada e la distrazione dei suoi sequestratori, che erano armati di coltello, ha consentito alla giovanissima moldava di scendere e cercare aiuto. Ma quanto vale una ragazza in questo squallido mercato clandestino? Poco: 1 milione e mezzo. Questo almeno la cifra che i manigoldi albanesi avrebbero pagato al cugino della giovane. I tre hanno tentato di fuggire, ma sono stati bloccati dalla polizia a Badia del Pino. Subito ammanettati e portati in carcere ad Arezzo, sono in regola con il permesso di soggiorno e risiedono a Brescia. A Prevalle è stato incarcerato un quarto albanese, accusato di aver fatto da intermediario nell'operazione. Proseguono le indagni per verificare la storia della ragazza.
 


 

lunedì 20 novembre 2000

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Cronaca

Trovato hashish per 1 miliardo 

I carabinieri hanno recuperato un grosso carico di hashish che stava per essere distribuito nella nostra provincia e in Lombardia da una banda di trafficanti internazionali di stupefacenti. La droga leggera, ben 178 chili divisi in pani per un valore di mercato superiore al miliardo, si trovava sul cassone di un camion abbandonato in un piazzale di Rezzato. Probabilmente i trasportatori dell'hashish sono stati disturbati da qualcuno durante il trasbordo della merce da un mezzo all'altro, e hanno preferito abbandonare la droga e fuggire. Secondo gli investigatori la merce sarebbe di provenienza spagnola.
 

Stragi

Il pentito Carlo Digilio interrogato l'11 dicembre 

E' stato fissato dal giudice per le indagini preliminari Francesca Morelli per il prossimo 11 dicembre l'interrogatorio del pentito Carlo Digilio, ex fiduciario della Cia nel Veneto (nome in codice: Erodoto) e testimone chiave della terza inchiesta sulla strage di piazza della Loggia (che il 24 maggio 1974 ha provocato otto morti e un centinaio di feriti). L'interrogatorio, che assume la forma dell'incidente probatorio, consentirà agli avvocati della difesa di porre al pentito alcune domande dirette. I ricordi di Digilio, soprannominato "zio Otto" ai tempi in cui frequentava gli ambienti neofascisti, sono stati determinanti per l'accusa nel processo per la bomba alla questura di Milano e hanno aperto nuove strade a chi indaga sulla strage di Piazza Fontana. Per piazza Loggia il pentito, che ha 63 anni, è malato e risiede a Roma dopo il rientro da Santo Domingo, ha coinvolto nell'inchiesta nove persone, che risultano indagate in seguito alla sua testimonianza. I nomi più conosciuti sono quelli di Delfo Zorzi, ex responsabile di Ordine Nuovo nel Veneto e ora imprenditore di successo in Giappone (dov'à fuggito anni fa e si fa chiamare Roi Hagen), del generale dei carabinieri Francesco Delfino (all'epoca dei fatti capitano a Brescia) e del segretario della Fiamma tricolore Pino Rauti. Ma il pentito ha chiamato in causa anche Maurizio Tramonte, 48 anni, ex collaboratore del Sid in Veneto (nome in codice: Fonte Tritone); Giovanni Maifredi, 68 anni, ex guardia del corpo del ministro Taviani, implicato a suo tempo nel Mar di Carlo Fumagalli e sospettato di essere un agente del Sid; Carlo Maria Maggi, medico neofascista veneziano; Arturo Francesconi Sartori, padovano di 53 anni; e il 71enne Angelo Pignatelli, ex ufficiale dei carabinieri residente a Verona. Infine c'è il nome di Yves Felix Marie Guillou, 74 anni, noto anche come Guerin Serac, capitano dell'esercito francese in Indocina e Algeria, poi disertore e militante dell'Oas, l'organizzazione terroristica di estrema destra, infine rifugiato a Lisbona dove, come agente e informatore della Cia americana, ha diretto l'Aginter Press, un centro di spionaggio in Europa.
 


 

martedì 21 novembre 2000

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Amministratori

Rovato, vietato ai non cristiani avvicinarsi alle chiese 

A sentirla raccontare sembra incredibile. Invece è tutto lì, nero su bianco, affisso all'albo pretorio del comune di Rovato da martedì. Il sindaco del grosso comune della Francicorta Roberto Manenti (Lega Nord), ha infatti nuovamente stupito i suoi concittadini emettendo un'ordinanza che farà sicuramente scalpore. Vieta infatti a tutti i "non professanti la religione cristiana" di avvicinarsi a meno di 15 metri da chiese, cappelle, cimiteri e qualsiasi altro luogo di culto. Atei, agnostici, musulmani, buddhisti, animisti e pagani (più gli aderenti a tutte le altre migliaia di religioni del mondo) devono quindi stare attenti a non superare "un'area di protezione e sicurezza". L'ordinanza si è resa necessaria, scrive testualmente Manenti, per "salvaguardare i valori cristiani dalle contaminazioni di altre religioni". Chi non professa il cristianesimo non può quindi passare a meno di "15 metri lineari" dalle chiese di Rovato, e questo per la "protezione della morale giustificata dall'interesse pubblico". Di più il documento comunale non spiega, e non si parla di sanzioni specifiche a carico dei trasgressori. Ma ora l'imbarazzante palla passa a chi dovrà far rispettare l'ordinanza. Come faranno i vigili urbani a misurare la fede di ogni passante?
 


 

mercoledì 22 novembre 2000

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Cronaca

Presi trafficanti di donne 

Nove persone, tre bresciani e sei albanesi, sono finite in carcere nel corso di un'operazione contro il traffico di donne dai paesi dell'Est all'Italia e lo sfruttamento della prostituzione. A capo della banda si trovavano un albanese di 34 anni che, secondo i carabinieri, investiva i proventi del traffico in un grande albergo a 5 stelle di Durazzo. L'indagine è scattata dopo il fermo di una donna albanese a Ponte San Marco, e sono state le denunce di tre ragazze a smascherare la banda.
 


 

venerdì 24 novembre 2000

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Ambiente

Sono 26 le aziende a rischio-inquinamento 

Sono 26 gli insediamenti a rischio ambientale nella nostra provincia. Si tratta di industrie chimiche, depositi di carburanti e gas, fabbriche di esplosivo: tutte aziende che rientrano in un elenco di attività che presentano un rilevante pericolo in caso di incidente. La lista è stata diffusa dal sottosegretario all'Ambiente Valerio Calzolaio, ma non si tratta di aziende inquinanti: sono realtà produttive o commerciali che trattano o movimentano sostanze potenzialmente pericolose per l'ambiente e come tali vanno osservate con particolare attenzione da parte degli enti locali, ai quali spetta questa funzione di controllo. Sono, insomma, aziende a rischio potenziale. In tutta Italia gli stabilimenti censiti sono 1.046, tra i quali si inseriscono i 26 bresciani. Vi sono gli impianti chimici della Caffaro di via Milano a Brescia (con due insediamenti segnalati), della Finchimica di Manerbio, della Pelma di Bassano Bresciano (che produce poliuretano espanso) e della Italchimici di Lumezzane (prodotti per la galvanica); le fabbriche di esplosivo Sei di Ghedi e Sorlini di Carzago della Riviera (ma quest'ultima ha cessato l'attività); gli impianti per il gas e il gpl della Margas di via Duca degli Abruzzi e della Fapp di Desenzano; i depositi della Pialorsi-Stivengas di via Buffalora, della Lunikgas di Cologne, della Autogas Orobica di Paderno Franciacorta, della Tecnigas di Prevalle, della Gabogas di Vobarno e della Liquigas di Pian Camuno. Infine c'è il lungo elenco degli impianti di stoccaggio del carburante e dei fluidi derivati dal petrolio: Ferremi Battista di via Vallecamonica, Bruschi&Muller di via San Zeno, Capricorno spa, Abp Nocivelli di Castegnato, Bermugas di Erbusco, Bertolotti&Adamini di Flero, Termoagricola di Gambara, Agricam e Iclam di Montichiari, Turra petroli a Palazzolo, Delta Petroli a Pontoglio.
 

Cronaca

Quinzano, tragedia sul lavoro 

Il crollo del muro di una cascina in ristrutturazione di via Beata Stefana a Quinzano ha provocato sabato mattina la morte di un giovane muratore 18 enne, che stava effettuando dei lavori con altri colleghi. La vittima è Simone Resconi, residente in paese in via Ciocca, travolto dalle macerie del muro al quale stava lavorando su un'impalcatura, mentre un altro muratore è stato ricoverato all'ospedale di Manerbio in gravissime condizioni. Il ferito, rimasto a lungo sotto pietre e calcinacci dopo essere stato ferito da una spranga di ferro, è Battista Martinelli, 34 anni. E' in ospedale in prognosi riservata anche il 46enne Angelo Bricchetti, messo comunale a Quinzano, che pare stesse conversando con i due. Le piogge di questi giorni avevano provocato un rigonfiamento d'umidità nel muro della cascina, per il quale erano stati predisposti alcuni lavori nell'ambito della ristrutturazione in atto. Purtroppo è avvenuta la tragedia.
 


 

sabato 25 novembre 2000

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Cronaca

Cellatica, rapinati in casa 

Attimi di terrore nella notte a Cellatica dove quattro persone sono penetrate in un'abitazione di via Attico 7. Entrati nella villa intorno alle 23 di venerdì sera forzando una finestra, i quattro - dall'accento straniero - hanno minacciato con un coltello il proprietario, l'imprenditore 44enne Diego Penocchio, che è stato legato utilizzando un rotolo di nastro adesivo. Poi i banditi hannno costretto la moglie ad aprire la cassaforte, nella quale hanno trovato circa 10 milioni in contanti oltre a gioielli e preziosi per un'altra trentina di milioni. Alla fine se ne sono andati senza rubare le auto di grossa cilindrata della famiglia parcheggiate all'esterno.
 


 

domenica 26 novembre 2000

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Cronaca

E' tornata in azione a Chiari la banda delle Mercedes 

Un'altra rapina in una villa del Bresciano è stata messa a segno domenica sera da una banda di cinque persone, stando alla testimonianza della vittima quasi certamente di nazionalità albanese. Questa volta è stato preso di mira un imprenditore molto conosciuto: si tratta infatti di Emilio Frigoli, 45 anni, direttore commerciale della Poligrafica San Faustino di Castrezzato, società quotata in Borsa. L'uomo, che era solo in casa, si trovava nella palestra privata ricavata nel cascinale ristrutturato in cui vive alla periferia di Chiari, in via Palazzolo 30, a poca distanza dalla frazione di San Bernardino. Verso le 18, con la zona coperta da una fitta nebbia, cinque persone armate di cacciavite e di un bastone, con il quale hanno ridotto a mal partito il cane dell'imprenditore, sono penetrate prima nel giardino e poi all'interno del lussuoso cascinale. Dopo aver minacciato, strattonato e preso a calci Frigoli per farsi rivelare il nascondiglio della cassaforte (che però nella casa non esiste), si sono fatti consegnare tutti i contanti e i preziosi presenti in casa. Non contenti dei pochi milioni di lire, di alcune centinaia di dollari americani e del Rolex dell'imprenditore, pare che abbiano anche prelevato dall'armadio alcuni capi di vestiario. Poi si sono allontanati alla guida delle nuovissima Mercedes 5000 della loro vittima. Frinolli è stato chiuso in un bagno, dal quale è stato liberato poco dopo le 20 quando è rientrata dal paese la coppia di filippini che lavora pressso la cascina.
 


 

lunedì 27 novembre 2000

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Cronaca

Conclusa in Cina l'inchiesta sul bresciano incarcerato 

La polizia cinese, dopo i 30 giorni previsti dalla legge, ha concluso le indagini e passato alla Procura di Pechino la documentazione su Daniele Prandelli, il commerciante bresciano di 42 anni arrestato il 24 ottobre scorso. Entro sette giorni la Procura dovrà decidere se scarcerare o processare Prandelli, che da anni risiede tra Hong Kong e Pechino dove rappresenta numerose società italiane, e si trova in stato di detenzione con l'accusa di aver cercato di frodare lo Stato che lo ospita. Le imputazioni per il nostro concittadino sono precise e molto gravi: contrabbando ed evasione fiscale. L'accusa è di aver tentato di importare circa 300 tonnellate di piastrelle, dichiarando una diversa qualità e un valore più basso della merce (147 mila dollari anzichè 294 mila) per pagare un dazio inferiore. Per questo Prandelli e la manager cinese di una società locale rischiano una condanna molto pesante: fino a 10 anni di galera. Prandelli, i cui genitori risiedono ancora in via Piadena a San Polo, vive nella capitale della Cina insieme con la moglie, una donna giapponese, e il figlio di quattro anni. Il suo caso è seguito dall'ambasciata italiana che gli ha procurato un avvocato cinese.
 

Picchiato a martellate per rubargli la Mercedes 

Avevano notato la sua Mercedes S320 e avevano già cercato di rubarla sabato, ma era scattato l'allarme. Lunedì sera una banda di albanesi composta da quattro persone s'è presentata di nuovo a casa di un imprenditore per impossessarsi della lussuosa vettura. Ma Osvaldo Lancini, 49 anni, titolare di un'impresa idraulica abitante a Cremignane d'Iseo in via Chiesa 1, aveva avuto un presentimento e quella macchina l'aveva già riconsegnata: non ne voleva pù sapere, troppo rischiosa. Così i banditi che lunedì sera all'improvviso si sono presentati nel giardino di casa sua (l'imprenditore era solo con il figlioletto di otto anni) pretendevano che l'uomo consegnasse loro qualcosa che ormai non possedeva più. E per convincerlo a confessare dove fosse nascosta la macchina l'hanno pestato più volte con un martello. Alla fine hanno dovuto credergli: si sono impossessati di 4 milioni in contanti e del Rolex di Lancini. Ma quando hanno deciso di cercare la cassaforte in casa il pestaggio è ricominciato. Finché, convintisi che nell'abitazione non esisteva cassaforte, i quattro si sono allontanati. Per Lancini ferite gravi e stato di choc. Dopo il colpo messo a segno domenica sera a Chiari, la banda è quindi tornata a colpire nella zona della Franciacorta.
 

Economia

Fallimento per Italcase group 

Sono sempre più esili le speranze di salvare dal crack finanziario il gruppo Italcase della famiglia Bertelli di Bedizzole, dopo che è stata depositata la sentenza di fallimento per la Italcase Group spa (ex Italcase prefabbricati) e per la Italcase Bertelli Costruzioni spa. In precedenza erano state dichiarate fallite la Italcomponenti e la Cala del Faro, sempre appartenenti al gruppo guidato da Mario Bertelli. L'imprenditore sta tentando un difficile salvataggio tramite la società Country Village, divenuta la holding che ha assorbito tutte le altre società e sta costruendo a Stintino un villaggio di ville, appartamenti e residence con 7 mila posti letto. Per finanziare questa realizzazione c'è l'interessamento di un pool di banche, ma dopo gli ultimi sviluppi la strada del ritorno "in bonis" pare sempre più difficoltosa. Attivo nei prefabbricati e nelle costruzioni, il gruppo Bertelli aveva iniziato alcuni anni fa un'espansione in Germania che non ha prodotto i risultati sperati.
 


 

martedì 28 novembre 2000

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Cronaca

Schiavi cinesi a Trenzano e Lograto 

Sono ben quattro i laboratori tessili clandestini scoperti l'altra notte tra Trenzano e Lograto dai carabinieri di Chiari. I militari hanno fatto irruzione in alcuni magazzini nei quali vivevano e lavoravano in condizioni igieniche disperate decine di immigrati provenienti dall'Estremo oriente, molti dei quali clandestini, tutti trattati praticamente come schiavi, privati dei documenti d'identità e costretti a lavorare 10 o 12 ore al giorno alla macchina da cucire, per un tozzo di pane oppure per riscattare la propria libertà. In manette per riduzione in schiavitù e altri reati sono finiti tre cinesi, titolari dei laboratori, nei quali sono state trovate ben 80 postazioni di lavoro, quasi come in una piccola industria. I lavoratori-schiavi liberati dai carabinieri sono stati invece circa una cinquantina, la metà dei quali non in regola con i permessi di soggiorno.
 


 

mercoledì 29 novembre 2000

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La città che cambia

Borsa, autobus, metropolitana: grandi manovre all'Asm 

La grande partita che si sta giocanto intorno al futuro dell'Asm, l'Azienda dei servizi municipalizzati di proprietà del Comune di Brescia che controlla circa il 99 per cento delle azioni, sta entrando in questi giorni nel vivo. Il futuro dell'ex municipalizzata è ben chiaro nella mente del presidente Renzo Capra e del sindaco Paolo Corsini che ne governano i destini con la mediazione dell'assessore Giuseppe Onofri. La società dovrà essere quotata in Borsa, se tutto andrà bene, nella tarda primavera del 2001. Per avviare tutte le procedure è stato scelto un consulente di nome come la milanese "Lazard, Vitale e Borghesi" che ha già partorito il primo verdetto: in Borsa sì, ma senza la zavorra dei trasporti.
Da qui la prima decisione, presa in fretta e furia in questi giorni: scorporiamo il settore, cronicamente in perdita, dall'Asm, e lasciamolo in carico al Comune in modo da quotare in Borsa solo la polpa. E qui è nato anche il primo problema. Infatti il settore trasporti dell'Asm avrebbe dovuto finire in una nuova società (controllata sempre dall'Asm con il 51 per cento) che si sarebbe fusa con la bergamasca Sia, formando un agglomerato molto forte a livello lombardo. Gli accordi di massima erano già stati presi, quando i bresciani hanno cambiato le carte in tavola, lasciando di sasso i bergamaschi ai quali adesso si prospetta l'ingresso come soci di minoranza del Comune in una società cenerentola fatta con lo scarto dell'Asm, invece della prevista alleanza strategica con la potente municipalizzata di Capra. Ecco perché le trattative hanno subito una battuta d'arresto e la Sia ha cominciato a puntare i piedi. Per indorare la pillola, Brescia ha messo sul piatto, insieme con bus e pullmini, anche i parcheggi, la cui proprietà rappresenta un patrimonio e la cui gestione produce utili. Già, ma per costruire i parcheggi sono stati contratti mutui, chi li pagherà? L'Asm naturalmente, che pur di liberarsi dei trasporti sarbbe disposta a fare carte false. Ma i bergamaschi non sembrano ancora convinti, quindi probabilmente per farli entrare in società bisognerà versare alla proprietà della Sia un conguaglio di un bel pacchetto di miliardi. Quanti ancora non si sa, ma gli esperti stanno facendo i calcoli.
Il progetto non è ancora ben definito e si va pian piano delineando man mano che passa il tempo, ma alla fine di tutto il cammino la situazione dovrebbe essere la seguente. Il Comune di Brescia costituirà una nuova società, chiamata Smm, Società metropolitana per la mobilità, che costruirà la famosa metropolitana leggera e controllerà il 51 per cento di Brescia trasporti (l'altro 49 per cento sarà della Sia) la quale si occuperà del trasporto su gomma in città e provincia e della gestione dei parcheggi. Ma come troverà la Smm i soldi per pagare la metropolitana? Se è vero che il 60 per cento deriverà dai contributi statali, il 15 per cento da quelli regionali, che il 10 per cento circa verrà anticipato attraverso un complicato meccanismo dai costruttori (e prendendo per buona la cifra di 1.130 miliardi di lire per il primo appalto), restano da trovare più o meno 200 miliardi di lire che il Comune ha un solo modo per recuperare: vendendo in Borsa un po' di azioni dell'Asm. Ecco perché in Loggia hanno tutta questa fretta di far sbarcare in Piazza Affari la società di via Lamarmora. Quindi il cerchio si chiude, con una piccola variante che è anche un'incognita. Nella primavera prossima c'è il rinnovo del consiglio d'amministrazione dell'Asm e sarà il Comune, con l'attuale giunta di centro sinistra, a dover confermare, o cambiare, gli amministratori.
Per quest'anno l'Asm prevede un fatturato di circa 1.006 miliardi di lire, con 2 mila dipendenti.
 


 

giovedì 30 novembre 2000

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Cronaca

Così funziona l'organizzazione della banda delle Mercedes 

Una ventina di colpi in poche settimane, due in poche ore (gli ultimi, a Chiari e Cremignane d'Iseo), troppi per una sola banda, anche se numerosa. Sono quindi probabilmente almeno due i gruppi di malviventi che si dedicano nella nostra provincia all'attività di rapinatori di Mercedes. Auto di lusso, status symbol che hanno un grosso mercato presso i nuovi ricchi degli ex paesi dell'Est, Albania in testa, dove però sembra che scarseggi il gasolio per autotrazione. I banditi rapinano quindi preferibilmente Mercedes a benzina. Ma come funziona l'organizzazione? Il meccanismo è semplice: i manovali della banda vivono probabilmente a cavallo tra le province di Bergamo e Brescia. Conoscono tutte le strade, le vie di fuga, si sanno muovere perfettamente a loro agio nella zona. Le vittime vengono spesso individuate per la strada, seguendo fino a casa le automobili incrociate per caso. Talvolta sembra invece esserci stato un basista, qualcuno che ha dato la dritta giusta segnalando le famiglie più facoltose. I quattro o cinque criminali slavi o albanesi che entrano nelle case per impossessarsi delle chiavi della macchina (si tratta del metodo più semplice per non aver problemi con gli antifurto sempre più sofisticati) vengono pagati solo alcune centinaia di migliaia di lire a testa, forse poco di più. Per questo arrotondano arraffando tutto il denaro che possono e anche i gioielli. Uno solo di loro sa dove deve portare la macchina e, subito dopo il colpo, si allontana a tutta velocità per effettuare la consegna prima che scatti l'allarme. Le automobili finiscono tutte (o quasi) alla medesima organizzazione, che ha il centro di raccolta nell'hinterland milanese e provvede in seguito a esportarle attraverso propri canali sicuri.