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L’ABITO DA SERA

parte seconda episodio B (Versione "sliding Doors")

di Sonia    

Che vuol dire "versione sliding doors"? E io che centro con la ff di Gaia? Umh, l'idea è un po' folle. Tramite e-mail lei mi ha chiesto di darle una mano per la ff, io l'ho fatto ma la mia insonnia era stata troppo "produttiva" così, della stessa storia, vi gusterete due versioni! Era impossibile armonizzarle, così la trama di base- il canovaccio- è la stessa ma le scene sono diverse. Speriamo che vi piaccia perché "Two is megl che one" Ricordatevi che l'idea della ff "L'abito da sera" è di Gaia e non mia. Io ringrazio la mia Musa ispiratrice per eccellenza, che sarebbe Lucio Battisti. L'idea di un Andrè sofferente e insofferente nasce dalla canzone "Emozioni" ("Uscir nella brughiera di mattina dove non si vede a un passo, per ritrovar sé stesso…"e continua nel prossimo capitolo)Ammetto di stata scriteriata e ambiziosa: non sono brava a parlare d'amore, chissà come posso riuscire ad entrare nella testa di due uomini. Però ci provo. Che la Forza sia con me!

***

Già, tutto era terribile per lui…una sottile tortura a cui doveva assistere in silenzio, e per di più era obbligato anche mostrarsi felice per la sua padrona. Ma non lo era, e ogni colpo di martello che dava al palo della staccionata era come il tentativo di abbattere quei pensieri che aleggiavano intorno a lui, come pipistrelli folli in una notte nera.

Ma non era tanto quella situazione ridicola e paradossale- un ballo con tutti i partiti di Versailles a disposizione di Oscar: lei si sarebbe certo divertita a metterli in imbarazzo uno per uno! - ma il fatto che, a danzare con lei, sarebbe stato Fersen. Andrè odiava scoprire in sé cattivi sentimenti, si chiedeva spesso se il suo desiderio fosse egoistico oppure no, cercava di capire le esigenze di tutti come fossero le sue ma…No, Fersen no….Non poteva ….Andrè si era scoperto geloso, e questo lato di sé non gli piaceva. Ancor meno gli piaceva l'idea di aver tutte le ragioni per esserlo.

Fersen non era un piatto Girodel. Era stato il primo amore di Oscar, e certo lei non doveva essergli stata del tutto indifferente. C'era un legame tra loro due, anche solo a livello mentale. Fersen era l'unico uomo per il quale Oscar, sempre razionale, aveva fatto una pazzia. E se l'avesse fatta di nuovo? Oh, il cuore gli sarebbe scoppiato, esploso, andato in mille pezzi…non ne poteva più…Ma che diritto aveva lui, di soffrire? Di essere geloso poi! Come uomo, tutto e anche di più. Come attendente nessuno. Tirò un calcio al palo, si fece male al piede e lanciò un accidente ai merli che gracchiavano nel silenzio dell'alba. Poi si rimise, ancor più nervosamente, a lavorare…

E ci dava giù con il martello sui pali, sentendo il sudore caldo mischiarsi all'umidità che gli impregnava gli abiti. Sudore, lacrime e rugiada…

 

Fersen si trovava in prossimità del parco di Palazzo Jarjayes. In groppa al suo cavallo si avvicinava piano, gustando la sensazione di essere avvolto dalla nebbia. Il sole tardava a sorgere, come fosse infreddolito da quei colori brumosi che pervadevano l'aria, ma che a Fersen piacevano tanto. Gli ricordavano la sua patria, la sua età spensierata…faceva sempre in modo di avere addosso qualcosa di grigio come le pianure immense di Svezia, o del colore del ghiaccio. Era prestissimo, ma da un po' di tempo era diventato insonne. Si interrogava su molte cose, e si dava dell'inetto non riuscendo a trovare un risultato razionale. Per lui, in quel periodo, comandava il cuore che non sempre è gentile amico della ragione. Era lì a quell'ora perché immaginava che, con ogni probabilità, avrebbe incrociato una persona con cui sentiva il bisogno di parlare e che , forse, avrebbe condiviso il suo stato d'animo.

Il biancore della nebbia offusca la vista e potenzia l'udito, così il cuore di Fersen ebbe un sobbalzo quando, nel silenzio, udì un altro rumore oltre al pigro scalpiccio del suo cavallo.

Un martello? Una zappa? Lui non sapeva distinguere. Si trovò a pensare, sorpreso di sé stesso, che lui non conosceva affatto zappa e martello…

Chi può' essere il pazzo che lavora a quest'ora?- si chiese, scendendo da cavallo e avvicinandosi alla fonte del suono.

I primi raggi del sole andavano a riempire i fili densi della nebbia.

Camminando spedito , a rischio di inciampare, Fersen intravide una sagoma scura, china su un recinto.

La sagoma scura si mosse e volse la testa verso di lui, ma non ebbe reazioni, come se fissasse il vuoto.

 

" Chi è? C'è qualcuno lì, credo…Odio l'alba e il tramonto1, perché non vedo…perché alle volte mi sembra di vedere ciò che non c'è, e Oscar potrebbe accorgersene….E io questo no, non lo voglio affatto!"

Andrè lasciò cadere il martello per terra, il tonfo fu attutito dall'erba umida e fitta.

La sagoma che gli si avvicinava alzò la mano in segno di saluto

" Io esco a quest'ora perché voglio stare solo con me stesso, con i miei pensieri…Se ci sono solo loro, forse posso capirli meglio…capire cosa vuole Fersen…cosa succederà se Oscar si sposa…E invece, anche all'alba…sarà un'altra anima in pena!"

Salve, Andrè…-

Riconobbe la voce - Fersen…Voi qui…a quest'ora?-

Voleva avere un tono sorpreso, ma evidentemente la finzione non era affatto connaturata con Andrè, trasparente come un ruscello, e la sua voce uscì seccata e , forse, lievemente acida. Era apparso, in carne ed ossa, il pensiero che lui cercava di scacciare con ogni forza. Perché Girodel non lo preoccupava, e così tutti quei ridicoli e granosi damini di Versailles, mentre Fersen era un' altra cosa…

E' un periodo che soffro d'insonnia…- rispose gentilmente il conte

" E , guarda un po' tu il caso, vieni proprio quì a galoppare…" pensò Andrè con amara ironia, ma si limitò a dire un - Mi dispiace per voi.-

…Beh, Andrè, certo anche voi non state passando un bel periodo. Voglio dire, fare manutenzione alle staccionate prima che sorga il sole vuol dire cercare la solitudine più totale….-

"Ma bravo, come l'hai capito?" i pensieri di Andrè erano sempre discordi da ciò che voleva e che poteva dire. Considerava quella visita di Fersen affatto casuale e comunque, di pessimo gusto. Cos'era venuto a dirgli? A ricordargli che la contessa si sposa con un conte e non certo con un servo?

-… e capisco bene che, in un certo senso, tra le cause del vostro triste stato d'animo ci sono io…- Fersen disse quella frase in un sospiro, lasciando Andrè senza parole. Fersen si era seduto su un tronco tagliato, incurante dell'umidità, come se dire quelle parole lo avesse liberato di un peso e ora potesse lasciarsi andare

Cosa…?-

Andrè, io vi capisco. Non vi dovete preoccupare né pensare che io voglia infliggere un'altra volta, a voi o a Oscar, una sofferenza. Spesso penso a quanto, inconsapevolmente, per mia leggerezza, ho approfittato della vostra amicizia senza sapere che con le mie confidenze spargevo sale su piaghe molto vive…Sono qui per parlarvi da uomo a uomo.-

Sentiamo.- disse Andrè, che ormai poteva giocarsi il tutto per tutto

Andrè, io mi sono offerto di accompagnare madamigella Oscar a quel ballo per proteggerla al vostro posto. I pretendenti, sapendo che siamo amici di lunga data, si terranno lontani credendoci già coppia. Voglio chiarire oggi possibile equivoco tra me e voi, Andrè…Ma anche mettere in chiaro una cosa, per il bene di tutti. Oscar non è la mia donna, ma non è neppure la vostra. Oscar è libera, e potrebbe darsi che , a quel ballo, cambi idea e decida di sposarsi.-

Si, è vero. Oscar è libera. Non è mia e tantomeno vostra. Io lo so, sono tranquillo con la mia coscienza. Non sono nato ieri, Fersen…Forse voi non potrete mai capirmi, né io posso chiedervelo, ma io sono felice del fatto che Oscar sia libera. Poter scegliere è un dono…A me non è dato, perché non sono nobile. Ma se il generale obbligasse Oscar alle nozze con chiunque, anche lei dovrebbe obbedire. Invece è libera, e io ne sono felice. -

Mentite, Andrè. - Fersen rispose di scatto, in un impeto di sincerità- State mentendo a me e a voi stesso: nessun uomo è felice sapendo che la donna amata è tra le braccia di un altro. Non lo si può essere, la gelosia è un sentimento naturale , chi più chi meno ogni uomo la prova. E io non posso credere alle vostre parole, quando il vostro sguardo mi ha chiaramente mostrato le vostre vere preoccupazioni….E' vero, un tempo Oscar mi ha amato. E se io non l'avessi conosciuta come uomo, se non avessi il cuore pieno di…- si interruppe un attimo, mordendosi le labbra. La tortura di non poter dire il nome dell'amata - … di quella donna della quale tutti sapete…forse l'avrei amata anche io. Dunque , siccome quel tempo è passato, sono venuto a dirvi che sarò l'angelo custode di Oscar , al ballo. Starò in sua compagnia come se fosse la mia fidanzata, ma il mio ruolo non sarà molto diverso dal vostro. Resta il fatto che Oscar è libera di scegliere, non lo dimenticate mai, Andrè…-

Il sole era sorto e la nebbia era trasfigurata in un alone diafano, ricolmo dei colori fatati dell'alba. Avevano parlato, ora si fissavano. Era diventato difficile parlare, con il dissolversi della nebbia, perché avevano perso quella protezione effimera che li separava. Ora che le , loro anime erano nude, che le loro pupille potevano fissarsi provavano una sgradevole tensione. Fersen sapeva bene che Andrè lo aveva sempre visto come un rivale in amore, e per di più un rivale che gioca scorretto. Andrè sapeva ancor meglio che, se Fersen aveva parlato con quella insolita chiarezza, aveva anche capito cosa stava provando lui. Paradossalmente si trovavano in una situazione analoga: entrambi innamorati di donne dal destino, in buona parte , deciso. Andrè non era abituato a parlare con altri uomini del suo splendido , assurdo sentimento: con chi avrebbe potuto parlare? I soldati non lo avrebbero capito, i nobili poi ne avrebbero fatto uno zimbello . Per Fersen, paradossalmente, la situazione era peggiore. Non poteva neppure pronunciare il nome del suo unico e grande amore, pena la morte.

Così i due rivali di un tempo si erano trovati nella sgradevole situazione di aprirsi reciprocamente il cuore, mostrate le vecchie ruggini, dire o lasciar capire le cose non dette.

Conte Fersen, vi ringrazio per aver parlato chiaro. Ma vorrei farvi notare che se Oscar sapesse che due uomini stanno discutendo sul fascino della sua femminilità, non esiterebbe a sfidarci entrambi a duello!- Andrè buttò giù quella che , più che una battuta , era una constatazione, e che ebbe l'ottimo effetto di troncare una conversazione che si stava facendo troppo intima e personale, in cui le poche parole dette sembravano sassi acuminati

Già…- Fersen si alzò, si scosse l'umidità di dosso con il risultato di bagnarsi anche i guanti2 e andò verso il cavallo - Se ci rivedremo, Andrè, sarà quando questa storia sarà finita. D'altronde, è il modo migliore per far contento il Generale senza che a rimetterci sia Oscar. E' il male minore per tutti…-

Fersen, un attimo…E, lei?…-

Ah, lei capirà…E' amica di Oscar da anni…e poi noi riusciamo …come dire…il nostro è un legame che non ha bisogno di parole…è una catena di gioia…e di dolore…- Fersen non si voltò dicendo tali parole. Anche lui aveva pudore a mostrare i suoi sentimenti, e sapeva bene che il suo sguardo si riempiva di chiarore, il suo volto faticava a mantenere un'espressione distaccata, quando si parlava di Maria Antonietta.

Continua…

Sonia

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