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CRESCIMANNO
Sindaco di Palermo
Paolo Emilio CARAPEZZA
 
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  CANDIDATO AL COMUNE
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Chi mi conosce si stupirà di trovarmi coinvolto in una competizione politica. Sono infatti tra quelli che passano "la maggior parte del loro tempo immersi nella filosofia", come dice Platone (La repubblica, 540b), che però cosí continua: "ma, quando venga il loro turno, dovranno affrontare le noie della vita politica … per il bene dello stato: non perché sia bello questo loro còmpito, ma necessario".

Quale necessità mi ha persuaso, o piuttosto costretto ad "affrontare le noie della vita politica"?
Quella soprattutto di evitare che Palermo ripiombi nel clima degli anni bui precedenti i fiori della sua Primavera (1987-90) o di quel plumbeo intervallo tra d’essa e i frutti dei sette anni di Orlando sindaco per plebiscito (1993-2000).

Palermo allora (ricordate?) era per davvero “la città senza”, com’era solito qualificarla efficacemente il Giornale di Sicilia: una città abbandonata e disperata, dove debolissimo era il diritto, forte la prepotenza, inefficienti i servizi pubblici, derelitti i monumenti, chiusi e in rovina i teatri.
Durante il governo di Orlando le cose sono cambiate: la speranza è risorta, il diritto s’è rafforzato, la prepotenza è stata rintuzzata, i servizi pubblici hanno cominciato a funzionare (a cominciare dagli autobus e dalla nettezza urbana, almeno in centro), molti monumenti sono stati restaurati, il Teatro Massimo è stato salvato, riaperto, portato a nuovo splendore.
Appena un inizio di rinascimento, tra errori e difficoltà.
Quest’inizio di rinascimento è stato interrotto: se non riprende e non continua, c’è il rischio di ripiombare negli anni bui.
Le forze che avevano sostenuto Orlando si sono finalmente accordate – dopo indecisioni e discordie – nel proporre come nuovo sindaco di Palermo una persona limpida e nobile, l’avvocato Francesco Crescimanno.
Finora al di fuori delle competizioni partitiche, egli è – per antonomasia – il difensore del diritto dei deboli e degli offesi, l’avvocato delle vittime della prepotenza mafiosa; è pertanto giurista saggio ed esperto, ma anche uno dei rari avvocati che s’attengono ai dodici "articoli" della "cartolina" che Alfonso de’ Liguori aveva redatto per se stesso, quando giovanissimo esercitava al tribunale di Napoli, dal primo ("Non bisogna accettare mai cause ingiuste, perché sono perniciose per la coscienza e pel decoro") all’ultimo ("I requisiti di un avvocato sono la scienza, la diligenza, la verità e la giustizia").
Tutto ciò testimonia ch’egli è quanto mai atto a riprendere e portare avanti il processo di rinascimento della sua e nostra città.
Mi chiedevo come aiutare Palermo nel difficile tentativo d’aver come suo sindaco Francesco Crescimanno, quando Emilio Arcuri ha risolto in modo imprevisto il mio problema: Emilio Arcuri, che per sette anni è stato il vicesindaco di Orlando; che – come assessore al centro storico – ha promosso e governato il restauro di numerosi monumenti e la rivitalizzazione d’interi quartieri (attorno alle piazze della Marina e dell’Olivella); e che – "Fitzcarraldo a Palermo" – ha personalmente guidato la titanica impresa di restaurare in pochi mesi e riaprire il Teatro Massimo, già ridotto a rudere da un quarto di secolo d’abbandono.
Con irresistibile ferma gentilezza m’ha chiesto e – nonostante ne fossi sorpreso e riluttante – subito persuaso d’aggiungermi alla lista, da lui stesso capeggiata, della Primavera Siciliana per il Consiglio comunale di Palermo.
Ho capito così ch’era venuto "il mio turno" e che dovevo dispormi ad "affontare le noie della vita politica".
 
Paolo Emilio Carapezza
Palermo, 4 Novembre 2001
 
 
 
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