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L’ABITO DA SERA

Parte terza episodio A

di Gaia

Ecco la terza parte, spero che vi piaccia, perché riconosco che le parti violente non sono il mio forte. Io ci provo, risparmiate i pomodori per la conserva e non me ne vogliate. C’è qualche termine non proprio elegante, ma i soldati non sono laureati ad Oxford e Giovanni della Casa non sanno neanche chi sia, per cui non scandalizzatevi, è solo adesione alla realtà la mia e non volgarità gratuita. ( se ne vede già troppa in giro). I termini impresentabili li ho censurati, perché mi sembrava davvero troppo.

*** 

I nostri vecchi ruoli nel suo cuore stanno invertendo…io credo che Oscar sia innamorata… André non riusciva a levarsi dalla testa quelle parole, erano entrate nella sua mente e non volevano uscirne. Era tutto così strano…cosa stava cambiando?… perché mai Fersen avrebbe dovuto confessargli le sue colpe, perché avrebbe dovuto dirgli tutte quelle cose su Oscar?… I nostri vecchi ruoli nel suo cuore stanno invertendo, cosa voleva dire? André non riusciva a capacitarsi, non voleva cedere con la ragione a quella incredibile speranza cui il suo cuore si era oramai attaccato. Oscar innamorata, di lui, lui, André? Cercava di non pensarci, ma Fersen che motivo aveva di mentire? Per una volta sembrava sincero, aveva abbassato il suo orgoglio, si era mostrato come mai prima…forse aveva finalmente capito…

Scosse la testa ancora incredulo a quello che le sue orecchie avevano ascoltato. "non devo pensarci, non devo pensarci!" sì, facile a dirsi, ma la sua testa era partita sull’onda della speranza, nulla avrebbe potuto fermare la sua frenesia. Inquieto come non mai, cercava di mettere ordine nei suoi pensieri. "Allora, primo punto: Fersen non aveva nessun motivo di mentire. Va bene, non ci piove. Ma quello che ha detto è vero o è solo un’impressione sua personale? Calma, André, calma. Pensiamo. Può Oscar essere innamorata? Sì. È già successo. Può Oscar essere innamorata di te? Come faccio a scoprirlo? dunque, ragioniamo. ( si può ragionare su queste cose?) Allora, beh, ieri Oscar ha cercato di essere gentile con me, ha cercato di farmi capire che non avevo nulla per cui essere geloso, si è giustificata senza che le avessi chiesto nulla. Recusatio non petita…. No, non c’entra per niente. Mi ha fatto una carezza, già! Mi ha fatto una carezza, strano da parte sua! Sì, è stata carina con me, è stata gentile, la prima volta dopo mesi, ma che vuol dire? Niente vuol dire, non vuol dire niente! Basta a pensare, basta, adesso me ne vado dagli altri, usciamo, beviamo e non ci penso più, forza André fa male illudersi…" così il soldato, con la testa e il cuore sul punto di scoppiare, entrò nella sua camerata. Una decina di paia di occhi si voltarono verso di lui, tutti avevano smesso di fare quello che stavano facendo e la tensione si tagliava con il coltello. Quegli occhi avevano un’espressione minacciosa e continuavano a fissarlo. André ebbe un brutto presentimento, cercò con gli occhi Alain, non c’era. Era solo. Facendo finta di nulla fece per avvicinarsi alla sua branda, ma dopo neanche tre passi, due forti braccia lo afferrarono per le spalle.

- dove credi di andare, brutto bastardo? Eh?- riconobbe la voce, era Gustave, quella testa calda. - Non ti è bastata la lezione dell’altra volta? Ancora a fare il lecchino dei nobili? –gli disse stringendogli forte un braccio attorno alla gola.

- Siamo saliti di grado, eh, Grandier? Prima il comandante, adesso il ganzo1 della cagna austriaca2? –fece Marcel, degno compare del primo, scrocchiandosi sonoramente le dita con aria minacciosa. – ti avevamo avvertito già una volta…non ti è bastato?- gli aveva sollevato il viso e lo guardava dritto negli occhi, ghignando.

-Noi le spie dei nobili non le vogliamo, tanto meno i loro lacchè!- e gli assestò un destro potentissimo nello stomaco. André si sentì soffocare.

- Cosa fai non reagisci? Vigliacco! Vuoi fare la vittima di fronte a quella sgualdrina, ma guardatelo, lui!- neanche poté finire la frase che André si liberò dalla morsa che lo stringeva e come una furia gli si avventò contro, coprendolo di pugni. Nessuno aveva il diritto di parlare così di Oscar, nessuno, gliela voleva far pagare a quel maledetto. Sferrava i suoi pugni a caso senza neanche guardare dove colpiva, la sua rabbia era esplosa furente, lo stava massacrando. Ma gli altri erano di più. E dopo un primo momento di smarrimento Gustave lo afferrò per i capelli mentre un altro lo immobilizzava e un terzo lo ricopriva di pugni, dappertutto, senza risparmiargli qualche bel calcio ben assestato nelle parti più basse.

- Prendi, bastardo di un fxxxxxx rxxxx in cxxx3! Ah! ci riprovi a rispondere, eh? Il fegato non ti manca, signor Senzaunocchio! – insisteva Paul.

- Adesso continuo io! - ruggì Marcel, che si era rialzato - Lascia perdere Paul! Nessuno deve azzardarsi a toccare Marcel! È chiaro Grandier?- e senza che André neanche se ne accorgesse gli assestò un’altra scarica di pugni violentissimi, le gambe gli cedettero e non capì più nulla.

***

- André, apri gli occhi, forza- il soldato, sentì qualcosa di freddo e bagnato, che gli percorreva il corpo.

- Alain, sei tu? – mormorò, aprendo a mala pena gli occhi.

- E chi sennò? Quei bastardi ti hanno conciato proprio per bene, vigliacchi! Ce la fai ad alzarti? ti porto a casa.-

- A casa?! Perché?-

- Il colonnello vi ha sospesi tutti quanti, anche te…-

- Io?! Ma se mi sono solo difeso!!-

- E lo chiami difendersi crinare quattro costole a Marcel? Però complimenti amico! quel bastardo se le meritava tutte! Dovresti menarle più spesso, ti riesce bene…!- disse sghignazzando, mentre strizzava il panno con cui aveva pulito le ferite dell’amico.

- Io odio menare le mani, Alain lo sai, solo che stavolta non ci ho visto più!-

- Sì, lo so come è andata, me l’hanno raccontato… certo che tu santarellino-santarellino, ma quando si tratta di lei…-

- Quando si tratta di lei non esiste nient’altro Alain, se mi credono una spia, un ruffiano dei nobili facciano pure, non me ne frega, ma non possono pensare che Oscar sia…che… io non riesco neanche a dirlo…-

- E abbiamo visto anche il lato oscuro del placido André- disse Alain, scoppiando in una grassa risata.

- Che ridi Alain, qua mi fa male tutto- si lamentò il ferito tentando dolorosamente di alzarsi. Mise i piedi a terra, ma barcollò, l’amico si precipitò a sorreggerlo.

- No! Lasciami ce la faccio, io devo andare a casa-

- Ma non vedi che non ce la fai a camminare, dove vai?-

- No, io cammino, lasciami!-

- Va bene.- le gambe di André cedettero all’istante, se Alain non lo avesse aiutato, sarebbe caduto come una pera matura.

- Non fare l’eroe che hai dieci giorni di sospensione senza paga, e quindi hai tutto il tempo di vedere il tuo bel comandante!-

- Dieci giorni!- gli occhi di Andrè luccicavano. – ma io mi faccio menare più spesso!- esclamò tutto contento.

- Non dire cretinate, alla prossima il colonnello vi sbatte tutti fuori!!-

- Ma Oscar lo sa?- chiese André, rimettendosi a letto, docile come un agnellino.

- Che vi siete menati? Ovvio che no? E come fa, scusa è a teatro con quel conte biondo!-

- Ah! È vero! Non me lo ricordavo!- Fersen, lo aveva per un attimo rimosso. I nostri vecchi ruoli nel suo cuore stanno invertendo…io credo che Oscar sia innamorata, si fece serio serio.

- Sei geloso, eh? Appena ho nominato quel conte…!- Alain, ridacchiò.

- No, stavolta non sono geloso, solo che…- si interruppe.

- Solo che ?- un sorriso malizioso sorse sul volto dell’amico, mentre gli occhi si animavano di una incontrollabile curiosità.

- No, magari un’altra volta, è un po’ difficile da spiegare…forse è meglio che mi riposi adesso, io domani voglio andare a casa a tutti i costi!-

- Va bene, va bene, come vuoi tu! Ti lascio, tanto me lo dirai prima o poi!- disse guardandolo di traverso. Lo prendeva sempre in giro, per quel suo amore impossibile, ma in realtà lo ammirava. Non aveva mai visto nessuno amare come lui e vivere per quell’amore nonostante le sofferenze che gli portava. Doveva ammetterlo, André era una grande persona, i lividi che portava addosso erano solo una piccola dimostrazione.

***

- Avanti nonna, non fare tragedie, sono solo quattro lividi! Succede sempre!– si schermì André di fronte ai rimproveri dell’anziana signora.

- Succede sempre, eh? e allora perché ti avrebbero sospeso? sciagurato! Ecco cosa sei! Mi farai morire di dolore! ma tu guarda come sei ridotto! Io non lo so!! - continuava, più infervorata che mai. – Se adesso ti vedesse madamigella Oscar, cosa direbbe?-

La discussione era proseguita su questo tono per almeno un’altra abbondante mezz’ora, perché la nonna, per quanto fingesse di essere arrabbiata con il nipote, in realtà era felice di poterlo vezzeggiare per una decina di giorni, prima che scomparisse di nuovo in caserma. Anche André era contento, poteva curarsi, riposarsi, godere di nuovo del calore di una casa, e sperare di poter stare un po’ con Oscar.

- Adesso però te ne vai a letto, chiaro? io non ti permetto di stare in piedi a far nulla! Ti hanno mandato a casa per curarti, quindi comportati da malato, forza! Frista3 via!-

***

Notte tarda

Al caldo della sua stanza, André dormiva il miglior sonno degli ultimi mesi, quelle poche ore a casa avevano avuto un sorprendente effetto curativo su di lui e, nonostante i lividi dolorosi, si era addormentato come un bambino. Oscar fissò per un momento quell’espressione serena. Come era diverso il viso di André nel sonno! Così sereno e calmo…come da tempo non lo era più… sospirò, dolorosamente. Non aveva pensato ai rischi che correva lui a starle vicino…non ci aveva proprio pensato…per lei era così naturale…quella volta lui l’aveva scampata con qualche ammaccatura, ma se fosse successo ancora? Forse non sarebbe andata così bene. Conosceva che tipo di balordi popolavano la sua caserma.

- Oscar! – mormorò André. Oscar si voltò di scatto, poi sorrise, sognava di lei, anche nel sonno era protagonista della sua vita…se solo il suo cuore le avesse parlato più chiaramente… forse loro due… quello che sentiva in quel momento la sgomentava… così nuovo eppure così naturale…no…era ancora troppo presto…

Gli passò una mano sulla fronte, era calda. A quel contatto André si mosse, voltandosi verso di lei.

- Oscar!- mormorò ancora. Sembrava sveglio.

- Sì, André, sono io, sono venuta sentire se avevi la febbre… tua nonna mi ha detto tutto, ora dormi, domani starai meglio- fece Oscar alzandosi dal letto, improvvisamente sentiva di piangere.

- Oscar!! – prendendole la mano.

- André… mi dispiace…io non volevo che ti facessero questo… io non sapevo… perdonami…ti prego...-

André avvicinò la mano alla bocca, sfiorandola con le labbra.

- Non devi preoccuparti per me… io sto bene…- disse con la voce ancora insonnolita.

Buonanotte André, grazie.- disse uscendo, mentre con una mano si copriva il volto ormai coperto di lacrime.

mattina

André aprì gli occhi di scatto con una strana sensazione, un contatto, una carezza sulla fronte, un bacio sfiorato su una mano tremante… sogno, realtà? Così forte quel languore, la sensazione di un attimo vissuto davvero, davvero? Ma… forse che i sogni non fanno strani scherzi? sogni beffardi… afferrano i nostri desideri e ce li realizzano in un’illusione di vero, - davvero un’illusione, sicuro?- che crolla misera - rovinosa la sua inconsistenza- quando il soffitto appare ai nostri occhi ancora incerti, alla luce spietata del mattino… ma quelle parole sussurrate da una voce bassa e insolitamente incerta, possibile? No…! parlarne? E illudersi ancora? eppure quella dolce carezza, materna, sfuggente, audace…

Continua…

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