Il Mito Arturiano
Il Ciclo Arturiano


La saga di Re Artù e dei Cavalieri della Tavola Rotonda e il mito del Graal occopano un posto di primo piano nella struttura della nostra Religione: potremmo dire che sono parte integrante delle nostre Scritture Sacre, come la leggenda di Mosè e quella di Re Salomone lo sono dei testi Biblici.
Dato però che esse sono state ripostate da autori cristiani dopo l’anno 1000 e quindi sono palesemente rimaneggiate, sono stati necessari molti anni di paziente ricerca da parte di chi ha voluto risalire alla fonte originaria di questo affascinante ciclo epico.
La leggenda di Artù e della spada Excalibur nasce in Britannia prendendo spunto dalla storia di un condottiero di nome Artur o Artorius, quasi certamente non un re ma un “Dux Bellorum”, un capo militare cioè, di cui si sa per certo che combattè a lungo contro le orde Sassoni e le sconfisse in una battaglia decisiva presso un monte chiamato Mount Badon. Di Artù si parla anche nel ciclo Irlandese del Mabinogion, anche se in modo diverso dalle leggende Bretoni e Gallesi, e ciò conferma non solo la sua esistenza ma la sua fama di guerriero.
Attorno alla figura centrale di Artù gravita tutta una compagine di altri personaggi, dei quali si sa di certo ancor meno che di lui; la moglie Ginevra, il padre Uter Pendragon, la madre Igraine, la sorella Morgana, la misteriosa figura di Morgause che secondo alcuni era la sorella di Artù ma secondo altri era sorella di Igraine e di cui si sa solo che fu sposa del re delle orcadi Lot, il valoroso (secondo alcuni mai esistito) Lancillotto del Lago, la mitica Dama del Lago che diede ad Artù la spada Excalibur, e soprattutto il precettore Merlino, archetipo del Mago onnipotente delle fiabe di ogni tempo e luogo.

Prendendo spunto solo da ciò che coincide tra una versione del mito e l’altra possiamo ricostruire la storia in questi termini:
Artù nasce come figlio illegittimo di Uter Pendragon e di Igraine di Tintagel, moglie di Gorlois Duca di Cornovaglia. I due consumano il loro amore clandestino grazie all’intervento di Merlino che fa assumere a Uter le sembianze di Gorlois, o forse ipnotizza i cortigiani di quest’ultimo affinchè non riconoscano Uter. Alla Nascita Artù viene affidato a genitori adottivi scelti da Merlino, il cavaliere Ector e sua moglie, il cui figlio naturale Cai sarà un fedele compagno d’armi del fratellastro. Morgana, sorella di Artù in quanto figlia di Igraine e di Gorlois, allieva di Merlino e della Dama del Lago Viviana, forse quest’ultima sorella di Igraine, in età matura giace col fratello e concepisce il figlio Mordred, ( secondo alcune fonti Mordred sarebbe figlio di Artù e Morgause, comunque sempre figlio incestuoso di Artù) .
Anche se in molti film e libri Artù viene indicato come Re cristiano, o quanto meno convertito, è assai più probabile che fosse un seguace dell’Antica Religione Celtica: un re cristianizzato non avrebbe accettato alla sua corte un Mago o uno Stregone come Merlino, che per di più doveva quasi certamente essere un Druido! Prova ne sia che presso i cristiani dell’epoca la Magia era aborrita quale opera del Diavolo… senza contare che il Druidismo era combattuto dalla nascente chiesa britannica senza esclusione di colpi.
Il resto è cosa nota: Ginevra trdisce Artù con il suo migliore amico Lancillotto, secondo alcuni con il cavaliere Galahad, altro nome di Lancillotto, nobile di origine Bretone, o con il cavaliere Bedwir secondo altri (Bedwir sarà colui che getterà Excalibur nel Lago alla morte di Artù) mentre qualcuno ha ventilato l’ipotesi che l’amante di Ginevra fosse addirittura Mordred! Da questo adulterio ha origine il disfacimento della Tavola Rotonda, e infine la battaglia tra Artù e Mordred che si concluderà con la morte di entrmbi. Morgana raccoglie poi le spoglie del fratello e le trasporta alla mitica Avalon, l’Isola delle Mele identificata con il Territorio dell’Estate, ( Summerland o, in Gaelico, Tir-na-Nog, la Terra della Giovinezza) ovvero il Paradiso dei Celti.

Ma perché dobbiamo considerare questo ciclo epico come la nostra Letteratura Sacra?
Credo sia cosa risaputa come le origini della Stregoneria moderna, ed in particolare della Wicca, abbiano nel loro patrimonio genetico una forte componente di tradizioni medioevali e celtiche; collocandosi virtualmente a cavallo fra il Medioevo e l’età post-Romanica, tanto che molti la considerano medioevo vero e proprio, l’epoca di Artù rappresenta quella “Età del Mito”, quel non ben definito “Illo Tempore” che taluni chiamano anche Dark Age, ovvero Era Oscura, in cui la lotta tra il Bene ed il Male assume contorni non ben definiti secondo i nostri canoni attuali ma presenta aspetti primordiali tipici delle Guerre tra gli Dei facenti parte delle leggende di “prima degli Uomini” che ritroviamo in ogni cultura antica.
A parte ciò, è difficile non ricondurre le figure del Sacerdote e della Sacerdotessa Wiccani agli archetipi di Merlino e della Dama del Lago o di Morgana, dato che queste figure a metà fra la leggenda e la fiaba sono saldamente radicate nell’immaginario di tutti noi fin dall’infanzia!
D’altronde il Codice Cavalleresco della Tavola Rotonda costituisce da sempre l’esempio a cui si rifanno i Codici d’Onore di ogni associazione, militare e non.
La stessa Cerca del Graal, che fu cristianizzato assumendo la veste del Calice dell’Ultima Cena ma le cui origini sono senza dubbio alcuno assai più antiche rifacendosi al Calderone dell’Abbondanza o della Sapienza di matrice Celtica, rappresenta il Viaggio Iniziatico per antonomasia, a cui ognuno di noi deve sottoporsi per raggiungere l’illuminazione e poter vedere dentro Se stesso.
L’importanza della mitologia Arturiana venne ben compresa da Marion Zimmer Bradley, famosa scrittrice di Fantasy che noi conosciamo anche nella sua veste di Sacerdotessa Wiccana, e che con il romanzo “Le Nebbie di Avalon” ci da un panorama assai credibile e molto completo dei peronaggi dell’Epopea di Camelot, mostrando di avere compreso i ruolo fondamentale di tale saga nella nostra Spiritualità.
Purtroppo, come era logico attendersi, il Ciclo Arturiano venne riproposto sia dalla letteratura tardomedioevale quanto da quella più moderna e quindi dal cinema travisandolo in chiave Cristiana e divenne il Ciclo del Santo Graal, facendo assumere alla mistica figura di Parsifal o Perceval una parte di primo piano nel condurre alla salvezza dell’anima i superstiti della rovina di Camelot, mentre nel mito originario il cavaliere Peredur (nome originale di Perceval) aveva un ruolo completamente diverso.
Per fortuna nel XX secolo non pochi autori rivisitarono la storia alla luce delle moderne scoperte archeologiche e storiche, dissipando il velo della forzata cristianizzazione e riportando allo scoperto la ancora forte presenza del Paganesimo all’epoca, oltre alla Bradley cito Mary Stewart con il suo ciclo di romanzi su Merlino e soprattutto Bernard Cornwell con i 5 libri del Romanzo di Excalibur, alle cui connotazioni decisamente pagane si aggiunge una rigorosa presentazione storica del tempo in cui le vicende di Artù e Merlino probabilmente si svolsero.

Mi piace concludere questa lunga disamina del Mito Arturiano con una considerazione: secondo la leggenda Morgana trasportò Artù morente sull’Isola Sacra di Avalon, dove Egli non sarebbe morto ma attende, fuori dai confini del nostro mondo e fuori dal nostro tempo, il momento in cui ci sarà bisogno del suo ritorno per combattere il Male ancora una volta.
Non c’è che dire, sarà solo una leggenda ma io lo trovo un pensiero confortante!