Oscar e Fersen erano in carrozza. Lei era tesissima, con il volto
contratto e livido, imbarazzata e silenziosa
. Lui, sconvolto e turbato dal vedere per la prima volta Oscar con la
consapevolezza piena che lei era una donna, una donna da amare, che un uomo avrebbe potuto
amare, stordito solo dalla bellezza di lei, e non dall'effetto sorpresa che aveva giocato
a suo sfavore durante quell'altro ballo.
Non riusciva a guardarla e Oscar, al canto suo, faceva di tutto per non
farsi guardare.
Non fiatava , stava stretta nel suo vestito modulando il respiro per
non farsi- assolutamente-notare.
Però
abituata ai pantaloni non riusciva a star ferma un minuto,
perché le sue gambe assumevano naturalmente pose non consone all'eleganza dell'abito. E
quel continuo spostarsi, smuoversi, il frusciare delle vesti fecero voltare Fersen
A diciott'anni vi chiamavo Moto perpetuo
- disse con una
dolcezza che Oscar non gli conosceva -
e , a quanto pare, non siete cambiata
-
Affatto. Questo è solo per mio padre
- rispose Erano in carrozza,
Oscar e Fersen. Lei, taciturna e imbarazzata, arrabbiatissima e risoluta non fiatava con
una durezza studiata, simile al broncio di un bambino.
Bella. Bellissima. Profondamente donna, magnificamente vera, arguta e
intelligente, sensibilissima e atipica come nessun' altra. Pensandolo, Fersen si sentì
allimprovviso come un ragazzino nel momento in cui, per la prima volta, vede la
compagna di giochi come una donna. Sulla sua pelle nivea il rossore spuntò alla rinfusa,
come i fiori sui peschi.
- Fersen! Avete forse la febbre? Non vi sentite bene?--
- Io? Perché?-
Siete rosso in volto
le vostre guance. Fate sentire: in mezzo ai
soldati della Guardia mi sono fatta una cultura !- si sfilò il guanto e gli mise una mano
sulla fronte - Strano, mi sembra che voi stiate bene. O quantomeno non avete la febbre.
Cos'avete mangiato?-
Ehi, basta a fare il comandante!- scherzò lui - Questa sera, niente
armi!-
"Fosse dipeso da me, sarei venuta qui armata fino ai denti
e
mi sarei portata Alain e tutti i più confusionari soldati per insegnare un po' a quegli
sfacciati pretendenti come si vive"!
Un uomo, bello ed elegante, in carrozza con una donna altrettanto bella
ed elegante. Incapaci di parlare. Lei, con la mente altrove, piena di sdegno e di
fierezza. Lui, con la mente fissa a lei, navigando tra i ricordi e i sensi di colpa.
Quando scesero a Versailles l'espressione di Oscar era così dura e
risoluta da far dimenticare la dolcezza dell'abito rosa pallido.
I pretendenti - "Una massa di idioti
fanno la parte dei
Proci, ma hanno proprio sbagliato Penelope
"così aveva detto Oscar, vedendoli
tutti azzimati e animati - non avevano avuto un istante per corteggiare Oscar. Un po'
perché il suo sguardo scoraggiava automaticamente i meno motivati, un po' perché lei e
Fersen iniziarono subito a ballare.
Ebbero un brivido lievissimo, istintivo, simultaneo
.Prendersi per
mano richiamava un'altra situazione, un altro dolore. Poi il ballo venne da
sé, e fu una cosa meccanica. Un semplice dovere, un esercizio. Come Oscar aveva ballato
tutta la sera con la regina, anni prima, per proteggere Fersen, così Fersen avrebbe
ballato tutta la sera con Oscar, per proteggerla.
Tutto era logico e chiaro, anche se seccante, per Oscar. Per Fersen
decisamente meno. Si dava del cretino ad ogni passo di danza. Come aveva fatto, quell'altra
sera, a non riconoscerla? A non ammirarla? A non capirla? Era davvero così accecato
dall'amore per Antonietta o- forse- non aveva voluto affaticarsi a guardare più in là,
nel cuore di Oscar? E se lo avesse fatto, cosa sarebbe successo? La sua vita, sicuramente,
non sarebbe più stata la stessa.
Girodel interruppe il corso dei suoi pensieri.
Si avvicinò elegante come una pantera - Contessa Oscar, mi concedete
il prossimo ballo, vero?- chiese con voce suadente.
No.- rispose Oscar con naturalezza.
Gli occhi di Girodel, pur sottili, divennero due bocce sgranate1
Co
come no? Io sono
-
Forse un po' cieco. Non vedete che ho un accompagnatore? Sto ballando
con il mio carissimo conte Fersen
Se volete passare un po' di tempo con me, ci
si può sempre incontrare in qualche caserma
.So bene che avete ancora bisogno
dei miei consigli, Girodel, e non ve li lesinerò. Ma non c'è bisogno di fidanzarsi per
avere la collaborazione di un militare migliore di voi. Io vi aiuterò lo stesso: so che
ne avete bisogno
2-
Girodel era impallidito. Le danze erano riprese e Oscar sghignazzava.
Ogni parola era una coltellata. Oscar, dovrò chiamarvi Bruto !
-
Anni fa io e quell'uomo duellammo. Anni fa mi disse, sotto un albero
fiorito, cosa pensava delle donne. E io dovrei credere che lui mi ama teneramente? Forse
sarà la vecchiaia, povero Girodel, e io non sono stata neppure un po' clemente
ma
che farci? E' stato lui a incominciare, io non ho chiesto nulla a nessuno!-
Fersen rise. La sua Oscar, sempre così determinata e
forte
fragile della sua stessa forza e infinitamente acuta e bella. Fatta apposta per
entrare nei cuori, eppure decisa a non entrare nel cuore di nessuno, di non piegarsi alla
comodità. La sua Oscar che non aveva mai chiesto nulla a nessun uomo
"Tranne che a me
e sono il solo che non l'ha capito"
ma se un giorno incontrerete un uomo che meriti il vostro amore,
non lo ricambierete?-
Dubito che un uomo simile possa esistere, da qualche parte!- disse
"E tanto meno sarei potuto essere io, che neppure vi riconobbi
mentre mi chiedevate solo un sorriso di uomo
E, senza accorgervene, me lo state
dicendo
I conti sono pareggiati
"
-
Non perché io mi reputi più degli altri uomini, ma piuttosto
perché sono diversa dalle altre donne. Un uomo adatto a me, al prodotto della mia
vitaccia
o l'ha creato Dio appositamente o non esiste
Non mi chiedo neppure se
lo incontrerò mai! Potrebbe essermi sfilato sotto gli occhi, senza che io me ne
accorgessi!-
"In questo, Oscar, siete simile a me
e devo dirvelo
Io
ho ballato con una donna che mi amava profondamente, senza neppure riconoscerla. Forse non
volevo riconoscerla. Ora voi vivete vicino ad un uomo che vi ama con tutto il cuore, ma
pare che voi non vogliate riconoscerlo3. Il cieco più cieco è chi non
gradisce vedere
"
Ormai il ballo era quasi finito, Oscar era sempre più insofferente. La
sala era calda, e il caldo le dava i nervi.
E' meglio uscire a prendere una boccata d'aria, Oscar
- le disse
Fersen- Non vorrei che qualcuno di questi poveri pretendenti finisca azzannato
-
Mi sembra ragionevole. E poi non ho voglia di sporcarmi le zanne!
Fecero due passi . Non c'era la luna, quella notte. I giardini erano
illuminati delle luci della reggia. Un chiarore spettrale che non baciava quella fontana.
Quella fontana dove Oscar pianse un amore infelice, dopo un altro
ballo
Quella fontana sul cui bordo, ironia della sorte, Fersen si era
andato a sedere
Non poteva certo dirgli "Conte si tolga di là perché io lì
piansi per causa vostra !" non avrebbe fatto trasparire un simile ricordo neppure
sotto tortura .
Oscar, vorrei parlarvi
-
La tortura
Che c'è, adesso?-
Un ricordo, un pensiero
Oscar, mentre ballavo con voi, non vi nego
di essermi maledetto per come mi comportai nei vostri confronti durante l'altro
ballo
-
Volete che me ne vada? Posso anche trovare lo stomaco per danzare con
Girodel, pur di evitare un tale discorso!- rispose bruscamente. E quando Oscar è brusca,
nasconde la sua sofferenza.
No, per carità Oscar
In nome della nostra amicizia io sarò
sincero con voi come voi lo siete sempre stata con me
Vi avviso però che la
sincerità può essere dolorosa.-
E' un tipo di dolore che apprezzo
-
Bene
Allora vi dirò questo. Mente ballavamo mi sono reso conto di
molte cose
Forse avervi tra le braccia mi ha giocato un brutto scherzo, mi ha portato
indietro nel tempo
ma ho pensato che sarebbe stato bellissimo se io, quella sera,
avessi capito
se avessi avuto il coraggio di capire il vostro sguardo
chissà,
forse avevo paura
Forse mi andava bene tutto così com'era. Se quella sera
io
insomma, la nostra vita ora sarebbe diversa. E sicuramente bellissima.-
Ma il passato è passato, Fersen. Bisogna ringraziare Dio che
l'amicizia resta in piedi
-
lasciatemi continuare. Appunto perché il passato è passato ,
vorrei dirvi di non ripetere il mio stesso errore. Capita di stringere tra le braccia una
persona e non riconoscerla non tanto perché si è distratti, ma perché in fondo in fondo
non si vuole
L'errore, orrendo, che ho fatto io
anche voi lo state facendo. Ma a
differenza di me ne siete consapevole. A differenza di me soffrite di più perché non
potete neppure esternare i vostri pensieri
Oscar, lasciate perdere questi stupidi
pretendenti
lasciate perdere anche il ricordo del dolore che uno stupido conte
vi ha inflitto, impantanato nel suo magnifico amore impossibile
C'è una persona con
la quale non avete mai danzato, con la quale non danzerete mai , forse
una persona
che vi ama come donna. In maniera completa, per tutto ciò che siete e per ciò che non
siete...ma il destino ci ha preso tutti e tre per il naso
Ecco, ciò che vorrei
dirvi
-
Oscar era diventata di tutti i colori, senza perdere la sua impassibile
espressione militare. Così tenera, in quel momento
così stridente con ciò che
sentiva! Sapeva bene chi fosse la persona, sapeva bene cosa voleva dire Fersen. E
sapeva altrettanto bene che lei si era imposta di "non riconoscere"
il soldato Grandier. Perché? Per paura. Perché non riusciva ancora a capirsi
ma
sentirsi paragonare da Fersen a lui, ricordare quell'altro ballo
il suo cuore
in frantumi lì, di fronte a quella fontana
Non aveva mai pensato, o meglio si
era imposta di non pensarlo, che lei stava infliggendo la stessa sofferenza ad
Andrè. Che Andrè soffriva tanto quanto lei, ma non poteva neppure scappar via e piangere
sul bordo di un'indifferente, elegante fontana
Fersen, non una parola di più. Andiamo a ballare. Non mi piace questo
posto
-
Va bene, Oscar, andiamo
- lui si alzò
"So benissimo che avete capito tutto. Ve lo leggo negli
occhi
Non possono mentire , i vostri occhi tanto belli
"
Ripresero un minuetto. Oscar guardò Fersen di tralice
Voi, conte, non siete affatto uno stupido siete solo un uomo dal
destino scritto
ma
nemmeno io sono una stupida
- sussurrò e non aprì più
bocca per tutta la serata. Come quella contessa straniera, muta alle domande di un
conte svedese
Fersen aveva recepito perfettamente il messaggio di Oscar: "Ho
capito quello che mi volevate dire, Fersen
Ho capito e vi ringrazio
Non c'è
più bisogno di parole
"
Alba
La carrozza si avvicinava a Palazzo Jarjayes. Non pareva esserci
neppure luce accesa
Oscar si affacciò
- Una luce! Sulla lanterna!! Vuoi vedere che
-
Come la carrozza fu vicina la luce svanì, quasi avesse atteso di
vedere Oscar arrivare.
Quello scemo! Mi ha aspettata in piedi! Se corre giù per le scale, al
buio
Oh Dio
!- scese dalla carrozza di corsa.
Andrè le stava correndo incontro, con una candela spenta in mano,
trafelato per la corsa dalle scale...per raggiungerla prima. ..Oscar, bellissima e
teneramente arrabbiata, lo squadrò. Uno squarcio sui pantaloni, una sbucciatura al
ginocchio
Andrè?! Tu!
Tu sei un incosciente!! Hai un occhio solo e ti metti
a correre per le scale!!-
Fersen, dalla carrozza, sorrideva intenerito e triste "Sembrano
marito e moglie
o due adolescenti al primo amore
"
Mentre Oscar, incurante dell'abito con le roselline d'argento, cercava
di costringere Andrè a curarsi il ginocchio, lui alzò lo sguardo verso Fersen.
Si guardarono per un istante. Si dissero tutto.
"Cos'è successo questa sera?
"
"E' tua
è tua Andrè
Sta tranquillo
"
Andrè tornò subito a "governare" la foga militaresca di
Oscar.
Smettila, dai
Non è nulla
-
No! Mi da fastidio il contesto! Tu
tu! Non solo perdi un occhio
per me, ma fai la notte in piedi ad aspettarmi
e per raggiungermi ti metti pure a
correre per le scale! Io
!
.Io
Ti ringrazio ma
ma
non voglio
soldati rotti, nella mia brigata!
-
Fersen risalì in carrozza, perso nei suoi pensieri
.
"Ci sono degli amori simili alle stelle cadenti, che ci sfiorano,
illuminano un attimo il nostro cielo
e noi non riusciamo ad afferrare
Così è
stato tra me e te, Oscar
poi ci sono amori che sono costanti ed inevitabili come la
Stella del Nord
che per fissità non ha uguali nel firmamento4
Sta a
noi seguirla, per non perdere la rotta e non essere dannati
L'infelicità di non
seguirli è maggiore di quella che essi stessi possono causare
Così è per me e
Antonietta, così è per te e Andrè
addio, mia cometa d'argento
una lacrima del
cielo
una cristallo di neve
Segui la tua stella del Nord
"
Fine