DIFENDERE I DIRITTI DEI MIGRANTI

PER DIFENDERE I DIRITTI DI TUTTI

Oggi difendere i diritti dei migranti significa difendere i diritti di tutti.

La lotta contro il ddl "Bossi-Fini" non è solo ed esclusivamente una lotta basata su principi ed idee in cui crediamo fermamente: solidarietà, uguaglianza, diritti di cittadinanza, diritto ad una vita dignitosa per tutti,costruzione di una società multiculturale e multietnica.

Questa lotta si propone di contribuire a sconfiggere un sistema politico-economico-sociale che la destra sta aggressivamente portando avanti e che investe tutti i cittadini,italiani o stranieri che siano.

Questo ddl ha il l’obbiettivo di precarizzare le condizioni di vita e lavorative dello straniero,equiparato a mera forza lavoro,mantenendolo di fatto in una condizione di permanente clandestinità da utilizzare per il nostro sistema produttivo e per la nostra ricchezza,pronto ad essere "rispedito" nel proprio paese d’origine non appena si rivela poco utile alla nostra economia.

L’immigrato non è considerato un individuo portatore di bisogni,interessi,diritti,sentimenti,insomma non è considerato una persona.

Il "permesso di soggiorno" collegato al contratto di lavoro,il restringimento dei ricongiungimenti famigliari, il potenziamento e la creazione di nuovi Centri di Permanenza Temporanea, (vere e proprie prigioni) pagati con i contributi degli stessi lavoratori stranieri,l’inasprimento delle pene detentive e delle espulsioni, creano attorno allo straniero una situazione semischiavistica e di assoluta debolezza dalla quale egli non potrà ribellarsi, pena il ritorno immediato nel paese dal quale é fuggito (perlopiù da guerre e miserie ).

La nuova normativa farà aumentare e non diminuire la clandestinità,e di conseguenza il lavoro nero e sommerso :l’immigrato permarrà in una situazione di perenne ricattabilità, costretto ad accettare salari bassi, situazioni lavorative precarie, senza alcun tipo di tutela sindacale.

Tutto ciò creerà all’interno del mercato del lavoro un’enorme "concorrenza" con i lavoratori italiani: l’impresa tenderà infatti ad utilizzare una ragazza o un ragazzo straniero (magari clandestino) a condizioni asssolutamente più vantaggiose rispetto ad un lavoratore italiano il quale si vedrà costretto a sua volta ad accettare condizioni di progressiva precarietà ed espropriazione di diritti acquisiti, pena una minor "competitività" all’interno del mercato del lavoro, ed il rischio di licenziaqmento.

Il tentativo che si vuole fare passare attraverso il consolidato meccanismo della "guerra tra poveri", è quello di abbassare la soglia dei diritti del cittadino straniero, che oggi rappresenta la fascia più debole della popolazione, per abbassare i diritti di tutti i lavoratori.

L’attacco allo Statuto dei lavoratori ed in particolare all’art. 18, rientra in questa strategia di totale flessibilità e precarietà "in entrata" ed "in uscita".

Per questi motivi, non solo per una battaglia di civiltà e democrazia, oggi, difendere i diritti degli stranieri, significa, insieme all’operaio che si batte contro la libertà di licenziamento , allo studente che lotta contro la privatizzazione della scuola pubblica o all’ammalato per il diritto universale di poter essere curato indipendentemente dal proprio reddito, contribuire a combattere il sistema neoliberista, il cui obbiettivo non è certamente di migliorare le condizioni delle persone, ma perseguire un’illogica quanto distruttiva ideologia del profitto.