L'ECO DI BERGAMO 04 aprile 2002CittàPagina 13 Ora Palafrizzoni renderà operativa l'ordinanza di ripristino, con la demolizione dei lavori realizzati dal Centro islamico «La moschea deve tornare capannone» Buzzanca: il Consiglio di Stato ha dato ragione al Comune, via le opere «Adesso chiederò l'esecuzione dell'ordinanza di ripristino. È anche un atto dovuto dopo i due interventi del Tar e del Consiglio di Stato». L'assessore Pierluigi Buzzanca, appena rientrato dalle vacanze pasquali, ha preso atto dell'ordinanza emessa nei giorni scorsi dal Consiglio di Stato in merito al ricorso del Centro culturale islamico sulla moschea. «Il Consiglio di Stato ha respinto l'appello fatto contro il Tar che a sua volta aveva confermato la validità e la correttezza dell'azione amministrativa del Comune di Bergamo». In pratica, per la seconda volta gli organismi di controllo amministrativo hanno dato ragione al Comune che aveva fermato i lavori nel capannone di via Monte Cenisio, lavori per trasformare la struttura artigianale in una moschea. «Ora la moschea tornerà un capannone. Nessun pregiudizio - afferma l'assessore all'edilizia privata - ma solo il rispetto delle leggi». E spiega come e perché il Comune ha bloccato i lavori e ha emesso anche un'ordinanza di ripristino della situazione precedente, ordinanza che fino a oggi non è stata applicata, ma che adesso lo sarà. Con l'abbattimento delle opere realizzate. «Il Centro islamico aveva di fronte a sé due scelte per trasformare il capannone in moschea. La prima, quella che non è stata seguita: appoggiarsi alle possibilità offerte dal piano regolatore che prevede in quella zona la trasformazione del 25% del capannone ad altra destinazione effettuando, su richiesta, i lavori necessari. La seconda, la strada percorsa dal Centro islamico, prevede invece di avvalersi della legge regionale numero uno del 2001. Una legge che consente la trasformazione della destinazione dell'intero immobile. Ma c'è un ma. Questa legge consente il cambio ma senza interventi straordinari. Invece il Centro islamico ha effettuato dei lavori straordinari (peraltro senza richiedere autorizzazioni, né prima né dopo) ed è per questo che non poteva più avvalersi della legge regionale. Ed è per questo che ho dovuto fermarli». Dopo lo stop di Palafrizzoni, il Centro islamico ha fatto un primo ricorso d'urgenza al Tar, il Tribunale amministrativo regionale, ma il ricorso è stato respinto. Di conseguenza il Centro ha fatto appello al Consiglio di Stato, che pure ha rigettato l'istanza, sottolineando come non sia in discussione il cambio di destinazione d'uso, ma il fatto che l'attività edilizia qui effettuata avrebbe richiesto il rispetto delle prescrizioni generali in materia. Ed è su questo punto che divergono le posizioni dell'assessore e dell'avvocato del Centro islamico, Yvonne Messi: «Sì il Consiglio di Stato respinge il nostro appello ma nello stesso tempo ribadisce che "non è in discussione il cambio di destinazione a edificio adibito a culto". In pratica, i lavori sono considerati illegittimi, ma la moschea resta moschea. Questa è la nostra lettura dell'ordinanza». Invece Pierluigi Buzzanca, anche lui avvocato di professione, sostiene che la frase «non è in discussione il cambio di destinazione d'uso» si riferisce al fatto che «in questo momento non stiamo discutendo di questo, ma degli interventi all'interno del capannone». Va detto che l'ordinanza del Tar e quella del Consiglio di Stato non sono ancora entrate nel merito della questione, ma riguardano solo la richiesta di sospensione urgente dei provvedimenti del Comune. Si è ancora in attesa della sentenza definitiva. Quando arriverà si saprà con precisione quale sarà il destino del capannone di via Monte Cenisio. «Per quanto mi riguarda - conclude l'assessore -, come ho sempre detto, non ho pregiudizi in merito. Se verranno seguite strade legittime e legali, il capannone potrà essere trasformato. Oggi come oggi prendo atto che avevamo ragione noi e che i lavori per trasformare il capannone in moschea sono stati fatti in modo irregolare. Quindi la moschea non è tale». R. d. C