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Cenni storici

 

 

          La Città di Mesagne

 

La città di Mesagne si trova a 15 kilometri dal capoluogo Brindisi, è   attraversata dalla vecchia Via Appia, e conta circa 30.000 abitanti a 72 metri dal livello del mare.
Gli antichi scrittori del cinquecento la accreditarono col nome dii Messapia quale capitale dei Messapi.Infatti la città è di chiara origine messapica ed il nucleo originario, intorno al VI-IV secolo a.C., era ubicato ove oggi si trova il centro storico. A nord la zona Amendoleto, a sud quello di Sant'Andrea e a ponente quello della Centrale Elettrica. Altri villaggi messapici insistevano nella zona. Sulla strada vecchia per Latiano, Muro Tenente, lungo la strada per San Pancrazio Sal., Muro Maurizio.

Se dunque il territorio di Mesagne brulicava di Messapi non è però sostenibile che il nome della città derivi da Messapia. Le analisi linguistiche, confortate da ricerche storiche, dimostrano che il nome di Mesagne è una trasformazione della forma Mediania in          Megiania-Misciagne-Misagne-Mesagne. Medania era dunque Mesagne dell'antichità: città di mezzo tra Oria e Brindisi, tra uno dei più importanti capisaldi dell'entroterra ed il porto più sicuro della Puglia adriatica..
Nel 267 e il 266 a.C., Roma sconfisse i Messapi e tra il 246 e il 243 a.C. fondò una colonia latina a Brindisi. Testimonianze archeologiche ci attestano che a Mesagne vi fu un periodo di grande floridezza nel III secolo a.C.; i traffici mettevano in comunicazione Mesagne con il Medio Oriente, come dimostrano i vari ritrovamenti nelle tombe rinvenute in seguito ma con l'avvento dei Romani le città messapiche persero importanza rispetto al porto .
Dopo aver subito l'influenza bizantina nella seconda metà del VII secolo, Mesagne fu conquistata dai longobardi del Ducato di Benevento e nel 1062 dai Normanni. Fu in quell'epoca che Roberto il Guiscardo fece costruire una rocca fortificata da cui derivò, poi, l'attuale castello. 

Nel 1194 il territorio mesagnese fu acquisito dai Cavalieri Teutonici, ai quali si fa risalire la chiesetta di San Leonardo e nel 1229 fu comperato da Federico II di Svevia per essere annessa dopo alterne vicende, al Principato di Taranto sul quale regnava il figlio Manfredi. Nel 1256, però, per essersi schierata con i Guelfi, subì la furia devastatrice delle squadre Saracene, assoldate dal Manfredi. Lo stesso Principe, nel 1258, contribuì alla sua ricostruzione cingendola di torri, mura e fossato.
In epoca angioina, Carlo I d'Angiò, concesse all'Universitas mesagnese (ovvero all'Amministrazione Comunale) numerosi privilegi come quella, nel 1343, dell'esclusiva dell'esportazione del vino e dell'olio dallo scalo di Santa Sabina. Infatti Mesagne ebbe in proprietà la rada di Guaceto dal 1362 al 1650.
Nel 1305 fu costruita la Chiesa di San Michele Arcangelo e venne innalzata la chiesa Matrice sulla cappella bizantina di San Nicola Vetere.
Nella disputa storica tra Angioini e Aragonesi anche Mesagne ebbe a soffrire la tirannia di Giavanni Antonio Orsini Del Balzo, principe di Taranto, che operò una importante ricostruzione del Castello. Dopo la sua uccisione in Altamura il 1463, i mesagnese acclamarono loro Signore Ferdinando d'Aragona. Anche in questa occasione numerosi privilegi furono concessi: la franchigia per le due fiere di Sant'Angelo, la conferma dello scalo di Guaceto .

Tra le esenzioni fiscali va ricordata la civiltà, ossia l'esenzione dal pagamento di dazi sui commerci che i mesagnese esercitavano in altre città. Al 1468 risale l'istituzione di una scuola pubblica di grammatica e di retorica, retta dal letterato Giasone Cleri. 
Nel 1465 era stato costruito il palazzo del Sedile poi distrutto nel 1878 per ampliare l'attuale piazza IV Novembre.
Nel 1456 ci fu un terribile terremoto e la peste detta "delle glandole", che imperversò fino al 1464, creando non pochi disagi e preoccupazioni nel popolo mesagnese. Peste che ritornò ad imperversare tra il 1527 ed il 1528.
Un altro importante riconoscimento all'autonomia municipale era stato sancito, nel 1463, da Ferdinando I: quello di non appartenere a dei feudatari. Le cariche pubbliche comunali dovevano essere elettive.
Nel 1522 Mesagne fu venduta da Carlo V ad Alfonso Beltrano e perdette la sua libertà. Iniziò un lungo periodo di liti e contese tra l'Universitas ed i feudatari. Nel 1591 Mesagne fu acquistata da Giovanni Antonio Albricci, un mercante di origine lombarda. Nel 1604 Mesagne passò nella proprietà del nipote Giovanni Antonio Albricci II che aveva ottenuto nel frattempo il titolo di Principe di Avetrana. I nobili e letterati mesagnese che sul finire del cinquecento avevano dato vita all'Accademia Messapiensis pensarono bene di eleggere l'Albricci quale loro presidente.
Alla fine del cinquecento risale l'equiparazione di Mesagne a Messapia, l'antica e mitica capitale dei Messapi; è forte il sospetto che l'operazione servisse a nobilitare la città ed i suoi cittadini nei confronti dei feudatari forestieri poco propensi a riconoscere dignità ai loro sudditi.

Caduti in disgrazia gli Albricci, nel 1646 il feudo di Mesagne fu venduto ad un mercante della Terra di Bari, Benedetto De Angelis, la cui famiglia ne godette per tutto il seicento ed i primi anni del settecento. 
Intanto, nel cinquecento era sorto il Borgo Nuovo, ad oriente della Terra di Mesagne e, nel 1605, era stata costruita la Porta Nuova per mettere in comunicazione i due nuclei abitati.
Nel 1749 Mesagne fu venduta ad Ignazio Barretta, duca di Sommari, calabrese, che l'assegnò al figlio Giuseppe. Da questi, l'autonomia municipale ebbe molto a soffrire, perché il nuovo marchese demolì le mura e si appropriò dei conci e del terreno così liberato. Tentò addirittura di abbattere la Porta Grande.Nel 1791, Mesagne fu acquistata da Vincenzo Maria Imperiali, principe di Francavilla.
Quando nel 1806, sul trono di Napoli salì Giuseppe Bonaparte, abolì la feudalità: nacque così la provincia di Terra d'Otranto che fu divisa nei distretti di Lecce, Mesagne e Taranto. La sottoprefettura di Mesagne ebbe la sua sede nel Convento dei Celestini, in seguito alla soppressione di quest'ordine monastico. Nel 1813, la sottoprefettura fu trasferita a Brindisi e l'ex convento fu ceduto al Comune.
Con il congresso di Vienna del 1815 e con la restaurazione che ne seguì, nel Regno di Napoli ritornarono i Borboni.
Nel 1819 a Mesagne fu fondata la vendita carbonara dei "Messapi liberi", ad opera di Giovan Battista Astuti, un ex ufficiale della gendarmeria napoleonica. Una sezione della mazziniana "Giovane Italia" fu costituita dal priore dei carmelitani Giovanni Calcagni, condannato nel 1833 a 19 anni di carcere. Questi avvenimenti testimoniano la partecipazione attiva di Mesagne ai moti risorgimentali.
Dopo l'unificazione, anche Mesagne conobbe la piaga del brigantaggio a causa delle scorrerie della banda comandata da Giuseppe La veneziana che nell'autunno del 1862 terrorizzò Mesagne ed i suoi dintorni.
L'economia locale nell'ottocento era agricolo-pastorale e le principali coltivazioni erano cerealicole ed olivicole. Successivamente con l'introduzione dei vitigni americani, questa coltura si affermò sul territorio.
La coltivazione dell'ulivo e la produzione dell'olio è sempre stata una attività florida a Mesagne ne sono testimonianza i numerosi trappeti settecenteschi sotterrati nelle abitazioni del centro storico che vengono alla luce in occasione di scavi e ristrutturazioni.
Dopo l'unificazione Mesagne fu governata dalla Destra Storica fino al 1876 quando prevalse un gruppo che si richiamava alla Sinistra Storica. Dal 1880, però, le redini dell'Amministrazione Comunale tornarono nelle mani dei conservatori che le ressero fino all'avvento della Repubblica. Le amministrazioni del periodo post-unitario posero le basi per lo sviluppo urbanistico e culturale di Mesagne nell'età contemporanea.
Nel 1878 fu allargata la piazza principale del paese e costruita la torretta con l'orologio pubblico. Tra il 1862 e il 1863 era stata creata la piazza dei commestibili. Agli inizi degli anni '90 fu realizzata la Villa Comunale e nel 1894 fu inaugurato il Teatro Comunale. Nel 1886 fu inaugurata la stazione ferroviaria. Nel 1897 fu installata la prima illuminazione pubblica, ad acetilene, con un sistema inventato dall'artigiano mesagnese Emilio Lezzi. L'illuminazione elettrica arrivò nel 1913 ad opera della Società Elettrica Mesagnese (S.E.M.).
Sul finire dell'ottocento l'avvento della società di massa si manifestò in campo politico e culturale. Il principale monumento di questo nuovo clima è il teatro comunale, costruito principalmente per i nuovi ceti borghesi, mentre per il popolino, principalmente, era stata creata la banda municipale.
Molti comportamenti politici e culturali di oggi hanno le loro nascoste radici nel secondo ottocento.
Con lo scoppio della prima guerra mondiale Mesagne pagò il suo pesante tributo umano alla Patria. L'avvento del fascismo non fece migliorare le cose e molti lavoratori furono costretti a prendere la via dell' emigrazione al nord o all'estero, anche oltre oceano. Piaga questa, continuata ininterrottamente negli anni successivi e fino ai giorni nostri.
La seconda guerra mondiale portò ad una stagnazione dell'economia e della vita sociale e Mesagne pagò ancora con il sangue dei suoi figli il suo tributo alla Patria per una guerra non sentita e non compresa.
Alla fine del conflitto mondiale Mesagne si trovò di fronte ai drammatici problemi del "dopo guerra" e agli interessi, spesso divergenti, dei vari ceti sociali. A questo si aggiunge la lotta politica per la locale amministrazione che raggiungerà in questa fase toni esasperati.
Il benessere raggiunto negli anni '60 con la nascita del triangolo industriale Bari-Brindisi-Taranto, che portò ad un abbandono progressivo delle campagne, sarà duramente pagato negli anni successivi e progressivamente la disoccupazione, ancora oggi, toccherà livelli insostenibili.
La città si presenta con un importante centro storico, oggi interessato a lavori di recupero e di restauro, con strade strette e tortuose, case bianche nate intorno al Castello e alle due piazze Orsini del Balzo e IV Novembre. Al centro storico si accede da due porte (un tempo erano tre): Porta Grande e Porta Nuova (Porta Piccola fu demolita nel XIX secolo).Tra i monumenti più importanti vanno ricordati: il Castello, la chiesa Matrice, la Basilica Minore del Carmine, la chiesa di Mater Domini, della SS Annunziata, di Sant'Antonio da Padova, di S.Maria in Bethlem e di Sant'Anna, ed ancora la bellissima chiesetta paleocristiana di San Lorenzo. Tra l'architettura civile vanno annoverati: il Teatro Comunale, l'attuale sede municipale (ex Palazzo Celestini) ed i palazzi Murri, Cavaliere, De Castro, Candido nonché tante altre case private non prive di fregi ed elementi architettonici di grande interesse storico.
Il territorio circostante, terra molto fertile, mostra un paesaggio fatto di cesure interminabili di ulivi secolari, di filari di bassi vigneti, di giovani pescheti e carciofeti nonché estese coltivazioni di pomodoro destinati a commerci intensi. 



Tratto da: La Guida di Mesagne di D.Urgesi
Agenda Mesagnese del Centro Studi "Antonucci"

 

 

 

 

 

Veduta di Mesagne

 

 

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Aggiornato il: 20 luglio 2002