ACTION FOR PEACE, diario della spedizione dei Bergamaschi in palestina

Kekko - Francesco Chiodelli (Movimento Studentesco Bergamo), Maurizio
Morgano e Roberta Maltempi (Giovani comunisti/e Bergamo) e Gianluca
Zoni (Giovani comunisti/e Varese)


Gerusalemme, 31 marzo 2002, ore 20.54 locali

secondo giorno: sabato 30 marzo 2002

Dopo lo "stallo" del primo giorno, ieri (sabato) l'azione di pace e'
entrata finalmente nel vivo: interposizione ai check point di Ramallah
e Betlemme, manifestazione al consolato spagnolo con i pacifisti
israeliani.
La giornata e' iniziata con un "piccolo inconveniente":verso le 10:30,
nei pressi dell'hotel Ambassador, dove risiede una parte della
delegazione, mentre stava scattando delle foto innocue alla citta'
sottostante, Kekko e' stato improvvisamente fermato e poi arrestato dai
militari israeliani. Verra' rilasciato nel pomeriggio dopo una lunga
permanenza in caserma tra insulti e umiliazioni. Kekko ha riportato
atteggiamenti nei suoi confronti che ancora una volta confermano la
sospensione dei diritti civili e democratici e l'instaurarsi di un
regime di potere arbitrario da parte dei militari. Pensate che anche
solo radunarsi in una decina di persone lungo la strada, semplicemente
per riposare, puo' comportare l'accerchiamento dei militari e lunghi
controlli: ogni nostro anche banale atteggiamento puo' essere il
pretesto per un abuso di potere.
intanto noi (Roberta, Gianluca, Maurizio), insieme a tutta la carovana
dell' "action for peace", nel tentativo di ragiungere Ramallah, siamo
stati bloccati al check point di Gerusalemme Nord! Il festosissimo
corteo della carovana non ha potuto niente di fronte al dispiegamento
dei militari. Se per noi italiani la situazione si presenta surreale,
per i palestinesi e' addirittura normale che i propri figli
frenquentino una scuola elementare recitata dal filo spinato a pochi
metri dal check point e dai carri armati. Bambini e adulti esprimevano
il loro ringraziamento suonando i clacson delle auto in uscita dal
posto di controllo e mostrando il segno della vittoria che qui
significa resistenza. Ala fine i militari, schierati per caricarci, ci
hanno costretto ad indietreggiare e scegliere la seconda tappa
prevista: Betlemme.
Durante il viaggio abbiamo visto un quartiere ultraortodosso israeliano
recintato da alte mura in cui, per impedire qualsiasi tipo
di "contaminazione", e' vietato l'ingresso a tuti gli stranieri.
Gl insediamenti dei coloni israeliani all'interno dei territori
palestinesi sono collegati da strade che bypassano qualunque zona
araba, nelle quali possono circolare soltanto auto con targhe gialle
che distinguono gli automezzi israeliani da quelli palestinesi.
Sembrerebbe grottesco se non fosse drammatico constatare come gli
israeliani, anche se militarmente dominatori, siano prigionieri di se
stessi e come non se ne rendono conto.
Alle porte di Betlemme, proprio in mezzo al territorio riconosciuto
come palestinese, si staglia sulla collina piu' alta uno degli
insediamenti coloniali piu' controversi. E' stato costruito li' perche'
importante strategicamente (domina Betlemme) e perche' vi passa
l'acqua. Attualmente e' abitato solo a meta' a causa dell'alto rischio
ed il governo per incentivare l'insediamento dei coloni, offre
vantaggiosissimi incentivi fiscali e detassazioni, facendone la
pubblicita' persino tra la popolazione di origine ebraica dei paesi est-
europei.
Verso le 15.00 siamo arrivati al check point di Betlemme e dopo lunghe
e molto tese trattive ci fanno passare.
Li' veniamo accolti trionfalmente e Betlemme che prima appariva vuota e
spettrale improvvisamente si riempie di uomini, donne e bambini, che si
aggregano al nostro "corteo", ci salutano dalle finestre, escono di
casa per abbracciarci, per offrirci un po' di quel poco che hanno e per
ringraziarci per essere li'.
Abbiamo trovato una citta' fiera e determinata a resistere, piena si'
di volantini affissi con le immagini e i nomi dei "martiri
dell'intifada", ma assolutamente laica (il sindaco di Betlemme e'
comunista e sui muri dominano le facce del "Che" e la falce e martello)
L'impressione che abbiamo avuto e' che soltanto la folle (scientifica?)
politica di Sharon puo' regalare questa citta' e i suoi abitanti agli
integralisti.
Prima di arrivare nella piazza principale incontriamo un monumento,
opera di uno scultore italiano, che spera di rappresentare il 2000 con
una catena spezzata: la prigionia della guerra ha infranto una viva
speranza ed i volti dei "martiri" appaiono anche sulla scultura.
Nella piazza principale i dirigenti del movimento di resistenza della
citta' hanno salutato la nostra carovana ("Action for Peace"), hanno
ribadito piu' volte di voler vivere in pace ed insieme agli israeliani,
ma di voler vivere! e vivere nella propria terra; hanno drammaticamente
ribadito, purtroppo, di non avere ormai piu' nulla da perdere.
Nel frattempo ci sono giunte notizie da Ramallah, dove Bove' ed un
parlamentare italiano sono riusciti ad entrare nel bunker di Arafat.
Mentre una parte della carovana ha deciso di rimanere a Betlemme per la
notte, da dove ha raggiunto il campo profughi di Deeshe, noi siamo
tornati a Gerusalemme (abbiamo abbandonato rapidamente Betlemme prima
che al tramonto le vie d'accesso alla citta' fossero chiuse), anche per
avere notizie di Kekko, partecipando poi al presidio presso la casa di
Sharon ed alla presenza davanti al consolato spagnolo.


Terzo giorno: domenica 31 marzo 2002

La tensione e' altissima. La citta' e' blindata fin dalla matina da un
ingente dispiegamento dell'esercito. Nonostante questo la giornata
inizia positivamente: Mario, il ragazzo arrestato venerdi' per aver
esposto la bandiera palestinese durante la manifestazione, e' stato
rilasciato nella mattina. Al ritorno dal tribunale, dove c'eravamo
recati a sostenerlo per il processo (che poi non si e' tenuto) siamo
stati seguiti fino alla porta d'ingresso alla citta' vecchia da alcuni
poliziotti a cavallo. Un imponente schieramento di polizia e
dell'esercito israeliano, con anche cecchini appostati sulle mura, ci
ha inizialmente anche impedito di entrare e di recarci cosi'
all'albergo.
Nel pomeriggio, presso l'hotel Ambassador, si e' tenuta l'assemblea
plenaria di Action for peace: al termine della discussione si e' deciso
che domani una delegazione di 50 persone si rechera' a Ramallah per
fare interposizione insieme ai pacifisti che gia' si trovano la'.
Speriamo anche noi di essere parte di questo gruppo.


Gerusalemme, lunedi' 1 aprile 2002, ore 20.17 locali

QUARTO GIORNO: CHECK POINT

L'azione di Action for Peace, nella giornata di oggi, e' stata
caratterizzata dal tentativo di raggiungere i due punti caldi della
crisi palestinese: Ramallah e Betlemme.
Nella mattinata la parte della carovana ancora presente a Gerusalemme
(molti pacifisti della delegazione fanno gia' interposizione nei campi
profughi e negli ospedali delle due citta'), nel tentativo di
raggiungere Ramallah, e' stata fermata al check point di Gerusalemme
nord dove, insieme ad un gruppo di pacifisti palestinesi, ha
organizzato un presidio per circa due ore. Il tutto si e' svolto
tranquillamente, nella quasi indifferenza dei militari e della polizia
ma con il consenso totale della popolazione palestinese, costretta
quotidianamente a subire un esasperante controllo sia in ingresso che
in uscita dalla citta'. Secondo tentativo fallito di raggiungere in
massa Ramallah, dopo quello di sabato, a testimonianza del fatto che la
presenza degli osservatori internazionali, e dei giornalisti al nostro
seguito, e' quanto mai ingombrante per le autorita'
israeliane, "smascherate" nella loro quotidiana azione di oppressione e
repressione. A nulla e' servita la presenza di Graziella Mascia,
parlamentare di
Rifondazione Comunista, unitasi nella mattinata alla carovana in
sostituzione di Giovanni Russo Spena rientrato in Italia ieri.
Tornati all'hotel Ambassador, al termine dell'assemblea abbiamo
definito i nuovi obiettivi:
1- Una delegazione di Giovani Comunisti e' partita alla volta di
Ramallah
I nostri compagni si sono uniti agli osservatori internazionali gia'
presenti nella citta' dove stanno svolgendo un'importante azione
soprattutto presso l'ospedale: oltre a donare il sangue, sempre
insufficiente rispetto alle necessita' a causa del blocco israeliano,
ricoprono un fondamentale ruolo di protezione del personale e delle
strutture.
Nella citta', come raccontato dal deputato italiano Bulgarelli che,
insieme a Bove', aveva incontrato Arafat, la situazione non e' affatto
facile: mancano acqua, elettricita', cibo, medicinali, sangue; si e'
praticamente impossibilitati a comunicare con l'esterno; la popolazione
e' barricata in casa e camminare in strada e' un rischio costante a
causa dei colpi dei cecchini.
2- Nel pomeriggio la carovana e' partita alla volta di Betlemme, nodo
cruciale dell'azione di repressione israeliana vista la dichiarata
volonta' di rastrellare il campo profughi.
Raggiunto il check point ci siamo trovati di fronte ad uno spettacolo
irreale: la strada era sbarrata da una colonna di carri armati che
aumentavano di numero di minuto in minuto per il via vai di camion
carichi di blindati. Il rastrellamento stava per iniziare.
Nonostante questo abbiamo tentato di entrare a piedi nella citta', a
braccia alzate e con i passaporti in mano, ma siamo stati violentemente
respinti dalla polizia e dall'esercito, supportati dalle guardie
speciali di Sharon. Intanto i coloni israeliani che giungevano con i
pullman tentavano di provocarci insultandoci.
INTERROMPIAMO QUI IL COMUNICATO PERCHE' E' IN QUESTO ISTANTE GIUNTA LA
NOTIZIA DI UNA BOMBA SCOPPIATA NELLA CITTA' E SIAMO COSTRETTI AD
EVAQUARE L'INTERNET POINT. ORE 21.03 LOCALI

Gerusalemme, 2 aprile 2002, ore locali 18.30

quinto giorno: presidio ad Haifa

Ieri sera vi abbiamo abbandonati a causa dell'allarme bomba: un
kamikaze si e' fatto esplodere in Jaffa street nella sua automobile
quando la polizia lo ha fermato per un controllo.
L'esplosione e' avvenuta poco distante dal nostro albergo.
Vista l'involuzione degli eventi a Ramallah i Giovani Comunisti hanno
deciso di non inviare altri compagni nella citta' e di organizzare
nuove iniziative per il giorno seguente.
Il quinto giorno (oggi, martedi' 2 aprile) e' stato per noi una
giornata abbastanza tranquilla:
1. La mattina, nonostante la fredda pioggia torrenziale, abbiamo
simbolicamente tenuto un presidio davanti al consolato spagnolo di
Gerusalemme per contestare l'indifferenza dell'Unione Europea (in
questo semestre presieduta appunto dalla Spagna).
2. Verso le ore 11.00 locali siamo partiti alla volta di Haifa per
un'iniziativa davanti al carcere nel quale sono detenuti parte
dei "refusinik" (riservisti che si sono rifiutati di prestare servizio
nei territori occupati).
Il presidio, che ha visto la partecipazione anche di rabbini ed
ufficiali "disertori", era stato organizzato dalle associazioni
pacifiste israeliane per chiedere la scarcerazione di coloro i quali
sono divenuti il simbolo dell'opposizione interna alla guerra
d'Israele. La manifestazione si e' svolta su di un'altura di fronte al
carcere perche' fosse visibile ai carcerati. Mentre un pacifista
spiegava al megafono le ragioni della protesta, altri offrivano ai
presenti il piatto tipico della liturgia ebraica in questo giorno di
festa.
Il presidio, colorato ed animato da pupazzi, maschere di cartone e
grossi striscioni visibili ai carcerati, si e' svolto tranquillamente,
nonotante la presenza di quattro giovani provocatori del Likud (partito
del premier Sharon) scortati dalla polizia israeliana.
Ora siamo tornati in albergo a Gerusalemme dove abbiamo incontrato
compagni/e di ritorno da Ramallah, dove hanno vissuto esperienze
traumatiche tra cecchini ed esecuzioni sommarie. Nonostante l'apparenza
di tranquillita' data dalle festivita' la citta' vive sospesa dalla
paura di nuovi attentati, mentre le notizie che giungono da Betlemme e
dalle altre citta' parlano di un'accelerazione e di un'intensificazione
della guerra.
Vista la situazione problematica, forse, partiremo domani per l'Italia,
con un giorno di anticipo rispetto al programma.

Sesto giorno: mercoledi' 3 aprile 2002

Il gruppo dei Giovani Comunisti della Lombardia (ed il rappresentante del
Movimento Studentesco di Bergamo-kekko-) sara' l'ultimo della carovana a
lasciare la Palestina, dunque non siamo partiti in anticipo: torneremo domani
notte, giovedi' 4 aprile.
La giornata politica di contestazione si aperta con un corteo al check point
di gerusalemme nord (il terzo nello stessa localita': Kalandia), situato
all'imbocco della via che conduce a Ramallah, meta che ci e' costantemente
negata.
Il blocco dell'esercito e della polizia israeliana si e' misurato, questa
volta, con un corteo molto piu' imponente dei precedenti (circa 2000), nonostante
la pioggia ed il vento gelidi.
La manifestazione e' stata indetta sia da pacifisti israeliani che palestinesi
ai quali ha dato sostegno, adesione e partecipazione la carovana Action
for Peace: l'intento principale, oltre a quello di protestare contro la
crescente violenza dell'occupazione israeliana, era quello di portare viveri
e medicinali alla popolazione di Ramallah, da giorni ormai assediata, isolata
ed affamata dalle forze di polizia e dall'esercito.
La partecipazione era variegata e multicolore: donne in nero, soldati obiettori,
pacifisti di varia provenienza politica e geografica, rappresentanti di
religioni diverse, semplici cittadini.
Il corteo, sventolando numerose bandiere palestinesi (cosa proibita qui
a gerusalemme:un nostro compagno era stato arrestato proprio per questo)
ha sfilato tranquillamente per le strade della citta' fino a concentrarsi
a ridosso del check-point, presidiato da un numero esagerato di militari
armati, cecchini e carri armati. E' cominciata quindi la trattativa con
le forze dell'ordine per permettere il passaggio dei viveri.
Tutto ad un tratto, senza motivo, e' partita la prima carica dell'esercito:
lacrimogeni e bombe assordanti hanno disperso in pochi secondi i manifestanti,
provocando anche alcuni feriti. Terminata la carica i manifestanti sono
tornati a riempire la strada, con le donne in prima fila.
Dopo circa un'ora, sotto la pressione dei manifestanti, il camion dei viveri
e' arrivato nei pressi del posto di blocco, mentre una catena umana trasportava
sacchi di riso e zucchero, bottiglie d'acqua... Il camion e' pero' stato
bloccato al check-point:l'autista e' stato fatto scedere, perquisito, bloccato,
fatto risalire sul camion e poi ancora riscendere.
Nel frattempo la polizia ha avuto il tempo di schierarsi e, improvvisa,
e' partita la seconda carica, con lo scopo di respingere i manifestanti
e porre termine alla manifestazione lasciando solo il camion ed impedendogli
di fatto di raggiungere Ramallah.
L'esercito ha sparato lacrimogeni e bombe assordanti (che hanno ferito numerosi
manifestanti e hanno provocato l'amputazione di un dito ad un ragazzo palestinese),
quindi ha lasciato il check-point cominciando ad inseguire i manifestanti
in fuga per centinaia di metri.
In tutta fretta, tra una moltitudine di donne, vecchi e bambini caricati
indiscriminatamente, abbiamo raggiunto i pullman e abbandonato la zona.

Questa sera, per l'ultima volta, stiamo scrivendo da questo internet point
di Gerusalemme vecchia che, in questi giorni, e' stato la nostra seconda
casa. Ieri sera, dopo la chiusura, i sei giovani ragazzi palestinesi proprietari
del locale, ci hanno invitato a fermarci con loro a fumare il Narghile'.

Sono tutti ragazzi cristiani che, come la maggior parte delle comunita'
non ebraiche, sono unite alla lotta del popolo palestinese per la pace e
l'autodeterminazione, contro l'esclusione e l'integralismo sionista, in
nome di uno stato multiculturale.
Domani dunque partiremo, sperando di riuscire a portare con noi rullini
fotografici e videocassette delle riprese fatte: la polizia aeroportuale
infatti ha l'abitudine di perquisire accuratamente i pacifisti in uscita
dal paese, anche allo scopo di sequestrare materiale a loro scomodo per
occultare l'informazione indipendente.
La nostra presenza in Palestina finisce oggi, ma gia' si prevede una staffetta
di pacifisti che assicuri a ciclo continuo una seppur minima protezione
internazionale alla popolazione palestinese.
Torniamo in Italia, decisi a far divenire patrimonio collettivo la nostra
esperienza perche' il risveglio di una determinata azione politica europea
possa finalmente porre fine alla tragedia palestinese.
Palestina libera (palestina rossa)


Gianluca Zoni (Giovani Comunisti varese)
Maurizio Morgano e Roberta Maltempi (giovani comunisti bergamo)
Kekko-francesco chiodelli- (Movimento Studentesco Bergamo)
+ Francesco (Napoli-membro aggiunto)