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Circolo di Arcidosso

Comune di Arcidosso - Elezioni Amministrative 2004 

Programma Elettorale della lista:

RIFONDAZIONE COMUNISTA


Recante il contrassegno:

"2 cerchi eccentrici e tangenti internamente sulla destra. Il più grande a fondo rosso, in secondo piano, riporta nella porzione di cerchio visibile a sinistra, la scritta in bianco SINISTRA EUROPEA. Il secondo cerchio, in primo piano, è più piccolo e interno al primo, con fondo bianco e riporta: falce, martello e stella gialli sopra una bandiera rossa distesa ed inclinata a sinistra sormontato dalla scritta in nero PARTITO COMUNISTA, nella parte inferiore compare la scritta in nero RIFONDAZIONE. Le due scritte sono separate da due settori circolari - verde a sinistra e rosso a destra - che, con il fondo bianco, compongono i colori della bandiera nazionale".

Candidato alla carica di Sindaco:


BARGAGLI GIANFRANCO



Candidati alla carica di consigliere comunale:


ROSSI DAVID
ULIVIERI GRAZIELLA
BARGAGLI STEFANO
PIERINI FEDERICA
MINUCCI FRANCESCO
BORGONI GIOVANNI
PAGANUCCI GABRIELE
DE SICA CASTRESE
FELICI FIORAVANTI NELSON
SANTARELLI SERGIO
FROSOLINI MEODIO
MAZZETTI GLAUCO (Indipendente)
SANTELLA EMILIA
CORSINI ANTONIO
CHIAPPINI STEFANO
AZZOLINI SALVATORE




I continui tagli ai trasferimenti statali, hanno indotto i Comuni ad aumentare progressivamente le imposte locali. Rifondazione Comunista si propone di lavorare per una tassazione fortemente improntata alla progressività.
E' estremamente significativo che l'Ente Locale recuperi una funzione di ridistribuzione del reddito a fronte di uno Stato che toglie ai poveri per dare ai ricchi. Inoltre, va contrastata e sconfitta, la convinzione che una buona amministrazione è tale quando ragionieristicamente riesce a far quadrare i conti a prescindere dai risultati.
Generalmente il percorso seguito è quello di precarizzare i servizi riducendo le spese correnti, comprimendo gli investimenti e i progetti di sviluppo, sanando i debiti pregressi.
È evidente che l'idea stessa che le amministrazioni debbano utilizzare criteri aziendali nella gestione del proprio bilancio è funzionale ad una sorta di privatizzazione della politica amministrativa che pone seriamente in discussione lo stesso assetto democratico dei poteri locali.
In questa visione il sindaco-manager potrebbe essere tranquillamente sostituito da un burocrate efficiente mentre il consenso dei cittadini è ridotto ad una mera questione di trasparenza. Questa impostazione, largamente sostenuta dai provvedimenti di riforma degli Enti Locali, può essere rovesciata trasformando le linee d'indirizzo in progetti di largo respiro. Inoltre, va aperto un forte confronto politico per restituire all'Ente Locale centralità e ruolo nel reticolo democratico, quale soggetto chiamato a dare risposte urgenti e puntuali alla molteplicità e complessità delle domande che i cittadini pongono.
Ci troviamo adesso di fronte ad un quadro politico profondamente mutato, caratterizzato dall'irruzione sulla scena di un movimento composito ed eterogeneo che ha impresso un'accelerazione e una radicalizzazione della lotta politica e dell'opposizione al governo di centrodestra, movimento che ha saputo porre nell'agenda politica problemi di carattere internazionale declinandoli nella battaglia politica territoriale come quella sulla privatizzazione dei servizi pubblici, movimento che per la pace ha raccolto adesioni inimmaginabili con una sola parola d'ordine "no alla guerra senza se e senza ma".
La nostra proposta, per contrastare la forte deriva moderata in atto nel Paese, è quella di restituire autonomia, autorevolezza e capacità finanziaria per contribuire a dirigere e governare i processi di modernità nei quali sono insiti forti elementi di disaggregazione ed emarginazione sociale.
Ecco allora che la costruzione del bilancio diventa un elemento fondamentale per definire una seria politica redistribuitiva i cui punti essenziali possono essere:

1. Sul piano dei servizi a domanda individuale (asili, mense, trasporti, rette per anziani, ricoverati ecc.) si dovranno compiere passi decisi   procedendo ad una rimodulazione delle tariffe e delle imposte con attente e precise scelte tese a salvaguardare i soggetti sociali più deboli. Diversificando i contributi sulla base dei redditi familiari, anche attraverso accertamenti reddituali e patrimoniali. Considerando che il piede di partenza per gli sgravi sia rappresentato dallo stipendio medio di un lavoratore dipendente. Prevedendo inoltre l'esenzione totale dalla partecipazione al costo delle prestazioni e l'esenzione totale da tasse, imposte e tributi comunali, nonché il diritto d'accesso all'assistenza economica per le persone e i nuclei con situazione reddituale pari o inferiore alla pensione minima.
2. Un'azione tesa a ridurre spese spesso non sufficientemente giustificate quali progettazioni per opere pubbliche con finanziamenti incerti e consulenze esterne utilizzando il personale e le risorse dell'ente.
3. Un'azione tesa a promuovere una campagna per recuperare evasioni tributarie,  (ICI, rifiuti, IRAP e altre imposte o tasse comunali) ridistribuendo i proventi sotto forma di servizi ai cittadini.
4. Una progettazione proiettata ad acquisire risorse straordinarie della U.E. e prevista dalle leggi nazionali per il sostegno e l'incentivazione ad iniziative produttive, formazione professionale, recupero e riqualificazione urbana, ecc. aprendo vere e proprie vertenze territoriali, nei confronti degli Enti superiori, alle quali chiamare alla mobilitazione i cittadini stessi. Attivando, laddove ne esistono le possibilità, una progettualità per aree più vaste attraverso forme dinamiche d'associazione tra Enti locali.
5. Sull'ICI deve essere avanzata una proposta articolata, tesa a ridurre la tassa sulla sola prima casa per redditi medi bassi, aumentandola sulla seconda e terza casa. Occorre altresì adottare una politica fiscale che utilizzi tutti gli strumenti disponibili per penalizzare le case sfitte. In particolare prevedendo maggiori detrazioni sulla prima casa legate al valore catastale dell'immobile, togliendole su quelle case ad alto valore catastale e prevedendone la totale esenzione in presenza di invalidi o portatori di handicap.

6. Applicazione della tariffa della raccolta dei rifiuti solidi urbani legata ai componenti del nucleo familiare prevedendo riduzioni per le abitazioni con un solo componente, senza concedere comunque sgravi per le seconde abitazioni che risultano sfitte.

Rapporti con gli Enti Locali


Compito primario di una prossima amministrazione dovrà essere il proporsi, nei confronti degli Enti territoriali (in primis Comunità Montana e Provincia), con un nuovo protagonismo.
Appurato ormai che la gestione del territorio si attua soprattutto in ambito sovracomunale, conseguenza questa della politica attuata in questi anni dalle varie amministrazioni comunali, proponiamo che la gestione della Comunità Montana sia una gestione politica, espressione della maggioranza che andrà a comporsi, evitando per il futuro il ripetersi dello sbaglio fatto dagli attuali amministratori di voler intraprendere una gestione politico istituzionale dell'ente.
In questioni di estremo rilievo (acqua, rifiuti, assetto del territorio, dislocazione degli insediamenti produttivi, viabilità) intervengono ormai una pluralità di soggetti, pubblici e privati, nei confronti dei quali il Comune deve agire in modo deciso.

Servizi


Negli ultimi 10 anni i tagli e il contenimento delle risorse trasferite agli Enti Locali assommano ad oltre 60 mila miliardi di vecchie lire mentre, nello stesso periodo i comuni hanno fatto fronte alle minori risorse con un aumento della fiscalità, praticamente raddoppiandola, ma ciononostante ai comuni sono mancate risorse per oltre 40 mila miliardi.
Gli effetti sui servizi, in termini di qualità e quantità e la programmazione dello sviluppo economico, sociale ed urbanistico del territorio, non potevano che essere pesantissimi. Le ultime finanziarie hanno aggravato ulteriormente la condizione economica degli Enti Locali ed inoltre gli indirizzi dei vari governi stanno accentuando i processi di liberalizzazione e privatizzazione dei servizi pubblici negando di fatto diritti e bisogni collettivi.
Rilevato però che le privatizzazioni, così come intese ed attuate a tutt'oggi, non danno né garanzia di servizi più efficienti, né portano benefici in termini economici ai comuni e ai cittadini, né tantomeno danno garanzia di occupazione accettabile, riteniamo che in tal senso ci sia il bisogno di fare dei passi indietro e valutare la possibilità che l'amministrazione comunale ritorni a gestire direttamente i servizi. Impegnandosi nel frattempo, nei confronti dei soggetti che stanno gestendo i servizi appaltati, a far sì che siano garantite le condizioni occupazionali e salariali accettabili per i dipendenti e allo stesso tempo ricontrattare le tariffe per evitare come nel caso dell'acqua che alla montagna restino solo gli oneri e i vincoli che la tutela delle acque impone in cambio solo di bollette quadruplicate.
Il ricorso all'appalto e alla privatizzazione che finora ci è stata proposta come alternativa e non come aggiunta alla funzione pubblica, nel nome di un presunto principio di libera scelta tra pubblico e privato, è una pratica alla quale si dovrà evitare di ricorrere, ma dove indispensabile, lo si dovrà fare evitando di procedere all'utilizzo dello strumento dell'asta al maggior ribasso. Attivando semmai forme di appalto attraverso il criterio dell'offerta più vantaggiosa che consente di inserire nella valutazione elementi di qualità considerando tra questi l'organico stabile della ditta concorrente.

Partecipazione popolare


La crisi della politica nell'era della globalizzazione, ci impone di ripensare il rapporto tra cittadino e istituzioni. Nell'ultimo decennio, si è verificato un marcato allontanamento di fasce sempre più larghe di cittadini dalle istituzioni, determinando un allentamento del tessuto democratico e un indebolimento della capacità di risposta alle complesse questioni che la società contemporanea pone. Nonostante il tentativo di alcune forze politiche, dei movimenti e di tante soggettività sociali, la partecipazione, per molteplici ragioni, si è inaridita, indebolendo lo stesso reticolo democratico e popolare che per alcuni decenni aveva permesso sviluppo, conquiste e riconoscimenti di importanti diritti. Le grandi questioni insite nei territori che interessano le piccole comunità si discutono o si decidono fra gruppi sempre più ristretti. Il coinvolgimento dei cittadini è ritenuto fatto residuale di una cultura superata dai tempi e dalle esigenze che il mercato richiede.
Superare questa fase, ricostruire rapporti democratici fra cittadini e istituzioni, magari a partire dal bilancio, è un obiettivo che Rifondazione Comunista si pone e pone alle altre forze democratiche e di sinistra attraverso un percorso nel quale il ritorno alla politica permetta l'apertura di una nuova stagione democratica, capace di costruire una responsabile partecipazione sui problemi della società, contrastando anche le demagogiche proposte di democrazia plebiscitaria, rilanciando i valori della democrazia rappresentativa nei quali il cittadino assume un ruolo centrale.
L'elezione diretta dei sindaci, la concentrazione di potere nelle mani degli esecutivi, non solo ha ristretto gli spazi di partecipazione dei cittadini ma ha minato il basilare principio costruito sul dialettico rapporto cittadino-istituzione. In questa realtà, un punto qualificante della nostra presenza nelle amministrazioni locali è senz'altro il dispiegarsi di iniziative tese a spezzare il concetto di delega.
La revisione degli statuti ci permette di riaprire l'intera discussione per definire i passaggi fondamentali su cui articolare le nuove carte statutarie di cui proponiamo alcuni passaggi:

1. Sperimentare nuovi strumenti di democrazia qual è il bilancio partecipativo, un percorso decisionale, nella formazione dell'atto, che veda la partecipazione attiva delle varie realtà sociali, singole o associate, presenti sul territorio.
2. La previsione di precisi istituti che favoriscano la realizzazione del riequilibrio della rappresentanza. Una società di donne e di uomini, per esprimere reali livelli di democrazia compiuta e non simulata, richiede una rappresentanza di donne e di uomini. La presenza del genere femminile nei luoghi istituzionali e in quelli dove si realizzano i processi decisionali è un problema di qualità oggettiva della democrazia, che deve rappresentare uno dei punti fondanti della carta statutaria di ogni comunità.
3. La costituzione di organismi di partecipazione su base territoriale.
4. Il riconoscimento di istanze o petizioni avanzate dai cittadini tese a sollecitare interventi specifici idonei a garantire una migliore tutela degli interessi collettivi.
5. L'istituzione del Consiglio Comunale dei ragazzi.
6. L'istituzione di organi di rappresentanza per i cittadini e lavoratori extracomunitari che vivono e lavorano nel nostro territorio.

Occupazione


Per quanto riguarda la gestione della pianta organica dei dipendenti comunali, si dovrà procedere ad una rivisitazione cercando di andare a coprire tutti i ruoli, non solo quelli dirigenziali, in modo da poter offrire un migliore servizi ai cittadini sia per le esigenze ordinarie sia per quelle straordinarie.
Sul terreno del lavoro, dove i comuni hanno ridotte competenze è comunque necessario che si segni con chiarezza una linea che vada in controtendenza rispetto ai processi di precarizzazione assumendo precise posizioni di principio. Nessun ricorso a contratti di lavoro precari, contratti a termine, part time non esplicitamente scelti dai lavoratori interessati.
È necessario inoltre incentivare insediamenti di nuove realtà che garantiscano comunque occupazione e stabilità ai dipendenti.

Assetto del territorio, agricoltura


Lo sviluppo urbanistico del Comune di Arcidosso è stato fino ad oggi contraddistinto da un'espansione spesso disordinata e casuale.
I nuovi insediamenti, infatti, si sono sparpagliati intorno ai centri storici, senza una logica, in mille direzioni impegnando un territorio sproporzionato rispetto agli edifici costruiti. Questa tendenza, che ha consumato troppe aree senza peraltro ottenere delle zone urbane ben definite, ha creato non pochi problemi alla gestione del comune (troppe strade, fogne, acquedotti) impossibilitato a garantire servizi adeguati ai cittadini, specialmente nelle frazioni che finora sono state oltremodo trascurate.
Questa tendenza deve quindi essere arginata, evitando il ricrearsi di nuove aree da degradare, andando a cercare di riqualificare le zone gia interessate dall'urbanizzazione (vedi la zona artigianale) dando alla periferia attuale un volto urbano più dignitoso e funzionale, recuperando lo spazio senza consumarne di nuovo.
Lavorare per il mantenimento e la valorizzazione del patrimonio agricolo e boschivo del territorio, evitando speculazioni e devastazioni selvagge

Riteniamo importante procedere in direzione di un'ulteriore valorizzazione dell'agricoltura, consapevoli che la produzione agricola di qualità (olio, vino, castagna) riveste per il nostro territorio un importante volano economico.
Bisognerà poi procedere ad un riassetto della viabilità rurale, incentivando la costituzione di consorzi e procedendo alla nuova stesura dell'elenco delle strade vicinali di uso pubblico, che risale all'ormai lontano Aprile del 1967.

È necessario adottare misure serie di lotta all'elettrosmog (soprattutto a seguito della scellerata legge Gasparri) per esempio formulando delibere aventi come punti principali:

1. passare dall'idea delle autorizzazioni a quella di piani regolatori delle antenne in cui è il comune che decide.
2. assumere il principio di precauzione puntando a regole che minimizzino l'esposizione.
3. dare diritti agli inquilini.

Sanità


Rafforzare il ruolo di governo dei comuni nella sanità, auspicando un ruolo più forte della Conferenza dei Sindaci, con reali poteri di programmazione e controllo dei Sindaci rispetto allo strapotere della figura dei Direttori Generali, per evitare che si continui a tagliare i servizi, come nel caso dell'Ospedale di Castel del Piano, struttura la cui funzione risulta ormai essere quella di solo primo soccorso. 
Contrastare la costituzione della  società della salute, e l'avvio della sperimentazione, perché con questo strumento si intende realizzare un modello in cui, sostanzialmente, si consuma la  rottura tra ospedale e territorio, che sempre più risponde alla sola fase acuta della malattia ed un territorio che dovrà gestire la cronicità e la non autosufficienza, vale a dire tutto quello che l'ospedale non cura più. Un territorio, ricordiamo, che oramai da tempo sperimenta le contraddizioni dovute ad una cronica mancanza di risorse; questo a fronte di bisogni che crescono e si personalizzano richiedendo, quindi, notevoli risorse aggiuntive. In particolare, per un territorio  come il nostro dove l'età media della popolazione risulta essere assai elevata. Dei livelli essenziali di assistenza che si configurano, sempre più, come livelli minimi e scaricano dal comparto sanitario a quello sociale prestazioni che si riferiscono proprio a quella fascia dell'alta integrazione sociosanitaria che le nuove società della salute andranno a gestire.
Alla luce di questi processi, il rischio maggiore, per quanto ci riguarda, è che il territorio, le comunità locali, più che responsabilità politiche si vedano decentrare nuove responsabilità economiche a cui difficilmente riusciranno a far fronte, pena una rischiosa ed ulteriore dequalificazione del servizio. Un modello che si servirà di un soggetto terzo, quasi sicuramente destinato a trasformarsi, nel tempo, da consorzio pubblico a società mista, rappresentando un ulteriore esproprio, se ce ne fosse bisogno, della funzione di indirizzo e di controllo dei Consigli Comunali. Ciò che nel programma regionale di sviluppo è individuato come il positivo coinvolgimento dei privati, in particolare del privato no profit, su progetti strategici per la crescita dei servizi regionali; così da cogliere l'opportunità del coinvolgimento delle comunità e nello stesso tempo promuovere la raccolta di capitali e professionalità utili alla stessa crescita del sistema sanitario regionale; rischia in realtà di aprire ad ulteriori esternalizzazioni e privatizzazioni di questo settore.
Contrastare la filosofia della deospedalizzazione, intesa come limitazione ai
minimi termini della degenza ospedaliera, che da una parte ha il merito di razionalizzare le spese sanitarie e di restituire in tempi ragionevoli il malato ad una dimensione domestica e familiare, dall'altra pone in evidenza, talvolta in modo  drammatico, il problema dell'assistenza domiciliare. Nei fatti i Comuni non sono ad oggi in grado di poter garantire al malato non autosufficiente, soprattutto se anziano, un'assistenza gratuita o economica, una volta che questo è stato dimesso dall'ospedale. Il risultato è spesso l'oneroso ricorso a forme private di assistenza domiciliare, alla fuoriuscita delle donne dal mercato del lavoro per accudire il malato, o l'impossibilità da parte della famiglia di garantire un'assistenza. È necessario dunque garantire e batterci affinché sia riconosciuto e garantito il diritto per le persone all'assistenza domiciliare, soprattutto in presenza di processi di deospedalizzazione.

Attività produttive, commercio, turismo


Portare più attenzione nei confronti delle attività produttive, ricettive e commerciali presenti nel territorio e favorendone la nascita di nuove.
Blocco della crescita della grande distribuzione in quanto la stessa, distruggendo progressivamente la piccola, che non ha le condizioni per reggere il confronto, impoverisce la rete distributiva con grave danno per i settori più deboli.
Concedere incentivi fiscali per l'apertura di esercizi di piccola e media distribuzione, soprattutto quella specializzata, cercando di garantire la presenza delle piccole attività commerciali e contribuire così a difendere posti di lavoro.
Monitoraggio permanente da parte dei Comuni sul proprio territorio del fenomeno caro-prezzi.
E' necessario favorire l'affermarsi di politiche turistiche di maggior qualità rispetto a quelle che concepiscono il territorio e le potenzialità culturali come un'unica, indistinta e illimitata risorsa da sfruttare. Va rivisitata la logica di quei gruppi che pensano alle aree turistiche come a una sorta di gigantesco parco dei divertimenti. Occorre invece elaborare una seria proposta che abbia come riferimento il rispetto e la valorizzazione del patrimonio artistico, culturale ed ambientale. In questo senso, vanno anche definite le potenzialità occupazionali e, insieme, le esigenze strutturali del settore. Nell'ambito della definizione più specifica, occorre poi tenere presente le varie sfaccettature in cui si articola il settore e, cioè, solo per citare alcuni esempi:
1. turismo verde.
2. turismo sportivo.
3. turismo congressuale.
4. turismo della terza età.
5. turismo dei beni e delle attività commerciali.

Cultura e sport e associazionismo


Incentivare il più possibile le varie associazioni culturali, sportive, sociali e di volontariato presenti nel territorio.
Favorire la creazione di centri di aggregazione giovanile fornendo spazi (ad esempio il Summertime), risorse e attrezzature per evitare la fuga delle nuove generazioni e garantire maggiori possibilità di aggregazione nel territorio.
Mantenere vive tutte le feste e manifestazioni collettive legata alla tradizione e alla cultura locale.
Procedere alla sistemazione e all'ottimizzazione degli impianti sportivi per favorirne la fruibilità da parte dei cittadini.
Attivarsi nei confronti della Provincia che ha un ruolo non trascurabile, sia per le competenze in materia di istruzione, sia per quelle piene in materia di formazione professionale, per contrastare i guasti pesantissimi che la Riforma Moratti apporta al sistema pubblico dell'istruzione, riaffermando un ruolo vertenziale degli Enti Locali capace di aggregare consenso tra quanti vivono la scuola (sull'esempio del ruolo di comuni e municipi nella costruzione dell'opposizione al taglio del tempo pieno), boicottando, e non assecondando, la logica classista della riforma.
Si dovrà porre attenzione alla situazione dell'edilizia scolastica, sia per adeguare gli istituti alle norme di sicurezza come previsto dalla legge, sia per fornire agli studenti e ai lavoratori strutture dignitose dove affermare il diritto allo studio.