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mercoledì 1 novembre 2000 |
Ambiente |
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L'autorizzazione ad ampliare la discarica di rifiuti
industriali speciali aperta in località Casina Nuova
Locatelli, a Bedizzole, è arrivata all'improvviso da
parte della Regione, cogliendo di sorpresa la giunta locale
guidata dal sindaco Roberto Caccaro, che proprio in senso
contrario si era sempre impegnato con i suoi concittadini.
La discarica, riservata ai rifiuti speciali di tipo B,
è gestita dalla Faeco per conto dell'acciaieria
Feralpi Lonato, ed era stata in un primo tempo autorizzata
dal Pirellone a trattare 800 mila metri cubi di materiale,
ridotti poi a 270 mila dopo l'opposizione del comune e la
raccolta di firme da parte del Comitato antidiscarica. Ora,
con l'autorizzazione all'ampliamento, la Regione concede
quello che era stato negato all'inizio, e ha provocato una
mezza sollevazione nel paese. Contrari si sono dichiarati,
oltre al Comitato antidiscarica, il Circolo legambiente,
l'associazione Vita "Fiume Chiese", La lista Uniti per
Bedizzole - Sinistra solidale, i Democratici di Sinistra,
Rifondazione comunista e Lega Nord. |
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Cronaca |
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Il padrone di casa si è alzato prima dell'alba per
recarsi a caccia. Ma i ladri hanno avuto la freddezza di
restare nel garage ad aspettare che l'uomo se ne andasse e
poi sono entrati in azione. Professionisti che sapevano bene
che cosa fare. Hanno narcotizzato la moglie e hanno portato
a termine la razzia. Obiettivo la villa di Ome di Angelo
Bonzoni, imprenditore con un'azienda per la lavorazione del
marmo a Rezzato. Bottino vario, composto da un orologio e un
cellulare, due quadri, un paio di tappeti, ma soprattutto da
due vetture: una Mercedes 320 e una Golf. Quando Bonzoni si
è alzato molto presto, aveva sentito alcuni rumori
provenire dalla rimessa, ma li ha attribuiti al cucciolo di
cane lupo che gira per casa, oppure al figlio Alberto che
doveva venirlo a prelevare per la battuta di caccia. Due
figlie, che dormivano in un'altra ala della grande casa,
invece, non hanno sentito niente. Così, tra un
equivoco e l'altro, i ladri sono riusciti a farla franca e
quando la signora Annamaria Bono si è svegliata con
un forte mal di testa ha trovato la casa saccheggiata. |
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La città che cambia |
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Con 23 voti a favore e 10 contrari, dopo un lunghissimo e
acceso dibattito che ha tenuto tutti impegnati fino alle
2,30 di lunedì notte, il consiglio comunale di
Brescia ha approvato il piano di recupero del Carmine
preparato dalla giunta Corsini. La riqualificazione
urbanistica della zona, premessa indispensabile - anche se
non sufficiente - per la riqualificazione sociale e il
contenimento dell'emergenza criminalità,
passerà soprattutto attraverso il risanamento degli
immobili fatiscenti della zona. Si tratta di un pacchetto di
norme in materia urbanistica ed edilizia che concede, per
esempio, ai proprietari degli immobili più degradati
(circa un'ottantina di stabili nelle zone di via Grazie, via
Calzavellia, via Pile, via Scalvini, vicolo Medici e via
Paitone) un anno di tempo per presentare domanda di
concessione per restaurare gli edifici (e quattro per
eseguirli). In caso contrario il comune potrà
procedere all'esproprio, per poi assegnare l'immobile
all'Aler o a una cooperativa per la ristrutturazione. I
proprietari che invece eseguiranno i lavori, godranno
dell'esenzione dall'Ici per alcuni anni. Si tratta di un
passo importante visto che proprio in quelle case, spesso in
assenza dei più elementari servizi igienici, abitano
ammassati italiani e immigrati che a volte per vivere si
prestano a fare da manovalanza per la malavita o si occupano
di piccolo spaccio o furti. Il risanamento di questi
immobili - gli inquilini dei quali, quando sono clandestini,
pagano affitti elevati e in nero ai proprietari italiani -
è quindi il primo passo indispensabile per la
bonifica del quartiere. Bonifica che, secondo il piano
comunale, dovrebbe passare anche attraverso interventi sulle
strutture pubbliche come gli ex cinema Brixia (spazi per
l'università) e Moderno (spazi per i bambini) o come
investimenti nell'illuminazione e la sistemazione dei
vicoli. Durante il consiglio comunale fiume sono stati
respinti tutti gli emendamenti dell'opposizione che chiedeva
innnanzi tutto la mano più decisa sul fronte della
sicurezza e del ripristino della legalità. |
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giovedì 2 novembre 2000 |
Cronaca |
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Un imprenditore di 49 anni ha perso la vita a Lumezzane
per un drammatico infortunio sul lavoro avvenuto nel
laboratorio di falegnameria di cui era contitolare insieme
con il fratello. Secondo la prima ricostruzione, Michele
Ocello, proprietario insieme con Luigi della Falegnameria
Ocello, in via Ruca 32 a Lumezzane, è caduto dal
tetto del capannone del laboratorio che stava riparando,
finendo pesantemente a terra su una struttura di cemento
armato. Le sue condizioni sono apparse subito gravissime e
l'uomo è stato trasportato d'urgenza con
l'eliambulanza all'ospedale di Brescia, dove è
però spirato mezz'ora dopo il ricovero. Si tratta del
diciassettesimo incidente mortale sul lavoro avvenuto nella
nostra provincia dall'inizio dell'anno a oggi. Michele
Ocello, originario della Calabria ma da 35 anni a Lumezzane,
lascia la moglie e tre figlie. |
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venerdì 3 novembre 2000 |
Amministratori |
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E' stato approvato nel 1993 ed è in vigore dal
1995. Ma solo ora i cittadini di Sulzano scoprono che il
Piano regolatore del loro comune non esiste. Il Consiglio di
Stato, respingendo il ricorso presentato dal comune, ha
infatti confermato la sentenza del Tar che, nel dicembre del
1999, aveva dichiarato non valido il Piano regolatore per
alcuni vizi di forma. Niente di irreparabile, tutto sommato,
se non fosse per un pasticciato tentativo di tenere tutto
nascosto o, comunque, di far passare la cosa il più
possibile sotto silenzio. Infatti la notizia, una vera e
propria tegola per la giunta guidata da Giuseppe Ribola,
è arrivata a Sulzano addirittura nell'aprile di
quest'anno, ma l'amministrazione l'ha tenuta segreta fino a
pochi giorni fa. Una figuraccia clamorosa per la maggioranza
che non solo si trova in mano un piano regolatore da rifare
(basterà rivotare quello vecchio al prossimo
consiglio comunale), ma deve anche fare i conti con i
cittadini imbufaliti dallo stop imposto a tutte le
costruzioni avviate nel frattempo, e con i consiglieri
comunali, i tecnici e gli altri addetti ai lavori convinti
di essere stati presi in giro, perché da aprile
stanno lavorando su un documento praticamente inesistente e
nessuno li aveva informati. Ora i tempi burocratici per
rientrare nella legalità parlano di almeno sei mesi
di attesa. |
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Cronaca |
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Si fanno passare per impiegati dell'Inps, dell'Enel,
dell'Asm, delle Poste. Si spacciano per volontari delle
associazioni di mutilati e invalidi, per assistenti sociali,
per aiutanti del parroco... La fantasia dei truffatori non
ha limiti, proprio come la credulità delle persone in
buona fede che vengono raggirate. Pensate, ci sono anche
quelli che si spacciano per militanti di Rifondazione
comunista in cerca di fondi per una sottoscrizione (sono in
giro in questi giorni e il partito ha invitato a
denunciarli). In realtà di truffatori, piccoli e
grandi, il mondo è pieno. Ma alcuni usano tecniche
particolarmente odiose e imbrogliano persone per le quali
invece ci vorrebbe ben altro rispetto. Come i due, padre e
figlio di 55 e 33 anni residenti a Brescia, che i
carabinieri hanno catturato a Verolanuova. Si erano
spacciati per volontari dell'Associazione mutilati e
invalidi del lavoro, spiegando in particolare di
rappresentare le vittime dell'amianto. Sapevano bene, i due
sciacalli, che la vedova 73 enne con la quale stavano
parlando aveva perso il marito proprio per avvelenamento da
amianto. Per farla breve, l'hanno convinta a comprare per 1
milione e 100 mila lire della biancheria di quart'ordine,
sostenendo che il ricavato sarebbe andato all'associazione.
Per fortuna la donna non aveva in casa tutti i soldi, ma
solo 800 mila lire che ha puntualmente consegnato come
anticipo, prendendo appuntamento per il saldo. Quando i due
sono tornati hanno però trovato i carabinieri, nel
frattempo avvertiti dalle figlie della signora,
insospettite. Dall'inizio di quest'anno sono state 26 le
truffe di questo tipo denunciate nella nostra provincia,
tutte a danno di persone indifese e a volte il bottino
è rappresentato dai risparmi di una vita. Anche se
non tirano fuori una pistola, questi truffatori lasciano un
segno indelebile nella mente e nel fisico dei poveri anziani
raggirati, i quali spesso non si riprendono più. |
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sabato 4 novembre 2000 |
Cronaca |
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Si sono introdotti in una casa di via fratelli Cervi 20,
a Roncadelle, verso le 3,30 di mattina e, minacciando i
proprietari dell'abitazione, marito e moglie, con cacciavite
e pistola, si sono fatti consegnare 2 milioni in contanti,
un orologio e una collana. Autori della rapina tre uomini,
probabilmente slavi, che hanno anche pestato a calci e pugni
il padrone di casa che aveva tentato di opporre resistenza.
Hanno fatto perdere le loro tracce. |
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domenica 5 novembre 2000 |
Ambiente |
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Per quasi tutta la giornata di oggi il centro di Brescia
resta chiuso al traffico per la "giornata ecologica". Tra le
10 e le 18 infatti la zona all'interno del ring non à
accessibile alle auto private, ma soltanto ai mezzi pubblici
utilizzabili con un unico biglietto valido per l'intera
giornata. Durante il pomeriggio inoltre vengono organizzati
giochi per bambini con l'Arciragazzi, in piazza Duomo, e
un'esibizione di orientering (particolare disciplina che
abbina corsa e capacità di orientamento), in piazza
Loggia. |
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Il tempo, freddo ma senza pioggia, ha assicurato il
successo della giornata ecologica che, dalla mattina alle 10
fino alle 18, ha visto numerosi cittadini confluire a piedi,
in bicicletta o con i mezzi pubblici nel centro della
città per partecipare alle iniziative oprganizzate
per l'occasione. Soprattutto nel pomeriggio, in piazza
Loggia e piazza del Duomo, la folla ha assunto una certa
consistenza anche grazie alle manifestazioni dedicate ai
più giovani: le animazioni dell'Arci Ragazzi e la
dimostrazione di orienteering, una disciplina sportiva che
abbina il podismo con l'orientamento. Bene la giornata
ecologica, quindi, con i pochi vigili (il grosso era allo
stadio) impegnati a convincere i soliti distratti, per la
verità un po' troppo numerosi, a lasciare
l'automobile fuori dal ring. Una nota polemica è
arrivata dal coordinatore provinciale della Legambiente
Maurizio Bresciani, consigliere verde nella Nona
circoscrizione, che ha ricordato come le giornate ecologiche
siano 12 in un anno, mentre per tutti gli altri giorni il
centro città vive soffocato dalle auto. Anche
perché nelle zone a traffico limitato nessuno fa
rispettare i divieti. |
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Una giovane femmina di sparviere, un piccolo rapace che
vive nei boschi fino ai 2000 metri di altezza, denutrita e
indebolita dal freddo è rimasta ferma per ore accanto
alla buca numero 4 del Golf club di via Stretta a Brescia,
finché non è stata raccolta dai volontari che
l'hanno curato. Per alcuni giorni l'animale, che appartiene
a una specie conosciuta per la sua timidezza (pensate che
molti sparvieri muiono addirittura per infarto a causa di un
grande spavento) è stato nutrito a forza con piccole
quaglie d'allevamento e tenuto al riparo sotto le cure di un
gruppo di veterinari. Rimesso in sesto, domenica è
stato ricondotto al Golf club e qui liberato. Ha preso
subito il volo e, dopo essersi fermato qualche tempo su un
albero per orientarsi, è ripartito facendo perdere le
tracce. |
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Cronaca |
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Solito dopopartita con contorno di guerriglia urbana
anche questa domenica pomeriggio a Mompiano, dove chi abita
nei pressi dello stadio deve starsene blindato in casa e la
maggior parte degli spettatori della partita è
costretta ad allontanarsi in fretta e furia dal Rigamonti
per non essere coinvolta negli scontri. Come già dopo
Brescia-Fiorentina, gruppi di bresciani irriducibili si sono
ammassati cercando il contatto fisico con i tifosi
romanisti. Il massiccio schieramento di forze di polizia ha
risposto alla sassaiola degli ultras, poche centinaia in
tutto, con cariche di alleggerimento e contenimento. Teatro
della guerriglia la zona più a ridosso dello stadio:
il parcheggio della piscina di Mompiano, piazzale Vivanti,
l'incrocio tra via Triumplina e via Stadio. Alla fine della
battaglia, durata poco più di un'ora, 26 scalmanati
sono stati fermati e portati in Questura, uno è stato
arrestato, mentre i tifosi della Roma (che ha vinto 4-2)
hanno finalmente potuto lasciare lo stadio a bordo dei
pullmini blindati dell'Asm. Il bilancio degli scontri
è di cinque feriti (tra cui tre agenti) e di alcune
auto danneggiate. |
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E' stato il bar Sport di via Fratelli Chiodi 17, a
Bedizzole, a mettere a segno uno dei due otto di domenica
che, grazie al Totogol, hanno creato alcuni nuovi ricchi in
Italia. All'anonimo vincitore è andato un bottino di
quasi un miliardo e mezzo. Per la precisione 1 miliardo 497
milioni e 335 mila lire. Una bella somma, di quelle che
possono cambire la vita a una persona normale, nonostante le
cifre stratosferiche del Superenalotto abbiano un po'
offuscato questi "piccoli" colpi di fortuna. Il locale, che
domenica era chiuso per turno, è intestato alla
signora Maria Emilia Baresi in Dordoni: la titolare lo
gestisce con il marito Giuliano. |
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lunedì 6 novembre 2000 |
Cronaca |
In manette spioni troppo curiosi. Arrestato anche un poliziotto |
Effettuavano indagini private con sistemi poco corretti,
intercettazioni ambientali e telefoniche abusive e utilizzo
di informazioni riservate. Per questo sono finite in manette
quattro persone, due delle quali - entrambe donne - agli
arresti domiciliari. Gli incarcerati sono un poliziotto in
servizio alla questura di Brescia, Antonio D'Orta, 41 anni,
accusato di aver passato notizie e informazioni prese dai
terminali della questura e coperte da segreto a Luciano
Sisti, 47 anni, ex poliziotto, titolare dell'omonima agenzia
di investigazioni private. Insieme con loro Ferruccia
Milone, titolare di un'agenzia di recupero crediti, e
Francesca Masetti Zanini, 31 anni, titolare dell'agenzia di
sevizi "Tempo reale". L'indagine, affidata ai funzionari
della Digos, è partita dagli uomini della questura di
San Polo che poi ne hanno informato la magistratura
consentendo la cattura del collega infedele. Al gruppo sono
contestate procedure scorrette nell'ambito di investigazioni
matrimoniali, in casi di concorrenza sleale ed
eredità. |
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E' stato identificato e fermato l'uomo che ha
accoltellato uno studente universitario di Gussago, F.I. di
26 anni, dopo una discussione sorta alle 4 di domenica
mattina perché, nel fare retromarcia, aveva
casualmente tamponato in modo leggero un'auto che si trovava
nel piazzale di via Sant'Eufemia, all'esterno di una locale
che fa musica fino alle ore piccole. Si tratta di Orazio
Tellaroli, 29 anni di Calcinato, bloccato dalla polizia in
un residence di Rezzato. Secondo i testimoni, dopo il lieve
tamponamento è nata tra i due una vivace discussione
con un accenno di colluttazione fisica. A un certo punto
Tellaroli ha deciso di chiudere il litigio e s'è
avvicinato al gussaghese piantandogli un coltello
nell'addome e provocandogli una gravissima ferita. Poi
è risalito in macchina e se n'è andato. Il
giovane è stato trasportato di corsa all'ospedale
civile, dove i medici l'hanno operato subito salvandogli la
vita. Per l'accoltellatore, individuato grazie al numero di
targa, si profila un'accusa gravissima di tentato
omicidio. |
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Sei anni e mezzo al ladro d'auto che uccise tre persone nella fuga |
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Stava fuggendo dall'inseguimento delle forze dell'ordine
a bordo di una potente Mercedes rubata a Castiglione delle
Stiviere. Nell'affontrare l'ennesimo sorpasso azzardato
sulla statale tra Desenzano e Sirmione, il marocchino di
vent'anni che si trovava alla guida del veicolo perse il
controllo e si schiantò contro una lancia Thema. Era
il 19 agosto 1999 e nell'impatto persero la vita tre persone
innocenti che erano a bordo dell'auto investita: Enzo
Pedercini e Diva Maria Gibertini, marito e moglie, e il loro
amico Pietro Giunta, tutti di origine milanese. Il giudice
Elisabetta Sanpaolesi ha condannato a sei anni e mezzo di
galera il marocchino colpevole della strage: si tratta di
Muhammed Lahzil, 20 anni, residente a Roverbella in
provincia di Mantova. |
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Economia |
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E' la famiglia Lonati, industriali da due generazioni,
alla testa di un impero nel settore delle macchine per
calzifici, la più ricca di Brescia. O almeno, i suoi
membri sono quelli che hanno dichiarato di più al
fisco nel 1999. Francesco Lonati è infatti al primo
posto nella classifica dei 119 miliardari della nostra
provincia: ha denunciato al fisco 44 miliardi e 298 milioni.
Subito a ruota lo seguono i figli Ettore, Tiberio e Fausto,
con poco più di 13 miliardi a testa. In mezzo
troviamo l'industriale tessile, originario di Mantova ma
residente a Desenzano, Lino Faccincani (23,427 miliardi
dichiarati). Gianfranco Nocivelli, il re degli
elettrodomestici di Verolanuova, segue a distanza con 5,305
miliardi, precedendo Paolo Zani della Brixia Gas (4,342
miliardi). Fulvio e Bruna Sangiacomo, titolari dell'azienda
meccanotessile di Rezzato, superano di un paio di centinaia
di milioni i 4 miliardi, mentre Arturo Bersi Serlini della
Finchimica di Manerbio è lontano con 3,073 miliardi.
I fratelli lumezzanesi Aldo e Carlo Bonomi delle
Rubinetterie Bresciane e il loro concittadino Sergio Saleri
(Sil e Italpresse), sono poco sopra i 2,8 miliardi di lire
.L'altro Saleri, Francesco, precede con 2,557 miliardi
Giuseppe Lucchini, erede del maggior gruppo bresciano
dell'acciaio, che ha dichiarato 2,456 miliardi. Dei
miliardari della new economy (come Emilio "Chicco" Gnutti,
socio di Colaninno nella Telecom e patron della Hopa) non
c'è traccia nei piani alti dell'elenco, ma si tovano
tutti sotto la metà della classifica. |
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martedì 7 novembre 2000 |
Economia |
A giudizio per insider trading Gnutti e i tre fratelli Lonati |
Si dovranno presentare direttamente in giudizio Emilio
"Chicco" Gnutti, il finanziere bresciano scalatore di
Telecom, e i fratelli Ettore, Tiberio e Fausto Lonati,
industriali meccanici, accusati del reato di insider trading
per operazioni sulle azioni delle società Cmi spa
(Cantieri metallurgici italiani, appartenente al gruppo
Falk) e Investimenti immobiliari lombardi (Iil). Lo ha
stabilito il gip Massimo Vaccari, che ha ritenuto la
questione di competenza diretta del giudice monocratico,
senza udienza preliminare. Il reato di insider trading si ha
quando qualcuno acquista o vende azioni in Borsa da una
posizione di vantaggio essendo a conoscenza di notizie
riservate sulla società interessata. Secondo il
pubblico ministero Silvia Bonardi, Gnutti, che era coinvolto
nel piano di riassetto della Cmi che prevedeva la nascita
della nuova società Iil, nella primavera del 1999
fornì in anticipo ai fratelli Lonati notizie
sull'operazione. Così i tre imprenditori poterono
comprare 320 mila azioni Cmi, per un valore di 1,737
miliardi, prima del loro apprezzamento in Borsa. La prima
udienza si terrà probabilmente nella primavera
prossima: i titoli sono sotto sequestro. |
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Il consiglio comunale di Brescia ha approvato
lunedì notte intorno alle 2 (con 21 voti favorevoli e
otto contrari) la proposta della giunta Corsini di cessione
delle 12 farmacie delle quali è proprietario il
municipio. Le farmacie, che l'anno scorso hanno fatturato 22
miliardi guadagnandone 2,5, verranno conferite tutte in
un'unica società, della quale il comune sarà
all'inizio azionista unico per vendere poi in tempi
abbastanza brevi fino all'80 per cento del capitale. Se non
vi saranno intoppi, la cessione potrà concludersi
entro la fine del 2001 e la Loggia conta di incassare almeno
20 miliardi, anche se l'esempio di altre città come
Bologna e Cremona che hanno seguito la stessa strada fa
ipotizzare un valore di mercato della vendita in blocco
delle farmacie pari al 2 o 2,5 volte il fatturato: nel
nostro caso si tratterebbe di oltre 40 miliardi di lire. In
totale le farmacie nella città di Brescia sono 53,
quelle di proprietà municipale sono collocate in via
Trento, quartiere Badia, viale Venezia, San Bartolomeo,
Folzano, San Polo, Urago Mella, via Bligny, via
Vallecamonica, via Corsica, Casazza e Pendolina. |
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mercoledì 8 novembre 2000 |
Cronaca |
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L'ambasciatore del Ruanda a Bruxelles ha parlato chiaro:
se gli italiani non restituiranno ai parenti i piccoli a suo
tempo adottati da famiglie del nostro paese, il governo
africano ricorrerà alle via legali. A sei anni dalla
guerra civile tra Hutu e Tutsi che provocò una strage
della popolazione, il Ruanda oggi vuole infatti che tornino
in patria i bambini che allora erano stati portati in Italia
per sottrarli all'eccidio. Si tratta di 167 ragazzini, 41
dei quali erano stati ospitati e poi adottati da famiglie
della nostra provincia, altri a Roma e nel Vercellese. Tutti
avevano perso uno dei genitori, alcuni anche entrambi, e per
molti di loro la fuga in Italia aveva rappresentato l'unica
possibilità di salvezza. 74 bambini, diventati
maggiorenni o reclamati dai parenti, sono già tornati
in patria. Ma altri si sono perfettamente integrati, come i
ragazzini consegnati ad alcune famiglie bresciane da padre
Roberto Lombardi, un religioso originario di Castenedolo,
che li aveva raccolti in un centro di accoglienza a Museke,
nella regione di Kigali, trasferendoli poi nel paese della
nostra provincia, dove hanno vissuto a lungo nell'asilo
prima di essere affidati a famiglie della zona. Ai tempi
erano tutti molto giovani, intorno ai tre anni d'età.
Dal 1994 questi 41 bambini vivono nel bresciano, adottati
con regolare decreto del Tribunale dei minori. Per loro oggi
rischia di aprirsi un penoso caso internazionale, anche se
la Fondazione Museke, che li ha raccolti e sfamati, assicura
che sono quasi tutti orfani e che tutte le procedure sono
state regolari: "Ormai sono bresciani", dicono a
Castenedolo. |
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giovedì 9 novembre 2000 |
Cronaca |
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E' ormai certo, Lonato avrà un mega centro
commerciale. La settimana scorsa infatti è stato
firmato davanti al notaio l'atto ufficiale di convenzione
urbanistica. Alla periferia del paese in località
Campagnoli, su un'area di 72 mila metri quadri,
sorgerà così una struttura dotata non solo di
supermercato e negozi, ma anche di sale cinematografiche,
bar e ristoranti, destinata a servire, oltre a Lonato, la
zona di Castiglione delle Stiviere e Desenzano. La
lottizzazione dell'area porterà nelle casse comunali
un surplus di 5 miliardi di lire, ma preoccupa i
commercianti del paese, impauriti dalla prospettiva di veder
andare in fumo tutti i loro affari e il lavoro di una vita e
lascia perplessi gli abitanti che temono il traffico e il
caos che questa operazione porterà con sè. In
risposta le rassicurazioni del sindaco Morando Perini: il
centro commerciale sarà come i lonatesi lo vorranno e
i proventi dell'operazione verranno impiegati per
valorizzare il centro storico del paese, con particolare
attenzione a viabilità e parcheggi. |
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Un altro colpo della banda delle Mercedes è stato
messo a segno questa mattina intorno alle 4, a Lumezzane,
nell'abitazione di un imprenditore in via Bertoli nella
frazione di Sant'Apollonio. Cinque uomini, tre dei quali
armati, quasi certamente slavi o albanesi, sono entrati nel
seminterrato della villa di Luigi Donati (che era in
vacanza) forzando una grata e, raggiunti gli appartamenti ai
piani superiori, hanno minacciato la figlia
dell'imprenditore, Anna Rita, unica persona in casa. Mentre
i malviventi facevano razzia di contanti e gioielli
contenuti nelle due cassaforti della famiglia, è
però arrivato anche Alessandro, l'altro figlio
dell'imprenditore (vive da solo, ma era passato per prendere
un fucile da caccia) che è stato subito
immobilizzato. Dopo essersi fatta consegnare sotto la
minaccia delle armi tutto il denaro e i preziosi presenti in
casa, la banda si è allontanata a bordo della
Mercedes del giovane e di una Ford Escort, risultata rubata.
Il bottino si aggira intorno ai 400 milioni. |
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venerdì 10 novembre 2000 |
Ambiente |
Laboratorio farmaceutico illegale in una villa in Franciacorta |
Avevano attrezzato in una splendida cascina ristrutturata
addirittura un vero e proprio laboratorio farmaceutico
clandestino. Lì, ben nascosta nella villa di campagna
in Franciacorta, a Passirano, era stata messa in piedi una
fabbrica illegale per la produzione di vaccini per uso
veterinario. Senza licenze nè permessi, senza
autorizzazioni nè particolari procedure di controllo,
venivano trattati virus e prodotte decine di migliaia di
flaconi di vaccino contro l'influenza aviaria che colpisce
polli e tacchini. L'officina farmaceutica clandestina
è stata scoperta dal Nucleo anti sofisticazioni (Nas)
dei carabinieri di Bologna, che vi hanno fatto irruzione
insieme con i colleghi di Brescia seguendo una pista partita
da veterinari e allevamenti di animali dell'Emilia. Tra
l'altro il processo di fabbricazione dei vaccini genera
rifiuti tossico-nocivi che si sospetta venissero scaricati
senza particolari cautele. |
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Cronaca |
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Rischia 10 anni di carcere durissimo Daniele Prandelli,
il commerciante bresciano di 42 anni arrestato in Cina il 24
ottobre scorso. Prandelli, che da anni risiede tra Hong Kong
e Pechino dove rappresenta numerose società italiane,
si trova in stato di detenzione con l'accusa di aver cercato
di frodare lo Stato che lo ospita. Le imputazioni per il
nostro concittadino sono precise e molto gravi: contrabbando
ed evasione fiscale. La polizia non ha rilasciato alcuna
dichiarazione ufficiale, ma pare che Prandelli e un suo
socio cinese abbiano tentato di importare circa 300
tonnellate di piastrelle, dichiarando una diversa
qualità e un valore più basso della merce (147
mila dollari anzichè 294 mila) per pagare un dazio
inferiore. Per questo trucchetto i due rischiano una
condanna molto pesante: fino a 10 anni di galera. Prandelli,
i cui genitori risiedono ancora in via Piadena a San Polo,
vive nella capitale della Cina insieme con la moglie, una
donna giapponese, e il figlio di quattro anni. Il suo caso
è ora seguito dall'ambasciata italiana che gli ha
procurato un avvocato cinese: un funzionario della nostra
legazione lo ha incontrato in carcere il 31 ottobre
rifornendolo di denaro e indumenti. Per lui è un
momento difficile: in Cina è infatti in corso una
durissima campagna contro il contrabbando, con maxiprocessi,
articoli sui giornali e una mobilitazione generale della
polizia. |
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Stragi |
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La Procura di Brescia ha presentato ricorso contro la
decisione del giudice Roberta Morelli di respingere la
richiesta di arresto cautelare nei confronti di tre dei
sospettati di aver organizzato la strage di piazza della
Loggia a Brescia il 28 maggio 1974. Si tratta di Delfo
Zorzi, 53 anni, ex esponente di Ordine nuovo in Veneto, ora
industriale di successo in Giappone dove s'è
rifugiato anni fa, e di altri due indagati, sempre vicini
all'organizzazione neofascista. Uno di questi è Carlo
Maria Maggi, medico di 65 anni, mentre l'altro è un
personaggio dai contorni sfuggenti e dal ruolo controverso
nell'inchiesta: si tratta infatti di Maurizio Tramonte, 48
anni, già infiltrato dei servizi segreti nel
terrorismo veneto e poi testimone dell'accusa sulle stragi.
I magistrati che si stanno occupando della terza inchiesta
sulla strage che provocò otto morti e 100 feriti (le
altre due, con i relativi processi, sono finite senza
condanne), hanno finora iscritto nel registro degli indagati
una quindicina di persone. Oltre a quelli di Zorzi, Maggi,
Tramonte e Mario di Giovanni (un altro neofascista veneto),
sono trapelati i nomi del generale dei carabinieri Francesco
Delfino (all'epoca dei fatti capitano a Brescia) e del
segretario della Fiamma tricolore Pino Rauti, entrambi
tirati in ballo dal pentito Carlo Digilio. Sempre lo stesso
pentito ha coinvolto nell'inchiesta Giovanni Maifredi, 68
anni, ex guardia del corpo del ministro Taviani, implicato a
suo tempo nel Mar di Carlo Fumagalli e sospettato di essere
un agente del Sid, Arturo Francesconi Sartori, padovano di
53 anni, e il 71enne Angelo Pignatelli, ex carabiniere
residente a Verona. Infine c'è anche il nome di Yves
Felix Marie Guillou, 74 anni, noto anche come Guerin Serac,
capitano dell'esercito francese in Indocina e Algeria, poi
disertore e militante dell'Oas, l'organizzazione
terroristica di estrema destra, infine rifugiato a Lisbona
dove, come agente e informatore della Cia americana, ha
diretto l'Aginter Press, un centro di spionaggio in
Europa. |
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sabato 11 novembre 2000 |
Ambiente |
Il laboratorio clandestino rischia di diventare una bomba sanitaria |
Dopo la scoperta a Passirano del laboratorio clandestino
per la produzione di vaccini contro l'influenza aviaria, la
paura è per la salute dell'uomo. Quello trattato
senza alcuna precauzione nella cascina lussuosamente
ristrutturata della Franciacorta, infatti, è un virus
mutevole, in grado cioè di modificarsi con relativa
velocità. E si ricorda che nel 1997 ha provocato a
Hong-Kong 18 casi di esseri umani infettati: sei di loro
sono morti. Il pericolo probabilmente riguarda soprattutto
chi è a contatto con animali vaccinati con prodotto
contaminato, ma nella villa di Passirano i Nas dei
carabinieri hanno trovato migliaia di flaconi contenenti il
vaccino, equivalenti a milioni di dosi pronte per essere
messe sul mercato. Un mercato molto ricco, che probabilmente
ha portato nelle tasche dell'organizzazione (i nomi non sono
stati rivelati, ma vi sono una quindicina di persone
indagate) utili per decine di miliardi di lire. Nella
fabbrica illegale per la produzione di vaccini per uso
veterinario, senza licenze nè permessi, senza
autorizzazioni nè procedure di controllo, venivano
quindi trattati virus molto pericolosi, anche se colpiscono
preferibilmente polli e tacchini. Ma il problema è
anche un altro, forse ancora più grave: il processo
di fabbricazione dei vaccini genera rifiuti tossico-nocivi
che richiedono particolari processi di smaltimento. Invece
in questa bella villa franciacortina i residui organici
della lavorazione finivano tranqullamente nel cassonetto,
mentre gli altri scarti - come sangue, siero e materiali da
laboratorio - venivano scaricati direttamente nelle
fogne. |
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Cronaca |
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Pare che questa volta abbiano lasciato tracce che gli
investigatori definiscono "interessanti". Basteranno per
incastrare e portare all'arresto della banda delle Mercedes,
padrona delle notti sulla tratta Brescia-Bergamo e che
terrorizza intere famiglie? Non si sa, anche se alla caccia
partecipano tutte le sere almeno un centinaio di
carabinieri, che setacciano la provincia in auto pronti a
far scattare i posti di blocco in caso di allarme. L'ultimo
colpo, quello dell'altra notte a Lumezzane nella villa
dell'imprenditore Luigi Donati (bottino: la Mercedes del
figlio e soldi e preziosi per circa 400 milioni), ha
consentito di stringere il cerchio su una banda composta da
non più di una ventina di persone, slavi e albanesi,
che agiscono in gruppi di quattro o cinque: entrano, rubano
oro e contanti fuggendo a bordo della Mercedes delle
vittime. Le auto probabilmente finiscono prima a Milano e
poi spariscono nei Paesi dell'Est, mentre le basi di
partenza della gang sono appartamenti nascosti nella
Bergamasca. Gli obiettivi invece perlopiù bresciani,
o sul confine con la provincia vicina. Ma il vero asso nella
manica della banda sono i basisti, gente bene informata e
che dà la dritta giusta segnalando le ville
più appetibili e ricche. Si tratta di insospettabili,
persone che vivono nella zona e che non rischiano di
partecipare al colpo. Questa rete di informatori esiste: lo
dimostra il fatto che nella villa di Donati i malviventi si
sono presentati con la fiamma ossidrica per aprire una
cassaforte nella quale erano certi di trovare un consistente
bottino. |
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domenica 12 novembre 2000 |
Cronaca |
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Uscita ritardata domenica pomeriggio dallo stadio di
Bergamo per i circa 1.500 tifosi della nostra provincia
presenti in curva per il match tra Atalanta e Brescia. Gli
immancabili gruppi di teppisti bergamaschi hanno infatto
creato disordini all'esterno, subito dopo la fine della
partita che la loro squadra ha vinto 2-0. Lo scontro con i
circa 600 uomini delle forze dell'ordine, schierati fuori
dallo stadio per evitare contatti tra due tifoserie
tradizionalmente rivali, è stato inevitabile. Al
lancio di sassi e altri oggetti da parte degli ultras, la
polizia ha risposto con i lacrimogeni. Dopo poco più
di due ore dal fischio finale i teppisti bergamaschi sono
stati dispersi e i bresciani sono stati accompagnati fuori
dello stadio su pullman blindati fatti oggetto di lanci di
sassi da parte dei rivali appostati sulla strada. Ma gruppi
delle opposte fazioni si sono incontrati alla stazione di
Bergamo, dove si sono verificati tafferugli, fortunatamente
non troppo gravi. Questa volta teppisti si sono dimostrati i
bresciani, scatenati nel lancio di sassi contro poliziotti e
persino passeggeri incolpevoli. Il bilancio della giornata:
40 tifosi sono stati portati in questura, 20 persone sono
state leggermete ferite. |
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Il dispositivo antirapine messo a punto dai carabinieri
contro la banda delle Mercedes ha funzionato l'altra notte
consentendo di arrestare un uomo, forse un albanese, che
aveva appena derubato della Porsche un imprenditore e si
stava allontanando da Brescia a tutta velocità a
bordo della potente vettura. Il fatto è successo poco
dopo le 2 a San Zeno, dove un imprenditore bresciano di 27
anni è stato aggredito nella rimessa da due uomini
armati di coltello che gli hanno strappato le chiavi della
Porsche. Uno di loro, salito a bordo della macchina, si
è allontanato per nasconderla rapidamente, forse in
un'officina compiacente, ma è stato intercettato
sulla tangenziale dove stava cercando di riparare una gomma
dell'auto da lui stesso danneggiata e bloccato dalle vetture
dei carabinieri. Il bandito allora ha abbandonato l'auto,
cercando di sfuggire alla cattura allontanandosi nei campi,
ma è stato inseguito e ammanettato. Ai militari ha
detto di avere 16 anni, ma le radiografie hanno dimostrato
che si tratta di un maggiorenne. |
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lunedì 13 novembre 2000 |
Ambiente |
Corsini scrive a Cavalli e all'Asm "Basta bruciare rifiuti importati" |
Il rischio era quello di una crisi nella maggioranza di
palazzo Loggia. Così alla fine il sindaco di Brescia
Paolo Corsini s'è deciso e ha scritto al presidente
della provincia Alberto Cavalli e all'Asm invitandoli a
mettere un freno all'import di rifiuti. A partire dal 20
novembre, dice Corsini, non dovranno più essere
bruciati nell'inceneritore di Lamarmora scarti provenienti
da fuori città. Per far prendere in mano carta e
penna al primo cittadino c'è voluto un mezzo litigio
in giunta con l'assessore all'Ambiente Ettore Brunelli,
appartenente ai Verdi. Il termoutilizzatore dell'Asm, che
produce energia bruciando i rifiuti, sta infatti diventando
sempre più vorace, tanto che non solo consuma tutti
gli scarti di Brescia (e quindi frena il riciclaggio,
più sano e meno sprecone), ma è anche
"costretto" a importarne da fuori. Ebbene, il fatto che la
nostra città diventi la pattumiera della Lombardia
non piace a nessuno, tanto meno agli abitanti di Lamarmora
che, pochi o tanti, respirano i fumi dell'impianto. I Verdi
e gli ambientalisti da tempo fanno pressioni sulla
maggioranza perché cessi l'import di rifiuti da fuori
città, ma su questo argomento l'Asm ha sempre fatto
orecchie da mercante e addirittura ora ha un progetto per
potenziare il termoutilizzatore aggiungendogli un altro
forno. Bisogna dire che l'Azienda municipalizzata, pur
essendo controllata dal comune con larghissima maggioranza,
è di fatto una monarchia assoluta guidata dal
presidente Capra (di area politica Ppi), e mette a punto le
proprie strategie come una qualsiasi grande azienda privata.
Ma è la Provincia che, in base al piano rifiuti,
può controllare quanti ne brucia l'inceneritore
dell'Asm e la quota fissata è di 266 mila tonnellate
all'anno. Nessuno lo dice apertamente, ma si dà per
certo che questo tetto sia già stato abbondantemente
superato. Di quanto però non si sa, anche
perché non esistono di fatto controlli sull'operato
dell'Azienda. Ora il sindaco Corsini ha scritto al
presidente della Provincia e a quello dell'Asm invitandoli
indirettamente a far rispettare (e a rispettare) il tetto
delle 266 mila tonnellate di rifiuti. O almeno a smettere di
farne arrivare da fuori. Vedremo. |
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A Travagliato vince il buon senso: no alla discarica contestata |
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E' un gesto che capita di rado: la maggioranza che si
accorge di aver sbagliato e fa marcia indietro, sposando le
tesi dell'opposizione. E' accaduto a Travagliato, dove il
consiglio comunale, accogliendo un invito della giunta
guidata dal sindaco Mimmo Paterlini, lunedì ha
revocato all'unanimità la delibera che autorizzava la
nascita di una discarica (di categoria 2 tipo B per rifiuti
non pericolosi). La decisione aveva provocato polemiche in
paese, con mobilitazione delle minoranze, assemblee dei
cittadini e persino un ricorso al Tar, che aveva disposto la
sospensione della delibera per un vizio di forma. Un
comitato di cittadini aveva anche raccolto 1.700 firme per
indire un referendum popolare sull'argomento. La discarica
avrebbe dovuto sorgere in località
Finiletti-Camolino, dove sono presenti due cave per le quali
il comune ha ora invece deciso il recupero a uso pubblico,
impegnandosi a preparare un progetto che preveda la massima
partecipazione della popolazione al dibattito. Una decisione
di buon senso, che fa prevalere le scelte di tutela del
territorio e salvaguardia della falda freatica. |
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Cronaca |
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Sono state depositate dal pubblico ministero Rossi le
conclusioni dell'inchiesta sulla morte di Yannick Blesio, il
ragazzo di 19 anni di Collebeato spirato per un'overdose di
ecstasy il 31 ottobre 1999, dopo essersi sentito male nella
discoteca Number One di Cortefranca. Indagati per il reato
di "morte come conseguenza di un altro delitto" sono l'amico
di Yannick Alessandro Zani, il ragazzo di 20 anni del suo
stesso paese che gli aveva direttamente ceduto le pastiglie,
e Giuseppe Romanini, bresciano di 23 anni (all'epoca dei
fatti stava facendo il servizio militare al distretto di
Brescia), anch'egli sotto accusa per aver procurato
l'ecstasy mortale. |
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Il Ruanda fa la voce grossa sulla vicenda dei 93 bambini
adottati in Italia, 41 dei quali presso famiglie del
Bresciano. Il presidente dello Stato africano Paul Kagame ha
tenuto una conferenza stampa per ribadire l'intenzione di
chiedere con tutti i mezzi il ritorno in patria dei piccoli,
arrivati nel nostro paese nel 1994 dopo che la guerra
fratricida tra Tutu e Hutsi li aveva resi orfani. Ma il
presidente Kagame l'ha messa sul piano della rivendicazione
del Terzo Mondo contro una potenza occidentale, sostenendo
che l'adozione non può prevaricare il diritto di una
famiglia a riavere i suoi figli solo perché questa
famiglia è povera. E ha minacciato il ricorso alle
vie legali. A Castenedolo, dove i ragazzi sono stati portati
nel '94 da padre Roberto Lombardi che li aveva raccolti nel
centro di Museke, sostengono che di genitori non ne sono
rimasti: forse qualche padre che ormai si è
risposato. Della faccenda si occuperà a Roma il
Comitato interministeriale per i minori stranieri, che
probabilmente darà una risposta ufficiale al governo
Ruandese. |
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Torna la banda delle Mercedes: assalto a una villa di Rezzato |
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Sono entrati in azione domenica mattina prima dell'alba,
in un villa di Rezzato. Puntavano alla Mercedes del padrone
di casa e ai preziosi di famiglia contenuti nella
cassaforte. La famigerata banda delle Mercedes ha colpito di
nuovo nell'abitazione di un imprenditore bresciano del
settore prefabbricati, il 66enne Franco Franzoni, seguito
per strada e assalito mentre stava rientrando. Ma il padrone
di casa, benché minacciato da tre o quattro persone
armate di coltello e bastoni, probabilmente albanesi, ha
ingaggiato con i banditi una colluttazione, dalla quale
è uscito lievemente ferito ed è riuscito ad
azionare l'allarme del veicolo. Anche la moglie di Franzoni,
risvegliata dal tafferuglio, ha fatto la sua parte
mettendosi a gridare. Risultato: la banda se n'è
andata arraffando i pochi gioielli e i soldi che s'è
trovata a portata di mano. La cassaforte non è stata
aperta, e la Mercedes dell'imprenditore è rimasta
bloccata. I carabinieri, appena avvertiti, hanno fatto
scattare, anche se senza risultato, il meccanismo di
repressione e controllo previsto in questi casi di rapine
notturne. |
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Metropolitana |
Prolungamento in Valtrompia: i dubbi del sindaco di Concesio |
Tutti entusiasti, tutti felici, tutti d'accordo? Sembra
di no. L'altro giorno è stato presentato il progetto
del prolungamento in Valtrompia della metropolitana leggera
di Brescia. Si tratta di un gesto poco più che
propagandistico, il primissimo passo di un itinerario che
dovrà durare ancora molti anni e per il quale non
c'è nessuna certezza, ma che comunque è stato
adeguatamente montato. I sindaci dei paesi interessati
(Concesio, Villa Carcina, Sarezzo e Gardone) sembravano
tutti pronti a dire di sì mentre Cavalli e Corsini -
che presentavano il piano - ne magnificavano i vantaggi. Ma
ora una voce esce dal coro. Si tratta del sindaco di
Concesio Diego Peli il quale, pur rendendosi conto che per
disintasare la strada che costeggia il suo comune è
necessario incentivare il trasporto pubblico, boccia il
progetto così come gli è stato presentato.
Perché? Per una serie di buoni motivi. Il primo di
carattere estetico: al centro della statale dovrebbero
sorgere pilastri di 5,5 metri, che sorreggerebbero una
struttura di 2,5 metri ai quali si aggiungerebbero i vagoni
alti tre metri. Ve l'immaginate?, si chiede il sindaco
giustamente preoccupato dallo scempio. E poi, perché
a Concesio solo 800 metri di metrobus verrebbero costruiti
in galleria? Il secondo motivo riguarda il traffico:
restringendo la statale Triumplina vi sarebbe sempre un
imbottigliamento che porterebbe molti automobilisti a
percorrere le strade interne del comune, con pessime
conseguenze per la qualità della vita di tutti gli
abitanti. E non è finita: anche l'aspetto finanziario
preoccupa il primo cittadino. Dove troverà
l'amministraziopne i soldi per contribuire alla propria
quota dei 700 miliardi complessivi? Si tratterà
probabilmente di molti miliardi che dissanguerebbero le
casse municipali. |
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martedì 14 novembre 2000 |
La città che cambia |
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Poco meno di 5 mila abitanti, un terzo dei quali
stranieri appartenenti a ben 60 nazionalità. E
soprattutto giovani. Questa la radiografia del Carmine, un
quartiere spesso nell'occhio del ciclone, tra malavita e
polemiche, recuperi previsti e degrado, ma in realtà
una delle zone in più rapida evoluzione di Brescia,
grazie soprattutto alla presenza degli immigrati. La
popolazione carmelitana infatti è multilingue,
multietnica e, camminando per le vie del rione, si viene
travolti da odori esotici e speziati che danno alla zona un
carattere insolito e cosmopolita. Molte di queste persone
però sono clandestine, esercitano mestieri come la
prostituta o lo spacciatore, fanno di queste strade un
ghetto dove vige la legge della giungla. Molte altre invece
vivono in condizioni di grande disagio, in case fatiscenti,
affittate a prezzi altissimi da nostri concittadini
speculatori e senza scrupoli. I proprietari ora sono
però finiti nel mirino del comune, che sta preparando
un piano di recupero del rione e, pena l'esproprio, intende
obbligarli a sistemare gli edifici. Proprio questo piano di
recupero, grazie a uno studio realizzato dall'Unità
di staff statistica del comune, ha permesso di capire chi
vive in queste case, chi sono gli stranieri (regolari) che
effettivamente popolano il Carmine (i dati sono al 31
dicembre 1999 e si riferiscono agli abitanti in regola con i
permessi di soggiorno). Secondo lo studio, gli abitanti del
rione popolare sono in tutto 4.857, di cui il 68,5% italiani
e il 31,5% stranieri (sull'intero territorio comunale gli
stranieri regolari sono il 6%). Sono state inoltre censite
ben 60 diverse nazionalità (anche Usa e Gran
Bretagna), fra cui primeggiano gli egiziani (214 persone),
seguiti dai bengalesi (114), dai marocchini (102) e dai
ghanesi (100). Per queste persone il Carmine è un
vero e proprio punto di ritrovo: i nuovi arrivati vanno a
vivere nel quartiere, addirittura nelle vie in cui si
trovano i loro connazionali ed è per questo che la
zona sta mutando così velocemente. Ma non sono solo
la lingua o il colore della pelle a cambiare. Gli immigrati,
a differenza degli italiani (il 29% dei quali è sopra
i 60 anni), sono una popolazione giovane: ogni 100 bambini
stranieri ci sono soltanto due anziani e tre anziane e la
percentuale degli ultrasessantenni non supera lo 0,5%. Il
Carmine è quindi un quartiere in continua evoluzione
e, contrariamente alle previsioni più tragiche, in
continua crescita. Nel 99 sono arrivati 916 nuovi residenti
e fra essi il 41% sono italiani di cui il 25% bresciani
provenienti da altri rioni. A dispetto di una credenza
diffusa il Carmine non è quindi un ghetto riservato
agli stranieri. |
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Stragi |
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La procura della Repubblica di Brescia ha inviato alla
Commissione parlamentare sulle stragi alcuni atti riservati
emersi dall'inchiesta sulla strage di piazza della Loggia
(del 28 maggio 1974) che dimostrerebbero la nascita negli
Anni '70 di una sorta di servizio segreto parallelo, con il
compito di impedire con tutti i mezzi la presa del potere da
parte delle sinistre, allora rappresentate dal Partito
comunista italiano. Secondo queste carte, che non contengono
- viene sottolineato - elementi probatori che possano
consentire di operare arresti, questo servizio supersegreto
era composto da uomini politici, imprenditori, giornalisti
ed estremisti di destra. Addirittura, pare, il gruppo era
governato e guidato dagli Stati Uniti. L'attività di
questa struttura segreta e clandestina, di cui però
sarebbero stati a conoscenza uomini del governo di allora,
si sarebbe concretizzata in rapimenti, omicidi e addirittura
stragi effettuate con la copertura dello Stato. In pratica
la strategia della tensione di quegli anni sarebbe da far
risalire a questi "terroristi di Stato". E anche alcuni
omicidi misteriosi (come quelli del parlamentare
democristiano veneto Toni Bisaglia e poi di suo fratello don
Mario e del suo segretario Gino Mazzolato) potrebbero
trovare una spiegazione se letti alla luce dei nuovi
elementi. Tutto è partito da un documento anonimo,
rinvenuto negli archivi della Polizia di Stato, che descrive
la nascita e l'operatività di questa struttura
clandestina e al quale una perizia attribuisce
credibilità. |
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mercoledì 15 novembre 2000 |
Cronaca |
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Nonostante le ricerche siano state allargate a tutta la
Lombardia e al Veneto, non è stata trovata traccia
dei quattro uomini che hanno ammazzato brutalmente l'orefice
Eliano Tognazzi durante l'assalto alla gioielleria Elianoro
al numero 5 di via Udine a Botticino Mattina. I banditi sono
entrati in azione alle 19,15 di mercoledì 15 novembre
poco prima della chiusura e hanno sparato senza apparente
motivo contro Tognazzi, 40 anni, sposato e padre di una
figlia di 14 anni, Roberta. L'uomo è stato colpito da
un proiettile all'addome ed è morto dopo il ricovero
all'ospedale. I malviventi hanno fatto irruzione nel
negozio, nel centro del paese, travisati da parrucche e con
le armi alla mano. Il proprietario, che si trovava con due
clienti e un commesso, secondo le testimonianze raccolte non
ha avuto una reazione violenta, ma avrebbe solo gridato
invitando i rapinatori a non usare le armi e consegnando
loro i preziosi contenuti in una cassaforte aperta. Ma uno
dei banditi, innervosito dal blocco della porta blindata al
momento di andarsene, ha sparato contro il commerciante. Poi
i rapinatori sono fuggiti di corsa balzando su un'Audi di
colore scuro che li attendeva con il motore acceso. Ma prima
la porta dell'oreficeria, di vetro rinforzato, è
stata sfondata, ancora non è chiaro se da un bandito
che era all'esterno o dai complici in fuga. A fare da
copertura agli autori del colpo era infatti un quarto
malvivente fuori dal negozio. Alcuni testimoni hanno
riferito di averlo sentito gridare in italiano ai complici:
"Fate in fretta, non c'è più tempo". Tognazzi
è stato trasportato d'urgenza alla Poliambulanza,
dov'è stato sottoposto a un delicato intervento
chirurgico per estrarre il proiettile, ma è spirato
un paio d'ore dopo l'operazione, verso le 23 di
mercoledì sera. |
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giovedì 16 novembre 2000 |
Cronaca |
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Ne hanno presi cinque, tutti albanesi, e forse si tratta
del primo passo per arrivare alla radice della cosiddetta
banda delle Mercedes, quella che da qualche tempo colpisce
nella ville della nostra provincia, allontanandosi con
preziosi, gioielli, denaro e con l'auto del proprietario, di
solito una potente vettura della casa di Stoccarda. I
carabinieri di Treviglio (Bergamo), hanno bloccato un'auto
carica di refurtiva guidata da un cittadino albanese, da lui
sono arrivati a Milano, in un appartamento dove si trovavano
altri quattro albanesi, due dei quali clandestini. E' stato
lì che i militari hanno trovato un piccolo tesoro,
del valore complessivo stimato intorno ai 200 milioni, quasi
sicuramente proveniente dalle rapine nelle ville: collier,
braccialetti e spille, orologi di marca, macchine
fotografiche e un binocolo, oltre a valuta estera per 20
milioni. I preziosi erano già pronti per essere
rivenduti sul mercato clandestino: date, nomi e altri segni
di riconoscimento erano stati grattati via in maniera
rudimentale. Ai polsi dei cinque albanesi sono scattate
subito le manette e sono cominciati anche gli interrogatori.
Si tratta di ricettatori, di gente che aiuta la banda a
sbarazzarsi in fretta del bottino più scottante,
acquistandolo dai rapinatori a basso prezzo? Oppure
l'appartamento milanese era una sorta di magazzino, nel
quale confluiva il frutto dei colpi? Questo stanno cercando
di scoprire i carabinieri, che ormai sembrano aver imboccato
la pista giusta. |
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Visite |
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Atterraggio puntuale stamani alle 9,10 all'aroporto
militare di Ghedi: è iniziata così la giornata
ufficiale nella nostra provincia. Il presidente della
Repubblica Carlo Azeglio Ciampi è arrivato a Brescia
per restarvi poche ore, ma con un'agenda ricca di impegni,
il primo dei quali è stato a Santa Giulia per la
visita alla mostra sui Longobardi. Un'oretta in tutto
nell'ex monastero trasformato in museo, perché poi,
alle 10,30 nell'auditorium San Barnaba di corso Magenta, si
è svolto l'incontro con le autorità locali.
Alle 11,30 la deposizione di una corona di fiori alla
memoria delle vittime di piazza Loggia e poi due passi fino
in prefettura per il pranzo ufficiale. Infine, poco dopo le
16, la partenza per Milano in treno, su un vagone speciale.
Oggi la viabilità della città viene sconvolta
dalla visita del presidente. Chi non ha un buon motivo per
farlo, è meglio che eviti di girare in macchina nel
capoluogo e anche gli autobus subiscono cambiamenti di
percorso. Restano completamente chiuse molte zone del
centro: piazza Duomo (dalle 10 alle 16), corso Magenta
(dalle 10,30 alle 12), via Musei (dalle 9 alle 10,30).
Divieti di sosta con rimozione forzata, inoltre, su tutto il
percorso del capo dello Stato. Code e intasamenti sono
previsti un po' dappertutto in coincidenza con il passaggio
del corteo presidenziale. |
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venerdì 17 novembre 2000 |
Cronaca |
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Non se ne farà niente, perlomeno attraverso i
canali ufficiali. Resteranno a Brescia presso le famiglie
che li hanno adottati i 41 bambini ruandesi dei quali
(insieme con altri sparsi in alcune città italiane)
il governo del paese africano reclama la restituzione alle
rispettive famiglie d'origine. Lo ha deciso dopo due giorni
di dibattito il Comitato interministeriale per la tutela dei
minori stranieri, che ha comunicato ufficialmente di aver
esaminato le carte, ma di non aver nulla da eccepire sulle
sentenze di adozione emesse dal Tribunale dei minori di
Brescia. Tutto regolare, dunque, e nessuna trattativa
diplomatica aperta con il governo di Kigali: proprio quello
che speravano a Castenedolo, dove i piccoli erano stati
portati nel 1994 dall'associazione Museke che li aveva poi
collocati presso famiglie che si erano offerte di accudirli.
Ora al governo ruandese non resterebbe che percorrere le vie
legali, impugnando la sentenza di adozione. Una ipotesi
difficile e, secondo gli addetti ai lavori, con scarsissime
possibilità di successo. Un'altra via d'uscita, forse
la più percorribile e prevista anche dalle sentenze
d'adozione non essendovi in alcuni casi la certezza della
morte dei genitori, è quella di ristabilire rapporti
e contatti con le famiglie d'origine dei bambini, favorendo
incontri con i parenti. Una soluzione "soft", chiamata "alla
francese" perché spesso applicata nel paese
transalpino in casi simili. E che ha il pregio di non
spezzare i legami tra i bambini ex ruandesi e la loro terra
d'origine. |
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sabato 18 novembre 2000 |
Metropolitana |
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Il numero complessivo di firme raccolte è ancora
top secret. Il Comitato per il referendum sulla
metropolitana di Brescia teme un calo di tensione e non
vuole divulgare il dato prima di aver raggiunto le 10 mila
sottoscrizioni necessarie per indire la consultazione
popolare. Ma, stando alle indiscrezioni, pare che l'oscuro
lavoro dei volontari che passano parte dei fine settimana ai
banchetti sparsi per la città stia dando i suoi
frutti. Sabato scorso, per esempio, sono stati 500 i
cittadini che si sono recati a firmare presso una delle
postazioni mobili organizzate in centro e in vari quartieri.
E questo nonostante il boicottaggio delle amministrazioni
comunali e provinciali (il sindaco Corsini ha addirittura
invitato i propri consiglieri a non autenticare le firme) e
la massiccia e costosa campagna propagandistica dall'Asm
(spot in tivù, centinaia di migliaia di volantini,
libri di lusso...). Ma quelli che firmano sono tutti
contrari al metrobus fortemente voluto dall'amministrazione?
Pare di no. Sembra addirittura che molti, nel firmare,
spieghino di essere favorevoli soprattutto al diritto della
popolazione bresciana di esprimersi diirettamente su una
questione così importante, destinata a cambiare il
volto alla città nei prossimi dieci anni. Il Comitato
per il referendum ha anche elaborato una statistica, forse
non troppo scientifica, ma sicuramente indicativa del
profilo dei firmatari. Ebbene, analizzando un campione di
200 persone, è emerso che le donne battono gli uomini
con il 56,5 per cento contro il 43,5 per cento. Inoltre, il
27per cento dei firmatari ha un'età compresa fra i 41
e 50 anni e un altro 28 per cento ha un'età compresa
fra i 50 e 60 anni. L'età di mezzo ha un peso quindi
preponderante con il 55 per cento del totale. E addirittura
gli ultra settantenni (10 per cento) battono i giovani (7
per cento), segno che sulla fascia di popolazione tra i 18 e
i 30 anni il Comitato deve lavorare di più. Le
signore ultra sessantenni costituiscono il 17,5 per cento
dei firmatari. |
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domenica 19 novembre 2000 |
Ambiente |
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Un'enorme frana di diverse migliaia di metri cubi di
pietre e terriccio, con un fronte di circa un centinaio di
metri, è caduta domenica notte intorno alle 22,30
sulla Gardesana, meno di un chilometro prima dell'ingresso
del paese di Limone per chi proviene da Gargnano. Lo
smottamento ha naturalmente bloccato la statale,
interrompendo le comunicazioni con la parte nord del lago, e
per poche decine di metri non ha investito e travolto due
autovetture provenienti da Riva che stavano percorrendo quel
tratto di strada. Gli automobilisti scampati al tremendo
pericolo, che hanno lanciato per primi l'allarme, sostengono
che nessuno stava percorrendo la statale davanti a loro, ma
i Volontari del Garda, subito accorsi, hanno immediatamente
attivato le ricerche di eventuali automobili sepolte sotto
la roccia o trascinate nel lago. Ricerche rese difficili e
pericolose anche dal fatto che la frana ha travolto e
spezzato tutto quello che ha incontrato, compresi i cavi
dell'alta tensione della corrente elettrica. I volontari e i
pompieri di Riva e Salò hanno dovuto montare alcune
fotocellule su una barca e scandagliare con quelle il lungo
fronte dello smottamento. E' impossibile allo stato attuale
delle cose pronosticare per quanto tempo dovrà
restare chiusa la Gardesana, ma sicuramente non sarà
facile ripristinarla e rimetterla in sicurezza. Per chi
transita sulla statale e vuole risalire verso il Trentino,
è quindi obbligatoria la deviazione sulla strada per
Tremosine. Per un sopralluogo approfondito i tecnici hanno
dovuto aspettare la mattina. Hanno scoperto che una
quantità di pietre e roccia analoga a quella
precipitata incombe sul posto, creando pericolo anche per
chi dovrà effettuare i lavori di sgombero. I primi
interventi riguarderanno quindi alcune cariche di esplosivo
per far precipitare i massi ancora in bilico sulla parete.
Va ricordato che nella stessa zona (anche se dalla parte
opposta del paese di Limone, verso il Trentino), nel
febbraio scorso un analogo smottamento è costato la
vita a un pensionato di Arco, in provincia di Trento, che
stava passando a bordo di un furgoncino Ape. |
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Cronaca |
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E' stata salvata per pura fortuna, in un Autogrill
dell'Autostrada del Sole. Quando quella ragazza giovanissima
si è presentata piangendo e gridando ai dipendenti
dell'area di servizio Chianti, sulla A1 nei pressi
dell'uscita di Firenze Sud, gli addetti hanno faticato a
comprendere la sua storia. Che la giovane ha raccontato a
una pattuglia del polizia stradale subito intervenuta dopo
una chiamata al 113. Gli agenti hanno così scoperto
che la ragazza, 20 anni, proveniente dalla Moldavia, era a
Brescia clandestinamente ospite del fratello, ma che alcuni
parenti (un cugino, pare) sabato sera l'avevano venduta ai
tre albanesi che l'accompagnavano. Il terzetto l'aveva
caricata su un'auto, una potente Bmw, e la stava trasferendo
dalla nostra città a Firenze con l'obiettivo di farla
lavorare sui marciapiedi della città toscana. Una
sosta in autostrada e la distrazione dei suoi sequestratori,
che erano armati di coltello, ha consentito alla
giovanissima moldava di scendere e cercare aiuto. Ma quanto
vale una ragazza in questo squallido mercato clandestino?
Poco: 1 milione e mezzo. Questo almeno la cifra che i
manigoldi albanesi avrebbero pagato al cugino della giovane.
I tre hanno tentato di fuggire, ma sono stati bloccati dalla
polizia a Badia del Pino. Subito ammanettati e portati in
carcere ad Arezzo, sono in regola con il permesso di
soggiorno e risiedono a Brescia. A Prevalle è stato
incarcerato un quarto albanese, accusato di aver fatto da
intermediario nell'operazione. Proseguono le indagni per
verificare la storia della ragazza. |
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lunedì 20 novembre 2000 |
Cronaca |
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I carabinieri hanno recuperato un grosso carico di
hashish che stava per essere distribuito nella nostra
provincia e in Lombardia da una banda di trafficanti
internazionali di stupefacenti. La droga leggera, ben 178
chili divisi in pani per un valore di mercato superiore al
miliardo, si trovava sul cassone di un camion abbandonato in
un piazzale di Rezzato. Probabilmente i trasportatori
dell'hashish sono stati disturbati da qualcuno durante il
trasbordo della merce da un mezzo all'altro, e hanno
preferito abbandonare la droga e fuggire. Secondo gli
investigatori la merce sarebbe di provenienza spagnola. |
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Stragi |
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E' stato fissato dal giudice per le indagini preliminari
Francesca Morelli per il prossimo 11 dicembre
l'interrogatorio del pentito Carlo Digilio, ex fiduciario
della Cia nel Veneto (nome in codice: Erodoto) e testimone
chiave della terza inchiesta sulla strage di piazza della
Loggia (che il 24 maggio 1974 ha provocato otto morti e un
centinaio di feriti). L'interrogatorio, che assume la forma
dell'incidente probatorio, consentirà agli avvocati
della difesa di porre al pentito alcune domande dirette. I
ricordi di Digilio, soprannominato "zio Otto" ai tempi in
cui frequentava gli ambienti neofascisti, sono stati
determinanti per l'accusa nel processo per la bomba alla
questura di Milano e hanno aperto nuove strade a chi indaga
sulla strage di Piazza Fontana. Per piazza Loggia il
pentito, che ha 63 anni, è malato e risiede a Roma
dopo il rientro da Santo Domingo, ha coinvolto
nell'inchiesta nove persone, che risultano indagate in
seguito alla sua testimonianza. I nomi più conosciuti
sono quelli di Delfo Zorzi, ex responsabile di Ordine Nuovo
nel Veneto e ora imprenditore di successo in Giappone
(dov'à fuggito anni fa e si fa chiamare Roi Hagen),
del generale dei carabinieri Francesco Delfino (all'epoca
dei fatti capitano a Brescia) e del segretario della Fiamma
tricolore Pino Rauti. Ma il pentito ha chiamato in causa
anche Maurizio Tramonte, 48 anni, ex collaboratore del Sid
in Veneto (nome in codice: Fonte Tritone); Giovanni
Maifredi, 68 anni, ex guardia del corpo del ministro
Taviani, implicato a suo tempo nel Mar di Carlo Fumagalli e
sospettato di essere un agente del Sid; Carlo Maria Maggi,
medico neofascista veneziano; Arturo Francesconi Sartori,
padovano di 53 anni; e il 71enne Angelo Pignatelli, ex
ufficiale dei carabinieri residente a Verona. Infine
c'è il nome di Yves Felix Marie Guillou, 74 anni,
noto anche come Guerin Serac, capitano dell'esercito
francese in Indocina e Algeria, poi disertore e militante
dell'Oas, l'organizzazione terroristica di estrema destra,
infine rifugiato a Lisbona dove, come agente e informatore
della Cia americana, ha diretto l'Aginter Press, un centro
di spionaggio in Europa. |
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martedì 21 novembre 2000 |
Amministratori |
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A sentirla raccontare sembra incredibile. Invece è
tutto lì, nero su bianco, affisso all'albo pretorio
del comune di Rovato da martedì. Il sindaco del
grosso comune della Francicorta Roberto Manenti (Lega Nord),
ha infatti nuovamente stupito i suoi concittadini emettendo
un'ordinanza che farà sicuramente scalpore. Vieta
infatti a tutti i "non professanti la religione cristiana"
di avvicinarsi a meno di 15 metri da chiese, cappelle,
cimiteri e qualsiasi altro luogo di culto. Atei, agnostici,
musulmani, buddhisti, animisti e pagani (più gli
aderenti a tutte le altre migliaia di religioni del mondo)
devono quindi stare attenti a non superare "un'area di
protezione e sicurezza". L'ordinanza si è resa
necessaria, scrive testualmente Manenti, per "salvaguardare
i valori cristiani dalle contaminazioni di altre religioni".
Chi non professa il cristianesimo non può quindi
passare a meno di "15 metri lineari" dalle chiese di Rovato,
e questo per la "protezione della morale giustificata
dall'interesse pubblico". Di più il documento
comunale non spiega, e non si parla di sanzioni specifiche a
carico dei trasgressori. Ma ora l'imbarazzante palla passa a
chi dovrà far rispettare l'ordinanza. Come faranno i
vigili urbani a misurare la fede di ogni passante? |
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mercoledì 22 novembre 2000 |
Cronaca |
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Nove persone, tre bresciani e sei albanesi, sono finite
in carcere nel corso di un'operazione contro il traffico di
donne dai paesi dell'Est all'Italia e lo sfruttamento della
prostituzione. A capo della banda si trovavano un albanese
di 34 anni che, secondo i carabinieri, investiva i proventi
del traffico in un grande albergo a 5 stelle di Durazzo.
L'indagine è scattata dopo il fermo di una donna
albanese a Ponte San Marco, e sono state le denunce di tre
ragazze a smascherare la banda. |
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venerdì 24 novembre 2000 |
Ambiente |
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Sono 26 gli insediamenti a rischio ambientale nella
nostra provincia. Si tratta di industrie chimiche, depositi
di carburanti e gas, fabbriche di esplosivo: tutte aziende
che rientrano in un elenco di attività che presentano
un rilevante pericolo in caso di incidente. La lista
è stata diffusa dal sottosegretario all'Ambiente
Valerio Calzolaio, ma non si tratta di aziende inquinanti:
sono realtà produttive o commerciali che trattano o
movimentano sostanze potenzialmente pericolose per
l'ambiente e come tali vanno osservate con particolare
attenzione da parte degli enti locali, ai quali spetta
questa funzione di controllo. Sono, insomma, aziende a
rischio potenziale. In tutta Italia gli stabilimenti censiti
sono 1.046, tra i quali si inseriscono i 26 bresciani. Vi
sono gli impianti chimici della Caffaro di via Milano a
Brescia (con due insediamenti segnalati), della Finchimica
di Manerbio, della Pelma di Bassano Bresciano (che produce
poliuretano espanso) e della Italchimici di Lumezzane
(prodotti per la galvanica); le fabbriche di esplosivo Sei
di Ghedi e Sorlini di Carzago della Riviera (ma quest'ultima
ha cessato l'attività); gli impianti per il gas e il
gpl della Margas di via Duca degli Abruzzi e della Fapp di
Desenzano; i depositi della Pialorsi-Stivengas di via
Buffalora, della Lunikgas di Cologne, della Autogas Orobica
di Paderno Franciacorta, della Tecnigas di Prevalle, della
Gabogas di Vobarno e della Liquigas di Pian Camuno. Infine
c'è il lungo elenco degli impianti di stoccaggio del
carburante e dei fluidi derivati dal petrolio: Ferremi
Battista di via Vallecamonica, Bruschi&Muller di via San
Zeno, Capricorno spa, Abp Nocivelli di Castegnato, Bermugas
di Erbusco, Bertolotti&Adamini di Flero, Termoagricola
di Gambara, Agricam e Iclam di Montichiari, Turra petroli a
Palazzolo, Delta Petroli a Pontoglio. |
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Cronaca |
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Il crollo del muro di una cascina in ristrutturazione di
via Beata Stefana a Quinzano ha provocato sabato mattina la
morte di un giovane muratore 18 enne, che stava effettuando
dei lavori con altri colleghi. La vittima è Simone
Resconi, residente in paese in via Ciocca, travolto dalle
macerie del muro al quale stava lavorando su un'impalcatura,
mentre un altro muratore è stato ricoverato
all'ospedale di Manerbio in gravissime condizioni. Il
ferito, rimasto a lungo sotto pietre e calcinacci dopo
essere stato ferito da una spranga di ferro, è
Battista Martinelli, 34 anni. E' in ospedale in prognosi
riservata anche il 46enne Angelo Bricchetti, messo comunale
a Quinzano, che pare stesse conversando con i due. Le piogge
di questi giorni avevano provocato un rigonfiamento
d'umidità nel muro della cascina, per il quale erano
stati predisposti alcuni lavori nell'ambito della
ristrutturazione in atto. Purtroppo è avvenuta la
tragedia. |
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sabato 25 novembre 2000 |
Cronaca |
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Attimi di terrore nella notte a Cellatica dove quattro
persone sono penetrate in un'abitazione di via Attico 7.
Entrati nella villa intorno alle 23 di venerdì sera
forzando una finestra, i quattro - dall'accento straniero -
hanno minacciato con un coltello il proprietario,
l'imprenditore 44enne Diego Penocchio, che è stato
legato utilizzando un rotolo di nastro adesivo. Poi i
banditi hannno costretto la moglie ad aprire la cassaforte,
nella quale hanno trovato circa 10 milioni in contanti oltre
a gioielli e preziosi per un'altra trentina di milioni. Alla
fine se ne sono andati senza rubare le auto di grossa
cilindrata della famiglia parcheggiate all'esterno. |
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domenica 26 novembre 2000 |
Cronaca |
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Un'altra rapina in una villa del Bresciano è stata
messa a segno domenica sera da una banda di cinque persone,
stando alla testimonianza della vittima quasi certamente di
nazionalità albanese. Questa volta è stato
preso di mira un imprenditore molto conosciuto: si tratta
infatti di Emilio Frigoli, 45 anni, direttore commerciale
della Poligrafica San Faustino di Castrezzato,
società quotata in Borsa. L'uomo, che era solo in
casa, si trovava nella palestra privata ricavata nel
cascinale ristrutturato in cui vive alla periferia di
Chiari, in via Palazzolo 30, a poca distanza dalla frazione
di San Bernardino. Verso le 18, con la zona coperta da una
fitta nebbia, cinque persone armate di cacciavite e di un
bastone, con il quale hanno ridotto a mal partito il cane
dell'imprenditore, sono penetrate prima nel giardino e poi
all'interno del lussuoso cascinale. Dopo aver minacciato,
strattonato e preso a calci Frigoli per farsi rivelare il
nascondiglio della cassaforte (che però nella casa
non esiste), si sono fatti consegnare tutti i contanti e i
preziosi presenti in casa. Non contenti dei pochi milioni di
lire, di alcune centinaia di dollari americani e del Rolex
dell'imprenditore, pare che abbiano anche prelevato
dall'armadio alcuni capi di vestiario. Poi si sono
allontanati alla guida delle nuovissima Mercedes 5000 della
loro vittima. Frinolli è stato chiuso in un bagno,
dal quale è stato liberato poco dopo le 20 quando
è rientrata dal paese la coppia di filippini che
lavora pressso la cascina. |
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lunedì 27 novembre 2000 |
Cronaca |
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La polizia cinese, dopo i 30 giorni previsti dalla legge,
ha concluso le indagini e passato alla Procura di Pechino la
documentazione su Daniele Prandelli, il commerciante
bresciano di 42 anni arrestato il 24 ottobre scorso. Entro
sette giorni la Procura dovrà decidere se scarcerare
o processare Prandelli, che da anni risiede tra Hong Kong e
Pechino dove rappresenta numerose società italiane, e
si trova in stato di detenzione con l'accusa di aver cercato
di frodare lo Stato che lo ospita. Le imputazioni per il
nostro concittadino sono precise e molto gravi: contrabbando
ed evasione fiscale. L'accusa è di aver tentato di
importare circa 300 tonnellate di piastrelle, dichiarando
una diversa qualità e un valore più basso
della merce (147 mila dollari anzichè 294 mila) per
pagare un dazio inferiore. Per questo Prandelli e la manager
cinese di una società locale rischiano una condanna
molto pesante: fino a 10 anni di galera. Prandelli, i cui
genitori risiedono ancora in via Piadena a San Polo, vive
nella capitale della Cina insieme con la moglie, una donna
giapponese, e il figlio di quattro anni. Il suo caso
è seguito dall'ambasciata italiana che gli ha
procurato un avvocato cinese. |
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Avevano notato la sua Mercedes S320 e avevano già
cercato di rubarla sabato, ma era scattato l'allarme.
Lunedì sera una banda di albanesi composta da quattro
persone s'è presentata di nuovo a casa di un
imprenditore per impossessarsi della lussuosa vettura. Ma
Osvaldo Lancini, 49 anni, titolare di un'impresa idraulica
abitante a Cremignane d'Iseo in via Chiesa 1, aveva avuto un
presentimento e quella macchina l'aveva già
riconsegnata: non ne voleva pù sapere, troppo
rischiosa. Così i banditi che lunedì sera
all'improvviso si sono presentati nel giardino di casa sua
(l'imprenditore era solo con il figlioletto di otto anni)
pretendevano che l'uomo consegnasse loro qualcosa che ormai
non possedeva più. E per convincerlo a confessare
dove fosse nascosta la macchina l'hanno pestato più
volte con un martello. Alla fine hanno dovuto credergli: si
sono impossessati di 4 milioni in contanti e del Rolex di
Lancini. Ma quando hanno deciso di cercare la cassaforte in
casa il pestaggio è ricominciato. Finché,
convintisi che nell'abitazione non esisteva cassaforte, i
quattro si sono allontanati. Per Lancini ferite gravi e
stato di choc. Dopo il colpo messo a segno domenica sera a
Chiari, la banda è quindi tornata a colpire nella
zona della Franciacorta. |
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Economia |
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Sono sempre più esili le speranze di salvare dal
crack finanziario il gruppo Italcase della famiglia Bertelli
di Bedizzole, dopo che è stata depositata la sentenza
di fallimento per la Italcase Group spa (ex Italcase
prefabbricati) e per la Italcase Bertelli Costruzioni spa.
In precedenza erano state dichiarate fallite la
Italcomponenti e la Cala del Faro, sempre appartenenti al
gruppo guidato da Mario Bertelli. L'imprenditore sta
tentando un difficile salvataggio tramite la società
Country Village, divenuta la holding che ha assorbito tutte
le altre società e sta costruendo a Stintino un
villaggio di ville, appartamenti e residence con 7 mila
posti letto. Per finanziare questa realizzazione c'è
l'interessamento di un pool di banche, ma dopo gli ultimi
sviluppi la strada del ritorno "in bonis" pare sempre
più difficoltosa. Attivo nei prefabbricati e nelle
costruzioni, il gruppo Bertelli aveva iniziato alcuni anni
fa un'espansione in Germania che non ha prodotto i risultati
sperati. |
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martedì 28 novembre 2000 |
Cronaca |
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Sono ben quattro i laboratori tessili clandestini
scoperti l'altra notte tra Trenzano e Lograto dai
carabinieri di Chiari. I militari hanno fatto irruzione in
alcuni magazzini nei quali vivevano e lavoravano in
condizioni igieniche disperate decine di immigrati
provenienti dall'Estremo oriente, molti dei quali
clandestini, tutti trattati praticamente come schiavi,
privati dei documenti d'identità e costretti a
lavorare 10 o 12 ore al giorno alla macchina da cucire, per
un tozzo di pane oppure per riscattare la propria
libertà. In manette per riduzione in schiavitù
e altri reati sono finiti tre cinesi, titolari dei
laboratori, nei quali sono state trovate ben 80 postazioni
di lavoro, quasi come in una piccola industria. I
lavoratori-schiavi liberati dai carabinieri sono stati
invece circa una cinquantina, la metà dei quali non
in regola con i permessi di soggiorno. |
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mercoledì 29 novembre 2000 |
La città che cambia |
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La grande partita che si sta giocanto intorno al futuro
dell'Asm, l'Azienda dei servizi municipalizzati di
proprietà del Comune di Brescia che controlla circa
il 99 per cento delle azioni, sta entrando in questi giorni
nel vivo. Il futuro dell'ex municipalizzata è ben
chiaro nella mente del presidente Renzo Capra e del sindaco
Paolo Corsini che ne governano i destini con la mediazione
dell'assessore Giuseppe Onofri. La società
dovrà essere quotata in Borsa, se tutto andrà
bene, nella tarda primavera del 2001. Per avviare tutte le
procedure è stato scelto un consulente di nome come
la milanese "Lazard, Vitale e Borghesi" che ha già
partorito il primo verdetto: in Borsa sì, ma senza la
zavorra dei trasporti. |
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giovedì 30 novembre 2000 |
Cronaca |
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Una ventina di colpi in poche settimane, due in poche ore
(gli ultimi, a Chiari e Cremignane d'Iseo), troppi per una
sola banda, anche se numerosa. Sono quindi probabilmente
almeno due i gruppi di malviventi che si dedicano nella
nostra provincia all'attività di rapinatori di
Mercedes. Auto di lusso, status symbol che hanno un grosso
mercato presso i nuovi ricchi degli ex paesi dell'Est,
Albania in testa, dove però sembra che scarseggi il
gasolio per autotrazione. I banditi rapinano quindi
preferibilmente Mercedes a benzina. Ma come funziona
l'organizzazione? Il meccanismo è semplice: i
manovali della banda vivono probabilmente a cavallo tra le
province di Bergamo e Brescia. Conoscono tutte le strade, le
vie di fuga, si sanno muovere perfettamente a loro agio
nella zona. Le vittime vengono spesso individuate per la
strada, seguendo fino a casa le automobili incrociate per
caso. Talvolta sembra invece esserci stato un basista,
qualcuno che ha dato la dritta giusta segnalando le famiglie
più facoltose. I quattro o cinque criminali slavi o
albanesi che entrano nelle case per impossessarsi delle
chiavi della macchina (si tratta del metodo più
semplice per non aver problemi con gli antifurto sempre
più sofisticati) vengono pagati solo alcune centinaia
di migliaia di lire a testa, forse poco di più. Per
questo arrotondano arraffando tutto il denaro che possono e
anche i gioielli. Uno solo di loro sa dove deve portare la
macchina e, subito dopo il colpo, si allontana a tutta
velocità per effettuare la consegna prima che scatti
l'allarme. Le automobili finiscono tutte (o quasi) alla
medesima organizzazione, che ha il centro di raccolta
nell'hinterland milanese e provvede in seguito a esportarle
attraverso propri canali sicuri. |