Innanzitutto buonasera. Riapriamo da questa piazza la
campagna elettorale di Rifondazione Comunista a Triggiano. Lasciatemi dire che
sono molto onorata della fiducia che il Partito ed il Circolo hanno voluto
accordarmi, dandomi la possibilità di accettare questa candidatura al Consiglio
Provinciale e lasciatemi anche dire che sono
molto contenta di essere qui con voi stasera, perché questa occasione sostanzia il mio
senso della politica che è condivisione e confronto aperto con le persone, i
cittadini e le loro realtà, in piazza, tra la gente, in maniera leale e
trasparente e non quello cui, da un po’ di tempo, stanno cercando di abituarci,
riducendo per motivi di mero opportunismo le possibilità di confronto al
salotto televisivo, più o meno buono perché più o meno allineato – anzi oggi
quelli meno allineati li hanno fatti fuori– quel salotto televisivo, dicevo,
dove non si può e non si deve dire tutto e dal quale può uscire solo quello che
il padrone vuole che esca. Non fa niente se poi la realtà della giornata della
gente è tutt’altro e se noi non sappiamo più fare la spesa e quindi non ci
bastano i soldi per arrivare a fine mese!
Un’altra cosa lasciatemi dire. Ho visto dei bambini, prima, i bambini di Triggiano.
E guardandoli, non ho potuto fare a meno di pensare ad altri bambini. A quelli
iracheni, a quelli palestinesi, a quelli afgani, a quelli nicaraguegni ed anche
ai bambini spagnoli ed europei, a quelli americani, ai bambini di tutto il
mondo, a mia figlia, ai nostri figli ed al loro futuro. Mi sono chiesta: che ci
faccio qui se non mi batto per il loro futuro, se non mi batto perché guerra e
terrorismo non impediscano più ai bambini di avere un futuro, se non mi batto
perché chi sceglie la guerra ed il terrorismo sia bandito dalla comunità civile
e rinchiuso, magari a Guantanamo, a riflettere su quello che resta del suo, di
futuro, senza bambini e senza pace?
Ho dato una risposta a questa domanda.
Ecco perché sono la segretaria del Circolo di Rifondazione
Comunista di Triggiano e perché il Partito mi ha candidata a queste Elezioni
alla Provincia.
Sì, Rifondazione Comunista!
Rifondazione Comunista a Triggiano, con un piccolo circolo e
tante cose da fare, con pochi mezzi e senza rappresentanza in Comune, ma anche
con la voglia di non mollare, con l’impegno di esserci sempre, sia pure in
pochi, a difendere la gente ed i suoi diritti, l’Ospedale che gli altri svendono, la storia e le tradizioni di
Triggiano con le lotte per la salvaguardia della chiesa rupestre di San Lorenzo e contro l’ipermercato che distruggerà quel tessuto di piccole imprese, anche
e spesso solo familiari, e creerà scompiglio all’interno di un’economia locale
forse fin troppo stagnante ma che non ha certo bisogno della bomba distruttrice
dell’ipermercato quanto piuttosto di un serio e concreto programma di sviluppo
basato sulle realtà triggianesi e che queste realtà difenda, potenzi ed
affermi. A difesa dell’ambiente, con le manifestazioni informative sull’inquinamento da elettrosmog; e a
questo proposito voglio che da questo palco, questa sera, salga forte e
convinto l’incoraggiamento ed il sostegno a quei cittadini di via Dante,
riunitisi in Comitato spontaneo per chiedere la rimozione dell’antenna che
attenta fortemente alla loro ed alla nostra salute. Rifondazione Comunista è
con loro e con tutti quei cittadini che, da soli o in movimenti e in
associazioni, non ne possono più di vedersi erodere spazi e possibilità perché
si realizzi il profitto del potente di turno. A difesa dell’ambiente, contro
l’ampliamento delle discariche esistenti e contro l’inceneritore, vero strumento di distruzione e non di valorizzazione
come vuole farci intendere il Governatore Fitto. Perché l’unica strada
possibile per uscire dal tunnel dell’emergenza rifiuti è quella della
promozione e dello sviluppo della raccolta
differenziata.
A difesa dell’ambiente, dicevo, e quindi della Lama San Giorgio, vera grande risorsa
di questa nostra collettività, con enormi possibilità per il territorio, per
l’occupazione, per lo sviluppo sostenibile. Non si diventa all’improvviso, in
campagna elettorale, difensori della Lama, dopo aver detto sì in Consiglio
Comunale all’ipermercato ed al multisala che della Lama farà scempio!
A difesa del riconoscimento culturale di una collettività,
con la continua richiesta di riconversione dell’ex Mercato Coperto in contenitore culturale, luogo di libera
espressione e di socializzazione aperto a tutti. Una necessità sempre più
evidente ed indifferibile perché non è vero, come sostiene il nostro Sindaco,
che i cittadini di Triggiano non sono ancora pronti per un contenitore
culturale!
A difesa della dignità
dei cittadini che, speranzosi elettori hanno dato fiducia ad amministratori
infami e scellerati che di questa fiducia hanno fatto merce di scambio per i
loro individuali e personali interessi, calpestando noncuranti quella dignità
che avevano promesso di difendere ed esaltare. Dopo un anno di amministrazione
e tante chiacchiere il solo risultato prodotto è stato il bagno pubblico in
villa e le polemiche che lo hanno seguito, a distanza di tre anni l’unica
produzione di cui questo Sindaco può vantarsi è quella delle giunte, la cui
formazione e distruzione sembra l’unica cosa di cui occuparsi alla ricerca di
quella maggioranza che deve salvaguardare ora l’interesse dell’uno ora le
necessità dell’altro ora le fregole dell’altro ancora. E a giudicare dai ritmi
e dalle frequenze con cui questo facitore di giunte opera, non siamo arrivati
ancora alla fine, tanto l’Apprendista Stregone non ha ancora esaurito la lista
delle ruote di scorta pronte ad alzare la mano per vedere soddisfatta una
voglia privata, salvo poi essere messe da parte perché non rientrano negli
interessi di un’altra ruota più funzionale all’occasione.
La storia del salto della quaglia che non è più tradimento
non la beviamo. Non si tradisce soltanto l’idea per cui si è scelto di lottare,
si tradisce anche chi di quell’idea si è innamorato tanto da darti la sua
fiducia, le sue speranze, il suo impegno.
Rifondazione
non ha mai tradito!
Al suo impegno, alla sua coerenza, alla sua passione,
aggiunge oggi, sapendo di poterlo fare per la storia che rappresenta, ancora
più impegno, coerenza, passione e lo dice ai cittadini, agli elettori, a testa
alta, consapevole che non si appropria di nulla che non appartenga alla sua
storia e che non distingua il suo futuro.
Il futuro di
Rifondazione Comunista, a Triggiano come in Provincia di Bari, in Italia
come in Europa, come nel mondo è il futuro
della gente.
E’ il futuro della gente di Triggiano e dei suoi bambini.
E’ il futuro della gente della Terra di Bari, nata in questa
provincia ed a questa provincia approdata con un bagaglio di speranze di vita
migliore, per sé e per i propri figli.
E’ il futuro degli Italiani, degli Europei, di tutte le
genti del mondo e di tutti i bambini del mondo.
E’ un futuro di solidarietà, di rispetto dei diritti umani e
civili, di contaminazione di esperienze, tradizioni, culture.
E’ un futuro di
pace.
E la prima condizione perché ci sia pace, perché ci sia
futuro, è che non ci sia la guerra, che non ci siano più le guerre!
Le guerre
uccidono i bambini nati e non ne fanno nascere.
In Iraq come in Palestina, in Kossovo come in Angola, a New
York come a Madrid muoiono bambini.
Ma anche a Melfi è guerra, una guerra sottile,
latente, nascosta che uccide la dignità della persona e quindi anche le persone
e persone senza dignità non possono essere genitori, se non di figli senza
dignità.
Anche a Scanzano Ionico, a Terlizzi è guerra.
Sempre quella guerra sottile, latente, nascosta, che ti rende nemico ed ostile
il tuo territorio per farne una pattumiera nazionale, che ti impedisce di
mettere al mondo i tuoi figli nella tua casa.
Anche a Triggiano è guerra, quando sei costretto a
rincorrere quei servizi sanitari cui hai diritto e che ti vengono sottratti
materialmente obbligandoti a percorrere strade che il servizio di trasporto
pubblico non percorre ed è guerra anche quando, in campagna elettorale, questo
o quel candidato vengono a prometterti quel che ti spetta, quello che hai
guadagnato col tuo lavoro e con la tua dignità di cittadino e che fatichi ad
ottenere e forse hai perso la speranza che mai potrai averlo. Quella speranza
non te la riaccendono le loro vuote promesse, quella speranza è la ragione
dell’infame baratto al quale vogliono obbligarti: un baratto che genera guerre,
tra persone, tra famiglie, tra comunità.
Contro la guerra, contro tutte queste guerre Rifondazione
Comunista ha detto basta, senza se e senza ma.
E Rifondazione Comunista lo ha detto sempre e da sempre ha
sventolato con le sue bandiere
quella della Pace, assieme ai movimenti, alle associazioni, ai comitati dei
cittadini, ai singoli. Ecco perché questa bandiera ha tutto il diritto di
essere su questo palco. Su questo e su tutti i palchi di questa campagna
elettorale dai quali chi vi parlerà lo farà con la convinzione che quello che
dice non sono soltanto parole di circostanza dette in una campagna elettorale
ma la diretta conseguenza di un impegno per la Pace continuo ed incessante,
portato avanti con la coerenza dei fatti dei quali è e può essere protagonista,
con la passione che questo tema, il suo significato, i suoi risvolti ed i suoi
effetti hanno insita e connessa. La bandiera
della Pace che sventola sui
palchi di questa campagna elettorale non può passare inosservata come un
accessorio incantatore, non può essere muta, sopraffatta dalle grida dei
familiari dei morti, dai lamenti dei feriti. Non può coprire con i suoi colori
di vita la menzogna di chi contrabbanda la guerra mortifera come una missione
di pace. Non si spara contro i missionari di pace. E i missionari di pace non
mettono guinzagli, non torturano, non seviziano, non uccidono, come non hanno
messo guinzagli, non hanno torturato, non hanno seviziato, non hanno ucciso né
Gandhi né Martin Luther King, né Madre Teresa di Calcutta né Nelson Mandela.
Una missione di pace non annienta la dignità di essere uomini.
E la bandiera della Pace sventola sui palchi di Rifondazione
Comunista così come dalle vostre finestre e dai vostri balconi. Il palco di
Rifondazione Comunista è la vostra finestra ed il vostro balcone, aperti su un
mondo ed un futuro di pace.
E’ questo il ruolo di
Rifondazione Comunista nella coalizione di forze e movimenti progressisti e
riformatori che in questa Provincia come in altre realtà territoriali ed a
livello nazionale si oppone a chi contrabbanda la guerra per missione di pace,
a chi specula sull’ambiente e sul territorio per aumentare le proprie effimere
ricchezze, a chi privatizza i servizi pubblici per soddisfare la propria fame
di denaro a spese dei bisogni immediati della gente comune, a chi vuole che la
cultura non faccia più da sveglia e da paracadute per quelle persone che non si
vogliono più libere, creative, intraprendenti e protagoniste della propria
storia ma sempre più assoggettate ad un disegno di omologazione, di supina
accettazione, di rassegnata condiscendenza. Il disegno del mercato neoliberista
globalizzato, un mercato che ha prodotto la guerra e la cultura della guerra
come sistema di governo e dominio del mondo. Un sistema repellente che tenta di
cancellare l’idea della politica come progetto da costruire e da condividere,
come partecipazione attiva delle persone, delle masse, dei popoli. E’ questa la
politica che facciamo, che vogliamo, che ci piace.
Qualcosa sta nascendo, qualcosa sta cambiando. Una società civile
che si unisce, che si compatta, che rivendica il diritto ad avere voce. La
vittoria degli operai di Melfi ci dice che l’epoca della concertazione è alle
spalle. Non è possibile la concertazione con un padrone, sia esso Stato o
privato, che non convoca i tavoli o li diserta. Si apre così una nuova stagione
di conflitti sociali, davanti ai quali non è possibile spegnere le telecamere
solo perché qualcuno ha detto di spegnerle.
La vittoria degli operai di Melfi è la vittoria di tutti noi,
di chi lotta per riappropriarsi dei diritti primari e fondamentali. Diritti
violati, soppressi, dimenticati da un governo delle destre tanto arrogante in
patria quanto supino e genuflesso oltre Atlantico.
Diritto a un lavoro stabile, tutelato e degnamente
retribuito, diritto all’istruzione pubblica e libera da bavagli ideologici,
diritto alla sanità pubblica, diritto ad un ambiente vivibile e sano.
Questo significa investire sulla forza e sulla radicalità
della mobilitazione di massa, su forme nuove di partecipazione e governo dal
basso, come il bilancio partecipato.
Questo significa privilegiare la gestione pubblica dei
servizi, opporsi alla privatizzazione degli stessi. Perché privatizzazione significa assistere impotenti alla chiusura del
proprio ospedale; privatizzazione significa l’umiliazione di contratti di
lavoro settimanali che però devi accettare e nel cui rinnovo, in un silenzio
mortificante, di settimana in settimana, devi addirittura sperare perché magari
hai due bambini a casa e il regalo di compleanno, almeno quest’anno, vorresti
farglielo; privatizzazione significa l’offesa di mostruose operazioni di
speculazione edilizia come Punta Perotti o la svendita del Mezzogiorno per
progetti di stoccaggio di scorie nucleari o di militarizzazione, vedi Scanzano
Jonico e l’Alta Murgia.
Per tutto questo vogliamo rinnovare il nostro impegno alla Provincia.
In un contesto elettorale, come quello attuale, affollato di
sigle di partiti che il 14 giugno magari non lasceranno più alcuna traccia di
sé e affollato di candidati il cui impegno, la cui coerenza e passione non
hanno e non avranno mai storia. Ancora un tentativo, l’ennesimo e, speriamo,
col vostro aiuto, l’ultimo tentativo di chi, sommerso dai guai che è riuscito a
combinare, cerca di rimescolare le carte e di aumentare la confusione, per
cercare di cavarsela coi trucchi laddove la realtà lo condanna.
Sono elezioni, queste, che rivestono un indubbio e profondo
significato politico perché andranno a svolgersi in un quadro caratterizzato da
una evidente crisi di consenso del centro-destra e da una forte ripresa della
partecipazione dal basso e della mobilitazione sindacale e dei movimenti.
Un’occasione da non perdere.
La presenza di
Rifondazione Comunista all’interno della coalizione non è solo importante, è
necessaria. E questo carattere di
necessità è stato riconosciuto dallo stesso candidato presidente Divella,
qualche giorno fa in questa stessa piazza.
Perché il ruolo di Rifondazione Comunista all’interno della
coalizione è quello di tutela, di pungolo, di qualificazione dell’opposizione e
di garanzia che l’idea della partecipazione della gente al proprio presente ed
al proprio futuro non possa essere annacquata dai ripensamenti post-elettorali
di chicchessia.
Il lavoro coerente, l’impegno costante dei due consiglieri
di Rifondazione alla Provincia, nonostante la conclusione infelice dell’ultima
esperienza amministrativa, nonostante il tradimento politico e programmatico di
Vernola, ha permesso di evitare la privatizzazione della STP, di avviare e
portare a compimento le procedure per l’istituzione del Parco dell’Alta Murgia,
di garantire la presenza di una Orchestra Sinfonica provinciale stabile.
Ecco la necessità della presenza di Rifondazione Comunista e
del sostegno a Rifondazione Comunista.
Vi chiediamo di appoggiarci, di sostenerci. Vi chiediamo di
votare Rifondazione Comunista.
Ve lo chiede stasera una donna e lo chiede alle donne prima di tutti. A quelle donne finora
messe da parte fino all’oltraggio di certe leggi, quella del governo nazionale
sulla fecondazione assistita e quella regionale della famiglia che ci riducono
ad amorfi contenitori, a merce di scambio per gli interessi di poteri,
commerciali o di setta, che delle donne mai hanno avuto considerazione. Quella
considerazione che stasera, da questo palco, da questa piazza rivendichiamo,
come in passato dagli altri nostri palchi e da tutte le piazze affollate di
donne libere, le donne hanno rivendicato per sé, per i propri uomini, per le
proprie famiglie, per la propria società.
Il voto è un diritto. E i diritti non si comprano, non si vendono, non possono essere sottoposti
a manovre e a minacce.
Il voto è la possibilità di costruire e decidere del nostro
futuro.
E noi vogliamo lottare per il nostro futuro.
Perché da una storia di lotte nasca, solo e soltanto, un
futuro di pace.