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La chiesa

La prima chiesa,benedetta l'8 settembre1500 e dedicata al mistero dell'Annunciazione e a San Giacomo Maggiore,era di modeste dimensioni e anche piuttosto malandata. Probabilmente le sue dimensioni dovevano essere quelle dell'attuale navata centrale,fino alla balaustra,con tetto a vista all'altezza dell'attuale primo cornicione. Crescendo la popolazione,attorno a questa struttura iniziale,si fecero nel corso di tre secoli importanti lavori di ampliamento e ristrutturazione per adattarla progressivamente alle esigenze. Già nel 1680 fu aggiunta la navata di destra,detta della madonna , nel 1692 venne costruito il nuovo altare maggiore e nel 1698 la sacrestia. Importanti lavori di ampliamento della chiesa furono fatti al presbiterio nel 1739 ai tempi di Don Depretis seguiti dal rialzo del coro nel 1752. Per il freddo inverno un riscaldamento alquanto precario e poco costoso;un grosso padellone riempito di brace. Il 1800 è il secolo delle grandi trasformazioni della nostra parrocchia. Le difficoltà di spazi nel celebrare la messa cresceva al crescere della popolazione;nel 1663 gli abitanti erano 554 nel 1897 1150. Risale al 1818 la costruzione del nuovo campanile e la navata sinistra detta di San Giuseppe. Nel 1846 il Tesoriere e il Curato propongono agli amministratori il rifacimento del tetto insufficientemente alto che per la scarsa ventilazione comportò svenimenti e malori da parte dei fedeli; Il lavoro venne svolto dal capomastro Guglielmone Carlo con una spesa di 5.900 Lire. Nel 1870 Don Calandri infine fece rialzare la navata di sinistra di un metro per renderla simmetrica rispetto alla destra e da quell'anno abbiamo la chiesa delle attuali dimensioni.

 

Festa patronale di San Giacomo

Nella terza domenica di luglio o anche la quarta se il 25 cade in quel giorno a Pratavecchia si celebrava e si celebra solennemente,il nostro santo patrono San Giacomo il Maggiore festa attesa anche se in tempi di duri lavori.

Nato a Betsaida, era fratello di Giovanni Evangelista e figlio di Zebedeo e di Salome. Seguì Gesù fin dall'inizio della sua predicazione e, vittima di una prima persecuzione giudaica dopo la Pentecoste per cui fu imprigionato e flagellato, morì nel 42 d.C. durante la persecuzione di Erode Agrippa.. Secondo una tradizione non anteriore al VI secolo, Giacomo fu il primo evangelizzatore della Spagna, dove fu sepolto a Compostela. Il sepolcro contenente le sue spoglie, traslate da Gerusalemme dopo il martirio, sarebbe stato scoperto al tempo di Carlomagno, nel 814. La tomba divenne meta di grandi pellegrinaggi medioevali, tanto che luogo prese il nome di Santiago (da Sancti Jacobi, in spagnolo Sant-Yago) e nel 1075 fu iniziata la costruzione della grandiosa basilica. E’ detto “Maggiore” per distinguerlo dall’apostolo omonimo, Giacomo di Alfeo. Lui e suo fratello Giovanni sono figli di Zebedeo, pescatore in Betsaida, sul lago di Tiberiade. Conosciamo anche la loro madre Salome, tra le cui virtù non sovrabbonda il tatto. Chiede infatti a Gesù posti speciali nel suo regno per i figli, che si dicono pronti a bere il calice che egli berrà. Così, ecco l’incidente: "Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono". E Gesù spiega che il Figlio dell’uomo "è venuto non per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti" (Matteo cap. 20).
E Giacomo berrà quel calice: è il primo apostolo martire, nella primavera dell’anno 42. "Il re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa e fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni" (Atti cap. 12). Questo Erode è Agrippa I, a cui suo nonno Erode il Grande ha fatto uccidere il padre (e anche la nonna). A Roma è poi compagno di baldorie del giovane Caligola, che nel 37 sale al trono e lo manda in Palestina come re. Un re detestato, perché straniero e corrotto, che cerca popolarità colpendo i cristiani. L’ultima notizia del Nuovo Testamento su Giacomo il Maggiore è appunto questa: il suo martirio.
Secoli dopo, nascono su di lui tradizioni e leggende. Si dice che avrebbe predicato il Vangelo in Spagna. Quando poi quel Paese cade in mano araba (sec. IX), si afferma che il corpo di san Giacomo (Santiago, in spagnolo) è stato prodigiosamente portato nel nord-ovest spagnolo e seppellito nel luogo poi notissimo come Santiago de Compostela. Nell’angoscia dell’occupazione, gli si tributa un culto fiducioso e appassionato, facendo di lui il sostegno degli oppressi e addirittura un combattente invincibile, ben lontano dal Giacomo evangelico (a volte lo si mescola all’altro apostolo, Giacomo di Alfeo). La fede nella sua protezione è uno stimolo enorme in quelle prove durissime. E tutto questo ha un riverbero sull’Europa cristiana, che già nel X secolo inizia i pellegrinaggi a Compostela. Ciò che attrae non sono le antiche, incontrollabili tradizioni sul santo in Spagna, ma l’appassionata realtà di quella fede, di quella speranza tra il pianto, di cui il luogo resta da allora affascinante simbolo. Nel 1989 hanno fatto il “Cammino di Compostela” Giovanni Paolo II e migliaia di giovani da tutto il mondo.

 

 

I festeggiamenti...

L'apostolo Giacomo è il nostro patrono: un grande onore per tutti noi, vista la sua storia e la fama che ancora oggi "parla" e scuote le persone. È una delle radici - come ricorda spesso il Papa - dell'Europa: grazie a lui è nato, soprattutto nel medioevo, un movimento, un peregrinare che anche ai nostri tempi va al cuore delle persone, che segna la nostra storia passata e presente, e che soprattutto ci porta a Cristo ed alla sua Chiesa delle origini. Forse a volte nel pensare alla festa patronale abbiamo messo in secondo piano gli aspetti religiosi sia a livello personale che comunitario, impegnandoci con tempo e risorse sul divertimento e sul permettere ai parrocchiani una settimana di belle iniziative. Benvenuto il Comitato dei festeggiamenti che ha sgravato il Rettore di tutta una serie di incombenze e di lavori che più persone possono sopportare meglio, specie nel mese di luglio quando è tempo di raccolta di pesche, di lavori nei campi, o comunque di lavoro estivo. Il Comitato si compone di una quindicina di persone, con un presidente  e un vicepresidente: il suo segreto, oltre al numero delle persone, è lavorare insieme per il bene dei parrocchiani. Occorre saper mediare, bisogna trovare una quadra rispettando la diversa sensibilità e storia delle persone, è necessario con chiarezza e determinazione fare partecipi tutti delle decisioni, delle spese e dei bilanci, della verifica. Senza usare paroloni grandi, direi che è un modo per vivere la democrazia dal basso a livello locale. Nell'anno trascorso il Comitato si è occupato di tante cose. Dai pini sradicati della Scuola Elementare si sono ricavati tavoli, panche, i pannelli per rivestire il bancone del bar. Si sono acquistate due grandi pentole per far cuocere la polenta; Fino ai festeggiamenti che hanno riunito tante persone nel divertimento e nel favorirne l'incontro. È stato un crescendo di iniziative, di responsabilità e di lavoro. Sapientemente il Comitato ha coinvolto più gente possibile, soprattutto i giovani che con la loro età e creatività sanno rendere un clima aperto ed accogliente. Un grazie riconoscente a tutti, in particolare a quelle persone che nel nascondimento lavorano e permettono quel tocco di classe alle feste.

 


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Ultimo aggiornamento: 07-04-05.