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Il mercatino

Con grande entusiasmo, anche quest'anno, abbiamo vissuto il mese missionario, ed in particolare la giornata missionaria mondiale. È importante ricordarci che, grazie al Battesimo, siamo tutti missionari, cioè mandati ad annunciare la buona notizia di Gesù Cristo: è innanzitutto un fatto di testimonianza, di vivere ogni giornata con il cuore aperto verso gli altri, verso chi è in difficoltà. Si tratta di camminare con, di fare un pezzo di strada in compagnia… Certo la nostra Diocesi si è impegnata in prima persona attraverso preti, suore e volontari in Cameroon ed in Brasile. Spesso aiutiamo Padre Riba, nostro concittadino, missionario in Ecuador; alcuni nostri amici parrocchiani sostengono l'adozione a distanza in Brasile attraverso l'amicizia con dom Dino Marchiò… Meravigliose iniziative, solo se l'aiuto, terribilmente necessario, cambia il nostro modo di pensare, il nostro modo di vivere: occorre sì la globalizzazione, ma delle risorse, della condivisione, della fraternità, dell'amore… Proprio l'ormai tradizionale mercatino dei ragazzi intorno alla chiesa di domenica 20 ottobre è un'importante iniziativa non tanto e non solo per il ricavato economico. Infatti ha un suo valore educativo perché impegna i ragazzi a vendere qualcosa di proprio o della propria casa a favore delle missioni; li mette in gioco ed in maniera simpatica li interpella per aiutarli a donare e a condividere. Un clima di festa e di sana competizione si avvertiva in tutti i nostri piccoli "venditori".

 

 

Il campeggio

A partire da domenica 11 Luglio 2004 i ragazzi delle superiori hanno partecipato al campeggio estivo organizzato dalla parrocchia. Tutto è iniziato con il discorso del nostro Don Sandro sul significato del campeggio e sull’organizzazione delle giornate. Quest’anno i partecipanti erano quattordici, la maggior parte proveniva da Pratavecchia, alcuni da Villar S. Costanzo e Monastero. Durante la settimana i giovani hanno fatto lunghe escursioni e meditato a lungo: sia sulla vita come una grande risorsa positiva che sul suo svolgimento; sia su come orientare la propria vita secondo valori e punti di riferimento cristiani; sia sulla necessità di operare scelte con criteri umani e cristiani. Il filoconduttore, il riferimento in filigrana era Gesù, con il suo Vangelo, con la sua Chiesa. Abbiamo cercato di rendere la nostra vita più vicina al Signore, provando a capire meglio chi veramente fossimo. “Il campeggio non deve essere tanto un periodo di lavoro e fatica - dice Don Sandro - e nemmeno una vacanza premio, quanto un'esperienza forte di incontro con Dio e di condivisione piena durante tutta una settimana”. Il campeggio, infatti, è un’esperienza basata sullo stare insieme riuscendo a vivere come Gesù ci ha insegnato. Solo in questo modo il campeggio può rimanere impresso nei ricordi dei giovani che vi hanno partecipato. Proprio a questo scopo noi ragazzi gestivamo l’intera giornata, ad esclusione dei momenti di riflessione e di preghiera, che avvenivano ad orari ben prestabiliti: tutto l’arco della giornata è stato programmato, dai turni per lavare i piatti, ai vari tornei di calcio e pallavolo. Le grandi piogge del campo dei ragazzi, fortunatamente, non si sono ripetute, però è stata una settimana all’insegna del tempo variabile, con alternanza di mattinate di sole splendido, e di pomeriggi nuvolosi. I momenti dedicati alla riflessione erano divisi in due: il primo dedicato alla meditazione personale, l’altro alla “messa in comune” delle nostre idee. Così potevamo ampliare i nostri orizzonti, imparare a vedere “le cose” sotto un altro aspetto o a considerarle nella complessità dei loro aspetti. Dal punto di vista ricreativo, la fanno da leone le camminate, che com’è tradizione, avvengono a giorni alterni, il lunedì, il mercoledì e il venerdì. La prima camminata ci ha portati a quota 2872. Partiti dal vallone di Soustra (una tipica larga valle alpina situata oltre Chianale) siamo giunti al Passo della Losetta in due ore e mezza di cammino. Al varco con il vallone del Vallanta vicino alla parete Nord del Monviso, un vento gelido ci ha accolti; durante la discesa, il nostro accompagnatore Roby ci ha fatto notare un evento incredibile. Nelle vicinanze di un deposito militare, risalente alla seconda guerra mondiale, un branco di stambecchi si stava contendendo una femmina. Purtroppo una lievissima nevicata ci ha costretti a proseguire e a raggiungere il rifugio Vallanta in un tempo record. Qui, nella sala da pranzo, abbiamo potuto consumare il pranzo e riscaldarci con una tazza di tè caldo, gentilmente offerta dal parroco. Il sole è rispuntato all’orizzonte e la nostra carovana ha finalmente potuto rimettersi in cammino. Appena giunti al campo ci siamo fiondati sulla merenda ed abbiamo fatto la doccia, recuperando parte delle energie spese durante la camminata. Dopo cena abbiamo fatto il solito giro per il paese e alle undici siamo sprofondati in un sonno profondo al calduccio dei nostri sacchi a pelo. La camminata successiva, la più impegnativa dal lato psicologico, ci ha portati al Colle della Battagliola (2248 m slm). Impegnativa non solo perché il dislivello era notevole, ma anche perché il sentiero, dopo una notevole salita, conduceva ad un tratto (sulla Pietralunga) in cui ci si doveva arrampicare. Era necessario prestare attenzione a non scivolare perché si correva il rischio di farsi veramente male. Dopo aver percorso lo spartiacque tra la valle di Pontechianale e il vallone di Bellino, abbiamo valicato il colle Bondormir e intrapreso la lunga discesa che ci ha ricondotti al campo. L’ultima camminata ha previsto la partenza da S. Anna di Bellino; dopo aver percorso il lungo assolato vallone di Rui, siamo giunti quasi al passo di Fiutrusa. Dopo in pranzo, ci siamo messi subito in marcia perché stava salendo la nebbia; passato il colle di Fiutrusa, la nebbia ci ha avvolti ed abbiamo passato la pietraia che seguiva la vetta (che tristemente mi è in mente) completamente alla cieca. Fortunatamente il sentiero era ben segnato e visibile, così siamo riusciti, nonostante avesse cominciato anche a piovere (quando si dice la sfortuna!), a tornare al campo sani e salvi. L’ultima sera del campo, come ormai tradizione, ci siamo raccolti tutti intorno al fuoco per cantare, ballare e divertirci. Tirando le somme di una settimana trascorsa all’insegna della fraternità e del Vangelo di Cristo, possiamo certamente scorgere momenti difficili e di tensione, tuttavia, grazie all’aiuto del parroco e alla nostra capacità “diplomatica”, siamo riusciti a superarli.  Purtroppo anche le cose belle hanno un termine: anche il campeggio 2004 si è concluso con la S. Messa di domenica e il pranzo con tutti i genitori; ancora assonnati (abbiamo tirato un po’ tardi sabato sera) ci siamo salutati ed abbiamo detto arrivederci a quei monti che ci hanno tenuto compagnia per una settimana. Un ringraziamento particolare va a tutti coloro che ci hanno accompagnati durante il soggiorno a Pontechianale: le mamme che hanno sempre preparato squisiti manicaretti per placare la nostra fame e hanno dato un pizzico di allegria in più al campeggio; a Roberto Chiapello (Roby) che ci ha accompagnato durante tutte le camminate e ha svolto la mansione di “tecnico”; ai gestori del Camping LIBAC,       e Alfredo, che ci hanno sopportato per una settimana. Non poteva mancare, come tutti gli anni, la nostra mascotte-uomo tuttofare, Raimondo. Un grazie riconoscente va a Don Sandro che ha organizzato il campeggio, affinché noi giovani vivessimo una settimana veramente spettacolare. Arrivederci al prossimo anno!!!

                                                                        I giovani della II settimana

 

Il Natale

Cari parrocchiani,

il Natale con tutta la sua luce ed il suo fascino piomba improvviso sulle nostre vite. Dobbiamo ancora stupirci come i bambini senza diventare infantili: infatti il cristiano adulto prende consapevolezza della ricchezza e profondità del Natale. Non possiamo ridurlo ad una festa da bambini perché così facendo ne traviseremmo il significato anche agli stessi bambini. Il presepe rende plastico un mistero d'amore che da più di duemila anni ispira poeti, pittori, artisti, santi… Ogni anno anche per noi dice cose nuove perché la nostra situazione di vita, lo scenario mondiale e planetario muta o si arricchisce di elementi diversi. Betlemme, che significa casa del pane, ha una storia pregnante: è la città di Iesse, padre del grande re Davide; san Giuseppe è della discendenza di Davide: infatti al tempo del censimento romano va con Maria a Betlemme perché là erano le sue origini; ai pastori, ai poveri di Betlemme è rivolto il primo annuncio della nascita di Gesù; Betlemme, come dice il profeta, non è tra le più piccole città di Giuda… In tutto questo vediamo la logica dell'incarnazione: il Padre che ci dona, ci regala Gesù; un Dio che da ricco si fa povero, un Dio che ci rivela il volto amorevole del Padre, un Dio che assume l'umanità, un Dio che non ha paura di sporcarsi le mani, un Dio che è venuto per servire e non per essere servito, un Dio che è libero e giusto andando al cuore dell'uomo, ai suoi bisogni essenziali, agli interrogati di fondo; un Dio che testimonia, dando la sua vita, l'amore… È un mistero che possiamo contemplare e di cui possiamo esprimere la nostra gratitudine. Natale è innanzitutto un evento che si comprende ed ha senso a partire da Gesù Cristo all'interno del grande progetto di Dio. La Parola di Dio e la storia cristiana di questi duemila anni offrono i contenuti veri a questa grande festa: non solo dobbiamo proclamare e vivere questa verità, ma anche non possiamo tacerla, annacquarla o mistificarla in nome di una falsa intercultura o di un'assurda accoglienza nei confronti di persone che hanno una diversa fede: nella misura in cui viviamo la nostra tradizione più vera incontriamo profondamente e siamo rispettosi della diversità che sono una meraviglia, una grazia. È questo il nodo fondamentale: più che un recupero folcloristico i cristiani, senza integralismi e fanatismi, devono vivere la propria identità che non è mai né chiusura né creazione di barriere né muro contro muro… ma dialogo, comunione, collaborazione, mutuo aiuto, fraternità… Coloro che ci incontrano dovrebbero dire "guardate come si amano", proprio così capitava per la Chiesa degli inizi; il confronto è sulla qualità di vita, sui valori pienamente umani ma rispettosi anche della spiritualità, delle domande di senso di ogni persona, di ogni comunità. In tutto questo ci può aiutare il cammino della Chiesa tutta, ed in particolare della nostra Chiesa saluzzese, che vuole riscoprire la presenza di Gesù in mezzo a noi grazie all'Eucaristia. Natale ed Eucaristia hanno la stessa logica dell'incarnazione, la stessa presenza che si fa sempre più pregnante e forte: lo Spirito Santo che avvolge, adombra, riempie, fortifica, è lo stesso che trasforma il pane e il vino nel corpo e sangue di Gesù. Ecco perché senza domenica non possiamo vivere: ogni domenica, infatti, si compie il mistero del Natale e della Pasqua che si fa presente, che illumina, che porta il sale del mondo.

Con mille auguri. don Sandro

 

Il Carnevale

 

Foto del gruppo mascherato

di Pratavecchia che nel 2004 partecipò

alle sfilate di Busca Caraglio e Dronero

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sono presenti tra le diverse realtà la tradizione legata al masseraggio composto da persone operose  che ogni anno ripropongono la loro presenza per la  festa patronale di S. Giacomo;

Negli ultimi anni accanto alle figure del rettore e dei due massari si è con successo affiancato un comitato festeggiamenti capitanato per l'anno corrente da Mario Ribero avente il compito di sostenere le iniziative sociali che si susseguono nell'anno e che culminano nell'organizzazione annuale della festa di paese;attualmente l'organico si compone di una ventina di persone aventi ciascuna compiti differenti;con appuntamenti periodici i componenti si ritrovano per la discussone e la proposta di iniziative varie. Tra le attività annuali ricordiamo la festa del ringraziamento l'organizzazione del Carnevale La festa autunnale dell'anziano........

 


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Ultimo aggiornamento: 07-04-05.