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L’ABITO DA SERA

parte seconda episodio B (Versione "sliding Doors")

di Sonia    

Oscar che balla in abito da sera? Io non l'avrei mai pensato, ma siccome io e Gaia abbiamo deciso di divertirci, ho accolto la sua idea. Direbbe Obi Wan Kenobi: "Chi è più pazzo? Il pazzo o chi lo segue?" Preparatevi ad un'inedita versione del Generale Jarjayes e del conte Fersen. Scusate la mia smaccata predilizione per i maschietti, ma alla psicologia di Oscar ci pensiamo tutti! Non mandate pomodori scannerizzati: vogliamo solo divertirci e vedere sotto un'altra ottica i personaggi! Non me ne vogliano i puristi, ma questo capitolo continua il trend un po' fuori di testa già iniziato alla fine del precedente, poi ritorna nei ranghi. Io mi sto divertendo, non intendo né ammaestrare né declamare la Divina Commedia. Se non riuscite ad avvicinarvi alla ff con questo spirito ironico, ridicolo e forse( per alcuni) dissacrante o stupido , non leggete…

***

Durante il tragitto versi palazzo Jarjayes, Oscar era silenziosissima. Il bel viso era teso, contratto, pensieroso. Un insulto alla sua vita, ecco cos'era quel ballo…un insulto al suo passato, alla sua intelligenza e alle sue sofferenze….Se il padre non fosse stato ferito, si sarebbe opposta con tutte le sue forze. Se Fersen non si fosse offerto di scortarla, non si sarebbe mossa dalla caserma. Semmai avrebbe chiamato Andrè e sarebbero andati a far baccano in qualche vecchio locale, come ai tempi dorati dell'adolescenza. Invece c'era un altro periodo passato che tornava…e stava cavalcando affianco a lei, silenzioso e rispettoso dei suoi pensieri…Fersen. Come avrebbe potuto danzare con lui, in abito da sera, senza ricordare ciò che era successo mesi prima…i sentimenti provati…dolore, umiliazione e tanta, tanta desolazione…per tutti: per lei , per lui, per Andrè…

Ma era anche vero che, per lei , l'amicizia era sacra. Aveva un concetto antico dell'amicizia, schietta ed eroica, quasi una fratellanza. Ora Fersen, riservato e innamorato della Regina, si era offerto volontariamente per ricucire lo strappo creatosi tra loro, e per aiutarla in una situazione imbarazzante. Il vero amico si riconosce nel momento del bisogno…

Ma ciò non le toglieva la rabbia e l'amarezza. Avrebbe voluto arrivare nella sala da ballo armata come per una guerra, e se fosse stata sola lo avrebbe fatto…ma Fersen…non poteva rifiutare l'aiuto, la cortesia, l'umanissimo desiderio di far rinascere un'amicizia…ma non voleva nemmeno piegarsi alle convenzioni sociali, che insultavano la sua vita…e neppure ricordare un altro ballo, in altri panni…Un altro ballo? "No, non c'è stato solo quello ! Io ho ballato a Corte anche un'altra volta!!" la ribelle testarda come il padre che c'era in lei ebbe un guizzo.

Fersen notò il viso di Oscar luccicare, lo sguardo riempirsi di vitalissime scintille.

Oscar…Cosa c'è?-

Oh, in nome della nostra vecchia amicizia, Fersen, collaborereste con me ad un bello scherzetto? Vi vergognate a danzare con…un soldato in alta uniforme?-

Lui rimase un attimo perplesso, non capendo1 …poi quello sguardo fiero e allegro che Oscar gli indirizzava gli portò in mente un ballo di tanti anni prima…Oscar e la regina, Oscar in alta uniforme per coprire Fersen…per coprire il suo amore…

Uh, ora ricordo…Beh, devo restituirvi un favore…certo Oscar! Certo! - lui rise.

Palazzo Jarjayes era all'orizzonte.

 

Fersen aspettava Oscar sotto lo scalone, sapendo che lei avrebbe impiegato poco tempo a prepararsi . Un po' in imbarazzo all'idea di danzare con Oscar in uniforme, per la verità , lo provava…ma Oscar aveva fatto un gesto analogo in nome delle loro amicizia, e glielo doveva.

Le cameriere, la vecchia Marie guardavano con curiosità e stupore il conte svedese, che non faceva visita al palazzo da molto tempo. E Marie intuiva anche i motivi…Chissà cosa sarebbe avvenuto, quella sera. Se Oscar e Fersen…Oh, cielo! Sarebbe stato un inaspettato miracolo, però pensando a suo nipote le piangeva il cuore…."Povero, piccolo sciocchino mio…sei sempre stato troppo buono e altruista. Ecco che ti manca, rispetto a questo fusto straniero…L'egoismo…"

 

Si sentirono i passi, e Oscar apparve in come allo scalone.

La divisa candida, bianca e argentea, il tricorno scuro sotto il braccio, la spada luccicante con lo stemma dei Jarjayes. Le guance rosse dalla soddisfazione, un sorriso mal trattenuto, come ai bei tempi, quando i due amici - la soldatessa e il conte svedese - si divertivano per Versailles.

Il sorriso di Fersen si dischiuse nel suo biancore, aumentando la luminosità della sua pelle chiarissima si portò una mano alla fronte

- Oh, Oscar…- sussurrò meravigliato ed entusiasta.

Lei stava correndo giù, sfregandosi le mani , quando si udì una voce

Oooooscaaaar!!!-

Pietrificati.

Il generale Jarjayes2 apparve con il viso rosso di rabbia, la vestaglia sulle spalle, il braccio ferito al collo e con l'altro braccio cingeva il manichino con l'abito che aveva fatto preparare per la figlia. Lo teneva stretto a sé, trascinandolo di mala grazia. Sembrava un antico romano durante il ratto delle sabine…Sotto un certo punto di vista, era buffissimo.

Cosa vuol dire questo?! Dove vuoi andare? Vuoi rendere ridicola la famiglia Jarjayes davanti a tuttiiii?! Oooooscaaar! Se non vuoi scegliere nessuno, non scegliere. Ma la famiglia Jarjayes ha preso un impegno , e devi obbedire in nome della nostra casata!-

Padre, io non mi presto a questa pagliacciata! Se preferite, non vado proprio al ballo!- Oscar rispose per le rime

Ooooscaaar!!!- il viso del generale era affaticato, quello di Fersen era imbarazzato.

Se la mettete sul piano della fierezza, padre, allora vi farò vedere io chi è Oscar François de Jarjayes! Anche con quel ridicolo abito! Lo vedrete tutti, per il mio solo orgoglio!-

Ooooscar!- il generale ruggì di nuovo, perché sul piano dell'orgoglio e della caparbietà erano davvero identici. Con aria contenuta e rabbiosa Oscar prese il vestito dalle mani del padre, gli lanciò uno sguardo glaciale e serioso, poi si diresse verso la sua stanza per cambiarsi

Il generale sospirò "Solo il fatto che ci sia Fersen mi fa stare tranquillo…non so cosa potrebbe fare, altrimenti…ma so che Oscar rispetta gli amici. E poi spero sempre che al ballo cambi idea…tutte le sorelle dicevano di non volersi sposare, poi cambiavano idea al loro debutto…tutti quei corteggiamenti, quei riguardi…E' la debolezza delle donne, l'ho vista in Louise…ma Oscar…assomiglia tutta a me …"

 

"Il passato che ritorna…un destino non risolto a pieno, forse? Forse devo saldare i miei conti? Oh, ma questa è una tortura…" Oscar pensava con rabbia e con malinconia a ciò che stava per succedere. Di nuovo tra le braccia di Fersen, in abito da sera. Ma questa volta per riaffermare la sua silenziosa ribellione, il suo orgoglio e la sua autonomia.

"padre, io non sono un burattino…ve l'ho già detto e ve lo dimostrerò, anche in questi panni…ma Dio solo sa quanto non vorrei metterli, quanto non vorrei trovarmi in questa dannata situazione dannata e dannatissima3mpf…sto parlando come Alain" sorrise, alla constatazione di come quel suo sottoposto fosse diventato un suo amico.

"Fersen, di nuovo…ma il passato è passato, non ci devo pensare più. Mi estranierò, come quando guido il comando sotto il sole d'Agosto…I ricordi non ci saranno…provvederò solo a raggelare quegli stupidi damerini….ma che odio, che odio…finché servivo soldato, guai a provare sentimenti di donna. Ora che non va più bene, obbligo di provarli…papà, ma l'avrai mai capito che al cuore di una persona non si può comandare? Si, lo sai…sei simile a me, anche se fingi di non capirlo….ma tu obbedisci, tu sei un uomo…Tu vedi le cose dal tuo punto di vista, io posso vederle da due ottiche diverse…si è più consapevoli - e ne sono felice, per questo ringrazio mio padre- ma si soffre anche il doppio"

Si guardò allo specchio . Per fortuna quell'abito da sera non ricordava neppure un po' l'altro.

Era rosa pallidissimo, un colore che a tratti sconfinava nel bianco, aveva una scollatura a "v" sul petto, contornata da un sottile ricamo argenteo e dorato.

"Carine, però, le roselline d'argento…mi ricordano quelle bianche, quelle di Arras…" E pensò ad Andrè, mentre una cameriera si perdeva nella titanica impresa di intrecciarle i capelli . Lei si era del tutto estraniata "Povero Andrè…Chissà che casino 3 bis avranno fatto in caserma…e chissà che penserà…Non danzerò tra braccia che gli sono simpatiche. Ma questo sono stata capace di capirlo solo dopo che lui...me l'ha detto…in modo inequivocabile…" Un altro pensiero sgradevole, ma necessario. …Una rosa è una rosa che essa sia bianca o rossa Non potrai mai cancellare di essere nata donna… Ora la decorazione dell'abito, quelle minuscole roselline d'argento , non le sembravano così graziose. Notava più le spine dorate…

 

Siete perfetta!- esclamò la cameriera , tamponandosi la fronte sudata. Massima semplicità, come sempre, ma la base era una treccia: Oscar l'aveva chiesto esplicitamente… voleva che nulla le ricordasse, neppure lontanamente, quell'altro ballo. E siccome a volte il cervello fa strane associazioni…

Sfilò muta sotto gli occhio del padre, con sguardo rigido e impenetrabile. Cioè chiaramente alterato e sofferente… Ma soprattutto fiero. Fiero di "come"- già lo sapeva- si sarebbe comportata a quello stupidissimo, offensivo ballo.

 

Fersen invece sgranò i suoi occhi violetti…Non poteva immaginarsela così…Era Oscar, ora lo sapeva chiaramente…Ma così, così bella, così donna…così Oscar…

Continua…

Sonia

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