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L’ABITO DA SERA

parte seconda episodio B (Versione "sliding Doors")

di Sonia    

Questo capitolo doveva essere a metà tra la follia più pura e la "vendetta" nei confronti di tutti Fersen del mondo (uno in particolare….)e infatti è partito così , poi mi è sgusciato dalle mani e ha preso un'altra piega…Ringrazio Gaia (ideatrice della storia base! NON dimenticatelo!) della sua "pazza idea" di far danzare ancora una volta Fersen e Oscar: mi sono divertita, ho folleggiato e spero di non essere sembrata troppo cretina. Ho notato, all'improvviso, un aspetto del triangolo-shojo che non aveva mai considerato. Beh, prendete la ff per quello che è: un modo di far volare la fantasia…sulle note del minuetto, questa volta!

***

Oscar e Fersen erano in carrozza. Lei era tesissima, con il volto contratto e livido, imbarazzata e silenziosa

. Lui, sconvolto e turbato dal vedere per la prima volta Oscar con la consapevolezza piena che lei era una donna, una donna da amare, che un uomo avrebbe potuto amare, stordito solo dalla bellezza di lei, e non dall'effetto sorpresa che aveva giocato a suo sfavore durante quell'altro ballo.

Non riusciva a guardarla e Oscar, al canto suo, faceva di tutto per non farsi guardare.

Non fiatava , stava stretta nel suo vestito modulando il respiro per non farsi- assolutamente-notare.

Però…abituata ai pantaloni non riusciva a star ferma un minuto, perché le sue gambe assumevano naturalmente pose non consone all'eleganza dell'abito. E quel continuo spostarsi, smuoversi, il frusciare delle vesti fecero voltare Fersen

A diciott'anni vi chiamavo Moto perpetuo…- disse con una dolcezza che Oscar non gli conosceva - …e , a quanto pare, non siete cambiata…-

Affatto. Questo è solo per mio padre…- rispose Erano in carrozza, Oscar e Fersen. Lei, taciturna e imbarazzata, arrabbiatissima e risoluta non fiatava con una durezza studiata, simile al broncio di un bambino.

Bella. Bellissima. Profondamente donna, magnificamente vera, arguta e intelligente, sensibilissima e atipica come nessun' altra. Pensandolo, Fersen si sentì all’improvviso come un ragazzino nel momento in cui, per la prima volta, vede la compagna di giochi come una donna. Sulla sua pelle nivea il rossore spuntò alla rinfusa, come i fiori sui peschi.

- Fersen! Avete forse la febbre? Non vi sentite bene?--

- Io? Perché?-

Siete rosso in volto…le vostre guance. Fate sentire: in mezzo ai soldati della Guardia mi sono fatta una cultura !- si sfilò il guanto e gli mise una mano sulla fronte - Strano, mi sembra che voi stiate bene. O quantomeno non avete la febbre. Cos'avete mangiato?-

Ehi, basta a fare il comandante!- scherzò lui - Questa sera, niente armi!-

"Fosse dipeso da me, sarei venuta qui armata fino ai denti…e mi sarei portata Alain e tutti i più confusionari soldati per insegnare un po' a quegli sfacciati pretendenti come si vive"!

 

Un uomo, bello ed elegante, in carrozza con una donna altrettanto bella ed elegante. Incapaci di parlare. Lei, con la mente altrove, piena di sdegno e di fierezza. Lui, con la mente fissa a lei, navigando tra i ricordi e i sensi di colpa.

Quando scesero a Versailles l'espressione di Oscar era così dura e risoluta da far dimenticare la dolcezza dell'abito rosa pallido.

I pretendenti - "Una massa di idioti…fanno la parte dei Proci, ma hanno proprio sbagliato Penelope…"così aveva detto Oscar, vedendoli tutti azzimati e animati - non avevano avuto un istante per corteggiare Oscar. Un po' perché il suo sguardo scoraggiava automaticamente i meno motivati, un po' perché lei e Fersen iniziarono subito a ballare.

Ebbero un brivido lievissimo, istintivo, simultaneo….Prendersi per mano richiamava un'altra situazione, un altro dolore. Poi il ballo venne da sé, e fu una cosa meccanica. Un semplice dovere, un esercizio. Come Oscar aveva ballato tutta la sera con la regina, anni prima, per proteggere Fersen, così Fersen avrebbe ballato tutta la sera con Oscar, per proteggerla.

Tutto era logico e chiaro, anche se seccante, per Oscar. Per Fersen decisamente meno. Si dava del cretino ad ogni passo di danza. Come aveva fatto, quell'altra sera, a non riconoscerla? A non ammirarla? A non capirla? Era davvero così accecato dall'amore per Antonietta o- forse- non aveva voluto affaticarsi a guardare più in là, nel cuore di Oscar? E se lo avesse fatto, cosa sarebbe successo? La sua vita, sicuramente, non sarebbe più stata la stessa.

Girodel interruppe il corso dei suoi pensieri.

Si avvicinò elegante come una pantera - Contessa Oscar, mi concedete il prossimo ballo, vero?- chiese con voce suadente.

No.- rispose Oscar con naturalezza.

Gli occhi di Girodel, pur sottili, divennero due bocce sgranate1

Co…come no? Io sono…-

Forse un po' cieco. Non vedete che ho un accompagnatore? Sto ballando con il mio carissimo conte Fersen…Se volete passare un po' di tempo con me, ci si può sempre incontrare in qualche caserma….So bene che avete ancora bisogno dei miei consigli, Girodel, e non ve li lesinerò. Ma non c'è bisogno di fidanzarsi per avere la collaborazione di un militare migliore di voi. Io vi aiuterò lo stesso: so che ne avete bisogno…2-

Girodel era impallidito. Le danze erano riprese e Oscar sghignazzava.

Ogni parola era una coltellata. Oscar, dovrò chiamarvi Bruto ! -

Anni fa io e quell'uomo duellammo. Anni fa mi disse, sotto un albero fiorito, cosa pensava delle donne. E io dovrei credere che lui mi ama teneramente? Forse sarà la vecchiaia, povero Girodel, e io non sono stata neppure un po' clemente…ma che farci? E' stato lui a incominciare, io non ho chiesto nulla a nessuno!-

Fersen rise. La sua Oscar, sempre così determinata e forte…fragile della sua stessa forza e infinitamente acuta e bella. Fatta apposta per entrare nei cuori, eppure decisa a non entrare nel cuore di nessuno, di non piegarsi alla comodità. La sua Oscar che non aveva mai chiesto nulla a nessun uomo … "Tranne che a me…e sono il solo che non l'ha capito"

ma se un giorno incontrerete un uomo che meriti il vostro amore, non lo ricambierete?-

Dubito che un uomo simile possa esistere, da qualche parte!- disse

"E tanto meno sarei potuto essere io, che neppure vi riconobbi mentre mi chiedevate solo un sorriso di uomo…E, senza accorgervene, me lo state dicendo…I conti sono pareggiati…"

-…Non perché io mi reputi più degli altri uomini, ma piuttosto perché sono diversa dalle altre donne. Un uomo adatto a me, al prodotto della mia vitaccia…o l'ha creato Dio appositamente o non esiste…Non mi chiedo neppure se lo incontrerò mai! Potrebbe essermi sfilato sotto gli occhi, senza che io me ne accorgessi!-

"In questo, Oscar, siete simile a me…e devo dirvelo…Io ho ballato con una donna che mi amava profondamente, senza neppure riconoscerla. Forse non volevo riconoscerla. Ora voi vivete vicino ad un uomo che vi ama con tutto il cuore, ma pare che voi non vogliate riconoscerlo3. Il cieco più cieco è chi non gradisce vedere…"

 

Ormai il ballo era quasi finito, Oscar era sempre più insofferente. La sala era calda, e il caldo le dava i nervi.

E' meglio uscire a prendere una boccata d'aria, Oscar…- le disse Fersen- Non vorrei che qualcuno di questi poveri pretendenti finisca azzannato…-

Mi sembra ragionevole. E poi non ho voglia di sporcarmi le zanne!

Fecero due passi . Non c'era la luna, quella notte. I giardini erano illuminati delle luci della reggia. Un chiarore spettrale che non baciava quella fontana.

 

Quella fontana dove Oscar pianse un amore infelice, dopo un altro ballo…

 

Quella fontana sul cui bordo, ironia della sorte, Fersen si era andato a sedere…

Non poteva certo dirgli "Conte si tolga di là perché io lì piansi per causa vostra !" non avrebbe fatto trasparire un simile ricordo neppure sotto tortura .

Oscar, vorrei parlarvi…-

La tortura…

Che c'è, adesso?-

Un ricordo, un pensiero…Oscar, mentre ballavo con voi, non vi nego di essermi maledetto per come mi comportai nei vostri confronti durante l'altro ballo…-

Volete che me ne vada? Posso anche trovare lo stomaco per danzare con Girodel, pur di evitare un tale discorso!- rispose bruscamente. E quando Oscar è brusca, nasconde la sua sofferenza.

No, per carità Oscar…In nome della nostra amicizia io sarò sincero con voi come voi lo siete sempre stata con me…Vi avviso però che la sincerità può essere dolorosa.-

E' un tipo di dolore che apprezzo…-

Bene…Allora vi dirò questo. Mente ballavamo mi sono reso conto di molte cose…Forse avervi tra le braccia mi ha giocato un brutto scherzo, mi ha portato indietro nel tempo…ma ho pensato che sarebbe stato bellissimo se io, quella sera, avessi capito…se avessi avuto il coraggio di capire il vostro sguardo…chissà, forse avevo paura…Forse mi andava bene tutto così com'era. Se quella sera io…insomma, la nostra vita ora sarebbe diversa. E sicuramente bellissima.-

Ma il passato è passato, Fersen. Bisogna ringraziare Dio che l'amicizia resta in piedi…-

…lasciatemi continuare. Appunto perché il passato è passato , vorrei dirvi di non ripetere il mio stesso errore. Capita di stringere tra le braccia una persona e non riconoscerla non tanto perché si è distratti, ma perché in fondo in fondo non si vuole…L'errore, orrendo, che ho fatto io…anche voi lo state facendo. Ma a differenza di me ne siete consapevole. A differenza di me soffrite di più perché non potete neppure esternare i vostri pensieri…Oscar, lasciate perdere questi stupidi pretendenti…lasciate perdere anche il ricordo del dolore che uno stupido conte vi ha inflitto, impantanato nel suo magnifico amore impossibile…C'è una persona con la quale non avete mai danzato, con la quale non danzerete mai , forse…una persona che vi ama come donna. In maniera completa, per tutto ciò che siete e per ciò che non siete...ma il destino ci ha preso tutti e tre per il naso…Ecco, ciò che vorrei dirvi…-

Oscar era diventata di tutti i colori, senza perdere la sua impassibile espressione militare. Così tenera, in quel momento…così stridente con ciò che sentiva! Sapeva bene chi fosse la persona, sapeva bene cosa voleva dire Fersen. E sapeva altrettanto bene che lei si era imposta di "non riconoscere" il soldato Grandier. Perché? Per paura. Perché non riusciva ancora a capirsi…ma sentirsi paragonare da Fersen a lui, ricordare quell'altro ballo…il suo cuore in frantumi lì, di fronte a quella fontana…Non aveva mai pensato, o meglio si era imposta di non pensarlo, che lei stava infliggendo la stessa sofferenza ad Andrè. Che Andrè soffriva tanto quanto lei, ma non poteva neppure scappar via e piangere sul bordo di un'indifferente, elegante fontana…

Fersen, non una parola di più. Andiamo a ballare. Non mi piace questo posto…-

Va bene, Oscar, andiamo…- lui si alzò

"So benissimo che avete capito tutto. Ve lo leggo negli occhi…Non possono mentire , i vostri occhi tanto belli…"

 

Ripresero un minuetto. Oscar guardò Fersen di tralice

Voi, conte, non siete affatto uno stupido siete solo un uomo dal destino scritto…ma…nemmeno io sono una stupida…- sussurrò e non aprì più bocca per tutta la serata. Come quella contessa straniera, muta alle domande di un conte svedese …

Fersen aveva recepito perfettamente il messaggio di Oscar: "Ho capito quello che mi volevate dire, Fersen…Ho capito e vi ringrazio…Non c'è più bisogno di parole…"

 

Alba

 

La carrozza si avvicinava a Palazzo Jarjayes. Non pareva esserci neppure luce accesa…Oscar si affacciò

- Una luce! Sulla lanterna!! Vuoi vedere che…-

Come la carrozza fu vicina la luce svanì, quasi avesse atteso di vedere Oscar arrivare.

Quello scemo! Mi ha aspettata in piedi! Se corre giù per le scale, al buio…Oh Dio…!- scese dalla carrozza di corsa.

Andrè le stava correndo incontro, con una candela spenta in mano, trafelato per la corsa dalle scale...per raggiungerla prima. ..Oscar, bellissima e teneramente arrabbiata, lo squadrò. Uno squarcio sui pantaloni, una sbucciatura al ginocchio…

Andrè?! Tu!…Tu sei un incosciente!! Hai un occhio solo e ti metti a correre per le scale!!-

Fersen, dalla carrozza, sorrideva intenerito e triste "Sembrano marito e moglie…o due adolescenti al primo amore…"

Mentre Oscar, incurante dell'abito con le roselline d'argento, cercava di costringere Andrè a curarsi il ginocchio, lui alzò lo sguardo verso Fersen.

Si guardarono per un istante. Si dissero tutto.

"Cos'è successo questa sera?…"

"E' tua…è tua Andrè…Sta tranquillo…"

Andrè tornò subito a "governare" la foga militaresca di Oscar.

Smettila, dai…Non è nulla…-

No! Mi da fastidio il contesto! Tu…tu! Non solo perdi un occhio per me, ma fai la notte in piedi ad aspettarmi…e per raggiungermi ti metti pure a correre per le scale! Io…!….Io…Ti ringrazio ma…ma …non voglio soldati rotti, nella mia brigata!…-

Fersen risalì in carrozza, perso nei suoi pensieri….

"Ci sono degli amori simili alle stelle cadenti, che ci sfiorano, illuminano un attimo il nostro cielo …e noi non riusciamo ad afferrare…Così è stato tra me e te, Oscar…poi ci sono amori che sono costanti ed inevitabili come la Stella del Nord…che per fissità non ha uguali nel firmamento4…Sta a noi seguirla, per non perdere la rotta e non essere dannati…L'infelicità di non seguirli è maggiore di quella che essi stessi possono causare…Così è per me e Antonietta, così è per te e Andrè…addio, mia cometa d'argento…una lacrima del cielo… una cristallo di neve…Segui la tua stella del Nord…"

Fine

Sonia

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