L'ECO DI BERGAMO 03 aprile 2002CittàPagina 11 l'analisi Si sentono invulnerabili, vivono fuori dalle regole Un gruppo di sette giovani, teste rasate e piercing. Le tre aggressioni di lunedì sera destano preoccupazione. Violenza e soprattutto paura per i ragazzi aggrediti, uno dei quali, nel tentativo di opporsi, è stato malmenato. Di queste preoccupanti azioni di violenza e criminalità urbana parla Dario Nicoli, docente di sociologia dell'Università Cattolica di Brescia: «Questi comportamenti sono tipici della metropoli, delle grandi città in cui la violenza è all'ordine del giorno. Questi giovani si sentono invulnerabili. La loro cultura è quella del più forte, fuori dalle regole e dalla legge». Un affronto alla società, il disprezzo per la legalità e per i principi che ordinano il nostro vivere. «Non c'è da stupirsi se si pensa alle numerose violenze e aggressioni che avvengono ogni giorno in città come Milano - continua il sociologo -. Ciò che colpisce è che Bergamo sta diventando violenta e pericolosa alla stessa stregua. Solitamente i teppisti del nostro territorio si spostano nel fine settimana a Milano. Il fatto che questi atti di violenza avvengano in zone come Boccaleone e via Carnovali è indice di degrado sempre più accentuato di una parte della popolazione». Comportamenti aggressivi, quindi, che si rispecchiano sia nell'aspetto fisico che negli atteggiamenti. «L'aggressione è una forma di ribellione, una volontà di ottenere tutto subito, senza fatica e soprattutto con disinteresse per le regole che con queste azioni vengono contestate - spiega Nicoli -. Secondo questi giovani, forti e spavaldi nel gruppo, fragili e indifesi nella loro individualità, il nostro mondo, quello dell'ordine e della legge, è sbagliato e la dicotomia bene-male viene così completamente ribaltata». La cosa che stupisce il sociologo è il fatto che questi giovani, oltre a rubare beni strumentali, abbiano preso anche del denaro: «Questo è un gesto di criminalità molto più forte. Dal punto di vista legale, l'aggressione per denaro ha infatti una gravità maggiore - conclude il sociologo -. E questo è quindi sintomo di un forte spregio per la legalità, per l'ordine civile che ci regolamenta». Importante allora il ruolo educativo della famiglia. Questo aspetto viene ripreso anche da don Fausto Resmini, responsabile del progetto Esodo, con il camper alla stazione Autolinee, e della comunità «Don Milani» di Sorisole che ospita minori in difficoltà e con problemi giudiziari. «Questi giovani sono disadattati e la famiglia deve affrontare il disagio e chiedere aiuto - spiega don Resmini -. Il fenomeno delle "baby gang" non ci deve sorprendere, lo stanno vivendo in modo molto più accentuato altre città. Per motivi ideologici, qualche volta anche per vincere la noia, questi ragazzi cercano di creare azioni di contrasto, di violenza che molto spesso sfuggono loro di mano». Don Fausto Resmini conosce molto bene la situazione giovanile della nostra provincia: «Queste azioni devono farci pensare alla prevenzione. È giusto parlare di questi fatti, non è nascondendosi che la criminalità diminuisce». E, secondo il responsabile della comunità «Don Milani» di Sorisole, importante è il lavoro educativo che deve svolgere la scuola, «affinché questi giovani acquisiscano consapevolezza del rispetto degli altri». In situazione di disagio, il gruppo crea aggressività e anche il più debole riesce ad esaltare la sua forza, nello stile di vita e nel modo di comportarsi: «Nei primi 10 mesi del 2001, 58 giovani del nostro territorio sono stati denunciati al Tribunale dei minori di Brescia per reati legati ad azioni di gruppo. Bisogna allora analizzare con preoccupazione questo fenomeno e riflettere sul ruolo della scuola e della famiglia, come principali educatori dei giovani». Fabiana Tinaglia