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Annie, la primavera di Novembre

 di Sonia

Questo racconto si ambienta all’inizio dell’attività del Cavaliere nero. Oscar e Andrè sono e rimangono i miei personaggi preferiti, ma pare che pochi si occupino degli altri…così è nata questa fan fiction.

Avvertimenti: in quasi tutti gli shojo manga ci sono due fratelli separati in tenera età…e io ho inventato Annie. Non a tutti sarà simpatica: è il perfetto contrario di Oscar. Ma visto che io mi calo perfettamente in Oscar, volevo provare anche il suo contrario. L’eterno gioco delle parti…Legarla al Cavaliere Nero mi è stato facile. C’è un detto per cui "chi si somiglia si piglia", e se tra Annie e Bernard c’è somiglianza il logico corollario è che Bernard somiglierà anche al fratello di Annie. Rosalie non c’è, non l’ho immaginata: forse ho sempre sottovalutato il personaggio, ma non mi è mai piaciuta tanto. Però , avete mai pensato che coloro che sono diventati adulti sotto la Bastiglia erano ragazzi come noi?

Volevo dare spazio alle speranze dei giovani, di quelli che credevano di poter cambiare la Francia, che speravano insieme a Robespierre. E’ una storia d’amore e di speranza , molto semplice. Forse questa è la sua pecca.

 

Il vento umido dell’autunno svolgeva i suoi capelli mori in mille giri, in mille onde morbide. Seduta su una panchina teneva in mano una piccola focaccia che spezzettava lentamente: di ogni boccone gettava qualche briciola verso i suoi piedi, dove saltellavano piccoli pettirossi, becchettando quel cibo gradito. Lei sorrideva dolcemente, tenendo stretta con una mano il collo della mantella, per proteggersi dal vento. Le foglie secche si libravano nell’aria sfiorandole il viso come carezze dai colori del tramonto.

La panchina scricchiolò sotto il peso di un nuovo occupante. Lei si voltò, sorpresa, e spalancò i suoi grandi occhi dolci, di un verde raro, smeraldino, profondo…

- Alain! Tu?!-

Il ragazzone al suo fianco aveva le basette lunghe, ed era seduto con aria spavalda: le gambe divaricate e i gomiti poggiati sulle ginocchia. Rise un po’ad alta voce, poi tutto si smorzò in un dolcissimo sorriso.

- Hai visto, Annie? L’ho fatto. Mi sono arruolato, almeno il rancio l’ho sicuro, e anche uno stipendio. Così potrò curare mia madre…- concluse alzando le sopracciglia e sistemandosi il collo dell’uniforme blu.

Sono contenta, Alain…Certo che sei stato coraggioso: di questi tempi è dura la vita del soldato…-

…già…Risse, assembramenti, assalti…l’austriaca ci farà impazzire di fame! Sono sette giorni che non dormo. E tu? Come ti va? Sei sparita dalla circolazione… -

Annie sorrise triste – Ho cambiato casa. Dopo la morte della maestra che mi ha allevata non potevo più pagare la pigione. Così ho trovato un posto molto più economico. E’ piccolo, ma ci ho potuto portare il vecchio piano della maestra…l’unica sua eredità. Così continuo a dare lezioni di musica, non guadagno molto ma.. Ah, ecco, cucino per l’inquilino del piano di sotto. Lui mi da qualche soldo…sai chi è?- esclamò con una vocina fresca e tenera, come quella delle bambine che vogliono confidare qualche magnifico, piccolo segreto di gioia.

Alain sorrise compiaciuto, studiando ogni brillio di quegli occhi così belli, ogni mossa delle manine infantili di Annie, e le sue fossette adorabili, dolci come il miele.

- No – rispose trasognato

E’ Robespierre! Quell’uomo che parla sempre a nome di tutti noi, del popolo! E’ un avvocatino squattrinato e idealista, ma è timido e gentile…-

Alain sbuffò con aria contrariata – Ti…piace?-

Annie ebbe un sussulto – No…no Alain! E’ gentile e basta. Mi da fiducia, sono tranquilla avendo come vicino di casa una persona così seria…ora sono sola…-

E tuo fratello? Non lo cerchi più?-

Ora devo pensare a cercare il pane, Alain. Parigi è alla fame e io..beh…ho ripreso la linea! La maestra cucinava certi biscotti!- disse, e rise lucente e graziosa come una rondinella, bella come un fiore di pesco mentre i rami spogli degli alberi sono scossi dal vento.

-…Annie…proprio non vuoi?…- disse il ragazzone, facendosi serio

-Oh, Alain…io ti voglio bene, ma come ad un amico! Sei tanto simpatico e affidabile, l’unico corteggiatore che mi faccia piacere incontrare…Ne ho, si è vero…ma non ne amo nessuno, almeno per ora!-

-Sei proprio tenera come una bambina, Annie. Ci vuole qualcuno speciale per te! Quando lo troverai, dovrai dirlo al vecchio Alain! Esclamò portandosi il pollice verso il petto e sistemandosi, con l’altra mano, il fazzoletto rosso che portava al collo.

Certo che lo farò.. quando me ne accorgerò sarà come. .Come sentire la musica del mio pianoforte, ma dentro il cuore! Tutte le note del mondo!- Annie si alzò di scatto e sorrise sbarazzina- e comunque, io Alain non sono una bambina…sai che sono nata nel ’53!-

Lui rise - Mai dirlo!! Comunque, io vedo molta gente mentre sono di pattuglia…se vedo un ometto che ti somiglia sputato, te lo porto per il collo…Perché tuo fratello ti somiglia sputato, vero?-

Lei annuì

Se fosse così, lo prenderei subito in simpatia…- Alain si perse ancora un attimo negli occhi dolci e profondi di Annie, nei suoi lineamenti morbidi e puliti, nei suoi folti capelli mori

tranquilla, Annie! - proclamò poggiando i pugni sui fianchi, riprendendo la sua maschera spavalda – fidati del vecchio Alain! Non ti deluderò!- aprì per lei un sorriso dolce e brigantesco ad un tempo.

Annie si schermò gli occhi dalle polveri che il vento alzava, sollevando mollemente la sua mano.

Ti ringrazio…Alain…Stai attento…ti prego…con tutta la fame che c’è potrebbe succedere un finimondo…- esclamò scuotendo il suo viso bello e tenero.

Alain scoppiò in una risata forte e spavalda, quasi per coprire le sue stesse preoccupazioni con quel suono – Almeno morirò a pancia piena, anche se il rancio fa schifo…- e si allontanò ridendo, calciando i ciottoli e camminando con le mani in tasca, sfidando col petto scoperto il vento d’autunno.

Il vento gonfiava la gonna lilla di Annie e sbatacchiava i pettirossi…

 

Annie rientrò a casa rapidamente e prima di chiudere dietro di sé il portone della palazzina salutò con una mano gli uccelletti saltellanti. Sicuramente non erano quelli di prima, ma a lei piaceva credere che fosse così. Era il suo carattere, ottimista e semplice, la sua vera forza. In una Francia scossa e tremante, la vita le aveva insegnato, fin da bambina, l’arte di vedere il mondo in rosa. Il carattere l’aveva aiutata, e questo voleva dire molto per un’orfana.

Entrò nella sua stanzetta povera ma pulita. La maestra che l’aveva allevata le aveva instillato un senso dell’igiene alle volte controcorrente. Annie ricordava con malinconia i suoi pianti infantili, quando la privava dei biscotti perché non si era lavata con il sapone.

Le tendine le aveva cucite lei. In questo Annie una vera frana, ed erano sbilenche. Aveva rimediato mettendo due laccetti rosa, che creavano un modesto drappeggio.

Sospirò. Ora doveva lavorare. Canticchiava battendo la lama del coltello sul tagliere, e finì per ballare da sola nella stanza, mentre il profumo di delle verdure cotte usciva dalla finestra a solleticare l’appetito dei passanti, che alzavano il capo incuriositi dagli angelici gorgheggi della cuoca.

Ma Annie si faceva forza, perché non era felice…era stata fortunata, finché la maestra che le aveva fatto da madre non era morta. Ora un vuoto si era aperto in lei, una voragine di dolore nascosto in se stessa, sotto i suoi sorrisi adorabili di cui era prodiga con tutti. Era il sorriso l’arma per le sue battaglie quotidiane. Per anni aveva condiviso tutto con quella donna gentile, dimenticando anche le sofferenze del passato…la fame patita, in quel sobborgo a nord di Parigi, e la scelta dei genitori di affidarla temporaneamente alla "buona signorina che suonava". Poi erano morti, gli stenti li avevano resi deboli e non avevano retto al tifo…solo suo fratello si era salvato, ma chissà dov’era…chissà se era ancora vivo…

Sospirò e raccolse in sé la gioia, lanciò uno sguardo malinconico al piccolo pianoforte sbilenco; mise in una ciotola dello stufato per lei, poi coprì la pentola e la prese proteggendosi le mani con il grembiule. Si recava al piano di sotto, per portarla al suo vicino…

 

Bernard stringeva la testa tra le mani, come per fare argine ai pensieri…La scrittura di Robespierre lo lasciava stupefatto, tanto era simile al carattere del proprietario. Minuta, involtolata come per proteggersi dal bianco del foglio, per farsi piccina piccina…e nel contempo era serrata, energica, rigorosa, piena di freccettine precise che indicavano i richiami, come se lo stesso modo di ragionare di Robespierre si fosse fatto simbolo.

Sei assolutamente senza misteri…non attirerai mai una donna…- scherzò Bernard

-Beh…anche la faccia stanca che hai tu non ti aiuta…-

Anche Bernard rise, e tornò solerte al suo lavoro, con più energia per combattere la sua stessa stanchezza…il sonno cercava sempre di insidiarlo, ma non poteva ..specie davanti all’Incorruttibile!

 

Annie bussò con un piede, e aprì la porta un giovane dai vestiti scuri, gli occhi pensosi e il naso dolcemente avvallato.

- Salve Annie. Aspettavo il tuo arrivo, sentendo un certo profumo…-

Tutto bene, Maximilien?- chiese lei avanzando con grazia nella stanza disordinata e disadorna, recandosi a posare la pentola che teneva tra le mani nella cucinetta vuota.

Robespierre la vide sbiancare, bloccarsi nel mezzo della casa e guardare imbambolata verso la sua scrivania.

-Q…quell’uomo…lì…seduto di spalle…ha i capelli identici ai miei…del mio stesso colore…ondulati come miei…- balbettò tremando. Robespierre sapeva cosa sperava Annie.

Scosse il capo – Non è l’uomo che cerchi, ma te lo presenterò. Bernard, - disse a voce più forte -vieni a salutare la mia vicina di casa.-

Lui si girò: era giovane, aveva un sorriso ampio e tagliente, gli occhi azzurro scuro erano cerchiati dalle occhiaie pesanti di chi non dorme quasi mai.

Bernard era inebetito- Madamosielle…io mi chiamo Bernard Chatelet …sono incantato, lietissimo di conoscervi.

-Annie- disse solo lei, sorridendo con la sua deliziosa affabilità – cucino per Maximilien in cambio di qualche spiccio. Ma lo farei anche gratis: lui è come un bambino quando gioca. Non si ricorda neppure di mangiare se sta lavorando…cioè sempre!-

Bernard si voltò perplesso fissando Robespierre – Ma.. Ma …Maximilien?!…-

Annie è una persona così gentile e adorabile che mi suonerebbe falso farmi chiamare da lei per cognome. Spero che vorrai conoscerla. Sai, sta cercando il fratello…si è impressionata vedendoti, perché avete la stessa capigliatura. Sperava fossi tu.-

Vostro fratello?-

Si, oh… so che mi ricordo un po’ tardi…sono stata allevata da una maestra nubile, poi i nostri genitori sono morti…Devo ammettere che il pensiero di ritrovarlo è passato in secondo piano per anni. Ma ora…-

Sono sicuro di aver visto qualcuno che le somiglia tanto…ma chissà quante persone ho visto e vedrò, con il mio impegno per la Francia…prima ad Arras, poi qui a Parigi…fucina di uomini e di destini…- disse Robespierre.

Oh …oh…ma ora l’aiuterò anche io!!!- s’infervorò Bernard - Contate su di me, Annie! Bernard Chatelet: avvocato al mattino, giornalista al pomeriggio, oratore la sera e la notte…-

Robespierre lo fulminò con uno sguardo severissimo. Bernard strinse i denti, consapevole di essere andato ad un passo dall’errore - …la notte dormo!…- concluse con un sorriso imbarazzato.

Annie rise e si avviò alla porta.

Vedrete, Annie, come sarà bello quando vi ritroverete, e sarete liberi e uguali, obbedendo solo a voi stessi grazie alle leggi fatte dai rappresentanti di tutti!- esclamò Bernard, accalorandosi come non mai. Annie lo guardò con un sorriso un po’ perplesso. Anche se sapeva leggere e scrivere, certi discorsi non erano alla sua portata.

Bernard è seguace delle teorie di Rousseau- le disse Robespierre. Lei sorrise ad entrambi, così buoni con lei, così pieni di speranze e solo di quelle. Si accomiatò con un sorriso amabile e tenero come il boccio di un fiore.

Bernard rimase con la bocca semiaperta, immobile, davanti alla porta ormai chiusa.

Stupido, stavi per dirle del Cavaliere Nero - sibilò con fermezza Robespierre- non pensavo bastasse una donna per inceppare il mio "braccio sinistro"!-

Ammetto di essere sensibile al fascino femminile ma…lei …lei …hai visto che occhi ha?! Che verde profondo e luminoso…! Come un bosco umido sotto il sole di Maggio…!!!-

Robespierre trattenne un sorriso e alzò lo sguardo al cielo – descrizione inappuntabile- disse con tono ironicamente tecnico.

-…Che lavoro fa Annie?-

- Da lezioni di piano-

-…economicamente come sta?…-

Come il 96% dei francesi, Bernard…divorato dal deficit e dagli assurdi privilegi del restante 4%.-

Bernard sospirò e vagolò fino alla scrivania – credo propri che imparerò a suonare il pianoforte…-disse lasciandosi scivolare sulla sedia.

 

Fissò la prima lezione alle quattro e trenta del pomeriggio seguente. Aveva un gran sonno, perché la notte aveva indossato il costume da Cavaliere Nero, ed era andato a rubare l’oro dalle case dei nobili, gettandolo poi nelle misere stamberghe del popolo. Aveva dormito giusto un paio d’ore, poi era corso a dare consulenze legali, aveva raccolto le notizie della mattinata mentre pranzava con un pezzo di pane e un po’ di noci, il pomeriggio aveva steso un articolo e poi si era precipitato da Annie.

Lei lo accolse con la sua spontanea affabilità e si fece spiegare da Bernard come voleva che si articolassero le lezioni

Niente formalità: "settenote", solfeggio, chiave di violino…Voglio riuscire subito a strimpellare qualcosa.-

Sarà più difficile così, ma ci proverò. Accomodatevi la piano, Bernard.- Annie si ingegnò a numerare i tasti

Imparate i movimenti che servono per la prima linea, e poi continueremo con la seconda.- disse guidandogli le mai.

Bernard aveva un bel viso, asciutto ed espressivo ma stanco, smagrito. Annie lo guardava.

Ho delle occhiaie spaventose…- disse lui

Ma no…sono violette! Il violetto è il mio colore preferito!-

Bernard restò piacevolmente colpito – Siete un’ottimista! Beata voi, vi ammiro!-

Vi passerà…- sospirò Annie facendo le spallucce

Perché?-

Voi conoscete Rousseau, siete laureato…io non sono molto intelligente, cerco solo di vedere tutto rosa…-

- Non credo che mi passerà, Annie- disse lui mentre cercava a tastoni le note, con una simpatica goffaggine – la cultura può elevare gli animi fino a renderli splendenti di luce divina, ma li può anche rendere altezzosi, freddi e cattivi. Più si è colti e più si apprezzano gli animi sensibili e umani.-

Annie fece un sorrisino dolce ma poco convinto e si sedette - più veloci quelle dita- esortava.

Si voltò un attimo e sentì un rumore terribile, una musica assordante e caotica: come se tutte le note del mondo fossero cadute insieme. Ricordò ciò che aveva detto ad Alain il giorno prima, della musica che avrebbe sentito quando avesse incontrato l’uomo della sua vita…Non era proprio questo ciò che intendeva dire…

Corse nell’altra stanza – Bernard! Santo Cielo!- esclamò portandosi le mani la viso.

Bernard si era addormentato di colpo, con la faccia sulla tastiera. Annie lo sollevò, mettendolo a sedere. Le fece una tenerezza immensa, si sentì il cuore stringersi forte..

-Bernard, svegliatevi…vi prego…non mi fate preoccupare…!-

Lui aprì gli occhi lentamente – Oh…cielo…Scusate Annie!- disse schiaffeggiandosi il viso – Lavoro molto per la Francia, e dormo davvero poco…-

-già …poi immagino che per un bel giovane come voi, la notte sia sempre...popolata..- Annie non sapeva perché mai le venissero in mente quelle parole, come pungolate da una strana gelosia.

-No, no! Io la notte lavoro. E anche tanto! Credetemi, Annie!-

Lei ridacchiò – Sapete qual è il modo migliore di vincere il sonno?-

Bernard scosse la testa. Annie rise forte – L’ho scoperto da poco…è la fame!-

Bernard fece un sorriso mesto e addolcito, e capì di essere cotto a puntino. Tra le macerie della Francia, stava sbocciando un fiore.

 

Quella notte, alle due, Robespierre si svegliò di colpo e accese tutte le luci…tante candele e una lanterna da carrozza. Era il suo segreto. Quell’uomo stoico e incorruttibile, rigoroso con se stesso e sprezzante alle lusinghe della gloria aveva un segreto…temeva il buio. Quando era un bambinetto, il padre lasciò casa che era l’imbrunire, e se ci ripensava di sera, Robespierre poteva ancora sentire i pianti dei fratelli più piccoli e riprovava lo stesso smarrimento. Così evitava di trovarsi in condizioni di luce che gli potessero richiamare alla mente certi ricordi.

Si era svegliato perché aveva sentito galoppare e un pezzo di cornicione era caduto calla sua finestra.

Si affacciò arrabbiato e guardò verso l’alto – Lo sapevo, ci avrei scommesso- disse – Bernard?! Ma che cavolo fai?!-

Lo vide saltare giù, vestito da Cavaliere Nero, magro e sorridente…Bernard lo salutò con l’incosciente allegria di un bambino.

Robespierre scosse la testa- sarà che queste cose non le capisco…- mormorò, mentre si spolmonava per spegnere tutte le candele.

 

L’aria che entrò dalla finestra e un tintinnio strano svegliarono Annie, che corse scalza a vedere cos’era accaduto …Intravide un uomo, con un mantello scuro, allontanarsi su un cavallo. Poi sentì qualcosa di freddo sotto il piede…si chinò e rimasse stupefatta. C’erano cinque monete, tante, mai viste tutte insieme. Spalancò gli occhi per la meraviglia – Il Cavaliere Nero!!- esclamò esterrefatta, senza riuscire a toccare quelle monete, come fossero ostie consacrate.

Pensò a quell’eroe bizzarro, che a modo suo faceva ciò che molti proclamavano con le parole: riprendeva ciò che i nobili avevano sottratto al popolo con la loro tracotanza e la loro cieca ingiustizia. Non tanto il denaro, quanto la speranza.

-…è incredibile…Proprio a me…- poi notò, poco distante dalle monete, un fiore al cui gambo era legato un bigliettino. Il fiore era lilla come un’alba di Maggio e il biglietto era scritto con una grafia energica ed elegante: "A stomaco pieno si dorme meglio", queste le parole.

-…Non posso crederci!- sussurrò Annie con la voce incrinata dall’emozione - E’ stato lui…Santo Cielo, ora ho capito tutto…Che caro…Però…mi sottovaluta: gli avevo detto, si, di non essere tanto intelligente, ma non fino a questo punto!- e rise, rise, rise portando al petto il bigliettino e gettandosi sul letto mentre, per terra, rimanevano le cinque monete. Annie era un’animella pura che viveva di purezza…

 

Il giorno successivo, dopo le sue consuete fatiche, Bernard salì di corsa le scale per andare a lezione di piano. Quando giunse davanti alla porta di Annie non era più stanco e non aveva più fame.

Lei lo accolse con un sorriso che sconfinava nel riso – Bernard…entrate…-.

Lui, sicuro che Annie non avesse capito ciò che lui aveva fatto la notte precedente, entrò serio e tranquillo.

Come andiamo oggi col sonno?-

E’ sempre tantissimo- rispose lui rassegnato

Gli occhi verdi di Annie brillavano – Dovreste mangiare un po’ di più. Questa mattina ho avuto la fortuna di poter comprare della carne, della frutta fresca e anche un dolce. Un po’ ne ho portato a Maximilien, penso che questo basti per me e … per te, vero?-

Perplesso, Bernard annuì col capo.

Scusa se ti do del tu, Bernard…ma…ah, ah!…scusa ma non riesco a trattenermi dal ridere…-

Annie, cos’avete? I vostri occhi sono raggianti…-

Lei rideva, e annusava con dolcezza il fiore violetto – Cielo , è vero che ho detto di non essere molto intelligente…ma neanche stupida…Ah, ti ringrazio, sei stato adorabile…-

Io?!…- Bernard impallidì.

…ma non preoccuparti, volevo solo dirti grazie. Sarà il mio splendido segreto , il fatto che da me prende lezioni di musica il Cavaliere Nero!- luminosa come una fiamma, Annie scoppiò a ridere.

A…Annie…Io…Dio…Ma come l’hai capito?!-

Solo tu potevi scrivere un biglietto tanto carino. Le monete le ho lasciate a terra per ore, ciò che mi ha fatto piacere è stato il tuo pensiero. Il fiore, le tue parole…Si vede che hai il cuore grande, si capisce dal tuo viso così espressivo.-

Davvero le monete erano n secondo piano , per te?-

Oddio, m’han fatto piacere…ma mai quanto il tuo pensiero!-

Allora avevo ragione io, sei una persona speciale come i tuoi occhi, belli e luminosi. L’ho capito quando li ho visti , così dolci e lucenti. Hanno il colore dei boschi illuminati dal sole, non potevano appartenere ad una persona gretta o raffinatamente falsa…-

Che belle parole…le ha scritte Rousseau?-

Bernard sorrise e scosse il capo - No, le dico io…E ti dirò di più. Del pianoforte non me ne importava un granché, era solo una scusa per vederti…-

Annie si sciolse nel suo sorriso pulito e sincero – Sono felice, Bernard…anche se tutto sembra contro di noi, la speranza è sempre viva…e io sono felice…anche solo di questo…-

 

Camminavano sulla riva della fredda Senna, in un giorno gelido di Gennaio

- Presto smetterò di rubare. Robespierre ci tiene che io la smetta: dice che è un modo infantile per risolvere i problemi dello Stato. Credo che lui abbia ragione.-

- Finalmente…non ce la facevo più…Ho penato tanto per te, ogni notte…Ora confessati al Signore , così potremo unirci…-

- No. Devo fare ancora una cosa…C’è un fetente che gira per Parigi, vestito come me e anche somigliante…Getta discredito su quello che è stato un simbolo dei sentimenti del popolo…prima lo devo beccare e fargli chiedere perdono!…dannato…riesce a somigliarmi come una goccia d’acqua…-Bernard digrignò i denti , pieno di rabbia. Qualcuno osava infangare il santo mutamento dello stato.

Annie guardò con un velo di tristezza le acque violette della Senna, quell’insieme di gocce che scorrevano unite, inesorabilmente, destinate ad essere un solo fiume

Ricordi, Bernard, come ti ho conosciuto? Somigli a me , i tuoi capelli sono identici ai miei …come una goccia d’acqua…e ora questo finto Cavaliere…Vedrai che lo prenderai…In fondo, chi si somiglia si piglia…- Rise con candore , gocciolina ignara dei giochi bizzarri del fiume del destino…- E poi, lo sai , siamo tutti in mano a Dio…-

Sonia

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