Il lavoro precario e flessibile a Bergamo

 

Il fatto che nella nostra provincia siano presenti settori produttivi a basso contenuto tecnologico come l’edilizia, il tessile, l’abbigliamento, favorisce la lotta alla disoccupazione, ma crea altri problemi.

L’alto numero di piccole imprese rende senz’altro più difficile il controllo dei sistemi di sicurezza del lavoro ed il rispetto delle leggi a protezione dei lavoratori.

Il supersfruttamento degli immigrati, il lavoro nero, il doppio lavoro, la scarsa sindacalizzazione trovano in questi ambienti il loro humus vitale. Molti dei lavori peggio pagati o più pesanti sono svolti dagli immigrati.

Lavoro nero: in una ricerca del  1996 fatta per conto della CGIL si legge: “il lavoro irregolare è una forma particolare della flessibilizzazione del mercato del lavoro e quindi è complementare ad essa”, “la flessibilità del lavoro aumenta con il ricorso alle prestazioni subordinate ma indipendenti, vale a dire tramite il ricorso più massiccio a forme di lavoro autonomo etero-diretto”, si legge poi confermato dall’Ispettorato del lavoro “il fenomeno del lavoro interinale o del lavoro in affitto, fenomeno crescente, con il sorgere di cooperative, che offrono mano d’opera a basso costo, soprattutto per lavori dequalificati…”, “si tratta di una nuova forma di lavoro nero, definibile come una forma più moderna e più sofisticata del caporalato … atta ad ampliare quei livelli di flessibilità che oggi rappresentano l’arma più competitiva, tendente alla minimizzazione dei costi, all’aumento della produttività”, “questa è l’arma competitiva in una struttura produttiva, in cui il grado tecnologico non è molto elevato”, e ancora “oggi il lavoro nero assume connotazioni strettamente moderne del tutto inserito nell’attuale contesto di accumulazione flessibile post-fordista” e già nel 1996 concludeva con “non dovrebbe stupire quindi un’espansione del fenomeno nel futuro”.

Infatti le aziende hanno gradito la possibilità di prendersi lavoratori in affitto: nel 1999 a Bergamo c’erano 11 agenzie di Lavoro in Affitto, nel 2000 erano raddoppiate e nel maggio 2001 erano già 27.

In soli 5 mesi queste agenzie di caporalato hanno già concluso contratti di affitto per il 68% dell’anno precedente (5.360 contro 7.841 del 2000), nel 2000 erano stati il doppio del 1999.

Si tratta per la maggior parte di figure di operai, i clienti più attivi sono proprio nell’industria, e Bergamo nei nuovi contratti  supera la media italiana

 

 

di 4 punti percentuali.

Sempre a Maggio erano passati all’assunzione tramite ufficio di collocamento 46.802 persone, con un saldo positivo rispetto all’anno precedente di circa 12.000 unità.

Lavoro atipico: in questa categoria finiscono tutte quelle forme di lavoro che hanno contratti vari e varie figure di lavoratori, dal softwarista responsabile di servizi informatici dell’azienda all’autista di furgone “padroncino” che si occupa delle consegne.

In questi casi di solito si parla del popolo delle partite IVA e della ritenuta d’acconto, si parla di rapporti individuali che sono il massimo della polverizzazione della forza lavoro, con quello che ne consegue.

I contratti di questo segmento si chiamano: contratti a tempo determinato, contratti di partecipazione in associazione, collaborazione coordinata e continuativa, etc..

Immigrati: 22 Gennaio 2001, a pagina 7 delle notizie di cronaca de “l’Eco di Bergamo”: “Venti marocchini in due aziende ortofrutticole di Morengo, denunciati i titolari”. “Trovati 4 russi in un furgone a Dalmine. Al lavoro nei campi: pagati settemila lire all’ora”. “La polizia provinciale scopre l’impiego di manodopera di immigrati senza permesso di soggiorno”. “Lavoravano nei campi, coltivavano ortaggi, al servizio di aziende ortofrutticole, ma guadagnavano così poco che per poter fare la spesa, in un negozio di frutta e verdura, dovevano lavorare almeno due giorni di seguito”. E’ la quadratura del cerchio: <<sono un’aziendina piccola non avrò mai le risorse per andare ad aprire una succursale in Africa dove la manodopera costa niente, ecco che l’Africa o la Russia vengono da me, e qui altro che lavoro interinale>>.

Roberto Suardi