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La Porta Grande

 

Di fronte alla chiesa dell'Immacolata, in piazza Vittorio Emanuele si erge, austera e maestosa, la Porta Grande. Essa rappresenta la principale testimonianza superstite dell'antica cinta muraria della città, costruita nel secolo XV. L'odierna Porta Grande (detta anche Boreale o di Napoli) risale al 1784. Essa era crollata parzialmente nel 1764 ed era rimasta cadente fino all'agosto del 1784, quando il feudatario di Mesagne, marchese Giuseppe Barretta, duca di Simmari, aveva deciso di smantellarla completamente, per appropriarsi dei blocchi tufacei.
L'opera distruttiva fu interrotta dalla forte reazione del popolo mesagnese che, guidato dalla sua Universitas,(Amministrazione Comunale) vide nella Porta Grande il simbolo delle libertà comunali. Il marchese Barretta fu costretto a riedificarla in pochi giorni. Nel rifacimento settecentesco fu modificata la forma del timpano; quella precedente è visibile in un particolare della tela di S.Oronzo che protegge Mesagne, nella chiesa Matrice. L'attuale Porta Grande è costituita da un unico fornice con arco a tre centri; è fabbricata con tufi in carparo, a vista. Sull'arco vi è lo stemma dell'Università; più in alto vi è lo scudo superstite di uno stemma nobiliare. Nel 1764, prima del crollo parziale, vi erano tre insegne. Quella centrale rappresentava i passati sovrani; alla sua destra c'era quella del marchese Barretta; e alla sua sinistra quella dell'Università. La stessa sequenza è oggi riscontrabile sulla Porta Nuova. Lo stemma del Barretta è infisso nel fabbricato a sud-est della Porta Grande. Sulla parte inferiore sinistra della Porta vi è uno spazio vuoto; esso era una volta occupato da una lapide che ricordava lo Istrumento di Concordia stipulato nel 1520 tra la piazza dei Nobili e la cosiddetta piazza del Popolo, circa l'elezione degli organi rappresentativi dell'Università.
Nell'intricato passaggio dall'età aragonese a quella neo-feudale, quell'Atto stava a solennizzare l'equilibrio di potere allora raggiunto tra il Ceto dei Nobili e quello dei Civili (o Popolo Grasso). L'ultimo restauro, risale al 1993, ed ha messo in risalto la parte che non era stata ancora distrutta (più scura) e quella riedificata nel 1784 (più chiara).

Tratto da: La Guida di Mesagne di D.Urgesi

 

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TORNA A RISPLENDERE "PORTA GRANDE"
Il 31 ottobre sarà inaugurata

I lavori e la revisione del paramento murario hanno ridato l'antico splendore alla settecentesca Porta Grande di Mesagne, chiamata nei secoli scorsi anche Porta Boreale e Porta Napoli. Essa, pur nelle sue modeste dimensioni, si erge maestosa in Piazza Vittorio Emanuele II quasi volesse, ancora oggi a distanza di oltre due secoli dalla sua costruzione, proteggere la città.
La Porta Grande, così come la vediamo oggi, fu costruita il 1784 dal marchese Giuseppe Barretta, signore di Mesagne e duca di Sommari, in sostituzione di un'altra che era in parte crollata.
Questa notizia ci giunge dagli scritti degli studiosi locali, e trova conferma nell'atto del Notaio Gaetano Severini Casiodoro in cui si legge "…. Ed essendo restata per molti anni e per sino sabato caduto quattordici detto corrente agosto millesettecentottantaquattro, così rovinata avendo restate soltanto nella prospettiva della detta Porta…" la restante parte fu demolita perché costituiva pericolo per i cittadini che quotidianamente la attraversavano. 
Risulta ancora che, fino alla fine del secolo scorso, la Porta fosse decorata da emblemi, bassorilievi marmorei e varie iscrizioni di cui non si conosce, però, il contenuto.
Dallo stesso documento si apprende che la Porta era dotata di un trittico araldico: sulla destra, di chi osserva, vi era il blasone del marchese Giuseppe Barretta, il che, dopo l'acquisto del feudo di Mesagne (1748), sostituì l'emblema del principe Carmine DeAngelis col proprio, al centro lo stemma reale Borbonico e a sinistra lo stemma dell'Università di Mesagne.
La riedificazione della Porta avvenne in maniera frettolosa, otto giorni forse, o per la fretta del Barretta di apporvi le proprie insegne, vanitoso qual'era, o per i forti contrasti che aveva con l'Università che ne avrebbe potuto impedire il completamento.
Ricordano ancora gli scrittori locali che già nel XV secolo il principe di Mesagne G.A. Orsini del Balzo aveva ricostruito la Porta, in modo che si potesse chiudere durante le ore notturne, onde garantire maggiore sicurezza ai cittadini.
Quando Porta Grande fu costruita per la prima volta nel luogo dove oggi la vediamo non si sa con precisione, ma si potrebbe prendere come data possibile il 1256 quando Manfredi, per rendere la città più difendibile fece restringere la cerchia muraria, fornendola di torrette, avrà anche di conseguenza costruito delle porte di accesso alla città: Porta Grande e Porta Piccola.
E' certo che la Porta precedente era completamente diversa dall'attuale. Questo assunto lo sosteniamo osservando la tela di S.Oronzo, conservata nella Chiesa Matrice di Mesagne: sullo sfondo, a sinistra del Santo, c'è una veduta di Mesagne con la Porta Grande ed il Castello in primo piano.
Attualmente la Porta presenta sotto l'arco scemato del timpano, lo stemma Borbonico lisciato dopo la sua caduta, mentre sulla parte superiore del fornice vi è lo stemma di Mesagne.
Il progetto di restauro di questo superbo monumento è stato redatto dall'arch. Filippo Danese ed i lavori, finanziati dai Lyons Club, dal Credito Italiano e dal Comune di Mesagne, sono stati eseguiti dall'impresa Valentino Nicolì di Tequile.
I lavori di restauro hanno interessato: la rimozione della vegetazione infestante sui paramenti murari; la rimozione di muschi e licheni mediante soluzioni biologiche; la pulitura manuale con spazzole di saggina; la pulizia accurata di microflora, polvere e smog; la pulizia da croste dovute a cristallizzazione dei sali, da depositi di polvere e smog; la stilatura dei giunti; il trattamento idrorepellente; il risanamento con intonaco a stucco delle colonne. 

Paola Sconosciuto

Da: Articolo pubblicato da "Prima Pagina" - Ottobre 1993

 

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Aggiornato il: 13 novembre 2001